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La Nato dichiara di voler cominciare la III guerra mondiale contro la Russia!
Il 1° dicembre l’ammiraglio italiano Dragone (foto sopra), presidente del comitato militare NATO, che nel corso della sua carriera ha comandato svariati reparti militari deviati (la Gladio, i nuclei clandestini dello stato ecc.), sia navali, terrestri e aerei, è stato anche capo di stato maggiore della Marina militare, come ha dichiarato in questi giorni al … Leggi tutto "La Nato dichiara di voler cominciare la III guerra mondiale contro la Russia!"
[2025-12-04] Diserta! Reading antimiltarista @ Zazie nel metrò
DISERTA! READING ANTIMILTARISTA Zazie nel metrò - Via Ettore Giovenale 16, Roma (giovedì, 4 dicembre 19:00) Prosegue il nostro percorso contro l’economia di guerra, le politiche europee di riarmo e i conflitti fatti da re e tiranni sulla pelle dei popoli. QUESTA SERA ATTRAVERSO UN READING PARLEREMO DELLA COSIDDETTA “TREGUA DI NATALE 1914”. Nei giorni attorno al Natale del 1914 truppe britanniche, tedesche e francesi sul fronte occidentale della Prima Guerra Mondiale attuano spontaneamente alcuni cessate il fuoco parziali. Per qualche ora quei soldati – perlopiù contadini, studenti, insegnanti e semplici lavoratori – riescono a riconoscersi come esseri umani accomunati da condizioni di vita analoghe, sia in pace che in guerra, trascinati in una “inutile strage” e a vedere nella solidarietà internazionalista tra simili l’unico antidoto alla guerra. Introduzione storica e lettura di lettere e testi a cura di : ALTERNATIVA LIBERTARIA, CENTRO DI DOCUMENTAZIONE P. MARTIGNETTI E PUNTOCRITICO.INFO
Germania, i giovani contro un servizio militare sempre meno “volontario”
IL GOVERNO DI BERLINO VUOLE AUMENTARE GLI EFFETTIVI DELL’ESERCITO. LA CONTESTAZIONE GIOVANILE FATICA A TROVARE SPONDE POLITICHE (THOMAS SCHNEE) Questo articolo è stato tradotto da Mediapart, media indipendente francese Per costruire “il più grande esercito d’Europa”, in grado di dissuadere la Russia da qualsiasi grave violazione, un obiettivo fissato dal cancelliere conservatore Friedrich Merz subito dopo il suo insediamento, non bastano cannoni, carri armati o aerei. Servono anche sufficienti soldati e soldatesse formati per usarli. Soprattutto se si punta a essere “pronti al combattimento nel 2029”, come ha auspicato di recente il ministro socialdemocratico della difesa, Boris Pistorius. Eppure, allineandosi ai livelli di forze richiesti dalla Nato, la Germania è ben lontana dal conto. Nei suoi piani di rafforzamento, l’Alleanza atlantica conta a lungo termine su un esercito tedesco con circa 260.000 militari e 200.000 riservisti. La Bundeswehr, però, da oltre vent’anni si ferma a 180.000 soldati e 50.000 riservisti. Questo livello si spiega con diversi fattori. Con l’evoluzione del contesto strategico dopo la fine della guerra fredda, l’idea di un vasto esercito di difesa territoriale è stata abbandonata in favore di un esercito più ridotto, concepito per interventi limitati nell’ambito di missioni multinazionali. Negli anni 2010, una politica di rigore ha ridotto il budget della difesa di diversi miliardi all’anno. La carenza di manodopera qualificata ha inoltre portato il settore civile a moltiplicare le offerte di lavoro più allettanti. Dopo diverse settimane di trattative, i partiti di governo, l’Unione conservatrice (CDU e CSU) e il Partito socialdemocratico (SPD), hanno trovato mercoledì 12 novembre un accordo per un ritorno progressivo al servizio militare volontario, quattordici anni dopo l’interruzione della coscrizione obbligatoria generale. Le tappe previste includono un censimento generale di una classe d’età e l’introduzione di un’opzione di sorteggio obbligatorio qualora il numero di volontari non corrisponda ai bisogni. Questo sistema dovrebbe permettere di attirare molte più reclute rispetto alla formula attuale, che già prevede un servizio volontario ma senza censimento preliminare. Nel 2024, il dispositivo ha riguardato undicimila uomini. VISITE MEDICHE E TEST SPORTIVI Dall’inizio del prossimo anno, tutti i diciottenni (nati nel 2008), circa 680.000 ragazze e ragazzi, riceveranno dunque un questionario in cui verrà chiesto loro se desiderano servire. In conformità con la Costituzione, le donne non saranno obbligate a rispondere. Poi, dal 1° luglio 2027, tutti gli uomini della stessa classe di nascita saranno convocati per una visita medica e un test sportivo. La visita medica sarà effettuata sotto controllo dell’esercito solo progressivamente: nel 2011 la Bundeswehr ha infatti smantellato la sua rete di centri di reclutamento. Il ministero della difesa ha quindi stanziato 3,5 miliardi di euro per costruire ventiquattro nuovi centri, capaci di accogliere 300.000 giovani in un “ambiente luminoso e accogliente”, precisa il ministero. Al termine del percorso, l’esercito farà un’offerta a chi riterrà più idoneo, ma l’offerta potrà essere rifiutata. In un Paese che si è votato alla pace e alla non-intervento per oltre cinquant’anni (1945-1999), e dove le minacce dirette al territorio restano ipotetiche, il governo federale non ha potuto reintrodurre la coscrizione di una volta e tenta piuttosto la via della seduzione. Oltre all’ambiente “luminoso”, la paga dei coscritti passerà da 1.800 a 2.600 euro lordi per un servizio minimo di sei mesi, svolto vicino al domicilio. Oltre i dodici mesi, sarà concessa un’assistenza per la patente di guida e lo stipendio sarà nuovamente aumentato. I militari sperano che 20.000 giovani optino per un servizio volontario già nel 2026. Basterà? In futuro, il ministro della difesa dovrà presentare al Bundestag, ogni sei mesi, i dati sulla crescita degli effettivi. Il ministero prevede un aumento che porti a 38.000 coscritti dal 2030. Ma se i numeri non seguiranno, il Bundestag potrebbe attivare un servizio obbligatorio “di necessità”, che comporta un sorteggio obbligatorio tra le persone idonee. I leader dei partiti di governo hanno elogiato un compromesso che mantiene il carattere volontario del servizio, come richiesto dallo SPD, pur integrando un’opzione obbligatoria “in caso di necessità”, come desiderato dalla CDU. “Più saremo in grado di difenderci e dissuadere il nemico, più diminuiranno i rischi di un conflitto”, ha spiegato Boris Pistorius, intento a rassicurare. Ma tra i giovani, primi interessati dalla misura, il compromesso è molto meno apprezzato. RISCHIO DI ROTTURA CON LA GIOVENTÙ Sul canale regionale SWR (Baden-Württemberg), lo studente del liceo Emile Hammacher, cofondatore del gruppo “Studenti contro il servizio militare”, riassume lo stato d’animo di molti: “Se mi arruolassi nell’esercito tedesco, dovrei anche combattere, il che significa che probabilmente dovrei uccidere e mettere a rischio la mia vita… Ma considerando quanto poco il governo federale attuale o quello precedente hanno fatto per la giovane generazione, non capisco perché dovrei rischiare la vita per questo governo.” Sulla rete ZDF, l’esperto Simon Schnetzer critica la mancata partecipazione al progetto di una generazione a cui si chiede, peraltro, di mettere da parte le proprie paure sulla crisi climatica o di prepararsi a sopportare il peso della crisi del finanziamento delle pensioni. “Durante la pandemia — ricorda l’autore di un rapporto annuale sulle aspirazioni dei giovani — è stato il governo a decidere gli orari delle lezioni e degli incontri con gli amici.” “Un sentimento del tipo ‘ci avete privato di una parte preziosa della nostra giovinezza e non abbiamo potuto partecipare alle decisioni’ esiste da tempo. Il malcontento si vede nel voto dei giovani”, prosegue l’esperto. Nella fascia 18-24 anni, i partiti arrivati primi alle ultime elezioni sono AfD tra gli uomini e Die Linke tra le donne, partiti piuttosto ostili alla guerra in Ucraina e/o al servizio militare. “Il servizio militare obbligatorio è ormai percepito come una decisione che si inserisce in questo sentimento: ‘Voi prendete le decisioni, ma siamo noi a doverne sopportare le conseguenze’.” Invitato a testimoniare in audizione pubblica davanti alla commissione difesa del Bundestag, lunedì 10 novembre, Quentin Gärtner, segretario generale della Conferenza federale degli studenti, deplora la mancanza di ascolto e un compromesso “a cassetti”. Ritiene che questo progetto di legge dovrebbe essere accompagnato da un’iniziativa da 100 miliardi di euro per l’istruzione e la salute mentale dei giovani. “Nulla indica, nemmeno lontanamente, che lo Stato sia pronto ad assumersi le proprie responsabilità nei nostri confronti”, ha lamentato. TIMIDE ALTERNATIVE Sul piano politico, le critiche sono relativamente timide. Il partito di estrema destra AfD è diviso sulla questione e per una volta tace. Il conservatore Michael Kretschmer, ministro-presidente della Sassonia e vicepresidente della CDU, ritiene che si sia persa l’occasione di aprire un ampio dibattito sociale: “Avrei trovato più opportuno che la popolazione votasse sui diversi modelli e che il Bundestag si esprimesse in seguito.” La direzione dei Verdi critica l’iniquità del sorteggio, la mancanza di consultazione dei giovani e il rischio di scivolare verso un servizio obbligatorio. E fa sapere, senza grandi clamori, di sostenere un’iniziativa interna proveniente dalla federazione di Amburgo a favore di un “anno sociale obbligatorio”, che includerebbe “ambiti di intervento militari, civili e sociali”. Solo Die Linke, il partito più a sinistra del Bundestag, è chiaramente ostile al ritorno del servizio militare obbligatorio in tutte le sue forme. Il capogruppo, Sören Pellmann, ha dichiarato che il compromesso penalizza pesantemente e ingiustamente la giovane generazione. “Die Linke lavora già alla creazione di servizi di supporto e consulenza per i giovani, in particolare per chi vuole rifiutare il servizio militare”, ha annunciato. Il ritorno dell’obiezione di coscienza sembra dunque programmato. Certo, grazie a un budget di comunicazione in forte crescita e a una presenza massiccia sui social network, la Bundeswehr ha ricevuto 51.200 candidature per il servizio militare lo scorso anno, il 19% in più rispetto all’anno precedente. Di queste, 20.300 si sono tradotte in reclutamenti nel 2024, l’8% in più rispetto al 2023. Tuttavia, il 25% dei firmatari si è già dimesso. L’esercito, invecchiato, si prepara inoltre all’impatto dell’uscita dalle forze delle numerose classi di età del baby boom. “È già prevedibile che le misure previste per rendere il servizio militare più attrattivo non basteranno a reclutare abbastanza volontari”, valuta lo storico militare Sönke Neitzel, professore all’università di Potsdam. A suo parere, l’arrivo del servizio militare obbligatorio è dunque imminente, per mancanza di risultati sufficienti con il volontariato. The post Germania, i giovani contro un servizio militare sempre meno “volontario” first appeared on Popoff Quotidiano. L'articolo Germania, i giovani contro un servizio militare sempre meno “volontario” sembra essere il primo su Popoff Quotidiano.
[2025-11-13] L’ industria della guerra @ Zazie nel metrò
L’ INDUSTRIA DELLA GUERRA Zazie nel metrò - Via Ettore Giovenale 16, Roma (giovedì, 13 novembre 19:30) Giovedì 13 Novembre ore 19.00 da Zazie nel Metrò L’ INDUSTRIA DELLA GUERRA. Palestina paradigma dell' economia di guerra, boicottaggio come pratica di lotta, disarmo come prospettiva globale. “ Se l'Europa vuole evitare la guerra, deve prepararsi alla guerra… questo è il momento della pace attraverso la forza.” Ursula von der Laie In questa serata parleremo dell’industria della guerra, del caso Leonardo S.p.A. e dei percorsi possibili per costruire un’opposizione al riarmo globale. Presenteremo il dossier di BDS_Italia  "Piovono euro sull’industria “necessaria” di Crosetto e Leonardo S.p.A. Le relazioni con Israele " con  Rossana De Simone, attivista antimilitarista, in collegamento online. Sarà partecipe alla discussione Marco Bersani con cui parleremo dell’ opposizione alla politica di reArmEurope. Oggi la forza militare, la guerra e la violenza sono diventate strumenti legittimati dalle democrazie stesse: un nuovo paradigma che consente alle potenze mondiali di agire al di fuori di qualsiasi vincolo del diritto internazionale. La militarizzazione si presenta come risposta universale a crisi economiche, energetiche, climatiche e migratorie, segnando una trasformazione profonda del modello geopolitico e industriale: dal tradizionale concetto di difesa a quello di sicurezza globale. In questo scenario di “no-peace”, l’industria bellica si sostituisce alla politica degli stati, prosperando e non contemplando alternative al conflitto. Ma ciò di cui abbiamo davvero bisogno non è prepararci a nuove guerre: è costruire un modello diverso di “sicurezza” - sociale, ecologica - per l’Europa e per il mondo intero.
Da Ghedi (Brescia) alla Turchia, si è mosso il gigantesco aereo C-17 Globemaster USA
Il 6 novembre i mass media scrivono che da Ghedi (Brescia) alla Turchia si è mosso in tutta Europa il gigantesco aereo C-17 Globemaster americano (foto sopra), velivolo appartenente al reparto Usa, trasporta ordigni nucleari.              Le destinazioni sono tutte basi Nato dove sono custodite le bombe B-61. Il cargo C-17 Globemaster è atterrato martedì 4 … Leggi tutto "Da Ghedi (Brescia) alla Turchia, si è mosso il gigantesco aereo C-17 Globemaster USA"
Manifestazione Antimilitarista a Livorno: resistenza contro la militarizzazione
Alcune centinaia di persone hanno partecipato alla manifesta zione antimilitarista unitaria promossa, come da diversi anni a questa parte, dal Coordinamento antimilitarista livornese. Il corteo ha sfilato da piazza della Vittoria, scelta proprio per lo specifico significato, fino a piazza Cavour. Presenti, fra le varie realtà politiche e sindacali, anche il collettivo degli studenti medi “Scuola di carta”, il GAP gruppo Autonomo portuali, il comitato sanità Livorno, NonUnadimeno, il Movimento nonviolento, Attac. Rilevante la presenza del mondo della scuola, rappresentato, oltre che dagli studenti, dal gruppo “Rete docenti lavoratrici e lavoratori della scuola uniti per Gaza” riuniti sotto il significativo striscione “La scuola non si arruola”. Negli interventi largo spazio è stato riservato alla questione militarizzazione della scuola ed è stato sottolineato anche il lavoro importantissimo svolto dall’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, nonché il grave atto repressivo imposto dal MIM con l’annullamento del corso di formazione previsto proprio il 4 novembre, questione richiamata anche nello striscione di apertura che titolava “4 novembre: disertiamo tutti gli eserciti – contro guerra, riarmo, repressione e censura” Qui alcuni scatti dell’iniziativa a Livorno.
Napoli, iniziativa antimilitarista in piazza: il 4 novembre non è la nostra festa
Oggi, 4 novembre 2025 dalle 15.30 a piazza Dante a Napoli si sono raccordate un centinaio di persone costanti, di diverse età, di realtà eterogenee. Si sono seguiti interventi critici sulle politiche repressive del governo e sulla pervasività sempre maggiore del paradigma militarista nella scuola e nella società tutta. L’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle Università ha parlato ai/alle presenti del vademecum per adottare le iniziative nelle scuole di contrasto e di opposizione alla militarizzazione denunciando al contempo la retorica militarista che ha accompagnato il 4 novembre nonché l’esponenziale aumento delle spese militari del Governo, che sottrae risorse alla manutenzione del territorio, alla istruzione  e alla sanità. Qui alcuni scatti dell’iniziativa antimilitarista a Napoli.
[2025-10-30] Equipaggi di Terra contro l'Economia di Guerra @ ESC Atelier Autogestito
EQUIPAGGI DI TERRA CONTRO L'ECONOMIA DI GUERRA ESC Atelier Autogestito - Via dei Volsci, 159 (giovedì, 30 ottobre 18:00) Dopo le settimane di intensa mobilitazione gli Equipaggi di Terra si riuniscono in Assemblea a Roma Giovedì 30 ottobre ad ESC alle 18.00! La tregua fragile a chi assistiamo, non é una pace, né una soluzione. Le politiche di guerra e di genocidio non si fermano nel nostro paese come in altre nazioni, con la previsione di spese enormi per il riarmo, mentre le spese per diritti, cultura, università, ricerca, welfare sono drasticamente ridotte. Per questo invitiamo tutt* le persone e realtà che hanno animato quelle giornate a partecipare per proseguire il viaggio intrapreso, condividendo pratiche e strumenti. Tra la fine di settembre e l'inizio di ottobre una gigantesca marea umana ha bloccato il paese chiedendo a gran voce la libertà della Palestina e la fine del genocidio. Un "equipaggio di terra", cosciente e determinato, che ha virtualmente accompagnato la Global Sumud Flotilla fino alle acque territoriali di Gaza, tramutando in forza dal basso il senso di impotenza collettivo davanti al genocidio in corso e la sfiducia verso il diritto internazionale e le sue istituzioni, gli Stati inerti o addirittura complici del massacro di innocenti. Una marea che ha riempito nuovamente di senso la parola "sciopero", bloccando città e infrastrutture logistiche, animando uno spazio pubblico di convergenza mai visto prima: unitario, plurale e radicale. Uno sciopero generale e sociale a tutti gli effetti, dal quale è difficile pensare di tornare indietro. La fragilissima tregua, che la propaganda chiama "pace", non sta fermando le uccisioni quotidiane di gazawi, mentre continuano le aggressioni dei coloni in Cisgiordania. Una "pace" che intende suggellare un piano coloniale e suprematista, che premia Israele per la sua efficienza nel Genocidio. Ci vogliono far credere che tutto sia cambiato ma la verità è sotto i nostri occhi. Riteniamo fondamentale contestare la prossima legge di bilancio, o meglio, la "finanziaria di guerra", che verrà approvata il prossimo dicembre. Vogliamo rivolgere un appello a tutte le forze sindacali, alle realtà organizzate e ai movimenti sociali per la costruzione di un nuovo sciopero sociale e generale, sulla scia di quelli del 22 settembre e del 3 ottobre, che hanno dimostrato la forza dei movimenti sociali e sindacali e ci hanno insegnato come sia possibile ridisegnare traiettorie comuni. L'energia accumulata negli scioperi e nelle manifestazioni deve ora tradursi nella messa in discussione collettiva dei rapporti di potere nell'Italia governata da Meloni. In questa fase è fondamentale evitare la frammentazione sociale e sindacale, così come le derive identitarie, e lavorare insieme per costruire uno spazio di convergenza ampio e solidale, capace ancora una volta di far risuonare il grido: "Blocchiamo tutto!" Le piazze di queste settimane ci hanno mostrato la direzione: mettere da parte identità e perimetri, convergere per permettere a tutte le lavoratrici e i lavoratori, le precarie e i precari, le studenti, le soggettività che non accettano passivamente questo presente di miseria, di scioperare con parole d'ordine e pratiche radicali, esercitando concretamente quel blocco che diventa rifiuto e costruzione di una reale alternativa, inceppando la macchina economica che sostiene il Genocidio, la guerra e lo sfruttamento. Sappiamo bene che queste righe non saranno sufficienti, che abbiamo bisogno di incontrarci, confrontarci e organizzarci. Immaginare pratiche con cui tutte e tutti possano sentirsi partecipi. Fare un passo avanti collettivo per costruire nuove possibilità dal basso, come abbiamo provato a fare attraversando i cortei, i blocchi, gli scioperi di inizio ottobre con quello che abbiamo definito "spezzone sociale" dietro lo striscione "Equipaggi di terra contro l'economia di guerra", un punto di riferimento che ha riunito tante persone alla ricerca di uno spazio per vivere insieme quelle giornate straordinarie. Invitiamo tutte le persone, le realtà, i collettivi e gli spazi che hanno attraversato con questa attitudine le maree per la Palestina e contro il Genocidio ad incontrarsi, perchè questa nuova fase merita approfondimento, studio, confronto serrato: cos'è davvero "l'economia di guerra"? Cosa vuol dire provare a sabotarla collettivamente? Quali interessi ci sono in Italia intorno alla guerra e al genocidio in Palestina? Come riprendiamo in mano lo sciopero generale e sociale per esercitare pressione dal basso? ROMA LO SA DA CHE PARTE STARE! Ci vediamo Giovedì 30 Ottobre, H. 18 ESC Atelier - Via dei Volsci 159