traccia tavolo EDUCAZIONE e formazione – assemblea nazionale genova 2025
MODALITÀ
Per favorire uno scambio più orizzontale si propone che la discussione del
tavolo alterni momenti di discussione plenaria (inizio e fine dei lavori) a
momenti di confronto in gruppi più piccoli, utilizzando una metodologia
cooperativa.
Alla fine della discussione in gruppi si prevede 1 ora di restituzione in
plenaria.
TEMI
Approcci educativi reazionari, maschilisti, transfobici e classisti, questo è lo
scenario che si apre davanti a docentə e studentə: a partire dall’osservazione
dell’andamento politico degli ultimi tempi, delle decisioni dei ministri
Valditara e Bernini, delle ripercussioni giuridiche subite da ormai numeros3
docent3 di tutti gli ordini e i gradi in diverse parti d’Italia. Saldamente in
linea con le nostre proposte per una scuola transfemminista, abbiamo pensato di
concentrare le nostre riflessioni su alcuni punti nevralgici, utilizzando i
criteri di importanza rispetto ai nostri temi e di contingenza rispetto al
presente.
Con l’intenzione di mantenere vigile l’attenzione su ciò che riteniamo
importante ma anche su ciò che accade intorno a noi, abbiamo pensato di
concentrarci su aspetti – seppur molto diversi tra loro – che riteniamo ora
cruciali e non sacrificabili: educazione transfemminista all’affettività e alla
sessualità, le nuove indicazioni nazionali per la scuola dell’infanzia e del 1°
ciclo, intimidazione e repressione sempre maggiori subite da studentə e docentə,
militarizzazione e demilitarizzazione dei nostri istituti e delle Università,
adeguamento stipendiale, poiché il salario delle docenti – già tra i più bassi
d’Europa e pesantemente aggredito dall’inflazione negli ultimi anni – sia tale
proprio perchè si considera l’insegnamento come il ‘naturale prolungamento del
ruolo materno.
Proponiamo di concentrarci sui cambiamenti in atto nella scuola e nelle
università mantenendo però una prospettiva di superamento dell’esistente, che
tenga al centro i nostri bisogni, desideri e immaginari per un futuro diverso.
Nel dettaglio, alcune domande stimolo per ogni argomento sui cui ci piacerebbe
riflettere utilizzando la modalità partecipata sopra indicata:
EDUCAZIONE SESSUO-AFFETTIVA
Le indicazioni nazionali per la scuola dell’infanzia e del I ciclo definiscono
nero su bianco la violenza di genere come una “triste patologia” negandone la
natura strutturale che deriva da meccanismi e consuetudini alla base della
nostra società. Questa è l’ultima delle tante affermazioni del governo sul tema
della violenza di genere. In passato possiamo citare le linee guida per
l’educazione civica ed altre proposte che tentano di declinare l’educazione
sessuo-affettiva a scuola in chiave moralistica e patriarcale, come una mera
questione di parità fra i generi (solo due, maschile e femminile). Non basta
parlare di sentimenti e di gentilezza. Per intervenire sul problema è doveroso
ragionare sui ruoli di genere, sull’autorità patriarcale sulla quale si fonda la
società in cui viviamo. E’ necessario lavorare sulla violenza in tutte le sue
forme, sul consenso, sul possesso, sulle idee preconcette e ben inserite nel
senso comune che stanno alla base di relazioni affettive violente, sulla
gestione ed espressione delle emozioni, sulla libertà di autodeterminarsi, di
scegliere per sé stessə e sul proprio corpo. A ciò si aggiunge la ben nota
crociata anti gender, in particolar modo con la proposta di legge della Lega
contro uso del linguaggio neutro e contro carriere alias. In questo contesto è
urgente discutere di educazione sessuo affettiva transfemminista e di educazione
anti patriarcale.
Cosa significa per noi? Come pensare l’educazione sessuo-affettiva
transfemminista in ottica di continuità dalla scuola dell’infanzia alla
secondaria?
Su quali temi ci concentriamo e/o sarebbe necessario farlo? Quali esigenze
emergono dal corpo studente? Quali momenti e spazi sfruttare? Quali strumenti
didattici per inquadrare la proposta? Quali strumenti per dare corpo a questi
progetti, contro le intimidazioni e i tentativi portati avanti da questo governo
fiancheggiatore delle lobbies anti-scelta?
Di cosa ci sarebbe bisogno? Quali sono le esigenze di formazione del personale
docentə? Quali alleanze possibili con realtà che si occupano di questi temi?
Quali strumenti di tutela rispetto a progetti presentati da enti e associazioni
vicine ai pro-vita che vogliono entrare nelle scuole?
Come si declina l’educazione sessuo-affettiva transfemminista all’università?
Quali sono le esperienze e le prospettive concrete?
NUOVE INDICAZIONI NAZIONALI PER LA SCUOLA DELL’INFANZIA E DEL I CICLO
La cifra di queste nuove indicazioni nazionali viene offerta già nella premessa,
laddove la violenza di genere viene inquadrata e raccontata come una patologia e
non come un fenomeno strutturale. Questa premessa, pericolosa e anacronistica,
porta con sè una forte contestazione a uno dei cardini della prospettiva
transfemminista di nudm: come dare risalto e rispedire al mittente questa
pericolosa contestazione? Quali punti di forza agire per scardinarla?
Proseguendo all’introduzione del testo, le n.i.n. pongono al centro l’individuo
come essere dotato di talenti da mettere a frutto, predominante rispetto alla
comunità. Tale concezione ha le sue radici nella tradizione occidentale, dal
diritto romano alla tradizione cristiana. In questo senso le nuove indicazioni
nazionali considerano la proposta culturale occidentale come “neutra” e vanno in
senso contrario agli studi socio-antropologici e politici decoloniali.
Tale visione della persona si basa su un riferimento culturale eurocentrico ed
obsoleto essendo rivolta ad una scuola abitata da pluralità culturali,
religiose, linguistiche e identitarie. Questa impostazione risulta escludente e
limitata. Quale spazio trovano le identità non “occidentali”, non conformi,
non-binarie- neurodivergenti?
Le indicazioni nazionali propongono una concezione dell’Identità che si
costruisce sulla differenza dall’altro….perché non sulla somiglianza?
La costruzione dell’ identità a scuola si basa sull’appartenenza ad una storia
cronologica e storico-culturale comune. Dato il contesto multiculturale della
nostra scuola e della società, perché non scegliere come basi di costruzione
dell’identità l’uguaglianza e i diritti?
La visione dell’insegnante come “Magister”, singolo individuo carismatico, non
coincide con la realtà della scuola, formata da insegnanti che lavorano insieme,
collaborano, si confrontano. E poi perché Maestro,quando la maggior parte delle
persone che lavorano nella scuola sono donne?
Quale descrizione dell’insegnante riteniamo adeguata e in assonanza con la
scuola contemporanea?
Perché, come suggeriscono le indicazioni nazionali, immaginare una relazione
ristretta scuola-famiglia invece di allargare lo sguardo alla comunità educante?
Il valore della libertà viene posto al centro della formazione scolastica ma la
libertà è intesa in senso individuale. Quale libertà possiamo praticare nella
comunità?
Le indicazioni nazionali citano più volte il senso del limite come elemento
chiave da acquisire a scuola. Non si parla dei bisogni degli studentə ma solo
della necessità di guida e contenimento secondo il principio di autorità. Quali
modelli di relazione possiamo contrapporre a questa narrazione?
REPRESSIONE DOCENTƏ E STUDENTƏ
Rispetto alle intimidazioni agite attraverso l’apertura di numerosi procedimenti
disciplinari a carico dellə docenti qual è il quadro normativo di riferimento?
Quali sono gli strumenti che abbiamo per tutelarci? Come ci fa sentire questa
situazione? Come poter reagire?
Il voto in condotta e le misure integrate nei regolamenti d’istituto si rivelano
come strumenti di repressione dell’attivismo studentesco. E’ emersa in maniera
preponderante la mobilitazione dellə studentə mediə e universitariə contro
autoritarismo e molestie. Quali sono state le esperienze positive?
Nella scuola dell’autonomia il ruolo dirigenziale o dello staff è predominante.
Come contrastare quindi anche a scuola questi rapporti di forza e di potere?
Quali strumenti abbiamo, se li abbiamo? Come possiamo agire in quanto docentə e
studentə insieme? Come viene vissuta la repressione nel mondo studentesco e
universitario? Quali sono le alleanze possibili? Quali gli obiettivi da
perseguire insieme?
(DE)MILITARIZZAZIONE
Sempre più frequenti sono gli ingressi delle forze dell’ordine nei nostri a
volte in maniera dirompente ma spesso sottile e strisciante, sotto forma di
orientamento nell’ambito dei PCTO, oppure di formazione rispetto a temi
specifici come cyberbullismo e cybersecurity, quando non addirittura per parlare
di violenza di genere. Ci sembra quindi urgente ragionare su cosa sta succedendo
nelle nostre scuole e università, quali forme sta prendendo e come poter agire
all’interno di questo contesto per invertire la rotta?
Riflettiamo sull’uso di un linguaggio bellico come unica metafora rispetto ai
conflitti e alle stratificazioni della società che ci circonda. Possiamo
demilitarizzare il linguaggio? Come e in quali occasioni?
Quali pratiche quotidiane possiamo portare a scuola in quanto docentə e
studentiə contro la guerra e il riarmo? Ci sono esempi di attività concrete?
Come si muovono i collettivi studenteschi nelle scuole e nelle università? Quali
alleanze possibili e su quali obiettivi concreti?
Esistono reti che lavorano per la demilitarizzazione della scuola. Come
collaborare?
RESTITUZIONE IN PLENARIA
Parole chiave/ obiettivi comuni/ buone pratiche.
ALTRI SPUNTI
* Individuare gli spazi didatticamente grigi dove è possibile inserire
interventi didattici mirati rispetto ai temi trattati (educazione
sessuoaffettiva, demilitarizzazione della scuola e dei linguaggi, maggiore
spazio alla modalità decoloniale nella proposta dei contenuti soprattutto
umanistici), costruire una mappatura delle realtà che monitorano alcuni di
questi aspetti, le ricerche in merito, etc…
* analisi e proposta di riforma del regolamento sull’uso social media per
dipendenti pubblici – creazione di una controproposta da diffondere sui
social?
* Creare una cartella condivisa in un drive dove poter rendere disponibili
materiali/percorsi elaborati da singoli nodi
* Promuovere, eventualmente assieme ad altrə soggettə, mobilitazioni e campagne
a partire da ciò che si sta attivando sulle indicazioni nazionali,
evidenziando la centralità della critica alla violenza ‘come triste
patologia’ e lo sfruttamento del lavoro docente (adeguamento dei salari)
* Scrivere un testo di analisi approfondito (una specie di
prosecuzione/aggioramento del piano) che serva da piattaforma per il lancio
delle mobilitazioni su scuola e formazione