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La morbida durezza del tatami. Come affrontare la differenza della disabilità
Quando il tatami diventa un luogo di cura, crescita e inclusione per bambini e adolescenti Oggi utilizziamo la giornata internazionale delle persone con disabilità per parlare di un’iniziativa che riflette molto bene l’attività quotidiana del lavoro sul territorio campano, un fare costante e continuo che avvicina la fragilità e le neurodivergenze. In particolare, ci riferiamo al progetto Katautism appena partito all’interno dell’Istituto Comprensivo “De Amicis” a Succivo. Il paese campano accoglie la proposta della Federazione Nazionale Fijlkam (Federazione Italiana Judo Lotta Karate Arti Marziali) e osa un percorso innovativo e sperimentale avvalendosi di interventi psicologici specialistici: la disciplina judoka offre, quindi, alla comunità l’arte di alimentare, all’interno dell’individuo, una mentalità solidale e attenta al senso dell’essere giusti e del diritto alla libera scelta, tenta lo sviluppo della capacità di simbolizzare psichicamente la pratica dello stare in relazione con l’altro, creando, gradualmente e attraverso la guida dei maestri, un cambiamento nell’individuo e nel suo mondo interno, una trasformazione nel suo sé che, ad un certo livello, può definirsi profonda e strutturale. Il judo, in questo senso, ha molti punti in comune con la cura psicologica. La lotta sul tatami, tappeto da combattimento utile come superficie sicura per l’allenamento e le competizioni, è la conquista di un’esperienza di fiducia e di incontro con l’altro e insegna che imparare a cadere può diventare un vissuto di valore. La caduta, cioè, viene colta nel suo significato intrinseco dell’imparare-a-cadere-per-rialzarsi e, in tal senso, l’arte marziale del judo esprime la capacità di sollevarsi dalla caduta attraverso lo sguardo dell’altro avversario che tiene vivo l’atleta messo al tappeto condividendo con lui il vissuto di impotenza, in questo modo lo aiuta in un momento di sconcerto e fragilità. Potremmo pensare che il tatami, come base sufficientemente morbida su cui cadere, esprime la forza, il coraggio e il senso del giusto, insomma, con il judo c’è la possibilità di vivere un’esperienza di morbida durezza, ossimoro che ci porta ad immaginare il rapporto stretto che questa disciplina ha con l’essere umano e la sua comunità. Soprattutto, il progetto mette in evidenza molto bene la forte relazione tra l’Arte Marziale, la Psicologia e la Politica come rete necessaria affinché si possa creare un ambiente stabile, solido e affidabile, fonte di sviluppo e vera crescita nei bambini e negli adolescenti. L’obiettivo è di poter pensare, dentro un microcosmo qual è la scuola, ad esempio il dojo, luogo della “pratica marziale” come crescita e miglioramento personale, una modalità nuova di stare in relazione con l’altro e fare in modo che l’individuo possa esprimere le regole valoriali, apprese nella tecnica judoka, all’interno della società e dell’ambiente in cui vive. Lo scopo più lungimirante è provare a sviluppare, in ciascuno, il senso della cura per l’altro e, contemporaneamente, per sé. Manifestare, insomma, la necessità di proteggere i diritti dei più deboli e sentirne l’impegno e il dovere, e costruire una comunità in cui la vera forza è sentirsi meno spaventati ed esprimere, perciò, la libertà delle differenze nella loro molteplicità. Il progetto ricorda, e sottolinea, che il divertimento e il piacere sono ingredienti fondanti per poter imparare a vivere e a lottare per la conquista del diritto dello stare insieme in pace che non è assenza di conflitti, ma, al contrario, è renderli vivi e animati. Antonella Musella
UNICEF Italia: 3 dicembre, ‘Giornata internazionale delle persone con disabilità’
UNICEF Italia evidenzia che la disabilità colpisce un bambino su dieci della popolazione mondiale e il 4,5% degli scolari italiani. “In occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità (3 dicembre), dedicata quest’anno al tema Promuovere società inclusive nei confronti delle persone con disabilità per favorire il progresso sociale, l’UNICEF ricorda che un bambino su dieci nel mondo, ovvero quasi 240 milioni di bambini, ha una disabilità” ha dichiarato il Presidente dell’UNICEF Italia Nicola Graziano. In Italia, l’UNICEF ha individuato la situazione dei bambini e degli adolescenti con disabilità tra le priorità sulle quali le istituzioni, la società civile, l’opinione pubblica dovrebbero essere più attente, per sostenere le famiglie e garantire i diritti di questi minorenni. A partire dalla mancanza di dati sui i bimbini più piccoli, alle discriminazioni che bambini e adolescenti vivono in tutti gli ambiti della vita: dalla scuola (il numero di insegnanti di sostegno non è adeguato, la loro formazione da migliorare), agli assistenti all’autonomia e alla comunicazione (non garantiti uniformemente su tutto il territorio nazionale), alla partecipazione, al diritto al gioco, allo sport. “Per questo chiediamo che nel lavoro in corso sui Livelli essenziali delle prestazioni (LEP), da ultimo presente nella legge di bilancio in discussione, venga introdotta un’attenzione permanente ai diritti delle persone con disabilità, compresi ovviamente i minorenni. Abbiamo ricevuto dai Comitati ONU indicazioni chiare: auspico che, grazie alla collaborazione con la Ministra della Disabilità e con la neo istituita Autorità di Garanzia per le persone con disabilità, operando in rete con l’associazionismo, si possa agire per ottenere un’attenzione costante ai diritti dei bambini e degli adolescenti con disabilità nelle norme, nelle politiche e nelle pratiche. Dobbiamo promuovere il loro pieno coinvolgimento, così come previsto anche dalla Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia che, insieme a quella sui diritti delle persone con disabilità che oggi ricordiamo, forniscono un quadro di riferimento certo, al quale ispirarsi per ottenere il necessario cambiamento”, ha dichiarato il Presidente dell’UNICEF Italia Nicola Graziano. Nell’anno scolastico 2023/2024 sono quasi 359mila gli alunni con disabilità che frequentano le scuole di ogni ordine e grado (il 4,5% degli iscritti, fonte MIM), circa 21mila in più rispetto all’anno precedente (+6%). La quota di alunni con disabilità è più alta nella scuola primaria e secondaria di primo grado, dove si attesta al 5,5%, mentre diminuisce nella scuola dell’infanzia e nella secondaria di secondo grado, rispettivamente il 3,2% e il 3,5% (Report ISTAT, Inclusione scolastica degli alunni con disabilità – marzo 2025). In coerenza con la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e la Convenzione ONU sui diritti per le persone con disabilità, l’UNICEF Italia lavora per garantire che i bambini e le bambine con disabilità e le loro famiglie abbiano pari opportunità rispetto ai loro coetanei, in tutti i contesti di vita quotidiana ovunque vivano, sia in condizioni di stabilità che in situazioni di emergenza umanitaria. L’UNICEF Italia, in coerenza con le indicazioni internazionali, promuove politiche e leggi adeguate a favore dei bambini e delle bambine con disabilità, oltre ad investimenti adeguati per la conseguente attuazione dei loro diritti. UNICEF
Pietro Rosenwirth nella grotta Norma Cossetto: prima discesa speleologica accessibile in Friuli Venezia Giulia riuscita con successo
Trieste, 18 ottobre 2025 – Il triestino Pietro Rosenwirth, persona con disabilità motoria, ha portato a termine con successo una complessa discesa nella grotta Norma Cossetto, situata sul Carso triestino. L’impresa, realizzata con il supporto di una squadra di 12 speleologi del Club Alpinistico Triestino (CAT) coordinati da Clarissa Brun, membro del Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS), rappresenta la prima operazione di questo genere mai portata a termine nella regione Friuli Venezia Giulia. L’accesso alla cavità è stato già di per sé impegnativo: il tratto boschivo che conduce al pozzo d’ingresso, sconnesso e privo di sentiero, ha richiesto il trasporto di Rosenwirth a braccia, con numerose soste per permettere alla squadra di gestire le difficoltà di deambulazione e affaticamento e garantire la massima sicurezza. L’intera operazione è stata impostata come un vero e proprio recupero organizzato di un infortunato lieve all’interno di una grotta, seguendo le tecniche normalmente adottate dal Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico. Per affrontare la prima verticale, situata subito dopo l’ingresso, è stata utilizzata la tecnica del paranco, sia in discesa (calata) che in risalita (recupero), con due corde: una per demoltiplicare il carico e una di sicurezza. Nel successivo pozzo verticale di circa cinque metri nel vuoto, la squadra ha impiegato la tecnica del contrappeso, nella quale un operatore utilizza il proprio peso per bilanciare il carico da sollevare sulla corda. Anche in questo caso, Rosenwirth era assicurato a due corde indipendenti: una di carico e una di sicurezza. Lungo il piano inclinato che conduce alla caverna terminale, è stata predisposta una teleferica con una corda guida portante e una corda di sicurezza, permettendo a Rosenwirth di progredire sospeso e controllato in ogni fase. Durante tutta la discesa, Pietro è stato accompagnato costantemente da cinque operatori, che ne garantivano la stabilità e la sicurezza attraverso l’uso di un imbrago speciale adatto alle sue esigenze fisiche. La grotta Norma Cossetto, situata nei pressi di Sgonico, si apre a quota 350 m s.l.m. e presenta uno sviluppo complessivo di circa 95 metri, con un dislivello negativo di 52 metri. L’ambiente interno, caratterizzato da temperature di circa 12 °C e umidità prossima al 100%, è tipico delle cavità carsiche triestine. La progressione è avvenuta interamente su corde statiche con ancoraggi multipli in acciaio inox e frazionamenti intermedi. L’intera operazione — discesa, permanenza e risalita — si è svolta nell’arco di oltre cinque ore, senza inconvenienti tecnici. Raggiunta la sala terminale, ricca di concrezioni e suggestive colate calcitiche, Rosenwirth ha letto alcuni brani di Silo, suo riferimento spirituale, condividendo con i compagni un momento di intensa partecipazione e riflessione. A rendere l’atmosfera ancora più emozionante è stato l’intervento musicale di Sergio Dolce, che ha fatto risuonare una grande colata calcitica come un vero e proprio organo naturale, amplificando la magia del luogo. Il rientro in superficie si è svolto in piena sicurezza e in un clima di entusiasmo condiviso. La giornata si è conclusa con una cena conviviale in una tipica osmiza triestina, occasione per festeggiare il successo dell’impresa e la coesione del gruppo. L’esperienza è stata documentata dal regista e cineoperatore Paolo Forti che ha realizzato un breve documentario, e verrà presentata dallo stesso Rosenwirth e dal Club Alpinistico Triestino durante il prossimo Convegno Nazionale di Speleologia in programma a Volta Mantovana a fine ottobre, dove saranno illustrate nel dettaglio le fasi preparatorie e le tecniche operative adottate. Con questa discesa, Rosenwirth — già noto per i suoi lunghi viaggi in trike attraverso l’Europa con l’associazione “Viaggiare per un sogno: oltre le barriere” — aggiunge una nuova, straordinaria tappa al proprio percorso umano. “E’ con profonda gratitudine nei confronti degli speleologi del CAT che ho affrontato questa prova” – ha detto Pietro Rosenwirth a operazioni concluse – “mi hanno aiutato ad abbattere una barriera estremamente fortificata in me: l’affidarmi completamente e consapevolmente a loro. E’ stata una delle esperienze più intense e significative che io abbia mai sperimentato”. Un risultato che dimostra come determinazione, competenza e spirito di squadra possano superare ogni barriera, aprendo nuove prospettive per l’esplorazione speleologica inclusiva in Friuli Venezia Giulia. Le immagini dell’impresa a cura di Paolo Forti, Sergio Dolce e Riccardo Kriscjak e le interviste realizzate una volta giunti sul fondo sono disponibili a questo link: https://www.swisstransfer.com/d/6c58fc94-1aee-4c92-a830-5d4ad2f6a72e CLUB ALPINISTICO TRIESTINO APS Redazione Friuli Venezia Giulia
Brescia, avventure accessibili: un progetto per chi viaggia con una disabilità
Un viaggio per abbattere le barriere, non solo architettoniche. Con una startup nata dall’esperienza diretta, Cristina Casali trasforma le difficoltà in uno strumento concreto per l’inclusione. GAMBARA (BS) – Può una piccola località della Bassa Bresciana diventare il punto di partenza per una rivoluzione nel mondo del turismo? La risposta è sì, e porta il nome di Avventure Accessibili, una startup che parte da Gambara, ma guarda al mondo. Ideatrice del progetto è Cristina Casali, viaggiatrice instancabile, mamma e persona con disabilità, che ha deciso di trasformare un’esperienza di vita – fatta di ostacoli, ma anche di scoperte – in un’opportunità per molti. Avventure Accessibili è più di una piattaforma turistica: è un’idea radicale, un cambio di paradigma nel modo in cui si pensa – e si pratica – il viaggio per le persone con disabilità. Non solo consulenze personalizzate, ma un sito completamente accessibile, un podcast settimanale, e soprattutto una voce autorevole che parla con autenticità e competenza a chi, finora, si è spesso sentito escluso dal mondo del turismo. Un progetto nato da un bisogno reale Tutto nasce da una storia vera. «Viaggiare è sempre stato parte della mia vita – racconta Cristina – ma la sfida è diventata doppia da quando ho cominciato a viaggiare anche con mia figlia, che ha la mia stessa disabilità.» In uno dei suoi primi viaggi a Londra, la compagnia aerea le perse il passeggino, e la vacanza iniziò tra incertezze e soluzioni di emergenza. «L’anno dopo abbiamo viaggiato con la sedia a rotelle, ed ero terrorizzata che potessero perdere anche quella. Nessuno mi sapeva dare informazioni chiare su cosa fare in caso di problemi. Ho cominciato a cercare, a informarmi… e ho capito che mancava tutto: dati certi, esperienze condivise, strumenti affidabili.» È in quel vuoto che nasce Avventure Accessibili: una startup pensata per chi ha bisogno non solo di sapere dove andare, ma come farlo in sicurezza, con dignità, con la certezza di essere considerato. Consulenze su misura, niente soluzioni copia-incolla Cristina ha scelto di non proporre pacchetti preconfezionati, ma percorsi costruiti su misura. «Ogni persona ha esigenze diverse: c’è chi viaggia con un accompagnatore, chi no; chi ha una disabilità motoria, chi sensoriale; chi può affrontare certi ritmi, chi ha bisogno di più tempo. Il turismo accessibile non può essere standard.» Le consulenze includono tutto: dalla verifica dell’accessibilità reale degli hotel, agli itinerari personalizzati, dalla prenotazione di voli alle strategie per gestire imprevisti legati alla disabilità, fino a consigli pratici che solo chi ci è passato può conoscere davvero. E dove Cristina non è mai stata, prima ci va lei in persona. «Non voglio consigliare nulla che non conosco. Non sarebbe corretto. Preferisco essere trasparente: se non so aiutarti, te lo dico.» Tecnologia e ascolto: un sito accessibile, un podcast per tutti La startup è già online con un sito web completamente accessibile anche a persone con disabilità sensoriali. Ma non finisce qui: ogni giovedì, dal giugno 2025, Cristina pubblica un podcast dedicato al turismo accessibile, un format pensato per chi preferisce ascoltare piuttosto che leggere, ma anche per raggiungere un pubblico ampio, trasversale, inclusivo. Il podcast racconta esperienze, raccoglie testimonianze, dà voce a chi viaggia in modo diverso e spesso viene ignorato dal racconto dominante del turismo. Un messaggio chiaro in vista della Giornata Mondiale del Turismo In vista della Giornata Mondiale del Turismo, il 27 settembre, Cristina Casali rilancia con forza il messaggio alla base della sua impresa: «L’inclusione è possibile anche nel viaggio. Basta cominciare ad ascoltare davvero, a progettare tenendo conto delle differenze, a smettere di pensare che accessibile significhi solo ‘rampe e ascensori’.» Con Avventure Accessibili si afferma una visione diversa del turismo: non più come esperienza riservata a chi può muoversi senza ostacoli, ma come diritto di tutti, da realizzare con responsabilità, trasparenza e cura. Un impegno che parte dal basso e guarda lontano Cristina non si ferma alla consulenza. Lavora sui social, fa divulgazione e informazione, risponde ogni giorno a domande complesse con semplicità e precisione. Nei prossimi mesi porterà la sua esperienza anche nelle scuole, per sensibilizzare le nuove generazioni a un’idea di mondo più aperta, accogliente e concreta. Avventure Accessibili è un progetto piccolo nella struttura, ma grande nell’impatto: un laboratorio di futuro, che parte da un piccolo paese come Gambara ma parla al mondo. E soprattutto, parla a chi finora ha dovuto rinunciare a viaggiare per mancanza di informazioni, di supporto, di fiducia. «È questo il mio scopo – conclude Cristina –: accompagnare le persone dalla paura di partire alla gioia di arrivare. Perché ogni viaggio è un’esperienza di libertà, e tutti hanno il diritto di viverla». Per maggiori informazioni: www.avventureaccessibili.it Simona Duci
“Parole per capire”: un glossario minimo sulla violenza contro le donne con disabilità
L’Associazione Olympia de Gouges (https://www.olympiadegouges.org/#) prende il nome dalla donna che durante la rivoluzione francese lottò per ottenere pari diritti per donne e uomini ed ha l’obiettivo di promuovere concretamente una politica di parità di genere e di empowerment per le donne che subiscono una qualsiasi forma di violenza (fisica, sessuale, psicologica, economica, stalking). Non ha fini di lucro ed è operativa dal 1999, dando vita a due Centri Antiviolenza, a Grosseto e a Orbetello e a quattro Punti di Ascolto a Follonica, Amiata, Capalbio e Manciano, una casa rifugio ad indirizzo segreto e una casa di seconda accoglienza. L’Associazione Olympia de Gouges fa parte dell’Associazione Nazionale D.i.Re. (Donne in Rete https://www.direcontrolaviolenza.it/)  e della rete di Tosca (Centri Antiviolenza della Toscana https://www.facebook.com/CentriAntiviolenzaTOSCA/?locale=it_IT). L’Associazione conta ad oggi 229 Socie di cui 80 attive con compiti di operatrici, responsabili e referenti di unità funzionali, mediatrici culturali, educatrici a cui vanno aggiunte professioniste quali avvocate, psicologhe e mediche. Nei giorni scorsi si è tenuto a Grosseto “Parole per capire”, l’evento conclusivo di un progetto, finanziato dal Comune,  che l’Associazione ha portato avanti sulla violenza di genere contro le donne con disabilità. Durante l’evento è stato distribuito anche il glossario minimo Parole per capire sulla violenza contro le donne con disabilità, un agile strumento elaborato dall’Associazione per sensibilizzare la popolazione su questo importantissimo tema a partire da concetti quali la violenza, la doppia discriminazione, l’invisibilità, l’ascolto, la rete, la consapevolezza e i diritti. La violenza di genere è un fenomeno universale e trasversale: colpisce donne di tutte le età, estrazioni sociali, religioni, etnie, in ogni parte del mondo. Anche le donne con disabilità quindi subiscono violenza. Le donne con disabilità, fisica sensoriale e/o motoria, incorrono in un duplice processo di discriminazione, che le vede discriminate in quanto disabili e in quanto donne (https://www.interno.gov.it/sites/default/files/2022-12/la_violenza_contro_le_donne_con_disabilita.pdf).  “La violenza contro le donne, si legge nel glossario, è un fenomeno complesso, trasversale e diffuso. Quando coinvolge donne che vivono una condizione di disabilità, assume spesso forme meno visibili, ma non per questo meno gravi”. Secondo il Forum Europeo sulla Disabilità, queste donne sono esposte alla violenza da due a cinque volte più delle altre. Una violenza che può manifestarsi nell’ambiente domestico, nei luoghi di cura, nelle relazioni affettive o professionali, e che si nutre spesso di silenzi, stereotipi e isolamento. Sui 113 Centri che hanno partecipato alla rilevazione dell’Associazione Nazionale D.i.Re. per il suo ultimo Report annuale 2024, sono stati 49 che in totale hanno accolto donne con disabilità, di cui 43 hanno accolto donne “nuove”. Complessivamente 348 donne si sono rivolte a un centro antiviolenza, di cui la maggior parte donne “nuove” (261).  I centri che hanno sostenuto maggiormente donne con disabilità sono dislocati principalmente al nord in Emilia Romagna, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Liguria, Piemonte, Trentino Alto Adige, a seguire il centro con Marche, Toscana, Lazio e Umbria e le isole Sardegna e Sicilia. Il sud è rappresentato dall’Abruzzo. Quasi tutti i centri (oltre 82%) sono accessibili alle donne con disabilità motoria che nel 2024 sono il 32% del totale delle nuove con disabilità. Si sono rivolte ai centri anche donne con disabilità intellettiva (20%) e donne con disabilità sensoriale (10%), mentre il 38% ha un’altra tipologia disabilità. “Tra le donne con disabilità che hanno avviato un percorso di uscita dalla violenza rivolgendosi ai centri antiviolenza della rete D.i.Re, si legge nel Report, il 91,5% ha subito violenza da una persona con cui hanno un legame affettivo importante. Nel 56,3% dei casi si tratta del partner, nel 17,2% si tratta di un ex partner, nel 18% un altro parente”. Il GREVIO, il Gruppo di esperti sulla lotta contro la violenza sulle donne e la violenza domestica del Consiglio d’Europa (https://www.coe.int/en/web/istanbul-convention/grevio), nel suo Rapporto sull’applicazione della Convenzione di Istanbul ha segnalato come persistano enormi difficoltà anche rispetto alla fuoriuscita dalla violenza: per le donne con disabilità è difficile riconoscere e denunciare la violenza subita; persiste il rischio di essere stigmatizzate e non credute a causa di una generale mancanza di comprensione della loro esposizione alla violenza; manca una formazione specifica degli operatori, in particolare nel sistema della giustizia, tra le forze dell’ordine e nei servizi sociali; mancano informazioni accessibili e materiale informativo adeguato sui diritti delle vittime e sui servizi di supporto disponibili. E per invertire questa situazione, il GREVIO ha raccomandato al governo italiano di: sviluppare e migliorare l’accessibilità dei servizi di protezione e di sostegno per questi gruppi di donne, compresi i materiali informativi relativi; sostenere la ricerca e inserire indicatori specifici sulle discriminazioni multiple e intersezionali nella raccolta di dati relativi alla violenza contro le donne; assicurare l’effettiva applicazione dell’obbligo di dovuta diligenza (due diligence) per prevenire, indagare, punire e risarcire adeguatamente le vittime appartenenti a questi gruppi di donne; garantire che sia prestata particolare attenzione – da parte di tutte le istituzioni e servizi pubblici – alle esigenze delle donne vittime di violenza che sono o possono essere esposte anche a discriminazioni multiple o che sono rese vulnerabili da circostanze particolari, comprese, ma non solo, le donne e ragazze con disabilità. Qui il Report con i dati 2024 dell’Associazione Nazionale D.i.Re.: https://www.direcontrolaviolenza.it/wp-content/uploads/2025/07/REPORT-Dati-D.i.Re-2024_07.2025_.pdf.  Qui il Glossario minimo Parole per capire: https://informareunh.it/wp-content/uploads/Olympia-de-Gouges-Parole-per-capire-glossario-minimo-2025-settembre.pdf.  Giovanni Caprio
A Napoli il Capability Festival: La forza di essere fragili
IV EDIZIONE 15 – 19 OTTOBRE 2025 NAPOLI | Maschio Angioino e altri luoghi della città Si apre il countdown per la quarta edizione del Capability Festival, un importante evento che accende i riflettori sulle disabilità per parlarne in chiave contemporanea e fuori dagli stereotipi. Dal 15 al 19 ottobre 2025, il festival si svolgerà a Napoli, al Maschio Angioino, quartier generale della manifestazione, e in altri luoghi emblematici della città. La tematica principale selezionata per questa quarta edizione è la fragilità psicologica, in particolare modo degli adolescenti. L’Assessorato alle Politiche sociali è stato in questi anni un osservatorio privilegiato dell’universo giovanile e non ha potuto non constatare quanto questa specifica difficoltà sia diventata una vera e propria disabilità che investe i ragazzi, le famiglie, la scuola, i servizi sociali e sociosanitari, la comunità tutta. Il formato è ormai collaudato. Influencer e personalità del mondo della cultura, esperti, giornalisti, artisti che partecipano a incontri nelle scuole ( Serra ,  Casanova ,  Caccioppoli ) per agganciare espressamente i più giovani e conducono talk pomeridiani aperti alla cittadinanza. Quest’anno saranno ospiti del Capability  Lorenzo Tosa,  giornalista professionista, da anni si occupa di comunicazione politica e social. Nel gennaio del 2019 ha lanciato il suo blog, “Generazione Antigone”: una piazza virtuale in cui racconta le vite di donne e uomini noti e meno noti che, con atti di eroismo o piccoli gesti quotidiani, contribuiscono a costruire un’Italia e un mondo antirazzista, antifascista, antisessista, in difesa dei diritti umani e civili. Con oltre 350mila follower e 18 milioni di persone raggiunte ogni mese, la sua è la terza pagina Facebook personale più seguita in Italia e la prima per trend di crescita, il che lo rende uno degli influencer più seguiti, apprezzati e discussi del web; il professore  Adolfo Ferraro , psichiatra e docente universitario, primo premio con l’opera “Materiali dispersi – Storie dal Manicomio Criminale” per la Sezione Racconti;  Matteo Grimaldi , maestro, influencer, scrittore. Il suo ultimo romanzo Alias si rivolge agli adolescenti, raccontando le vicende di Ian. Gea, Chloe e Pietro, delle loro fragilità nell’affrontare semplicemente quello che sono, da cui non possono sottrarsi, che a volte può voler dire dover scalare una montagna sotto gli occhi giudicanti di tutti;  Alessandro Coppola , content creator, fotomodello, divulgatore, autore del libro “Le mie orecchie parlano”;  Sophie Bertocchi,  divulgatrice e attivista sul tema della salute mentale, autrice del libro  Sempre a un passo da te. La storia di rinascita di una ragazza grazie al suo cane , dove condivide in modo narrativo la storia del suo rapporto con Rose, il primo cane specializzato in assistenza psichiatrica in Italia certificato ADI (assistance Dog International); e con tanti rappresentanti di realtà associative importanti, che con le loro esperienze e buone pratiche amplieranno i dibattiti e il confronto: Luciana Cappabianca per  Telefono Amico Napoli , Rosetta Cappelluccio per la  Fondazione Figli degli Altri , Rita Mastrullo per  AppBenessere Proben-Unina , Alessandra Bocchino per il  Progetto Itaca . «L’idea del Capability Festival – ha spiegato l’assessore Luca Trapanese, questa mattina nel corso della presentazione a Palazzo San Giacomo – è trasformare la disabilità da tema sociosanitario a tema culturale. Quest’anno abbiamo scelto di soffermarci sul disagio mentale: ansia, depressione, schizofrenia, bipolarismo e tutte quelle fatiche dell’essere umano che colpiscono in particolare i giovani devono essere visti in modo completamente diverso. Troppi ragazzi, di fronte a piccoli fallimenti, compiono scelte estreme, come quella di immaginare di porre fine alla propria vita. Di questi temi dobbiamo parlare, per adottare un approccio nuovo anche dal punto di vista culturale: non dobbiamo partire dalle fragilità, ma imparare a comprendere e aiutare». «La conoscenza e la cultura dell’integrazione – ha evidenziato il presidente della Commissione consiliare Politiche Sociali, Massimo Cilenti – fanno sì che la disabilità non sia più qualcosa che fa paura. Su questo tema, l’assessore trapanese e il Consiglio Comunale stanno lavorando molto bene. Abbiamo bisogno di una rappresentazione diversa, anche con il sorriso, della disabilità, e il Capability Festival serve proprio a questo. Saranno giorni molto intensi, con il coinvolgimento delle scuole, incontri e dibattiti, proiezioni cinematografiche e tante occasioni per coinvolgere tutti coloro che vogliono contribuire a questa visione nuova». «Porteremo scena il Pinocchio, uno spettacolo con 32 tra ragazzi e ragazze ed i loro genitori e caregiver per riprendere la favola dal punto in cui Geppetto e Pinocchio sono dentro la pancia della Balena, la candela si sta per spegnere e Pinocchio chiede al padre “e ora cosa succede?”. Questa è la domanda che tutti noi genitori di figli extra-ordinari ci facciamo ogni giorno – ha affermato il drammaturgo e regista Davide Iodice –. Il nostro Pinocchio vuole affermare con forza che il “dopo” deve essere collettivo, che la responsabilità delle fasce più fragili è di tutta la società». «Presenteremo  Ugualmente diversi , un film che racconta di tre adolescenti autistici che, grazie ad un progetto, lavorano come camerieri in una pizzeria. Il film – ha spiegato il presidente di Arci Movie, Roberto D’Avascio – ribalta il punto di vista tradizionale sull’autismo e sui ragazzi che vivono questa condizione perché i protagonisti diventano a loro volta insegnanti degli studenti delle scuole superiori, ai quali insegnano a servire ai tavoli ea lavorare in pizzeria. Arci Movie ha scelto questo film perché parla con molta delicatezza, attenzione e puntualità di questi temi e ha dimostrato come con le immagini si possa raccontare una storia difficile, ma dal lieto fine». Le giornate del Capability Festival saranno arricchite da aperitivi preparati e serviti da enti che lavorano con persone con disabilità (Argo, A Ruota libera, La bottega dei semplici pensieri) e si chiuderanno con performance artistiche di altissimo valore culturale e inclusivo. Al Maschio Angioino,  dal 15 al 17 , ogni pomeriggio sono previsti, inoltre, per la sezione  Capability Kids , attività ludico e laboratoriali per i bambini curate dalla  Ludoteca CittadiNA  del  Servizio Politiche per l’infanzia e l’adolescenza e sostegno alla genitorialità del Comune di Napoli – Assessorato alle Politiche Sociali . Il programma sarà aggiornato in tempo reale sul sito  comune.napoli.it . Su  comune.napoli.it  saranno esplicitate altresì le modalità di prenotazione per gli eventi gratuiti dove è obbligatoria la prenotazione. Redazione Napoli
Dal viaggio in trike alle profondità del Carso: la nuova sfida di Pietro Rosenwirth
Trieste ha dato i natali a molte figure originali e coraggiose, ma poche come Pietro Rosenwirth hanno saputo trasformare la propria esperienza di vita in un messaggio universale di inclusione e libertà. Affetto da gravi problemi motori fin dalla nascita — artrogriposi congenita, artriti, osteoporosi e altre complicazioni — Rosenwirth avrebbe potuto lasciarsi travolgere dalle difficoltà. Invece ha scelto di costruire la sua vita su un principio diverso: dimostrare che la disabilità non coincide con l’impossibilità di sognare, viaggiare e vivere in autonomia. Presidente dell’associazione umanista “Viaggiare per un sogno: oltre le barriere”, Rosenwirth ha reso il movimento la sua missione, con l’obiettivo di abbattere non soltanto le barriere architettoniche, ma soprattutto quelle culturali e mentali. Dalla sua città ha intrapreso viaggi che a molti sarebbero sembrati impossibili, affrontati a bordo di uno scooter-trike adattato alle sue esigenze. Tra il 2011 e il 2014, per esempio, ha percorso quasi cinquantamila chilometri toccando diverse capitali europee come Vienna, Praga, Monaco e Zurigo, Amsterdam, Berlino, Parigi, Lisbona, ma anche Barcellona, Valencia, Santiago de Compostela, Roma, Atene, Salonicco e perfino Ankara e Istambul. Ogni tappa era al tempo stesso una conquista personale e un’occasione per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dell’accessibilità. Le difficoltà non sono mancate: problemi tecnici con il mezzo, tratti di strada impervi come i lunghi tratti di pavé, barriere architettoniche che in molte città europee ancora oggi rendono difficile o impossibile la circolazione alle persone con disabilità. Eppure, accanto agli ostacoli, Rosenwirth ha sempre trovato sostegno e solidarietà: cittadini pronti ad aiutarlo, motociclisti che lo hanno accolto lungo il percorso, associazioni e consolati che hanno dato visibilità al suo progetto. Questo spirito di condivisione ha reso i suoi viaggi non solo un’impresa personale, ma un’esperienza collettiva. La sua voce, a Trieste e oltre i confini italiani, è diventata simbolo di dignità e autodeterminazione. Per Rosenwirth viaggiare non significa semplicemente spostarsi nello spazio, ma abbattere i muri invisibili che spesso segregano le persone disabili. È un modo per ribadire che la libertà di muoversi e di partecipare alla vita sociale appartiene a tutti, indipendentemente dalle condizioni fisiche. E oggi la sua storia è pronta ad arricchirsi di un nuovo capitolo straordinario. Con l’aiuto del Club Alpinistico Triestino, che metterà a disposizione attrezzature speciali e l’esperienza di speleologi formati anche nel soccorso, Rosenwirth si prepara ad affrontare una sfida senza precedenti in regione: essere il primo disabile a scendere in una grotta tecnica su corda. La cavità prescelta è la Norma Cossetto, sul Carso triestino, un ambiente complesso e affascinante che metterà alla prova non solo le capacità tecniche, ma soprattutto la forza d’animo e lo spirito di squadra. La Norma Cossetto è una delle cavità ad andamento verticale tra le più belle del Carso triestino per le sue caratteristiche morfologiche. L’ingresso si apre presso una traccia di sentiero a lato di un solco torrentizio asciutto e immette immediatamente in un pozzo che richiede l’utilizzo di corde e di manovre di progressione verticale tipiche della speleologia avanzata. La discesa si sviluppa lungo un sistema di pozzi concatenati. L’ambiente, aspro e suggestivo, alterna tratti verticali a zone concrezionate di grande bellezza. Affrontare questa grotta significa confrontarsi con tutte le difficoltà della progressione su corda: manovre di calata e risalita, gestione degli ancoraggi e sicurezza costante del gruppo. Per Rosenwirth sarà necessario l’impiego di attrezzature specifiche, adattamenti tecnici e la presenza di un team di supporto altamente qualificato, capace di garantire ogni fase della discesa e della risalita. In questi giorni una squadra di speleologi del CAT è impegnata nelle esercitazioni in previsione della nuova impresa. La discesa nella Norma Cossetto, prevista per il mese di ottobre, non rappresenta soltanto una sfida sportiva, ma un gesto dal forte valore simbolico. Entrare in un mondo sotterraneo, ostile e complesso come quello ipogeo, e farlo nelle condizioni di Rosenwirth, significa dimostrare che le barriere più difficili da abbattere non sono quelle di roccia, ma quelle della mente. L’iniziativa del Club Alpinistico Triestino, che ha deciso di affiancarlo con competenza e passione, è la prova concreta che inclusione e collaborazione possono trasformare i limiti in opportunità straordinarie. L’impatto del suo impegno va ben oltre le testimonianze personali: ha contribuito a porre con forza il tema dell’accessibilità nelle agende delle istituzioni, a stimolare riflessioni nelle comunità locali, a incoraggiare altre persone con disabilità a non rassegnarsi. Trieste, città di confine e di intrecci culturali, si ritrova così in lui un simbolo vivente della possibilità di trasformare i limiti in opportunità, i sogni in viaggi reali e le barriere in ponti verso una società più giusta e inclusiva. CLUB ALPINISTICO TRIESTINO APS Redazione Friuli Venezia Giulia
Alta accessibilità: un dibattito sulla liberazione dei corpi
A margine del dibattito “Liberi tuttu” durante il Festival Alta Felicità 2025, abbiamo raccolto riflessioni e testimonianze da chi ogni giorno si batte per il diritto all’autodeterminazione e alla libertà reale. A guidare il confronto Alice Vigorito, che ha portato al centro del festival una prospettiva radicale e concreta sull’inclusione, insieme ad Andrey Chaykin e […]
Dal 23 al 25 maggio 2025 a Torino Divine Queer Film Festival
Torna per la sua nona edizione il Divine Queer Film Festival, appuntamento annuale con il cinema indipendente queer che porta sullo schermo storie, linguaggi e immaginari capaci di rompere norme e confini. Dal 23 al 25 maggio 2025, gli spazi di Via Baltea 3 a Torino si riempiranno di film, talk, ospiti internazionali, artigianato politico e socialità transfemminista. Organizzato da Taksim APS, il festival continua a concentrarsi su tre assi tematici fondamentali: immigrazione, identità di genere e disabilità, intrecciando proiezioni e dibattiti con pratiche politiche, affettive e creative. L’edizione 2025 del Divine Queer Film Festival è dedicata a Mariasilvia Spolato, insegnante, matematica e attivista femminista, tra le prime donne in Italia ad aver fatto coming out pubblicamente come lesbica. Attraverso questa dedica, il festival intende valorizzare la memoria delle lotte invisibilizzate e dare spazio alle soggettività che ogni giorno resistono ai margini della norma. In programma 12 film in concorso provenienti da 10 paesi diversi e 4 film fuori concorso, tra cui “VALERY ALEXANDERPLATZ”: saranno presenti la regista Silvia Maggi e la protagonista Valérie Taccarelli. Sempre fuori concorso sarà proiettato “OPRE ROMA!”, opera che affronta il tema urgente e poco raccontato della ziganofobia. Tra gli ospiti internazionali, anche la regista Rosida Koyuncu, proveniente dal Kurdistan e residente in Svizzera: oltre a presentare il suo film in concorso, terrà un talk sul tema “Rappresentazione cinematografica dei corpi e delle lotte queer”. L’associazione organizzatrice del festival, Taksim Aps, anche quest’anno ha deciso di avviare una campagna di crowdfunding per la realizzazione del festival. E’ possibile accedere alla campagna usando questo link. Il Divine Queer Film Festival è uno spazio aperto, sicuro e accessibile, dove condividere visioni e pratiche di liberazione. Durante i tre giorni, oltre alle proiezioni, sarà possibile visitare i tavoli di artigianato politico queer e materiali informativi allestiti nel cortile del festival. Anche quest’anno, saranno assegnati tre premi per i film in concorso: – Premio della giuria – Premio del pubblico – Premio della direzione artistica I riconoscimenti sono realizzati in collaborazione con il Laboratorio Artemista, uno spazio artigiano e artistico impegnato nella creazione collettiva. L’ingresso agli eventi è gratuito. Il programma completo è online.   Anche quest’anno il Divine Queer Film Festival può contare su una rete di complicità politica, culturale e affettiva che sostiene e amplifica la sua visione. Tra partner, patrocinatori e sostenitori di questa nona edizione ci sono: Qoro – il primo coro LGBTQIE di Torino, Collettivo Q+, Amnesty International – Sezione Italia, Kuirfest, Coordinamento Torino Pride, Pembe Hayat, Laboratori di Barriera, Laboratorio Artemista, Orlando Magazine, Arci Torino, UCCA, Impresa Sociale Stranidea, la Chiesa Evangelica Luterana in Italia, Unicollege SSML Torino, MIT – Movimento Identità Transessuale, Laboratorio Malaerba, Maledicola, Maurice GLBTQ Torino, CasArcobaleno Torino e la Città di Torino. Una rete variegata e resistente, che condivide l’impegno per una cultura queer radicale, accessibile e intersezionale. Divine Queer Film Festival 23–25 maggio 2025 Laboratori di Barriera – Via Baltea 3 – Torino Organizzato da Taksim APS Info e programma: www.divinequeer.it Murat Cinar