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[2025-12-02] Assemblea Pubblica Transfemminista @ Communia
ASSEMBLEA PUBBLICA TRANSFEMMINISTA Communia - via dello Scalo San Lorenzo 33, Roma (martedì, 2 dicembre 18:00) Dopo le mobilitazioni di fine novembre torniamo a riunirci per rinforzare le sorellanze e progettare insieme un futuro transfemminista. Le istituzioni militarizzano le nostre vite a ogni livello della società, alimentando un clima di violenza continua e una sensazione di impunità in chi quella violenza la agisce nelle strade, nelle scuole, nei luoghi di lavoro e in famiglia. Non saremo complici né vittime, saremo furios3 e organizzat3! Ci vediamo Martedì 2 Dicembre a Communia, in Via dello Scalo di San Lorenzo 33, dalle 18 per l’assemblea cittadina di NUDM
MILANO: 10MILA AL CORTEO DI NON UNA DI MENO. OCCUPATO SIMBOLICAMENTE IL VILLAGGIO OLIMPICO, SIMBOLO DELLA SPECULAZIONE SELVAGGIA IN CITTÀ
Foto di Lorenzo Uboldi per Milano in Movimento Il 25 novembre 2025 è stata la giornata delle manifestazioni territoriali “contro la guerra e il patriarcato” organizzate da Non una di meno in occasione di quella che è stata ieri la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne e la violenza di genere. Decine di cortei in altrettante città italiane, migliaia di persone in piazza. A Milano almeno “10 mila in piazza”, come sottolinea Elena del nodo locale di Non Una di Meno, ai microfoni di Radio Onda d’Urto. Durante il corteo è stato occupato simbolicamente il Villaggio olimpico, definito l’“ennesimo progetto speculativo in città”. L’intervista a Elena, di Non Una di meno Milano. Ascolta o scarica.
Non Una di Meno: le foto del corteo del 22 novembre
Partita da piazza della Repubblica, la manifestazione di Non Una di Meno ha proseguito verso Termini e via Cavour, per poi proseguire su via Merulana, verso piazza San Giovanni. Nonostante il freddo e il vento, la marea ha invaso le strade di Roma, rimarcando la determinazione con cui il movimento transfemminista, da ormai dieci anni, sta cambiando la società. LE IMMAGINI DI DANIELE NAPOLITANO * * * * * * La copertina è di Daniele Napolitano SOSTIENI, DIFENDI, DIFFONDI DINAMOPRESS Per sostenere Dinamopress si può donare sul nostro conto bancario, Dinamo Aps Banca Etica IT60Y0501803200000016790388 tutti i fondi verranno utilizzati per sostenere direttamente il progetto: pagare il sito, supportare i e le redattrici, comprare il materiale di cui abbiamo bisogno L'articolo Non Una di Meno: le foto del corteo del 22 novembre proviene da DINAMOpress.
Il 22 novembre Non una di Meno scende di nuovo in piazza contro guerre e patriarcato
Alla vigilia del corteo nazionale, chiamato come ogni anno dal movimento transfemminista. Non una di Meno, l’Osservatorio NUDM sui femminicidi, trans*cidi e lesbicidi rileva il dato allarmante di 156 casi, inclusi suicidi e tentati femminicidi, numeri che, anche se eloquenti, non danno la misura reale della quotidiana e sommersa realtà della violenza strutturale di genere nel nostro Paese. Dopo i mesi intensi di mobilitazioni per dire NO alle politiche genocidiarie di Israele in Palestina e per prendere le distanze da chi lucra sulla morte di innocenti e fa del colonialismo d’insediamento un modello economico globale, sabato 22 novembre le piazze e le strade di Roma si riempiranno di nuovo della marea transfemminista, per ribadire con rabbia e desiderio che il disegno neocoloniale che si sta dispiegando ancora oggi in Palestina, nonostante la finta «tregua», deve cessare. > Nelle passate settimane, moltissime città in tutto il Paese, e non solo, hanno > assistito all’esondazione di corpi che si sono riappropriati dello strumento > dello sciopero generalizzato, che hanno praticato blocchi diffusi, che hanno > espresso ostilità contro governi complici, attraverso discorsi e pratiche > radicali. In uno scenario in cui il paradigma genocidario e la guerra stanno cambiando il volto dell’economia, del welfare e della produzione, Non una di Meno ribadisce con forza che «la Palestina riguarda tuttə e che lottare per l’autodeterminazione dei popoli significa lottare per l’autodeterminazione dei corpi e delle vite, a partire dalle soggettività specifiche che ne sono maggiormente colpite: donne, giovani, migranti, precariə, persone trans, queer, non binarie e lavoratrici». Come sostengono le attiviste transfemministe di Non una di Meno: «la violenza patriarcale diventa programma di governo ed è normalizzata dalla produzione ossessiva di misure e leggi misogine e transfobiche». L’approccio punitivista scelto dal Governo è pura propaganda: mentre mostra il pugno di ferro con l’ergastolo per i colpevoli di femminicidio, attacca i centri antiviolenza, la loro storia politica femminista, le pratiche e le metodologie per la fuoriuscita e la prevenzione della violenza di genere». Al tentativo di controllo sulle interruzioni volontarie di gravidanza e al tentativo di inserire «soggetti terzi» nei consultori, Non una di Meno risponde chiaramente che ciò di cui c’è bisogno già esiste ed è garantito dalla Legge 194/78 sull’aborto e dalla Legge 405/75 sui consultori, che sono e devono restare gratuiti, laici e universali; spazi sicuri in cui garantire il diritto alla salute e all’autodeterminazione. Al tentativo di sostituire l’antiviolenza femminista, finanziata e libera, con l’ideologia punitivista e confessionale, che trasforma i femminicidi in strumenti di propaganda e che inneggia alla “famiglia tradizionale” eteronormata come “spazio in cui le donne possano essere al sicuro”, la marea risponderà portando i corpi nelle piazze, per ricordare che le strade sicure le fanno le donne e le persone queer che le attraversano e non uno Stato repressivo e securitario. È nelle parole di DIRE (Donne in rete contro la violenza), che racchiude 88 organizzazioni antiviolenza in tutto il territorio nazionale, che si evidenzia la volontà di opporsi ai tentativi oscurantisti e ostracisti del Governo Meloni: «I Centri antiviolenza non sono servizi da amministrare. Sono presìdi politici di libertà e autodeterminazione, nati dalle donne per le donne. Luoghi dove l’ascolto, la credibilità e il riconoscimento non sono procedure, ma scelte culturali precise. Eppure, nel modello istituzionale che si sta consolidando, i Centri vengono trattati come strutture neutre valutabili solo in termini di governance, efficienza o rendicontazione». > Non serve infatti molto sforzo per capire che ciò che serve per combattere il > potere sistemico patriarcale è un radicale cambiamento culturale e che senza > di esso la violenza continuerà a riprodursi. La soluzione non risiede nel controllo istituzionalizzato e nelle norme coercitive. Il voto a favore, da parte della Commissione Cultura del Senato all’emendamento che, di fatto, subordina l’insegnamento dell’educazione sessuo-affettiva al consenso dei genitori, ostacola un processo trasformativo indispensabile, svuotando la scuola pubblica di un ruolo educativo insostituibile nella diffusione della cultura del consenso e delle differenze. A poche settimane dalla chiusura tardiva di gruppi sessisti e misogini come “Mia moglie” e del sito “Social Media Girls”, che quella violenza l’hanno prodotta e protetta per anni, Non una di Meno ricorda che: «Violenze, abusi e umiliazioni fanno parte dell’educazione sentimentale dei maschi italici da tempo, eppure le indicazioni nazionali di Valditara vanno proprio nella direzione di sdoganare la violenza, del disciplinamento di studentə e docentə, della militarizzazione dei saperi e della formazione, di un approccio alla cultura bigotto e autoritario». A questo scenario già inaccettabile si accompagna poi la stretta sui percorsi di affermazione di genere che, con la Legge Disforia, porta avanti la crociata ideologica anti-gender, che colpisce soprattutto infanzia e adolescenza e che, di fatto, subordina a percorsi clinici e a strutture sanitarie la libertà di essere e di esistere. > Le donne, le persone trans*, lə precariə, lə migranti pagano doppiamente il > prezzo della militarizzazione delle relazioni, della vita, della società e > dell’economia portata avanti dal Governo Meloni che, mentre investe in > politiche sul riarmo e in centri in Albania, ignora realtà come i salari da > fame, il part-time imposto e il taglio del welfare. La nuova manovra finanziaria propaganda il sostegno alle famiglie, ma di fatto elargisce spicci. Il Bonus Mamme e le continue spinte a tornare a casa per curare figli e parenti non rappresentano e non contemplano alcun reale sostegno economico. Gli incentivi alla natalità e alla famiglia tradizionale nascondono una realtà oscura, che scarica altro lavoro gratuito sulle donne, per compensare i tagli alla sanità e ai servizi sociali. In un Paese in cui cresce l’intensità del disagio economico, con più di 2 milioni di famiglie in povertà assoluta (di cui 1 milione di minori), in cui si è poverə anche avendo un lavoro e con i salari tra i più bassi d’Europa, in cui non esistono tutele dal ricatto economico, dalle molestie sul lavoro e dallo stress mentale, si configura una legge di bilancio “austera” che non fornisce risorse e non garantisce miglioramenti. Per tutto questo e per un’antiviolenza femminista e libera, per una scuola libera da condizionamenti e diktat, per la libertà di ricerca e di insegnamento, per l’educazione sessuo-affettiva nella scuola di ogni grado e nelle università, per il diritto alla salute e all’autodeterminazione dei corpi e dei popoli e contro la manovra finanziaria, ci vediamo a Piazza della Repubblica a Roma, sabato 22 novembre dalle 14.30 per il corteo nazionale e il 25 novembre in moltissime città italiane per le mobilitazioni locali. Noi la guerra non la paghiamo! Né complici né vittime della conversione bellica. La copertina è di Daniele Napolitano SOSTIENI, DIFENDI, DIFFONDI DINAMOPRESS Per sostenere Dinamopress si può donare sul nostro conto bancario, Dinamo Aps Banca Etica IT60Y0501803200000016790388 tutti i fondi verranno utilizzati per sostenere direttamente il progetto: pagare il sito, supportare i e le redattrici, comprare il materiale di cui abbiamo bisogno L'articolo Il 22 novembre Non una di Meno scende di nuovo in piazza contro guerre e patriarcato proviene da DINAMOpress.
NON UNA DI MENO: “SABOTIAMO GUERRE E PATRIARCATO”. SABATO 22 NOVEMBRE CORTEO NAZIONALE A ROMA
“Sabotiamo guerre e patriarcato. Facciamo salire la marea!“, è questo lo slogan scelto dal movimento femminista e transfemminista Non Una di Meno per lanciare il doppio appuntamento organizzato in occasione del 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza maschile sulle donne e di genere. Due gli appuntamenti in programma: sabato 22 novembre, con la manifestazione nazionale a Roma, e martedì 25 novembre, con cortei, azioni e iniziative in tutte le città in cui è presente un nodo parte della rete. “In un paese che si prepara al riarmo approfondendo disuguaglianze e discriminazioni – scrive Non Una di Meno sul comunicato di lancio dell’iniziativa, che trovate qui – la violenza patriarcale diventa programma di governo ed è normalizzata dalla produzione ossessiva di misure e leggi misogine e transfobiche. (…) Dalla giornata del TDOR del 20 allo sciopero del 28 sarà perciò, di nuovo, agitazione permanente. Occupiamo le piazze per bloccare tutto e unire le lotte!“. Abbiamo approfondito i dettagli dell’iniziativa e del piano politico che sottende, nonché il contesto politico e sociale in cui cade questo 25 novembre, con Claudia di Non Una di Meno Roma Ascolta o scarica
[Ora di buco] La scuola in piazza contro la violenza patriarcale (1/3: trasmissione intera)
In apertura di trasmissione il giornalista Simone Alliva ci aggiorna rispetto all'iter del cosiddetto "Ddl Valditara" che a dicembre sarà votato e che ha scatenato una bagarre alla Camera e che comunque contiene tutte le richieste delle associazioni antiscelta come Pro vita e famiglia. Si parla poi con una compagna di "Non una di meno" della preparazione della mobilitazione nazionale contro la violenza patriarcale: la torsione autoritaria del governo e la lettura della violenza contro le donne come patologia individuale: assemblee aperte in Italia oggi alle 17 per preparare sia il corteo nazionale del 22 novembre a Roma sia le piazze del 25 con al centro l'educazione sessuoaffettiva.  Ricordiamo infine lo sciopero generale indetto per il 28 novembre dai sindacati di base. 
[2025-11-18] Assemblea Pubblica Transfemminista - verso il 22 Novembre @ ESC Atelier Autogestito
ASSEMBLEA PUBBLICA TRANSFEMMINISTA - VERSO IL 22 NOVEMBRE ESC Atelier Autogestito - Via dei Volsci, 159 (martedì, 18 novembre 17:00) Continuiamo a costruire il corteo nazionale del 22 Novembre e la mobilitazione locale del 25 insieme ai collettivi studenteschi di scuole e università, alle realtà e alle soggettività che lavorano mondo della scuola e della formazione, alla comunità educante tutta. Perché l'attacco alla scuola e alla formazione è un attacco frontale alla prevenzione alla violenza di genere, con buona pace del Ministro Valditara che nelle ultime ore grida per ricordare quanto il governo stia facendo contro la violenza di genere, anzi contro "qualsiasi violenza di genere". Non bastava averla definita nelle Nuove Indicazioni Nazionali come "una triste patologia" da combattere a colpi di nuove leggi securitarie e punitiviste, invece che con un'educazione sessuo-affettiva libera da dogmi religiosi e ideologici. Ora il Ministro loda sè stesso e apre alla nuova frontiera della violenza di genere "agita da tutt", neutralizzata, un tentativo maldestro per annacquare la violenza contro le donne e le persone trans agita dagli uomini. E poco cambia se Rossano Sasso (Lega) in commissione ha stralciato il suo emendamento sulla carriera alias e in aula quello sul divieto totale di fare informazione e formazione fin dalla scuola media: il consenso informato preventivo dei genitori, ora inserito anche per quel ciclo scolastico, è un bavaglio al libero insegnamento e un ostacolo alla piena formazione di cittadin* consapevoli. Nelle scuole e università che lottano ci sono anche migliaia di persone precarie, costrette a pagare per lavorare come insegnanti oppure derise dalla Ministra Bernini che paragona il lavoro di ricerca ai voli delle rondini che seguono ciò che amano, come a voler restringere sempre più il campo e sminuire chi evidentemente non fa ricerche gradite al Governo che intanto regala solo insulti e precarietà. Per questo, per altro, per tutto ci rivediamo Martedì 18 a Esc dalle 17, per confluire poi nell'assemblea generale settimanale _ Informazioni utili _ L'assemblea è dalle ore 19.00 alle 22.00 a Esc Atelier Autogestito, in via dei Volsci 159, raggiungibile da Via dei Reti con 2, 3, 19 da Via Tiburtina con 71, 492, C3. Se vuoi porta qualcosa, da mangiare e da condividere durante l'assemblea, possibilmente vegano. L'assemblea è in cerchio, con un ordine del giorno proposto ad inizio assemblea, al quale si possono proporre integrazioni e nuovi argomenti, si procede per turni di parola e verrà facilitata da alcunə compagnə. C'è possibilità di fare pause durante l'assemblea. Lo spazio è privo di barriere architettoniche sia iningresso sia internamente. I bagni sono spaziosi, ma non dispongono di maniglioni.
[2025-11-22] Sabotiamo Guerre e Patriarcato - Corteo Nazionale @ Piazza della Repubblica
SABOTIAMO GUERRE E PATRIARCATO - CORTEO NAZIONALE Piazza della Repubblica - P.za della Repubblica, 00185 Roma RM, Italia (sabato, 22 novembre 14:30) Sabotiamo guerre e patriarcato. Facciamo salire la marea! In un paese che si prepara al riarmo approfondendo disuguaglianze e discriminazioni, la violenza patriarcale diventa programma di governo ed è normalizzata dalla produzione ossessiva di misure e leggi misogine e transfobiche. I dati dell’Osservatorio di Non Una di Meno registrano, tra gli altri dati, 78 femminicidi, 3 suicidi indotti di donne, 2 suicidi indotti di due ragazzi trans, 1 suicidio indotto di una persona non binaria, 1 suicidio indotto di un ragazzo ma, come sappiamo, questi numeri, di per sé eloquenti, non danno la misura di quel quotidiano sommerso e strutturale della violenza. L’approccio punitivista scelto dal Governo è pura propaganda da cui non farsi incantare: mentre mostra il pugno di ferro con l’ergastolo per i colpevoli di femminicidio, attacca i centri antiviolenza, la loro storia politica femminista, le pratiche e le metodologie per la fuoriuscita e la prevenzione della violenza di genere. Mentre i media rilanciavano la notizia dell’ennesimo femminicidio, la Commissione Cultura della Camera votava un disegno di legge che vietava l’educazione sessuale anche alle scuole medie e la subordina al consenso dei genitori negli istituti medi superiori, svuotando la scuola pubblica di un ruolo educativo insostituibile nella diffusione della cultura del consenso e delle differenze. Questa la fotografia del momento, al di là di ogni ipocrisia propagandistica o di piccoli dietrofront. Violenze, abusi e umiliazioni fanno parte dell’educazione sentimentale dei maschi italici da tempo – come testimoniano il gruppo facebook “Mia moglie” e i siti Fika.net e Social Media Girls – eppure le indicazioni nazionali di Valditara vanno proprio nella direzione di sdoganare la violenza, del disciplinamento di studenti e docenti, della militarizzazione dei saperi e della formazione, di un approccio alla cultura bigotto e autoritario. Si accompagnano alla stretta sui percorsi di affermazione di genere con la Legge Disforia nella crociata ideologica antigender che colpisce in particolare infanzia e adolescenza. Da donne, persone trans*, precarie, migranti paghiamo doppiamente il prezzo della militarizzazione delle relazioni, della vita, della società, dell'economia. Siamo noi a pagare il riarmo con i salari da fame, il part time imposto e il taglio del welfare. La manovra finanziaria propaganda il sostegno alle famiglie ma si tratta di mance una tantum come il Bonus Mamme e di incentivi a tornare a casa per curare figli e parenti senza alcun sostegno economico. Quando Meloni parla di famiglia e di natalità, in realtà scarica altro lavoro gratuito sulle donne per compensare i tagli alla sanità e ai servizi sociali. In Italia sono più di 2 milioni le famiglie in povertà assoluta (con più di 1 milione di minori), si è povere anche se si ha un lavoro, i salari sono i più bassi d’Europa, non esistono tutele dal ricatto economico, molestie sul lavoro e stress mentale. In un Paese in cui cresce l’intensità del disagio economico, si sta configurando una legge di bilancio “austera” e piuttosto “debole” in termini di risorse, che libera soldi per il riarmo, la difesa e la produzione di armamenti all’interno della necessità di risanamento dei bilanci pubblici voluta dall’Europa. Viviamo in un momento storico in cui la guerra è diventata la regola dei rapporti sociali. Nazionalismo e suprematismo sono le parole chiave della destra al potere che si riorganizza intorno a Trump. Si materializzano nella loro forma più brutale in Palestina, mentre la guerra globale si accende in decine di focolai nel mondo dettando le condizioni di un potere economico predatorio e senza argini. Abbiamo abitato, a partire dal posizionamento transfemminista, con rabbia e desiderio le mobilitazioni contro il genocidio e il disegno neo-coloniale che si sta dispiegando ancora oggi in Palestina, nonostante la finta “tregua”. Nelle scorse settimane siamo state marea, esondazione di corpi che si sono riappropriati dello strumento dello sciopero generalizzato, che hanno praticato blocchi diffusi, che hanno espresso ostilità contro governi complici attraverso discorso e pratiche radicali. Dalla giornata del TDOR del 20 allo sciopero del 28 sarà di nuovo agitazione permanente. Occupiamo le piazze per bloccare tutto e unire le lotte! In uno scenario in cui paradigma genocidario e guerra stanno cambiando il volto dell’economia, del welfare e della produzione, pensiamo sia sempre più urgente ribadire che la Palestina ci riguarda, che lottare per l’autodeterminazione dei popoli significhi lottare per l’autodeterminazione dei nostri corpi e delle nostre vite, a partire dalle soggettività specifiche che ne sono maggiormente colpite, donne, giovani, migranti, precarie, persone trans*, queer, non binarie, lavoratrici. Il 22 novembre inondiamo le strade di Roma! il 25 novembre cortei, azioni e iniziative in tutte le città. Per un'antiviolenza femminista e transfemminista, finanziata e libera dall'ideologia punitivista e confessionale. Per una scuola libera da condizionamenti e diktat, per la libertà di ricerca e di insegnamento, per l'educazione sessuo-affettiva dalla scuola dell’infanzia all'università. Contro la manovra finanziaria. Noi la guerra non la paghiamo! Né complici né vittime della conversione bellica. Per il diritto all’autodeterminazione dei corpi e dei popoli.
MILANO: FLASH MOB DI NON UNA DI MENO LANCIA LE MANIFESTAZIONI DEL 22 NOVEMBRE A ROMA E DEL 25 A MILANO
Conferenza stampa con flash mob a Milano del nodo locale di Non Una di Meno. La realtà transfemminista si è data appuntamento sotto al palazzo di Regione Lombardia per una conferenza stampa e un flash mob per ricordare gli appuntamenti di fine novembre, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne e di genere: il corteo nazionale a Roma di sabato 22 novembre e il corteo cittadino a Milano di martedì 25 novembre. Durante il flash mob sono stati letti i nomi delle 78 vittime di femminicidio nel 2025 in Italia e poi “abbiamo scritto i loro nomi e li abbiamo attaccati sul palazzo della Regione. Per loro e per tutt3 saremo in piazza il 22 novembre a Roma e il 25 novembre a Milano. Ci vogliamo viv3!”, fa sapere Non Una di Meno Milano. L’audio della conferenza stampa. Ascolta o scarica.
Verso il 25 novembre: giornata internazionale contro la violenza maschile sulle donne e le violenze di genere
Il governo attacca l’educazione sessuoaffettiva nelle scuole, in particolare attraverso il Ddl sul consenso informato che, all’esame dell’Aula, è stata occasione per lo svolgersi di un teatrino imbarazzante in cui il ministro dell’Istruzione Valditara ha preso parola in questi termini: “È stato detto che con questo disegno di legge impediremmo l’educazione sessuale e affettiva nelle scuole, di informare i nostri giovani sui rischi delle malattia sessualmente trasmesse. È falso” e ha poi aggiunto “È stato sfruttato un tema così delicato come quello dei femminicidi, sono indignato che abbiate detto che questa legge impedisca la lotta contro i femminicidi, vergognatevi”.  Al di là delle bagarre in Parlamento, il tema continua ad essere centrale in tutti gli ambiti della vita produttiva e riproduttiva, l’attacco del governo infatti si pone in continuità con lo smantellamento dei servizi essenziali per quanto riguarda la salute, l’educazione, l’assistenza e impone nuovi provvedimenti che nulla hanno a che fare con la prevenzione, il consenso, la formazione per affrontare realmente la questione della violenza di genere da un punto di vista strutturale. Intanto i femminicidi a livello nazionale continuano a perpetrarsi e l’unico strumento al momento esistente in grado di tenere conto dei dati è l’Osservatorio Femminicidi Lesbicidi Transcidi (FLT) in Italia di Non Una Di Meno (NUDM). Un lavoro importante che parte dal basso e che intende tenere alta l’attenzione su questo tema. In vista del 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza maschile sulle donne e contro la violenza di genere, che quest’anno assumerà dei caratteri più complessivi a fronte della fase di guerra e del genocidio ancora in corso a Gaza, sono molti gli appuntamenti per costruire un percorso di partecipazione ampio e profondo nei contenuti. Il 22 novembre si terrà il corteo nazionale a Roma ma anche sui territorio ci saranno appuntamenti di mobilitazione nella data del 25, a Torino ci sarà un corteo con partenza da Porta Nuova. Ne parliamo con una compagna di NUDM Torino e invitiamo a seguire le pagine social di NUDM per aggiornamenti sulle iniziative Qui il commento di Non Una di Meno Torino in merito a Valditara Valditara, la scuola ti odia. L3 femminist3 di più. Tutt3 in piazza! 22N Roma & 25N Torino Ieri, alla Camera, il ministro dell’ignoranza Valditara ha sbottato contro chi l’ha accusato di favorire la diffusione della cultura del femminicidio in Italia. È vero. Il DDL Valditara – Disposizioni in materia di consenso informato in ambito scolastico – affida all’arbitrio delle scuole e alla discrezionalità delle famiglie, l’educazione sessuo-affettiva, riducendola a questione “morale” anziché formativa. Trasforma l’educazione sessuo-affettiva in un tabù, come se parlare di corpo ed emozioni fosse pericoloso. È l’ennesimo tentativo di un governo che vuole controllare, non educare; zittire, non far crescere. L’educazione sessuo-affettiva dovrebbe entrare a fare parte in modo strutturale del curricolo scolastico, i docenti e le docenti dovrebbero essere formati/e, i saperi delle reti transfemministe e dei centri antiviolenza laici e femministi dovrebbero entrare nelle scuole per diventare strumenti di autodifesa e consapevolezza collettiva. Proprio perché la scuola non può e non deve essere luogo di trasmissione verticale e gerarchica del sapere, ma un luogo di co-costruzione di pratiche e saperi, di speranza pedagogica, non di selezione ed espulsione, ma di crescita e formazione della persona. Con la scusa di “proteggere” le persone piccole, si vuole impedire di parlare di sesso, di genere, di identità, di relazioni. Ma noi lo sappiamo: negare non protegge, censurare non educa. L’educazione sessuale e affettiva non è un lusso, è una necessità politica e sociale. È l’unico modo per costruire relazioni sane, libere dal dominio, dal possesso, dalla violenza. È l’unico modo per insegnare che il consenso non è un tabù ma una pratica quotidiana. Che il piacere non è vergogna, ma conoscenza di sé.