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Bertulazzi: annullata (per ora) l’estradizione
La Cassazione penale argentina ha annullato il nuovo arresto di Leonardo Bertulazzi dopo l’avviso favorevole alla estradizione, condizionato alla revoca definitiva dello status di rifugiato, concesso dalla corte suprema federale. La giudice Mara Servini aveva revocato i domiciliari all’ex Br, 73 anni, odinandone la detenzione in carcere per rischio di […] L'articolo Bertulazzi: annullata (per ora) l’estradizione su Contropiano.
Milei usa l’estradizione di Bertulazzi per riabilitare la dittatura
La mattina di lunedì 16 luglio è stato esaminato davanti la corte suprema federale di cassazione argentina il ricorso presentato dalla difesa di Bertulazzi contro il nuovo arresto eseguito dopo il parere favorevole alla estradizione concesso dalla corte suprema di giustizia. La corte si è riservata e la decisione finale […] L'articolo Milei usa l’estradizione di Bertulazzi per riabilitare la dittatura su Contropiano.
Milei usa l’estradizione di Bertulazzi per riabilitare la dittatura
L’estradizione di Bertulazzi fa parte di una più generale riscrittura e cancellazione della storia e dei crimini della dittatura, all’interno della quale i soli colpevoli e responsabili diventano gli oppositori, coloro che hanno combattuto la dittatura e da questa sono stati perseguitati: ex prigionieri politici, i militanti assassinati, le migliaia di desaparecidos, i minori rapiti […]
Il caso Bertulazzi
Ci sono stati tempi in cui la prigione non è stata l’unico modo per epurare una condanna. L’esilio è stato per molti secoli il destino imposto ai trasgressori. Si considerava l’esilio, lo sradicamento come una pena, una pena senza ritorno, una rottura totale del corso della vita di una persona […] L'articolo Il caso Bertulazzi su Contropiano.
La fretta di Milei per “regalare” Bertulazzi a Giorgia Meloni
L’estradizione di Leonardo Bertulazzi dall’Argentina in Italia è in un passaggio determinante. Qui il comunicato stampa della comunità locale in sua difesa. ***** In tempi record, la Corte Suprema di Giustizia ha deciso ieri pomeriggio l’estradizione del militante e attivista sociale italiano Leonardo Bertulazzi, residente in Argentina con la sua […] L'articolo La fretta di Milei per “regalare” Bertulazzi a Giorgia Meloni su Contropiano.
Milei prova a imporre l’estradizione di Bertulazzi
Dopo la sentenza della Corte Suprema che ha respinto il ricorso della difesa contro la richiesta di estradizione dell’Italia, l’ex Br Leonardo Bertulazzi è stato prelevato martedì sera dalle forze dell’ordine a Buenos Aires e trasferito in un centro di detenzione in attesa di essere portato in Italia. Lo riferisce […] L'articolo Milei prova a imporre l’estradizione di Bertulazzi su Contropiano.
Facciamo rumore, per denunciare modalità e finalità processuali contro tre palestinesi
Al Tribunale de L’Aquila  il 2 aprile 2025 è iniziato un processo contro tre palestinesi accusati di terrorismo. Si tratta di tre cittadini palestinesi, Anan Yaeesh, Ali Irar e Mansour Doghmosh, accusati di associazione sovversiva con finalità di terrorismo. Le udienze si stanno susseguendo a ritmo serrato, con la presumibile intenzione di arrivare al più presto ad una condanna, che potrebbe comportare l’estradizione verso Israele, Stato che ne ha richiesto l’arresto, Stato dove i rischi di tortura e trattamenti inumani sono concreti, Stato a cui il governo italiano ha ubbidito prontamente. Fin dalle prime udienze sono emerse forzature e arbitrii che conducono con ogni evidenza a una “sentenza già scritta”; in particolare: sono state ammesse al dibattimento le “prove” raccolte dalle autorità israeliane sulla base di interrogatori svolti nei territori occupati, quindi senza la presenza degli avvocati difensori, e con “il sospetto” di torture agite a scopo di estorcere le notizie; della lista dei testimoni della difesa ne sono stati ammessi solo 3 su 39, fatto che risulta ledere il diritto alla difesa degli imputati; il Giudice, durante la prima udienza, ha fatto sgomberare l’aula dalla presenza dei solidali, dopo le proteste contro il palese stravolgimento delle parole di Anan Yaeesh da parte del traduttore. A l’Aquila è lecito ritenere pertanto che sia in corso un processo basato su manipolazioni e forzature sul piano procedurale e che sul piano politico. Le autorità italiane stanno agendo per conto delle autorità israeliane, Anan Yaeesh, Ali Irar e Mansour Doghmosh non hanno commesso alcun reato in Italia; le accuse, gli indizi e “le prove” a loro carico sono prodotte dalle autorità (militari) israeliane. Emerge così anche la sottomissione delle autorità italiane agli interessi di Israele. Questo processo inoltre avviene in un clima politico avvelenato dalle forzature del governo italiano che, ad esempio, prova ad imporre il Decreto Sicurezza per accelerare l’attuazione di strumenti repressivi contro i movimenti popolari; avviene in un contesto in cui lo Stato di Israele continua a compiere un genocidio del popolo palestinese, con la complicità nei fatti di Stati Uniti e di Europa. L’informazione nel nostro Paese sembra non avere interesse a indagare e quindi denunciare quello che accade nelle aule di Tribunale all’Aquila. Forse questo avviene anche per evitare che attorno ad Anan Yaeesh, Ali Irar e Mansour Doghmosh si sviluppi una mobilitazione di solidarietà ampia e che “il caso” diventi una questione politica. Puntare i riflettori su questo procedimento giudiziario, che sembra nascondere molti, troppi punti oscuri, attraverso una informazione libera e indipendente vuole essere un modo di difendere tre persone, che potrebbero e dovrebbero essere accolte come rifugiati politici (Anan Yaeesh, ad esempio, porta i segni delle torture subìte nelle prigioni israeliane) invece che essere trattate come criminali, visto che in Italia non si sono macchiati di nessun delitto. Teniamo i riflettori puntati e proviamo a uscire dal silenzio e dalla passività, facciamo rumore, per uscire dalla collusione implicita che attraversa spesso le vicende di asse tra Israele e governo italiano. Redazione Italia
Traduzione del comunicato del collettivo tedesco Wir Sin Linx
Una settimana fa, 7 antifascisti si sono consegnati alla polizia dopo essersi nascosti per quasi 2 anni. 2 anni in cui lo Stato ha sfoderato ogni strumento di repressione a sua disposizione per cercarli: Perquisizioni pubbliche e taglie che ricordano i tempi della RAF, sorveglianza e perquisizioni di interi quartieri, accuse come il tentato omicidio che difficilmente possono essere superate in assurdità – la lista è lunga. È evidente che c’è una motivazione politica dietro tutto il clamore e lo zelo investigativo quasi ossessivo. La diffamazione dei nostri compagni in carcere e in clandestinità ha lo scopo di scoraggiare e rompere la solidarietà con loro. Conosciamo la situazione dei diritti umani in Ungheria, le condizioni di detenzione e i perfidi accordi offerti ai prigionieri dopo i tentativi di logorarli in isolamento. La minaccia di estradizione in Ungheria viene usata per fare pressione sugli accusati e per estorcere “confessioni”. Arrendersi in queste circostanze non è stato certo facile e, come altri hanno già scritto, “volontario, ma non da un cuore libero”. Gli antifascisti avevano eluso con successo le varie autorità investigative per quasi due anni. Ricomparire e costituirsi non deve essere stata una decisione facile, soprattutto alla luce della minaccia di una repressione eccessiva. Proprio per questo motivo le congetture e la condanna di questa decisione presumibilmente ponderata sono inappropriate. Tutti gli accusati meritano invece la nostra solidarietà e il nostro rispetto, sia per aver fatto il passo di costituirsi sia per essere rimasti nascosti per le elezioni. Abbiamo seguito gli eventi dell’ultima settimana con preoccupazione per i nostri compagni e le nostre compagne. Abbiamo potuto vedere come sono stati sparsi in tutta la Germania, sparsi in diverse prigioni e messi in detenzione preventiva. E in molti casi a grande distanza da amici e familiari. È evidente che questo è l’ennesimo tentativo delle autorità repressive di isolare e spezzare coloro che sono stati imprigionati e ciò che rappresentano. Nonostante il timore di ciò che attende gli antifascisti, le massicce espressioni di solidarietà sono state rassicuranti; sono stati accolti con solidarietà ovunque e in quasi tutte le città in cui sono stati portati davanti ai tribunali, ci sono state azioni di solidarietà con loro. Sapere che il vostro incoraggiamento e i vostri fuochi d’artificio si sono sentiti oltre le mura della prigione e nelle loro celle è particolarmente confortante. Vogliamo attirare l’attenzione sulla situazione di Zaid, oltre che sulla minaccia di estradizione in Ungheria, potrebbe seguire la sua deportazione in Siria. Questo deve essere impedito con tutti i mezzi! Il nostro odio contro lo Stato che imprigiona gli antifascisti è altrettanto diretto contro il micidiale regime di frontiera europeo e ogni singola deportazione. Vogliamo costruire sugli innumerevoli momenti di solitudine e di incoraggiamento e non riposare finché non saranno tutti liberi e di nuovo con noi! Finché tutte le prigioni non saranno ridotte in macerie! Free Maja Free Hanna Free Nele Free Luca Free Paula Free Clara Free Zaid Free Moritz Free Paul Free Tobi Free Gino Free Gabri Free Johann Free all Antifas! #NoExtradition -------------------------------------------------------------------------------- Fonte