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UNGHERIA: IN 200.000 SFIDANO ORBAN E SFILANO AL PRIDE DI BUDAPEST. LA TESTIMONIANZA DI UNA COMPAGNA
Sono state oltre 200mila le persone che sabato 28 giugno hanno invaso la capitale ungherese per partecipare al Budapest Pride, vietato dal primo ministro nazionalista Orbán. Una partecipazione massiccia, numericamente, tanto da stupire anche chi, in arrivo da dentro e fuori i confini ungheresi, aveva deciso di sfidare apertamente il divieto imposto dal governo e le minacce dei gruppi neonazisti magiari supportati dallo stesso. Minacce trasformatesi poi, nella giornata di sabato, in veri e propri tentativi – andati a vuoto – di impedire la manifestazione, partecipata soprattutto da cittadine e cittadini magiari e da ungheresi e minoranze ungheresi residenti all’estero. Con loro, decine di europarlamentari progressisti, oltre a attivistə e compagnə provenienti da tutta Europa, Italia compresa. Orbán oggi accusa la Commissione Europea di avere “orchestrato il Pride”, ma “la realtà è che – come ha raccontato ai nostri microfoni Johanna, compagna del cs Baraonda di Segrate, presente alla manifestazione  – moltə ungheresi sono scesi in piazza non solo per difendere i diritti LGBTQIAP+, ma anche per contestare le politiche repressive del governo Orban e il genocidio in Palestina, un tema, quest’ultimo, molto difficile da toccare in Ungheria come nel resto dell’Europa centro-orientale”. Ai microfoni di Radio Onda d’Urto, il racconto e le riflessioni di Johanna, compagna del centro sociale Baraonda di Segrate Ascolta o scarica
UNGHERIA: IL GOVERNO VIETA IL PRIDE A BUDAPEST E AUTORIZZA MARCE NEONAZISTE SULLO STESSO PERCORSO
Ungheria. Il primo ministro di ultradestra Victor Orban ha minacciato conseguenze legali per chi organizzerà o parteciperà alla manifestazione Budapest Pride, vietata dal governo ma organizzata con un escamotage dal sindaco della città. Il governo italiano è uno dei pochi che non ha condannato la limitazione delle libertà civili imposta da Orban. Ai microfoni di Radio Onda d’Urto Gabriele Piazzoni, segretario generale di ArciGay, raggiunto mentre si trova a Budapest, ha dichiarato che “il governo italiano si è distinto per l’ignavia. Quello italiano è stato uno dei pochissimi governi, l’unico dell’Europa occidentale e uno dei pochissimi in Europa, a non aver fatto note diplomatiche o atti ufficiali di condanna o di protesta nei confronti del governo ungherese per il divieto”. “Parliamo di negazione dei diritti fondamentali che sono alla base dello stato di diritto dell’Unione Europea di tutti i paesi membri”, ha continuato Piazzoni, facendo notare che lo spezzone italiano dovrà anche “proteggersi”, perché “mentre il Pride è stato negato, il governo invece ha ritenuto di autorizzare tre manifestazioni di vari movimenti neonazisti ungheresi nello stesso pomeriggio, fra l’altro alcuni dei quali incrociando in più punti il percorso che deve percorrere il Pride”. Ascolta l’intervista di Gabriele Piazzoni ai microfoni di Radio Onda d’Urto.  Ascolta o scarica