Tag - Didattica scuola

La Palestina in classe e a scuola: laboratorio di condivisione di esperienze e approcci
SEGNALIAMO UN INTERESSANTE LABORATORIO SU ISCRIZIONE ORGANIZZATO DA DOCENTI PER GAZA IL 28 SETTEMBRE 2025 DALLE 16 ALLE 19 PRESSO IL CIRCOLO FAMILIARE DI UNITÀ PROLETARIA VIALE MONZA 140, MILANO. PUBBLICATO SU DOCENTI PER GAZA. Il mestiere di insegnante non può non contemplare la decolonizzazione del sapere scolastico: crediamo che sfondare il muro di paure e omertà sul tema della Palestina e sensibilizzare le nostri classi contro la riproduzione delle dinamiche coloniali, l’apartheid e il genocidio del popolo palestinese rientri tra gli obiettivi necessari di chi detiene il compito di educare alla giustizia sociale, all’inclusività, alla democrazia. La repressione coloniale in Palestina si riverbera da noi nella censura a cui il corpo docente è stato spesso sottoposto da parte del proprio stesso contesto scolastico, dai genitori o dalle istituzioni nel momento in cui ha provato, soprattutto nel corso degli ultimi due anni, a esporsi sul tema e nutrire un sapere critico che riconosca nella contemporaneità processi storici già in oggetto dei nostri programmi scolastici.  Di fronte a queste difficoltà, Docenti per Gaza organizza un laboratorio in presenza a Milano per docenti di tutti gli ordini e gradi: ad un primo incontro, qualora partecipato e efficace, seguiranno incontri successivi. L’obiettivo di questo primo appuntamento è la condivisione delle proprie esperienze, in qualità di docenti, di didattica sulla Palestina. Come abbiamo approcciato il tema del colonialismo in Palestina e del genocidio in corso? Quali discorsi abbiamo introdotto nelle nostre classi o nei nostri istituti per affrontare l’argomento? Quali difficoltà abbiamo incontrato? Abbiamo subìto esperienze di censura o repressione da parte di genitori, altri insegnanti o dirigenze? Convint3 che la paura inibisca e metta a tacere molt3 collegh3 che vogliono esprimersi all’interno delle proprie classi e dei propri istituti, spesso completamente sol3 all’interno di un collegio docenti ostile, indifferente o altrettanto timoroso di esporsi, questo laboratorio vuole aiutare ad incoraggiare l3 partecipanti a proseguire con convinzione e coraggio nel proprio fondamentale lavoro di decolonizzazione del sapere e di cura dello spirito critico. Il laboratorio si svolgerà negli spazi del CFUP – Circolo Familiare di Unità Proletaria (viale Monza 140, Milano) domenica 28 settembre dalle ore 16 alle ore 19. I locali si trovano al secondo piano dell’edificio – senza ascensore. Il laboratorio è limitato a un numero di 15 partecipanti per garantire a tutt3 la possibilità di esprimersi e raccontarsi, pertanto chiediamo all3 docenti interessat3 di compilare il modulo all’indirizzo https://forms.gle/5q9ccxmykkXQDn6B9 specificando, nel caso in cui sia possibile, in quale ordine di scuola e quale disciplina si insegna. Nel caso in cui riceveremo un numero sovrabbondante di richieste, valuteremo la possibilità di replicarlo per poter accogliere quante più persone possibile. Vi chiediamo di non compilare il modulo qualora non si abbia sicurezza della propria partecipazione per non ostacolare quella di altri potenziali partecipanti. Qualora ci si trovi nella condizione di dover annullare la propria partecipazione, si è pregat3 di comunicarlo tempestivamente al fine di poter coinvolgere altr3 interessat3. I partecipanti riceveranno nei giorni successivi un’email di conferma dell’iscrizione, nella quale verranno anche forniti dettagli sulle modalità di svolgimento dell’incontro. Per ulteriori informazioni potete scrivere all’indirizzo email info@docentipergaza.it.
Gerusalemme capitale di Israele e altre menzogne dei manuali scolastici
Tra pochi giorni le e gli studenti e le studentesse di tutta Italia torneranno sui banchi, mentre le/i docenti sono pronte/i a riprendere il loro posto in aula, ma mai come in questo momento è necessaria non solo una riflessione critica sui manuali (in particolare di storia) proposti nelle scuole, ma soprattutto un lavoro di costante monitoraggio sui contenuti spesso ambigui, quando non palesemente scorretti, circa la situazione in quell’area di mondo che in troppi continuano a definire Medio Oriente. Si potrebbe cominciare da qui, come suggerisce, sulla scorta di Edward Said, Michele Lucivero (in un articolo pubblicato su www.pressenza.it), a decolonizzare il linguaggio della manualistica o, quantomeno, a rendersi conto di quanto imbevuto di pensiero spesso inconsapevolmente colonialista sia il linguaggio mainstream. Sarebbe questo un primo passo doveroso, ma certamente insufficiente oggi, nel momento in cui, come lo stesso Lucivero sottolinea (in un articolo pubblicato su www.jacobinitalia.it), proprio il manuale più soddisfacente dal punto di vista di una narrazione storica non “marcatamente colonialista” è stato (non a caso!) oggetto di segnalazione da parte del Ministero dell’Istruzione e del Merito. Trame del tempo, il manuale di storia edito da Laterza di cui sono autori Ciccopiedi, Colombi, Greppi e Meotto, è stato infatti accusato di aver stabilito una indebita continuità storica tra fascismo e governo Meloni. Il caso non è che l’ultimo di una serie di interventi di carattere censorio che da parte di Governo e Ministero dell’Istruzione stanno sempre più frequentemente attentando alla libertà di ricerca e di insegnamento. Sulla base di questa lunga ma necessaria premessa è quindi importante leggere l’articolo uscito su “il Manifesto” del 29 agosto 2025 (https://ilmanifesto.it/loccupazione-israeliana-nei-libri-scolastici-italiani), in cui l’autrice Eliana Riva ricostruisce il lavoro della rete Docenti per Gaza, che grazie a uno scrupoloso monitoraggio dei manuali italiani ha messo il evidenza il fatto che «nelle nostre scuole Gerusalemme viene sempre indicata come capitale di Israele e che i territori palestinesi occupati sono a volte inseriti all’interno dello stato ebraico». La rete ha dato mandato all’avvocato Dario Rossi di chiedere rettifica alle case editrici, che spesso indicano la questione semplicemente come “controversa” o descrivono territori illegalmente occupati come “oggetto di contesa”. Il punto di vista prevalentemente adottato dalla manualistica è quello israeliano, implicitamente avallandone le gravissime violazioni del diritto internazionale e contribuendo, sotto traccia, a diffondere una versione non solo unilaterale, ma francamente criminale della questione palestinese, spesso con la scusa di “rendere comprensibile una materia complessa”. Le risposte delle case editrici hanno solo parzialmente soddisfatto le richieste di rettifica, a conferma di quanto sia necessario oggi più che mai un paziente ma capillare lavoro culturale che deve partire proprio dalla denuncia di quelli che solo a un occhio ingenuo possono apparire semplici errori o imprecisioni. Il diritto internazionale è chiaro a riguardo: Gerusalemme non è la capitale di Israele e gran parte della Palestina è illegalmente occupata da Israele. Fino a che non si chiariranno in modo inequivocabile almeno queste premesse, sarà necessario condurre un lavoro culturale e di formazione che infatti sempre più docenti sentono necessario: l’iniziativa della Scuola per la Pace di Torino e Piemonte “Nello specchio di Gaza” (clicca qui per il progetto) rappresenta a tale proposito un importante tassello per contribuire alla crescita di una cultura antirazzista e colonialista. Anche questo è politica, anche questo è militanza, anche questo è accompagnare la navigazione della Global Sumud Flotilla e affiancarne, da terra, da dietro la cattedra, facendo cultura, la missione. A questo proposito segnaliamo che la campagna continua e che Docenti per Gaza raccoglie segnalazioni: https://www.instagram.com/docenti.per.gaza/p/DFNSJxNOX7h/?img_index=4 Irene Carnazza, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, Torino
Progetto didattico: Nello specchio di Gaza. La cultura palestinese e noi
RICEVIAMO E DIFFONDIAMO CON PIACERE IL PROGETTO DIDATTICO NELLO SPECCHIO DI GAZA. LA SCULTURA PALESTINESE E NOI MESSO A PUNTO DA LA SCUOLA PER LA PACE DI TORINO, ADERENTE ALL’OSSERVATORIO CONTRO LA MILITARIZZAZIONE DELLE SCUOLE E DELLE UNIVERSITÀ. Il progetto Nello specchio di Gaza. La cultura palestinese e noi è nato dalla volontà di una parte del mondo della scuola torinese e piemontese di rompere il silenzio su Gaza, un silenzio, quando non decisa censura, che fino allora aveva inquinato il clima nelle scuole generando disagio profondo in coloro che “sentono coscienza” e si nutrono di conoscenza. Un documento, Gaza Now!, è partito da alcun* insegnanti di un liceo ed è stato rilanciato attraverso la rete della Scuola per la pace. Si e’ poi è tenuta una affollata assemblea in cui è stato deciso di organizzare una “camminata delle scuole per Gaza” per rivendicare la rottura dei rapporti politici, diplomatici ed economi con Israele, di sottoscrivere il documento Gaza Now! e consegnare le firme all’USR, di dedicare “una settimana” del futuro anno scolastico alla cultura palestinese nelle scuole. La “camminata” si è tenuta una settimana dopo e, sfidando ogni previsione, è stata partecipata da circa 4000 persone: docenti e studenti di ogni età, dalla scuola dell’infanzia alle superiori, famiglie, cittadin* e anche qualche dirigente scolastic*. La stampa locale ci ha dato una certa copertura con diversi articoli online. Nei giorni seguenti si sono raccolte oltre 1800 firme al documento Gaza now!, che è stato letto in diversi collegi docenti. Non è stata una campagna online, ma una raccolta firme “tradizionale”, suscitando così discussioni e rompendo davvero il silenzio su Gaza. Tali firme, suddivise per scuola, sono poi state consegnate e protocollate all’USR il 4 luglio.  Nel frattempo si è costituito all’interno della Scuola per la pace, a cui sono affluite nuove persone intensificando l’attivismo, un comitato scientifico per il progetto sperimentale sulla cultura palestinese. Abbiamo dilatato i tempi: non più una “settimana”, ma tutto l’anno, iniziando da settembre. Il criterio di fondo del progetto è che il comitato scientifico organizza alcune iniziative “per tutti”, mentre le singole scuole o i singoli docenti progetteranno la didattica specifica sul tema declinato secondo gli ordini di scuola e gli interessi di docenti e studenti. Le iniziative per tutt* sono un convegno di formazione che si terrà il 19 settembre presso un liceo torinese e la proiezione di due documentari in un cinema cittadino a tre sale nella settimana seguente. Non sarà un semplice “ascoltare un convegno” o “andare al cinema”, ma un atto politico con cui vogliamo riunire la comunità del 5 giugno in una esperienza condivisa di conoscenza, solidarietà, presa di posizione politica e sostegno economico a Gaza (il ricavato del biglietto del cinema di 5 euro sarà devoluto in donazioni per Gaza).  Per offrire spunti, suggestioni e risorse alle scuole sono poi stati presi contatti con diverse persone dalle competenze più diverse, coinvolgendo gruppi presenti sul territorio come il BDS, Emergency, Torino per Gaza, il Nazra Film Festival, docenti, studios*, artist*, testimoni. La loro disponibilità a intervenire nelle scuole, se chiamati da docenti, è riassunta in un file dedicato. Altri contatti stanno emergendo e il “catalogo” si amplierà strada facendo, anche grazie alle ricerche ancora in corso. Infine, sarà condiviso il link a un drive con alcuni materiali didattici che attualmente è in lavorazione. Da mesi è ormai conclamato che nei riflessi cangianti dello specchio di Gaza vediamo smascherato il volto coloniale dell’Occidente nella sua più torva espressione genocida, che ci riporta all’Olocausto americano (Stannard) e a ogni sterminio della storia. Quella storia che a scuola si insegna come gloriosa avanzata dell’Europa verso la modernità e il progresso senza raccontare che lo scambio ineguale con il resto del mondo ne è stato il fondamento. Nello specchio di Gaza vediamo con spavento lo sprezzo dell’umano, i deliri di potere assoluto sui corpi, sulle vite, sulla natura, sulle memorie, sulle preziose tracce del passato. Vediamo disintegrare e calpestare ogni valore di democrazia, giustizia sociale e libertà, vediamo la verità di quell’“ordine” globale che opprime il presente.  Nello specchio di Gaza vediamo persone resistere fiere sulla terra dei loro antenati: sumud è la loro postura, come alberi che non si spezzano nella tempesta. In condizioni inimmaginabili vediamo produrre cultura: diari, racconti, poesie, fotografie, filmati, disegni di bambini e opere d’arte, danze tradizionali e rap. Vediamo l’amore per l’istruzione, il desiderio delle/i giovani di apprendere e la cura dei docenti nell’insegnare. La cultura in Palestina – la letteratura, l’arte, il cinema, la danza, la musica, la fotografia, la cucina, l’agricoltura e la botanica, l’istruzione – ci appare una modalità potente di rielaborazione dell’esperienza coloniale, che ha dato e dà senso e voce al vissuto soggettivo e collettivo di oppressione e resistenza, essa stessa forma di resistenza. Dalla fine degli anni Sessanta, scrive Rashid Khalidi, “gli scrittori e i poeti della diaspora palestinese, così come quelli che vivevano in Palestina (…) attraverso i loro romanzi, racconti, opere teatrali e poesie hanno dato voce a un’esperienza nazionale condivisa fatta di perdita, esilio, alienazione. Allo stesso tempo hanno dimostrato un’insistenza caparbia sulla continuità dell’identità palestinese e sulla fermezza di fronte alle difficoltà”. Nelle carceri israeliane, racconta Aysar Al-Saifi, i prigionieri avevano “compreso rapidamente che l’Occupazione mirava a distruggere la loro cultura e il loro patrimonio con l’intento di creare dei corpi vuoti, senza contenuto, che avrebbe potuto manovrare a proprio piacimento. Per questo si impegnarono subito nella mobilitazione culturale e ideologica attraverso letture e riunioni collettive tra i vari gruppi politici”, incontri che “miravano a ravvivare la vita culturale e la resistenza alle politiche di assimilazione della coscienza perseguite dall’Occupazione”. Nella produzione artistica di Emily Jacir e nelle attività della fondazione Dar Jacir for Art and Research a Betlemme si incontrano il passato e i linguaggi della contemporaneità, si protegge e valorizza con cura l’eredità della terra e delle tradizioni, si scambiano esperienze educative, culturali e agricole con metodi multidisciplinari e pratiche decoloniali, ci si interroga sulla rilevanza di ciò che si fa nel quotidiano nelle condizioni attuali di genocidio, si rintraccia il senso dell’agire negli spazi di riunione collettiva, nella condivisione di musica e cibo come nutrimenti di guarigione. Nel nostro intento, avvicinare con rispetto e cautela la cultura palestinese può aiutarci a decolonizzare un poco il nostro sguardo, a rileggere la storia e cercare nuovi modi di insegnarla, a rafforzarci nella consapevolezza che cultura e istruzione sono antidoti alla “assimilazione delle coscienze”, a interrogarci sul senso delle nostre azioni valorizzando relazioni e gesti per favorire le guarigioni, a sviluppare “fermezza di fronte alle difficoltà” per resistere e contrastare le ingiustizie e le violenze diventate parte del nostro difficile quotidiano di europei che si credevano in pace. Molte altre cose scopriremo nel percorso. Ci auguriamo di saperle comprendere e condividere. Allegati la locandina del convegno e il file con il progetto in progress. David E. Stannard, Olocausto americano. La conquista del nuovo mondo, Bollati Boringhieri, 2021 (1° ed. 2001). Rashid Khalidi, Palestina. Cento anni di colonialismo, guerra e resistenza, Laterza, Bari-Roma, 2025 (ed or. 2020), pp 132-133. Aysar Al Saifi, Foglie di gelso. Racconti palestinesi, Prospero Editore, 2021, p. 40. Creative Time Summit 2024 | Emily Jacir & Reem Khatib (Dar Jacir for Art and Research), ottobre 2024. Nello specchio di Gaza. La cultura palestinese e noiDownload CORSO DI AGGIORNAMENTO PER IL PERSONALE SCOLASTICO APERTO ALLA CITTADINANZA NELLO SPECCHIO DI GAZA. LA CULTURA PALESTINESE E NOI VENERDÌ 19 SETTEMBRE 2025 ORE 8.30-16 LICEO CAVOUR, CORSO TASSONI 15, TORINO  8.30 Accoglienza e introduzione di Maria Teresa Silvestrini, Scuola per la pace Torino e Piemonte Prima parte – Coordina Cristina Bracchi, Scuola per la pace Torino e Piemonte 9 – 9.30   L’Occidente e il nemico permanente Elena Basile, Ambasciatrice 9.30 – 10 Education in Times of Uncertainty: Insights from Palestine Dalya Saleh, FormerEnglish teacher in Gaza pursuing her postgraduate studies in the UK 10 – 10.30           NAZRA: uno sguardo sul cinema palestinese Fabiana Piretti, direttrice tecnica Nazra Film Festival e insegnante 10.30 -11 Domande e dialogo 11- 11.15 Pausa caffè Seconda parte – Coordina Chiara Giacometti, Scuola per la pace Torino e Piemonte 11.15 – 11.45     BDS: Ethical & Legal Accountability for a Just Peace Omar Barghouti, Palestinian human rights defender and co-founder of the Palestinian-led BDS 11.45 – 12.15     Uno sguardo antropologico di fronte al genocidio Laura Ferrero, docente di antropologia del Medioriente, Università di Torino – Chiara Pilotto, ricercatrice in Antropologia, Università di Bologna 12.15 – 12.45     La letteratura palestinese dalla Nakba a oggi Elisabetta Benigni, docente di Letteratura araba moderna, Università di Torino 12.45 – 13.15 Domande e dialogo 13.15 – 14 Pausa pranzo Pomeriggio – Coordina Paola Valenti, Scuola per la pace Torino e Piemonte e Docenti per Gaza 14 – 14.30  Memoria, resistenza e oppressione di genere: la rilettura di alcuni temi canonici della letteratura palestinese Roberta Denaro, docente di Lingua e Letteratura araba, Università Orientale di Napoli 14.30 – 16  Presentazione delle attività e dei laboratori rivolti alle scuole ❀❀❀❀❀❀❀❀❀❀❀❀ 20 SETTEMBRE, LICEO ALFIERI, ORE 10-12 Workshop sulla letteratura palestinese del Novecento: storia, temi, testi  con Roberta Denaro, docente di Lingua e Letteratura araba, Università Orientale di Napoli ❀❀❀❀❀❀❀❀❀❀❀❀ 22 SETTEMBRE, LICEO SPINELLI, ORE 12.10-16.20 Incontro in auditorium delle classi quinte con Margherita Penna, Dipartimento di Giurisprudenza, Università di Torino, e Rosita Di Peri, docente di Scienze politiche e Relazioni internazionali, Università di Torino. ❀❀❀❀❀❀❀❀❀❀❀❀ 23 E 30 SETTEMBRE, CINEMA FRATELLI MARX, ORE 18.30 (SU TRE SALE) 23 settembre proiezione di Janin, Jenin, regia di Mohammad Bakri, documentario – Palestina, 2024, 91 minuti https://it.gariwo.net/magazine/medio-oriente/jenin-jenin-2024-bakri-e-tornato-27755.html 30 settembre proiezione di From Ground Zero, da un’idea di Rashid Masharawi, 22 cortometraggi che danno voce alla striscia di Gaza – Palestina, Francia, Emirati Arabi Uniti, Svizzera, 2024, 112 minuti ❀❀❀❀❀❀❀❀❀❀❀❀ Concerto serale di band studentesche organizzato da studenti Data e luogo da definire Verrà data comunicazione. ❀❀❀❀❀❀❀❀❀❀❀❀ LABORATORIO DI CINEMA PALESTINESE a cura di Antropolog@ per la Palestina. Laboratorio rivolto a docenti e aperto al pubblico della durata di due ore. Si svolgerà nel pomeriggio in data e luogo da definire. Verrà data comunicazione. Disastri e resistenze dell’immaginario. Percorso visivo attraverso brani del cinema palestinese. * Maria Elena Marabotto Petrelluzzi, producer e studiosa di cinema, cultrice della materia presso la cattedra di Antropologia del Medioriente, Università di Milano Bicocca * Mauro Van Aken, docente di Antropologia del Medioriente, Università di Milano Bicocca Un percorso attraverso alcuni estratti di film palestinesi per aprire ad un dialogo sugli immaginari e la storia di un territorio e della sua popolazione. Un movimento continuo tra esperienze individuali e collettive, dinamiche culturali e sociali e contesti storici e politici. La filmografia palestinese dagli anni ’60 ha veicolato uno spazio centrale per “raccontarsi” e manifestarsi di fronte a sguardi umanitari e depoliticizzanti, censure, oblio e disumanizzazione. Un panorama culturale centrale per rivendicare, accompagnare la resistenza, testimoniare ed elaborare le dimensioni traumatiche collettive, e aprire, anche da diverse prospettive “locali” e della diaspora, analisi e immaginari contemporanei per uscire dalla dinamica della narrativa e delle rappresentazioni ufficiali. Un dialogo sull’immaginario culturale palestinese e le sue rappresentazioni filmiche, in un confronto sulle narrazioni e le interconnessioni con gli sguardi altri. Tra le tematiche da proporre: –la forza di tessere altre storie, immaginare e rivendicare altri mondi, anche ironicamente a partire da prospettive culturali palestinesi; –la dimensione “laboratoriale”, locale e globale, dei vissuti palestinesi nelle architetture della segregazione e apartheid; –vite confinate nelle prospettive di bambini, non-umani, e femminili/femministe; –processi di disumanizzazione e interconnessioni transnazionali della lotta, dell’immaginazione e degli immaginari raccontati anche attraverso sguardi israeliani. ❀❀❀❀❀❀❀❀❀❀❀❀ Proposte di attività e laboratori per le scuole Incontri e laboratori che le/i docenti possono organizzare in autonomia prendendo contatti con le persone indicate. Spettacolo per scuole da organizzare in orario extra-scolastico Poesie da Gaza Spettacolo di poesia e musica dal libro Il loro grido è la mia voce. Proposta di Lucia Santangelo e Massimiliano Carrino: “Consapevoli e felici della riuscita di “Poesie da Gaza” dello scorso 21 giugno di cui alleghiamo materiale, pensiamo che quegli stessi contenuti che trovano il punto di partenza nel libro di Poesie palestinesi “Il loro grido è la mia voce”, quella stessa modalità di intreccio con la musica e di confronto e partecipazione, possano rappresentare un’ottima occasione di lavoro di riflessione con studentesse, studenti e insegnanti. L’attività è da concordare con le/i docenti interessate/i. Contatti: Lucia Santangelo: lucia.labor@gmail.com; Massimiliano Carrino: maxcarrino@hotmail.com Storia della Palestina Andrea Gobetti. Attivista per i diritti umani, fa parte dal gennaio 2024 del Coordinamento Torino per Gaza. Ha tenuto diverse lezioni sulla storia del Levante nelle scuole superiori e ha partecipato all’organizzazione del festival Hurriya: Palestina un Popolo che Resiste e vari altri eventi culturali tra Torino e Verbania. Contatto: gobettiandrea@gmail.com Amedeo Rossi “Amedeo Rossi (Biella, 1954) vive a Torino. Da molti anni si occupa della questione palestinese. Fa parte della redazione di “Zeitun.info”, sito che pubblica, anche in traduzione, articoli sul problema israelo-palestinese. Collabora con la radio In Primis di Brescia. E’ autore di numerosi saggi e del libro Il muro della hasbarа. Il giornalismo embedded de La Stampa (Zambon, 2017 e 2019). Con Cristiana Cavagna ha tradotto e curato il libro di Hanna Levy Hass e Amira Hass, Diario di Bergen Belsen (Jaca Book, 2018). Per le Edizioni Q ha pubblicato Le parole divise. Israele/Palestina: narrazioni a confronto (2022) e Antisemitismo e antisionismo: usi e abusi (2025)” (https://www.ladedizioni.it/prodotto/antisemitismo-e-antisionismo/) Contatto: ame_rossi54@yahoo.it Storia di Palestina, Israele, Libano e Siria Rosita Diperi Docente di Scienza Politica e Relazioni internazionali al Dipartimento di Cultura, Politica e  Società dell’Università di Torino. “Her research interests focus on political transformations in the Middle East with a specific attention on Lebanon and the relations between power and space in the Mediterranean region (with particular attention to Lebanon and Tunisia). She is member of the doctorate in Social and Political Change with the University of Florence. She is the President of the Italian Society for Middle Eastern Studies (SeSaMO)”. Contatto: rosita.diperi@unito.it Storia del Medio Oriente La condizione dei rifugiati palestinesi in Libano Jinan El Nammoura. Jinan El Nammoura graduated with top honors in Modern Foreign Languages and Literatures. She is interested in human rights and refugee policies, with a particular focus on the economic and legal dynamics that influence these issues. Her thesis explored the rights of Palestinians in Lebanon, who have been refugees for almost four generations, analyzing the legal and socio-economic implications. Jinan aims to deepen her understanding of these topics in the context of comparative law, economics, and finance, with the goal of contributing to a greater understanding of global challenges https://www.iuctorino.org/clef-2025 Contatto: jinan7890@gmail.com Letteratura palestinese Elisabetta Benigni. Elisabetta Benigni ha ottenuto il dottorato di ricerca presso l’Università La Sapienza di Roma nel 2009 con una tesi sulla  letteratura dal carcere nei paesi arabi. Dal 2021 è Professoressa Associata di Letteratura araba moderna presso l’Università di Torino, Dipartimento di Lingue  e Letterature Straniere e Culture Moderne. E’ stata fellow alla Free University a Berlino nel 2011 e poi delll’Italian Academy (Columbia University) a New York nel 2015. Si è occupata dell’immagine di Gerusalemme nella letteratura palestinese e della circolazione di testi nel Mediterraneo orientale in epoca moderna. Attualmente sta lavorando a un libro sulle traduzioni di Machiavelli in arabo in epoca coloniale. Contatto: elisabetta.benigni@unito.it Storie di vita palestinesi Alaa El Ainain, ingegnere palestinese nato in Libano. Presentazione: “Mi chiamo Alaa El Ainain, sono un ingegnere biomedico con base a Torino. Di origine palestinese e nato in Libano, dal compimento dei miei 18 anni vivo in Italia, dove mi sono trasferito inizialmente per motivi di studio. Ho conseguito la laurea in Ingegneria Biomedica presso il Politecnico di Torino e, successivamente, ho intrapreso un percorso professionale che mi ha portato a stabilirmi definitivamente in questa città, dove oggi vivo con la mia famiglia e le mie tre figlie italo-palestinesi. Attualmente lavoro nel settore ingegneristico e sto completando un master interdisciplinare in Comparative Law, Economics, and Finance, con l’obiettivo di ampliare le mie competenze in ambiti critici per l’innovazione, la regolazione e lo sviluppo sostenibile. La mia esperienza personale e professionale si nutre di un forte intreccio tra scienza, diritto e impegno multiculturale”.Contatto: eng.elainain@gmail.com Rozan Alfarra. Rozan Alfarra is a Palestinian researcher in the field of development cooperation with a focus on international relations and key regional issues related to the Middle East and North Africa region. She is a fellow at the University of Turin and currently works in collaboration with the International Training Center of the International Labor Organization. She holds a Master’s degree in Global Studies and International Cooperation from the University of Turin. https://www.iuctorino.org/clef-2025. Contatto: rozanalfarra@gmail.com Naji Al Azzeh. Ballerino e insegnante di Dabka originario di Beit Jibrin, nato a Betlemme. Attivo dal 2006 con il gruppo folkloristico “Ghurba” del Centro Culturale Handala, Naji ha calcato i palchi palestinesi per anni, fino a diventare formatore delle nuove generazioni di danzatori. Oggi vive in Italia, dove si dedica alla mediazione culturale e alla diffusione della dabka come gesto collettivo di resistenza, memoria e comunità. Contatto: najiazzeh@gmail.com Libri Presentazione del libro Diario da Gaza di Wi’am Qudaih da parte di Sami Hallac e Roberta Stracquadanio, che hanno tradotto e curato il testo (l’autrice è a Gaza). “Wi’am Qudaih è nata nel 2005 a Khan Yunis, nella Striscia di Gaza. A luglio 2023 ha concluso le scuole superiori. Dal 7 ottobre dello stesso anno è stata testimone della campagna militare israeliana che ha causato almeno cinquantamila morti e distrutto la maggior parte delle infrastrutture civili di Gaza. Ha in programma di studiare scrittura e sceneggiatura, e di scrivere un romanzo”. Contatto: samigiuseppe.hallac@fastwebnet.it Presentazione da parte dell’autore, Aysar Al-Saifi, dei suoi libri Foglie di gelso. Racconti palestinesi, Prospero Editore, 2021, https://www.prosperoeditore.com/libri/foglie-di-gelso_aysar_al-saifi e Quando i picchetti sono fioriti, Prospero Editore, 2024, https://www.prosperoeditore.com/libri/quando-i-picchetti-sono-fioriti_aysar_al-saifi. “Aysar Al Saifi nasce nel 1988 nel campo profughi di Dheisheh, a Betlemme, in Palestina. Si laurea nel 2010 in Management all’Università di Betlemme e nel 2015 consegue un diploma in Studi Sociali presso l’Università Al Quds. Nel 2012 ha pubblicato, in arabo, il romanzo L’ultima lezione e nel 2021, per Prospero Editore, il reportage narrativo Foglie di Gelso”. Contatto: aysar.alsaifi@yahoo.com Fb:  https://www.facebook.com/search/top?q=aysar%20alsaifi&locale=it_IT Cinema Incontri sul cinema palestinese a cura del Nazra Film Festival Il progetto si propone di offrire la formazione basilare per essere giurato del Premio Giovani – istituito nel 2025 – al Nazra Short Film Festival, 7ª edizione, anno 2026. Partendo da una panoramica dei più noti Festival o Mostre di Cinema esistenti in città e paesi non lontani da noi, si presenteranno le peculiarità organizzativa e distributiva del Festival Nazra (Sguardo), il suo specifico intento e la sua diffusione sul territorio nazionale, non tralasciando alcuni riferimenti al contesto geopolitico attuale. Oltre a ciò, si proporrà in sintesi una panoramica delle caratteristiche essenziali delle varie arti e professioni che concorrono alla realizzazione di un’opera cinematografica (sceneggiatura, scenografia, fotografia, ecc.) al fine di ricavare un’adeguata valutazione del loro contributo per la riuscita finale. Al termine dei tre incontri le/gli studenti saranno in grado di compilare un modello predefinito, una scheda da giurato di cinema, che sia allo stesso tempo tecnica, analitica e valutativa. Contatti: Fabiana Piretti: fabiana.piretti@gmail.com; Claudio Grimaldi: grimaldi.claudio@gmail.com ❀ ❀ ❀ Presentazione di documentari, a cura di Sami Hallac. * Deferred Reclaim, 11’, regia di Abdallah Motan, Palestine, 2024, https://alardfilmfestival.com/film/deferred-reclaim/ * Palestina per principianti. Educazione sentimentale di un bassista rockabilly, regia di Francesco Merini, 59’, Italia, 2012 https://www.youtube.com/watch?v=eeiTovd9rEw * Un documentario di al-Jazeera, di sei minuti circa, sulle carceri israeliane * A state of passion, 90’, regia di Muna Khalidi e Carol Mansour, Palestina Giordania, 2024, https://www.palestinefilminstitute.org/en/tiff-2024/state-of-passion Contatto: samigiuseppe.hallac@fastwebnet.it ❀ ❀ ❀ Laboratorio di cinema palestinese dal titolo Che la mia voce sia un seme. Attività: presentazione film, proiezione, confronto e domande. Rivolto a più classi per una durata di due o più ore, di mattina o pomeriggio. Da organizzare in date successive a seconda della disponibilità. Presentazione: CHE LA MIA VOCE SIA UN SEME è una rassegna cinematografica indipendente e itinerante dedicata alla Palestina a fini educativi, di approfondimento culturale, politico e sociale. Il titolo della rassegna, CHE LA MIA VOCE SIA UN SEME, è una citazione rivisitata tratta dalle righe dell’ultima poesia scritta da Refaat Alareer Se Io Dovessi Morire.  Refaat è stato ucciso nella notte tra il 6 e il 7  dicembre 2023, insieme ad altri 7 membri della sua famiglia, durante un raid  israeliano che ha colpito la sua casa. Nella sua poesia, Refaat scrive “Che la mia fine sia un racconto”: nei racconti dei film presentati le voci del popolo palestinese non guardano ad una fine ma ad un seme in grado di germogliare e diramare le sue radici per decontaminare il male che avvelena la terra.  L’intero ricavato delle proiezioni è devoluto al popolo palestinese, in un gesto di solidarietà, sostegno, resistenza, responsabilità e coscienza collettiva. Curatela – Alessandro Maccarrone, Progetto Grafico – Alessia Sparacino, Lorenzo Ritorto, Raccolta Fondi – Ilaria Bambi, Spazi – Fondazione Merz, Recontemporary, Imbarchino, Mucho Mas, PAV, Comala Contatto: Alessandro Macarrone, maccarr1alessandro@gmail.com ❀ ❀ ❀ Percorso visivo attraverso brani del cinema palestinese. Disastri e resistenze dell’immaginario, a cura di Antropolog@ per la Palestina Maria Elena Marabotto Petrelluzzi, producer e studiosa di cinema, cultrice della materia presso la cattedra di Antropologia del Medioriente, Università di Milano Bicocca Mauro Van Aken, docente di Antropologia del Medioriente, Università di Milano Bicocca. Si veda la presentazione sopra riportata. Contatto: mariaelenamarabotto@gmail.com Sport Partite di calcio o tornei con Alaa El Ainain (vedi sopra la presentazione) “Quando sono arrivato in Italia nel 2010, volevo regolarizzare la mia situazione e richiedere il permesso di soggiorno. Ricordo ancora il momento in cui, in questura, mi hanno chiesto: “Che cittadinanza hai?”. Ho risposto: “Palestinese”. Mi hanno guardato con un’espressione incerta e mi hanno detto: “Ma la Palestina non c’è nel sistema…”. Hanno provato a indicare “libanese”, ma ho spiegato che noi palestinesi, anche se nati in Libano da genitori palestinesi, non riceviamo la cittadinanza libanese. Non esistiamo ufficialmente. Ma io esisto. E il mio popolo anche. Così ho cercato un modo per far vedere che la Palestina c’è. Ho scoperto il Balon Mundial, un torneo internazionale di calcio che si tiene a Torino, dove si rappresentano le nazioni di tutto il mondo, comprese quelle che spesso non trovano spazio nella politica ufficiale. Era molto più di un torneo: era un progetto di rappresentazione, di inclusione, di orgoglio. Ho deciso di creare una squadra per rappresentare la Palestina. Secondo il regolamento, potevamo avere fino a cinque giocatori non palestinesi, perché l’obiettivo era più culturale che sportivo. Ho chiesto ad alcuni miei amici italiani se volevano far parte del progetto. Mi hanno detto subito di sì. Anzi, a volte sembravano più emozionati e più tristi di me quando perdevamo. Perché indossavano quella maglia come fosse anche la loro. Era una maglia senza Stato, ma piena di significato. Attraverso quella squadra ho sentito che stavo rappresentando il mio popolo, non solo sul campo da calcio, ma anche in campo educativo. Per fortuna, nel frattempo, mi sono laureato con il massimo dei voti al Politecnico di Torino. Quella squadra è diventata un simbolo di riscatto, un modo per dire: noi ci siamo. Nel corso degli anni abbiamo anche vinto alcuni tornei minori sotto il nome della Palestina. Non avevamo potere politico, ma avevamo il potere delle idee, della cultura, dell’amicizia. E questo era l’unico modo per me di far esistere, ogni giorno, il mio paese di origine. Ora mi farebbe molto piacere organizzare un torneo o anche solo qualche partita con i ragazzi delle scuole, per condividere questa esperienza, trasmettere un messaggio e continuare a far vivere la Palestina attraverso lo sport e l’educazione”. Contatto: eng.elainain@gmail.com Progetti Presentazione del Progetto Gaza di Emergency a cura di Franca Mangiameli. Contatto: franca.mangiameli@emergency.it Laboratori Laboratorio Lingua Madre Barbara Strambaci, IC Sibilla Aleramo, e Nada, docente di inglese a Gaza (online) Scambio di filastrocche e ninne nanne palestinesi e italiane. Contatto: stra.barbara@yahoo.it Laboratorio di lingua e scrittura araba Abd essamad Insegnante di lingua araba, originario del Marocco; conduttore della trasmissione radiofonica Assadaka in onda la domenica dalle 14 alle 17 su Radio Black Out. A partire dalla toponomastica palestinese, dai nomi propri di persone e da parole emblematiche come Sumud si sensibilizzeranno le/gli allieve/i sull’uso della lingua nella cultura araba. Il Laboratorio potrà essere concordato per adattarsi ai diversi ordini di scuola e alla composizione delle classi, in particolare a quelle più segnatamente multiculturali. Contatto: torinoabdel@hotmail.it Laboratorio di danza dabka > 1. La dabka: la danza della resistenza palestinese Naji Al Azzeh Ballerino e insegnante di Dabka originario di Beit Jibrin, nato a Betlemme. Attivo dal 2006 con il gruppo folkloristico “Ghurba” del Centro Culturale Handala, Naji ha calcato i palchi palestinesi per anni, fino a diventare formatore delle nuove generazioni di danzatori. Oggi vive in Italia, dove si dedica alla mediazione culturale e alla diffusione della dabka come gesto collettivo di resistenza, memoria e comunità. Contatto: najiazzeh@gmail.com Laboratorio Bds Proposta di Laboratorio per le scuole del BDS Torino sul significato e la pratica non violenta del  Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS) Il BDS Torino è un’emanazione locale del BDS Italia, a sua volta espressione del BDS palestinese  sorto nel 2005 sulla base di un appello di più di 170 associazioni della società civile per contrastare in modo non violento l’occupazione e il regime di apartheid da parte di Israele. Dinanzi alla politica genocidaria che Israele sta portando avanti grazie alla conseguente impunità di cui gode per la complicità dei governi occidentali, il movimento del Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni propone di offrire una possibilità sia a livello individuale che collettivo per superare il senso di impotenza che è presente in molti di noi sulla impossibilità di fermare il genocidio in corso a Gaza e in Palestina. ll laboratorio sul BDS consiste in un incontro di 2 ore e prevede : * una presentazione delle azioni del Movimento usando slides e video; * una descrizione delle campagne più importanti portate avanti; * i successi e un’analisi pratica di come si può mettere in pratica una campagna. Responsabile Carlo Tagliacozzo: carlo.tagliacozzo@gmail.com, cell. 334 7805108 Laboratorio di cucina. Giorgio chiede disponibilità di spazio alla Scuola biocentrica per laboratorio e cena. Laboratorio di danza dabka confermato Layal Chamas: richiesta progettazione con tempistiche, breve curriculum e contatto. CASSETTA DEGLI ATTREZZI: MATERIALI PER ATTIVITA’ AUTOGESTITE DALLE/I DOCENTI Verrà comunicato il link a un drive contenente materiali didattici con bibliografie generali e per ordini di scuola, esercitazioni da proporre alle classi, suggerimenti di video e film. Per il momento segnaliamo i seguenti documentari utili per la didattica in classe: Storia della Palestina Intervista a Ilan Pappé sul libro Brevissima storia del conflitto tra Israele e Palestina. Dal 1882 a oggi, Fazi, Roma, 2024.  In inglese con sottotitoli: https://www.youtube.com/watch?v=2yQADMyq2Tc Francesca Albanese incontra le scuole, di Docenti per Gaza “Il 26 marzo 2025 la relatrice speciale delle Nazioni Unite per il territorio palestinese occupato, Francesca Albanese, ha incontrato più di 3000 studenti in tutta Italia (una media di 180 classi partecipanti), introducendo la questione palestinese da un punto di vista storico, culturale e rispondendo con grande professionalità e disponibilità alle tante domande inviate dagli studenti stessi”. E’ ampiamente trattata la storia della Palestina e dell’occupazione dalla fine dell’Ottocento. > Webinar – Francesca Albanese incontra le scuole Apartheid Inside Israeli Apartheid Documentario di Mondoweis in arabo e inglese, 2022, 22 minuti Produced by Yumna Patel Filming, Editing and Motion Graphics by Palestine Productions Sottotitoli in inglese. Spiega in modo semplice e comprensibile che cosa significa vivere in regime di apartheid e occupazione. Road map to apartheid Documentario, regia di Ana Nogueira, Ana e Eron Davidson, 2012, 1.32 minuti Narrato da Alice Walker (autrice de Il colore viola), Roadmap to Apartheid paragona il sistema di apartheid in cui vive il popolo palestinese oppresso da Israele all’oppressione che subivano le persone di colore in Sudafrica quando in quel paese era presente questa piaga sociale. È un documento storico sull’ascesa e la caduta dell’apartheid in Sud Africa, ma è soprattutto un film sul perché molti palestinesi pensano di vivere in un sistema di segregazione razziale, e perché un numero crescente di persone in tutto il mondo è d’accordo con loro. Lingua inglese con sottotitoli in italiano. Colonizzazione della Cisgiordania 25 years of resisting Israeli settler violence in the occupied West Bank | Witness Documentario di Al Jazeera in arabo e inglese, 2024, 47 minuti Sottotitoli in inglese Atta Jaber’s family has farmed the Baqa’a Valley in the illegally occupied West Bank for hundreds of years, but since Israel’s 1967 occupation, their land has been confiscated piecemeal by Israeli settlers, and their homes and ancient farming terraces attacked and demolished. La storia di Sumud di Atta Jaber e della sua famiglia: “Staying on our land is ‘Sumud’”. Storie di vita palestinesi A Fish out of water: Gaza’s first fisherwoman (documentario su Madleen Kulab) Consigliato per le scuole elementari e medie. Per insegnanti Intervento di Francesca Albanese al convegno di formazione insegnanti, organizzato dall’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università e altri, tenutosi il 22 gennaio 2025 a Bari sul tema Economia di guerra ed educazione alla pace nelle politiche del Mediterraneo. Fuori la guerra dalla storia! Per partecipare alla rete e ricevere gli aggiornamenti: lascuolaperlapace@gmail.com Fb: https://www.facebook.com/profile.php?id=100086257735817 Instagram: https://www.instagram.com/scuola_per_la_pace?utm_source=ig_web_button_share_sheet&igsh=ZDNlZDc0MzIxNw==
Campagne per un nuovo anno scolastico all’insegna della Pace e della Resistenza
L’OSSERVATORIO CONTRO LA MILITARIZZAZIONE DELLE SCUOLE E DELLE UNIVERSITÀ, IN COLLABORAZIONE CON ALTRE ASSOCIAZIONI E ORGANIZZAZIONI, HA MESSO A PUNTO UNA SERIE DI CAMPAGNE PER L’AVVIO DEL NUOVO ANNO SCOLASTICO ALL’INSEGNA DELLA PACE E DELLA RESISTENZA NELLE SCUOLE. Istruzione, formazione, inclusione, autonomia, crescita personale e, soprattutto, far sì che ragazze e ragazzi possano presentarsi al mondo adulto come cittadine e cittadini: questi sono i compiti fondamentali della scuola italiana. In tutti gli ordini e gradi di scuola il personale scolastico deve contribuire al raggiungimento di questi obiettivi. E deve farlo subito con consapevolezza, perché è sotto gli occhi di tutti come le tragedie del secolo scorso, il colonialismo, la Prima e la Seconda guerra mondiale, il genocidio di gruppi di persone riconducibili a categorie razziali, culturali, etniche e religiose, si stiano ripresentando oggi. Per opporsi alla deriva militarista della nostra società, in vista dell’inizio del nuovo anno scolastico l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università promuove alcune pratiche per una campagna di resistenza e di pace all’interno delle scuole con le seguenti iniziative: – Un minuto di silenzio il primo giorno di scuola per le vittime del genocidio a Gaza promossa da La Scuola per la pace Torino e Piemonte, Docenti per Gaza e Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università. Clicca qui. – Esposizione permanente in tutte le scuole della bandiera della pace. – Raccolta di firme sul documento “Noi siamo docenti Pacefondai” messo a punto dal gruppo scuola dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università da sottoscrivere da parte di tutto il personale scolastico a inizio anno per assumere un preciso indirizzo didattico pacifista e, al tempo stesso, esprimere una dichiarazione d’intenti per rifiutare che i propri studenti e le proprie studentesse svolgano attività che prevedano la partecipazione diretta o indiretta con le Forze Armate. Clicca qui per la petizione su Change.org. – Campagna promossa dall’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università per sottoscrivere da parte dei genitori a inizio anno scolastico un documento da consegnare alle rispettive scuole per rifiutare che i propri figli e le proprie figlie svolgano attività che prevedano la partecipazione diretta o indiretta delle Forze Armate. Clicca qui per scaricare il documento. FIRMA LA PETIZIONE SU CHANGE.ORG. Ricordiamo che associazioni e singol3 possono inoltre contribuire economicamente alla vita dell‘Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università con donazioni a carattere volontario diventando sostenitori/sostenitrici qui IBAN: IT06Z0501803400000020000668 oppure dona ora FAI UNA DONAZIONE UNA TANTUM Apprezziamo il tuo contributo. Fai una donazione -------------------------------------------------------------------------------- FAI UNA DONAZIONE MENSILMENTE Apprezziamo il tuo contributo. Dona mensilmente -------------------------------------------------------------------------------- FAI UNA DONAZIONE ANNUALMENTE Apprezziamo il tuo contributo. Dona annualmente
Webinar di Docenti per Gaza – Francesca Albanese incontra le scuole
RILANCIAMO UN INTERESSANTE VIDEO DI FRANCESCA ALBANESE A CURA DI DOCENTI PER GAZA, CHE SOSTENIAMO ATTIVAMENTE, IN CUI LA RELATRICE SPECIALE DELL’ONU PER IL TERRITORIO PALESTINESE OCCUPATO INCONTRA DI STUDENTI E LE STUDENTESSE DELLE SCUOLE ITALIANE PER RACCONTARE L’ECONOMIA GENOCIDARIA DELLO STATO D’ISRAELE. Il 26 marzo 2025 la relatrice speciale delle Nazioni Unite per il territorio palestinese occupato, Francesca Albanese, ha incontrato più di 3000 studenti in tutta Italia (una media di 180 classi partecipanti), introducendo la questione palestinese da un punto di vista storico, culturale e rispondendo con grande professionalità e disponibilità alle tante domande inviate dagli studenti stessi. Dopo una breve presentazione della sua formazione come figura professionale, delle sue esperienze in campo di migrazione e diritti umani, ha tracciato un quadro storico della questione palestinese per far capire ai ragazzi il contesto storico, sociale e culturale di riferimento. Questa introduzione è stata necessaria alla comprensione tanto delle parole chiave sulle quali ha strutturato il suo stimolante intervento, quanto sull’approccio critico essenziale per una corretta conoscenza dell’argomento. Clicca sull’immagine per il video. Francesca Albanese DALL’INTERVENTO DI FRANCESCA ALBANESE: 10 PAROLE CHIAVE 1. Colonialismo 2. Antisemitismo 3. Palestina 4. Occupazione militare 5. Diritto internazionale 6. Apartheid 7. Autodeterminazione 8. Resistenza 9. Tensione tra diritto e politica 10. Genocidio BIBLIOGRAFIA Francesca Albanese, Palestinian Refugees in International Law Francesca Albanese, Inside, quando il mondo non dorme Eduardo Galeano, Le vene aperte dell’America Latina Menachem Klein, Lives in Common Benny Morris, The Birth of the Palestinian Refugee Problem Frantz Fanon, I dannati della terra Antony Loewenstein, Laboratorio Palestina Samah Jabr, Sumud. Resistere all’oppressione SITOGRAFIA https://bdsitalia.org https://forensic-architecture.org https://www.instagram.com/laboratorioebraicoantirazzista https://www.breakingthesilence.org.il FILMOGRAFIA Farah Nabulsi, The present (2020) Farah Nabulsi, The teacher (2023) Rakan Mayasi, The key (2023) Bruno Sorrentino, Rooted in the West Bank (2024) Erin Axelman e Sam Eilertsen, Israelism (2023) Basel Andra, Yuval Abraham, Rachel Szor, Hamdal Ballal, No Other Land (2024)
Adesione alla proposta educativa “Insieme per la pace disarmata”
PUBBLICHIAMO UN INTERESSANTE DOCUMENTO PER ATTIVITÀ DIDATTICHE SULL’EDUCAZIONE ALLA PACE E SU PERCORSI ALTERNATIVI A QUELLE CON LE FORZE ARMATE ALL’INTERNO DELLE NOSTRE SCUOLE. Gentilissimi/e, ci sono momenti della Storia che appaiono più gravi, in cui non possiamo restare indifferenti lasciando che tutto accada senza far agire il nostro potere di scelta, in cui occorre “Richiamare tutti gli adulti alla responsabilità per le generazioni che vengono al mondo” (Gianni Rodari). La guerra è in se stessa un crimine contro l’umanità (Papa Francesco); è il peggior tradimento verso le nuove generazioni. Occorre scongiurarla con tutte le nostre forze primariamente a partire dall’Educazione e da una Pedagogia della pace. Le guerre colpiscono prevalentemente le popolazioni civili, distruggono, creano odio, rancore, desiderio di vendetta, impotenza. Con i bambini, le donne subiscono le maggiori violenze su corpo, mente e cuore. Abbiamo il dovere di immaginare e costruire con le nuove generazioni del mondo un futuro di pace, giustizia e speranza. Per questo invitiamo insegnanti, genitori, studenti e studentesse, mondo della scuola e della società civile a contribuire ad una fase di sviluppo concreto di una cultura della nonviolenza, della pace, della smilitarizzazione e del rispetto a partire dal “disarmo” nel linguaggio, nei gesti, nelle coscienze. Ci rifacciamo ai valori proposti dai grandi educatori di pace: Maria Montessori, Aldo Capitini, don Lorenzo Milani, Danilo Dolci, Alex Langer, Gianni Rodari, Chiara Lubich, Gino Strada, solo per citarne alcuni. Invitiamo i Collegi dei Docenti ad aderire alla proposta educativa “Insieme per la pace disarmata”, per approfondire con urgenza nelle scuole la Pedagogia della Pace, utilizzando il seguente link: https://forms.gle/he3z3Tn4k15yWutp7 Ci rendiamo disponibili a supportare azioni di progettazione di percorsi con le scuole e le/i docenti interessate/i a partire da un’assemblea all’inizio dell’a.s. 25/26 (per adesioni: insiemeperlapacedisarmata@gmail.com ) Si allegano: 1. Pedagogia della pace: sguardi, pensieri, azioni, relazioni fuori dalla guerra e dalla violenza 2. Pedagogia della pace: riferimenti, buone pratiche e proposte operative Gruppo docenti ed educatori “Insieme per la pace disarmata” ALLEGATO 1 PEDAGOGIA DELLA PACE: SGUARDI, PENSIERI, AZIONI, RELAZIONI FUORI DALLA GUERRA E DALLA VIOLENZA L’ARTE E LA SCIENZA SONO LIBERE E LIBERO NE È L’INSEGNAMENTO (ART. 33 COSTITUZIONE) La scuola è il luogo della formazione delle persone, dei cittadini e delle cittadine per dare le ali a personalità libere, non indottrinate e manipolate, ma capaci di scelta, critica, creatività, razionalità, benessere. Una scuola della Costituzione dovrebbe essere il luogo della ricerca e del confronto, del dialogo e dell’ascolto. Dovrebbe recuperare le Storie che testimoniano alternative alla violenza e alla guerra, che nascono da una nonviolenza attiva come approccio metodologico che unisce una coerenza interiore alla coerenza sociale. È la regola d’oro, principio etico fondamentale tra i più antichi e universali “Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te” oppure in forma negativa: “Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te”, presente in molte religioni, culture e tradizioni filosofiche. Una regola d’oro, appunto, perché si basa sul concetto di empatia reciproca, invitando ciascuno a mettersi nei panni dell’altro prima di agire. Per questo invitiamo ad un’azione educativa riconoscendosi in alcuni elementi comuni: 1) l’educazione può favorire la costruzione di relazioni interpersonali, sociali e internazionali fondate non solo sulla rinuncia all’uso della violenza nella gestione dei conflitti, ma anche sull’empatia e sulla creatività; relazioni capaci di generare le competenze necessarie allo stare al mondo nel tempo della complessità, dell’interconnessione e di una violenza crescente; 2) la pace permette di mantenere la relazione anche nelle divergenze. L’alfabetizzazione alla gestione del conflitto è alla base dell’educazione alla pace, al riconoscimento dell’altro come persona, alla relazione empatica; 3) la sfida di “fare pace tra noi umani e fare pace con il pianeta Terra” comporta scelte radicali e testimonianze capaci di nutrire l’immaginario dei più giovani e di tutti noi; 4) occorre far conoscere ai giovani proposte alternative come l’obiezione di coscienza e i Corpi civili di pace europei di Alexander Langer che auspicavano lo sviluppo nei giovani di qualità come la tolleranza, la resistenza alla provocazione, l’educazione alla nonviolenza, una marcata personalità, l’esperienza nel dialogo, la propensione alla democrazia e alla giustizia, la conoscenza delle lingue, la cultura, l’apertura mentale, la capacità all’ascolto, la capacità di sopravvivere in situazioni precarie e la pazienza; 5) occorre nutrire la comprensione e la compassione per vivere in pace con persone, animali, piante e minerali (maestro Zen Thich Nhat Hanh) ; favorire il rispetto per la vita in tutti i suoi aspetti e la prevenzione dell’aggressività, dell’intolleranza e della violenza, a partire da quella strutturale e culturale; 6) è necessario costruire comunità educanti che si confrontino, nel rispetto delle differenze di qualunque tipo (di genere, di cultura, generazionali), per l’inclusione di soggettività diverse, l’intercultura e la cooperazione; 7) proponiamo di costruire insieme progetti curricolari ed extracurricolari interconnessi e pluridisciplinari, anche territoriali, che condividano e diffondano buone pratiche, linguaggi nuovi, creativi, solidali che accolgano il punto di vista dell’”altro” (delle vittime, delle minoranze, …); linguaggi innovativi della poesia, delle emozioni, dei sentimenti, del teatro, della narrazione, della musica, dell’arte, della multimedialità che facciano superare muri e confini, e rendano progetto l’utopia di una società globale fraterna e in pace con la natura e tutti gli esseri viventi. 8) disarmiamo il linguaggio e rivalutiamo la parola rispetto, parola dell’anno 2024 per l’enciclopedia italiana Treccani, proprio perché la mancanza di rispetto è uno dei fattori principali alla base della violenza. RITROVARE LA VIA DELLA PACE Durante il secondo conflitto bellico e alla sua conclusione, in un periodo in cui l’animo umano è stato profondamento scosso da sofferenze inenarrabili, da ingiustizie e persecuzioni, l’Umanità ha espresso sentimenti di alto valore, contro l’indifferenza e la violenza, sia a parole che in documenti, ancora oggi punti di riferimento universali. LA GUERRA NON È INELUTTABILE “L’Educazione che preparerà un’umanità nuova ha una finalità sola: quella che conduce insieme all’elevazione dell’individuo e della società […] L’uomo così preparato, conscio della sua missione cosmica, sarà capace di costruire il nuovo mondo della pace.” “Occorre organizzare la pace, preparandola scientificamente attraverso l’educazione.” (Maria Montessori, Educazione e Pace – testo che raccoglie una serie di conferenze che Montessori tenne sul tema della pace, a partire da quella presentata al Bureau international d’éducation a Ginevra nel 1932). SALVARE LE FUTURE GENERAZIONI DAL FLAGELLO DELLA GUERRA “Noi, popoli delle Nazioni Unite, decisi a salvare le future generazioni dal flagello della guerra, che per due volte nel corso di questa generazione ha portato indicibili afflizioni all’umanità, a riaffermare la fede nei diritti fondamentali dell’uomo, nella dignità e nel valore della persona umana, nella eguaglianza dei diritti degli uomini e delle donne e delle nazioni grande e piccole, a creare le condizioni in cui la giustizia ed il rispetto degli obblighi derivanti dai trattati e dalle altri fonti del diritto internazionale possano essere mantenuti …” (Statuto delle Nazioni Unite approvato il 26 ottobre 1945). L’ITALIA RIPUDIA LA GUERRA “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni” (Articolo 11 della Costituzione Italiana del 1948). NONOSTANTE L’ATTUALE “SMARRIMENTO” DELL’UNIONE EUROPEA, ESSA È STATA FONDATA SULLA PROMOZIONE DELLA PACE “L’Unione si prefigge di promuovere la pace, i suoi valori e il benessere dei suoi popoli.” (Art. 3 comma 1 del Trattato sull’Unione Europea del 1992). Questi valori sono ancora il punto di riferimento per tutti noi, per le Istituzioni, gli Individui, gli Stati. E quindi anche per la Scuola. INTERESSI E INFLUENZA DELL’APPARATO INDUSTRIALE BELLICO GENERANO CULTURA E PRATICHE DI GUERRA Dal Secondo dopoguerra in molte occasioni lo Statuto dell’Onu è diventato carta straccia, e abbiamo assistito impotenti alla frattura tra i principi enunciati e la realtà. Sono state numerose le invasioni neocoloniali, le guerre territoriali, anche in Europa, ma mai quanto ora si è arrivati così vicini ad un conflitto che papa Francesco aveva definito “terza guerra mondiale a pezzi”. La violenza bellica è tornata a essere linguaggio ufficiale delle relazioni internazionali, strumento di potere, e la produzione di armi fondamento dell’economia globale. Parole come “riarmo, nemico, vittoria” sono riemerse, come nelle precedenti grandi guerre. Il mito della guerra ha preso il sopravvento sulla cultura della pace, quella che vogliamo e dobbiamo preparare. E’ necessario che l’Onu riprenda la sua missione originaria di luogo di confronto e di soluzione pacifica delle controversie, senza che nessun Paese possa prevalere sull’altro. LA SPERANZA DELL’AGENDA ONU 2030 L’obiettivo 16 “Pace, Giustizia ed Istituzioni solide” dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, approvata nel settembre 2015, ci invita ad impegnarci per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile con un’attenzione alla promozione di società pacifiche e inclusive. L’obiettivo 16 è la lente attraverso la quale tutti gli altri obiettivi acquistano valore, significato e attuazione. Senza pace non ci può essere un reale sviluppo sostenibile. E viceversa. La stretta connessione tra il drammatico acuirsi dei conflitti geo-politici e le problematiche ambientali appare oramai evidente. L’antropocentrismo esasperato e aggressivo nei confronti della natura e il capitalismo finanziario sempre più militarista, rendono necessaria una presa di posizione in grado di favorire comportamenti resilienti e azioni efficaci in difesa della vita, come indica l’Agenda ONU. LE CONTRADDIZIONI DI OGGI Si auspica che all’interno della Costituzione Europea (Trattato dell’UE) si inserisca un esplicito riferimento al ripudio alla guerra. Ma nei documenti più recenti la “mentalità” pacifista dei popoli europei viene messa in discussione. Nella Risoluzione del 2 aprile 2025 il Parlamento Europeo esprime la sua posizione riguardo la sicurezza e la possibilità di entrare in guerra. Precisamente l’art. 164 invita l’Unione a mettere a punto programmi educativi e di sensibilizzazione, in particolare per i giovani, volti a migliorare le conoscenze e a facilitare i dibattiti sulla sicurezza, la difesa e l’importanza delle forze armate. E nelle linee guida ministeriali italiane del 2024 per l’insegnamento dell’Educazione Civica la parola Pace non compare neppure una volta! Le opinioni pubbliche vanno svegliate dal letargo preparando i giovani all’ipotesi di “guerra” considerata come qualcosa di inevitabile! Noi rifiutiamo questa logica e la propaganda bellica di ogni tipo, attuata anche attraverso una sempre più frequente presenza delle forze armate nelle scuole e mediante una pericolosa commistione tra iniziative sanitarie, sportive, culturali, artistiche, militari perché ci ispiriamo alla tradizione di educatori di pace: Maria Montessori, Aldo Capitini, don Lorenzo Milani, Danilo Dolci, Alex Langer, Gianni Rodari, Chiara Lubich, Gino Strada, solo per citarne alcuni. EDUCARE ALLA PACE Educare alla pace non è una disciplina in più, ma è fare di ogni ambito formativo uno strumento di pace, un percorso, in cui si punti a sviluppare la creatività e l’autonomia di bambine/i e ragazze/i nell’affrontare le problematiche, imparando a dialogare e a sperimentarsi, così da acquisire consapevolezza delle proprie risorse nel sentirsi, come diceva don Milani, ognuno responsabile di tutto. Educare per la pace, significa dunque promuovere un’azione pratica nell’ambito di un contesto specifico, partendo dai rapporti interpersonali, senza perdere di vista le questioni più generali, come i modelli di sviluppo, la distribuzione delle risorse e la gestione del potere; compiendo atti concreti per trasformare dal basso una società globalizzata, in cui la mancanza dei diritti e le stridenti disuguaglianze rendono spesso privo di senso il solo pronunciamento della parola “pace”. (http://livingpeaceinternational.org). In tal senso l’educazione può contribuire a sviluppare una coscienza sociale che rifiuti l’economia fondata sullo sfruttamento del lavoro ed il perseguimento del profitto, un agire a scapito dell’umanità e della natura. L’avanzamento dei diritti del lavoro è il prodotto dell’avanzamento di una cultura della pace ed entrambi sono il fondamento di un nuovo modello economico. ALLEGATO N. 2 PEDAGOGIA DELLA PACE: RIFERIMENTI, BUONE PRATICHE E PROPOSTE OPERATIVE Dagli elementi e principi citati nell’allegato 1 vogliamo attingere per costruire percorsi collegandoci ad un grande patrimonio presente in Italia e nel mondo:  Scuole di Pace e Marcia Perugia Assisi (vedi link delle attività per la preparazione della marcia del 12 ottobre 2025 con l’Onu dei popoli – info@scuoledipace.it – www.lamiascuolaperlapace.it)  L’organizzazione Emergency che oltre a garantire la cura nelle zone di guerra presenta progetti come “Ripudia” di educazione alla pace nei vari ordini di scuola – https://www.ripudia.it/campagna/  Le proposte del movimento nonviolento e del filosofo Pasquale Pugliese https://www.nonviolenti.org/cms/ – https://www.azionenonviolenta.it/author/pasquale/  Le esperienze pedagogiche della Rete italiana Pace e Disarmo https://retepacedisarmo.org/educazione-pace/proposte-di-educazione-alla-pace/  L’attività di Daniele Novara e del suo Centro Psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti – https://www.metododanielenovara.it/ – https://www.metododanielenovara.it/centro psicopedagogico/  Le proposte dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università https://osservatorionomilscuola.com/  L’esperienza di Living Peace http://livingpeaceinternational.org/it/ International promossa da Carlos Palma  Le iniziative del Tavolo Tuttopace https://trentogiovani.it/Attivita/Iniziative/Progetto-Tuttopace  Le proposte del movimento Non Una Di Meno – https://nonunadimeno.wordpress.com/ –  Una esperienza significativa è quella di Rondine Cittadella della Pace, fondata da Franco Vaccari, https://rondine.org  Scuole per un’educazione non violenza – https://edunonviolenza.altervista.org/ – cui aderiscono la rete Educazione Umanista alla non violenza attiva https://www.edumana.it/ e la Rete Polo Europeo della Conoscenza – https://www.europole.org/  La Rete delle Università Italiane per la Pace che riunisce atenei impegnati nella promozione della cultura della pace, della nonviolenza e del dialogo, attraverso ricerca, didattica e formazione – https://www.runipace.org/wp-content/uploads/2023/12/proposte-gruppo-educazione-alla pace.pdf – https://www.runipace.org/ Programma 29 giugno 2025_ver1.1Download Insieme per la pace disarmataDownload Manifesto politico “Insieme per la Pace disarmata” (1)Download
Eirenefest a Bisceglie, 9 maggio 2025. Convegno sulla Palestina e presentazione libro Osservatorio
L’edizione locale biscegliese dell’Eirenefest, il Festival del libro per la pace e la nonviolenza, per il 2025 ha visto il coinvolgimento di numerose associazioni cittadine e nazionali, tra cui Amnesty International Bisceglie, ANPI sez. Michele D’Addato Bisceglie, Arci “Oltre i confini”, Caritas cittadina, Ass. Don Pierino Arcieri, Centro Studi per la Scuola Pubblica (CESP) provincia BA/BAT, Epass, Liceo “Da Vinci”, MEIC diocesano “Lazzati- Giannetto”, Mosaico di Pace, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, Pax Christi Bisceglie, Zona Effe, Cobas Scuola Bari/BAT. Le iniziative per l’Eirenefest sono partite venerdì 9 maggio 2025 con un Convegno presso il Liceo “Leonardo da Vinci” Bisceglie rivolto alle classi V nell’ambito dell’educazione civica dal titolo “PER UNA PACE GIUSTA IN PALESTINA: DIRITTI, TERRA E UMANITÀ”. Il Convegno è stato introdotto e moderato da Michele Lucivero, docente Filosofia e Storia dello stesso Liceo “da Vinci” di Bisceglie e promotore dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, il quale ha mostrato brevemente la storia di un Paese prima occupato dai coloni inglesi, a seguito del mandato ottenuto dopo la Prima guerra mondiale, e poi dagli israeliani, che fondano uno Stato sotto la spinta del sionismo, una forma di nazionalismo nato in Europa. Così la storia della Palestina diventa la storia di una tragedia, di una catastrofe, Nakba, di un popolo senza Stato abbandonato dai fratelli arabi e dalla sorelle europee, da sempre presentatesi come paladine della democrazia e del principio di autodeterminazione dei popoli (di seguito le slide della presentazione). * * * * * * * * * * * * * * * * Il Convegno ha visto la partecipazione di Amira Abuamra, artista palestinese, Presidente del Laboratorio Palestina Cultura e Arte, che ha illustrato la situazione attuale a Gaza e in Cisgiordania, dove il massacro della popolazione palestinese è cominciato ben prima del 7 ottobre 2023. A seguire Jean Patrick Sablot, che si definisce ebreo errante, videomaker di origine francese, ha raccontato alle studentesse e agli studenti la dolorosa a ponderata decisione di avversare il sionismo, che tutt’oggi è la matrice dei problemi che affliggono la questione palestinese. Ha chiuso i lavori Mons. Giovanni Ricchiuti, Presidente Pax Christi Italia, che ha voluto soffermarsi sulla necessità di far tacere le armi per permettere a quei bambini e a quelle bambine palestinesi di sognare, così come possono sognare anche loro che vivono, non si sa ancora per quanto, visti i venti di militarizzazione dell’istruzione, in un contesto di pace. Interessante è stato l’intervento di Vito Boccia, docente di inglese del Liceo “da Vinci” di Bisceglie, che ha ricordato con delle testimonianze fotografiche l’incontro avvenuto negli anni ’90 tra una delegazione biscegliese, guidata dallo stesso Boccia e dall’ex sindaco di Bisceglie Franco Napoletano, con una delegazione palestinese guidata da Yasser Arafat. Lo scopo dell’incontro era l’avvio di una interessante rassegna teatrale con il Festival del Mediterraneo, che in passato portava a Bisceglie artisti palestinesi, siriani e di altri Stati del Mediterraneo, di cui poi è rimasta traccia nel gemellaggio con Khan Younis in Palestina e  Al Fuheis in Giordania e Tartous in Siria. Toccante, infine, è stata la proiezione del cortometraggio Shujayya, messo a disposizione da Nazra Short Film Festival, sulla Palestina del 2015, quando la popolazione era già sotto l’occupazione e i bombardamenti da parte dello Stato d’Israele. In serata, presso Sala don Pierino Arcieri dell’EPASS, si è svolta la seconda parte dell’Eirenefest di Bisceglie con la Tavola rotonda “LA GUERRA E NOI”, durante la quale Sergio Ruggeri e mons. Giovanni Ricchiuti hanno presentato il Rapporto Caritas Italiana su “Conflitti dimenticati”, mentre l’alunna Clarissa D’Ambrosio del Liceo “da Vinci” ha dialogato con Laura Marchetti sul volume dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università dal titolo Comprendere i conflitti. Educare alla pace. Clarissa D’Ambrosio si è soffermata sulla denuncia che Laura Marchetti lancia veementemente contro il patriarcato, inteso come struttura millenaria di dominio violento che lega potere politico, religioso e sociale. Il patriarcato non è solo il volto crudele di uomini al potere, ma un sistema simbolico che sacralizza la morte e le guerre, sia antiche sia moderne, da Achille a Netanyahu, sono il riflesso di una stessa ossessione patriarcale: quella del sacrificio del giovane, la sua morte per l’onore e il possesso. Eppure, esiste un altro sguardo della storia: quello delle donne, delle madri, delle maestre, che incarnano una resistenza silenziosa. La figura di Ecuba, madre disperata e consapevole del destino del figlio Ettore, diventa simbolo di questa resistenza. Quando decide di opporsi al sacrificio del figlio, il suo gesto estremo – mostrare i seni a Ettore e invocare pietà – ci rivela l’unica vera rivoluzione possibile: quella che si oppone alla morte con l’amore, un amore che rifiuta il sacrificio umano in nome dell’onore e del potere. La serata si è chiusa con la proiezione del docufilm Innocence di regista israeliano Guy Davidi sulla militarizzazione della società e della scuola israeliana e sui suoi rischi. Scarica qui il pdf della presentazione sulla Palestina. PalestinaDownload Pubblicato anche su www.eirenefest.it. Pubblicato anche su www.agorasofia.com.
Comune-info.net: Cassetta degli attrezzi contro la guerra
DI REDAZIONE PUBBLICATO SU WWW.COMUNE-INFO.NET IL 14 NOVEMBRE 2023 Ospitiamo con piacere sul nostro sito l’interessante contributo della Redazione di Territori Educativi, pubblicato su Comune-info.net il 14 novembre 2023, in cui viene citato l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università in relazione alla denuncia che da due anni a questa parte porta avanti, vale a dire un pericolosissimo processo di occupazione degli spazi del sapere e della formazione da parte delle Forze Armate e di strutture di controllo. Tuttavia, l’aspetto interessante del contributo riguarda le proposte didattiche utili per pensare diversamente nelle nostre classi a percorsi di pace in contrasto ai percorsi di guerra delle Forze Armate. «È proprio nei momenti più angoscianti che occorre coltivare un pensiero divergente, anche insieme a bambini e bambine, ragazzi e ragazze. Certo non possiamo caricare sulle loro spalle azioni che riguardano ad esempio il disarmo militare, dalla urgente riconversione sociale delle spese militari alla costituzione dei Corpi civili per la difesa civile non armata, ma possiamo scavare con loro intorno al concetto di “disarmo delle coscienze”, per intervenire in tanti modi diversi sulle radici della guerra, cioè sul razzismo, sullo sfruttamento, sull’ossessione per i confini, sul patriarcato…continua a leggere su www.comune-info.net.
Riconversione industria bellica Valsella: attività didattica studentesse e studenti Liceo “Vian” di Bracciano
IN UN MOMENTO IN CUI A LIVELLO EUROPEO SI PARLA DI RIPRISTINARE LE MINE ANTIUOMO, CON POLONIA, FINLANDIA ED ESTONIA CHE STANNO DISCUTENDO SULLA POSSIBILITÀ DI ABBANDONARE IL DIVIETO GLOBALE (LEGGI QUI LA NOTIZIA), CI SEMBRA UTILE COME OSSERVATORIO CONTRO LA MILITARIZZAZIONE DELLE SCUOLE E DELLE UNIVERSITÀ PUBBLICARE E DIFFONDERE UN’ATTIVITÀ DIDATTICA SVOLTA DA STUDENTESSE E STUDENTI DEL LICEO “I. VIAN” DI BRACCIANO, CURATA DALLA PROF.SSA ROBERTA LEONI, PRESIDENTE DELL’OSSERVATORIO, E REALIZZATA IN COLLABORAZIONE CON ANPI E ASSOCIAZIONE ACACIA SCUOLA SULLA RICONVERSIONE DELLA VALSELLA, INDUSTRIA CHE PRODUCEVA PROPRIO MINE ANTIUOMO. Vi presentiamo il nostro progetto sul caso della Valsella Meccanotecnica, un esempio emblematico di come l’impegno civile, sindacale e giornalistico possa trasformare una realtà industriale controversa in una storia di riconversione e speranza. La Valsella Meccanotecnica, fondata nel 1969, è stata una delle principali produttrici italiane di mine antiuomo, armi di distruzione che non fanno distinzione tra civili e militari. Nel 1980, la fusione con la Meccanotecnica di Castenedolo ha dato vita alla “Valsella Meccanotecnica”, che ha continuato a produrre ordigni bellici per diversi anni. Una figura chiave in questa vicenda è stata Franca Faita, operaia e sindacalista FIOM, che ha lavorato nella fabbrica dal 1967 e che abbiamo avuto l’onore di conoscere ed intervistare. Quando, nel 1980, l’azienda ha iniziato a produrre mine antiuomo, Franca ha preso coscienza del tipo di prodotti che stavano realizzando e ha deciso di agire. Con il supporto delle colleghe ha avviato una mobilitazione interna per chiedere la riconversione della produzione. Franca ha affrontato numerose difficoltà: minacce, licenziamenti e pressioni dall’azienda. Nonostante ciò, ha continuato la sua battaglia insieme a un manipolo di donne, convinta che fosse possibile trasformare la fabbrica in un luogo di produzione di beni utili alla società. La sua determinazione ha portato, nel 1998, alla chiusura della produzione di mine e alla riconversione dell’azienda verso la produzione civile. Nel 1997, Franca Faita fu premiata con il Premio Nobel per la Pace che fu assegnato alla campagna internazionale per la messa al bando delle mine antiuomo. Nonostante ciò, decise di non recarsi a Stoccolma per ritirarlo di persona poiché in quello stesso periodo la fabbrica era occupata e decise di non lasciare le proprie colleghe da sole. Inoltre nel 2001, la donna ha ricevuto l’onorificenza di Cavaliere della Repubblica per il suo impegno nella promozione della pace e del disarmo. La sua storia è un esempio di come la resistenza civile e sindacale possa portare a cambiamenti significativi, anche in contesti industriali complessi. Un altro protagonista fondamentale di questa vicenda è stato Dino Greco, segretario della Camera del Lavoro di Brescia. Fu lui a organizzare, nei primi anni Novanta, un incontro tra le operaie della Valsella e Gino Strada, fondatore di Emergency. Durante l’incontro, fu proiettato un documentario che mostrava gli effetti devastanti delle mine antiuomo sulla popolazione civile, in particolare sui bambini. Questo incontro fu determinante per sensibilizzare le lavoratrici e i lavoratori sulla necessità di fermare la produzione di ordigni bellici e avviare un processo di riconversione industriale. Infine, Futura D’Aprile, giornalista e scrittrice, ha dedicato attenzione e spazio mediatico alla vicenda della Valsella, contribuendo a mantenere alta l’attenzione pubblica sul tema della riconversione industriale e della responsabilità etica delle imprese. La sua attività giornalistica ha avuto un ruolo importante nel sensibilizzare l’opinione pubblica e nel sostenere le battaglie delle lavoratrici e lavoratori coinvolti. Il nostro progetto ha l’obiettivo di rendere più famosa la storia di questa azienda e sensibilizzare su un argomento ancora molto attuale: la vendita di armi con lo scopo di uccidere non solo soldati, ma anche civili, persone che non hanno alcuna colpa. n aggiunta, grazie a Franca Faita e le sue colleghe si può riflettere sulla forza che un piccolo gruppo di donne può avere e trasformare una realtà molto buia. Al fin di fare ciò abbiamo deciso di realizzare un video analizzando il contesto storico, economico e sociale della Valsella ed evidenziando le sfide affrontate dai lavoratori e dalle lavoratrici. Abbiamo anche esplorato le implicazioni etiche della produzione di armamenti e l’importanza della riconversione industriale come strumento di pace e sviluppo sostenibile. Dopo aver letto vari articoli e aver formulato delle domande, le abbiamo poste ai protagonisti di queste vicenda durante le varie interviste inserite all’interno del video che stiamo per mostrarvi. Concludiamo con una riflessione: la storia della Valsella ci insegna che è possibile cambiare direzione, anche quando sembra difficile e dimostra che la determinazione e la solidarietà possono trasformare una realtà di morte in una di vita e speranza. Grazie per l’attenzione e buona visione. Veronica e Viola 3Y Liceo I. Vian a.s. 2024/25
Makovec.it: I Simpson e la militarizzazione
PUBBLICHIAMO SU GENTILE CONCESSIONE DELL’AUTORE UNA RIFLESSIONE ESTREMAMENTE INTERESSANTE PUBBLICATA SU MAKOVEC.IT, ADERENTE ALL’OSSERVATORIO CONTRO LA MILITARIZZAZIONE DELLE SCUOLE E DELLE UNIVERSITÀ, IL 25 MAGGIO 2025 SULLA SUBDOLA MILITARIZZAZIONE DELLE COSCIENZE DEI PIÙ GIOVANI. Per tornare sul concetto di militarizzazione come dispositivo di potere e di controllo dell’opinione pubblica (confronta https://osservatorionomilscuola.com/), ci piace rimandare ad una puntata dei Simpson intitolata Party Posse: musica e follia [per le altre riflessioni sulla militarizzazione di Makovec clicca Esercito e spazio pubblico, il caso Bari, Esercito e militarizzazione dello spazio pubblico, Il concetto di militarizzazione, oltre l’esercito, NdR]. Siamo nella Stagione 12 episodio 14 e Bart entra a far parte di una giovane boy band che, in maniera inaspettata, diventa famosa fra gli adolescenti. Ad un certo punto della loro nascente carriera si presenta un manager discografico che nota il talento e vuole aiutare i quattro ragazzi a diventare famosi, offrendo loro tutto il necessario. La giovane boy band si esibisce e inizia anche ad andare in televisione col nome di Party Posse. Una loro canzone raggiunge la celebrità diventando un vero e proprio tormentone dal titolo Yvan eht nioj. I quattro ragazzi sono su quattro rispettivi jet militari e parlano di guerra come di amore, fino a sganciare la bomba e lì dove esplodono ecco comparire tre ragazze arabo-indiane che ripetono costantemente “Yvan eht nioj”. La frase diviene un tormentone che riempie la testa anche se non vuol dire assolutamente nulla, però è orecchiabile. Il video, però, non convince Lisa che intravede la figura dello zio Sam, che compare in un’istante nel video. Prova ad ascoltare la canzone al contrario ed ecco che il ritornello suona “Join the navy”, “Arruolati in Marina”. Affacciandosi alla finestra, Lisa vede Otto, il giovane fricchettone, che si sta arruolando in marina, per un impulso a lui sconosciuto. L’episodio, allora, si manifesta come una denuncia sull’arruolamento nelle forze armate non attraverso la leva obbligatoria, ma attraverso un sistema di persuasione, di convincimento, di privilegi, di celebrità che viene offerto dalla propaganda bellicista. Attraverso questo episodio di un cartone animato ormai storico come I Simpson, possiamo comprendere come la militarizzazione non riguardi solo l’esercito, le forze armate, la leva obbligatoria, ma tutto un complesso sistema di propaganda e di controllo che passa dall’educazione alla sicurezza, dall’influenza sull’opinione pubblica alla descrizione dell’eroismo militare. Un dispositivo che attraversa anche le nostre città nella misura in cui la sicurezza va di pari passo con la militarizzazione, con il presidio di forze armate, con la delega alle forze armate di tutta una dimensione di cittadinanza attiva, di sorveglianza e di impegno da parte di tutti. Dinanzi al vuoto delle idee, dinanzi al vuoto del pensiero critico e della fatica del pensare come dell’essere liberi, ecco che il dispositivo della militarizzazione ci rende la vita più facile, meno problematica, meno responsabile, meno partecipe, meno comunitaria, meno politica. Più obbediente e solitaria. Fonte: www.makovec.it