Bagnoli, Coppa America e colmata. Dal disastro politico a quello ambientale(archivio disegni napoli monitor)
Gli articoli sulla “questione Bagnoli” pubblicati da Monitor nei suoi vent’anni
di attività editoriale hanno dovuto necessariamente addentrarsi in diversi
ambiti di analisi: le trasformazioni urbane (quelle pianificate e quelle
spontanee), l’indecente spreco di risorse pubbliche (si parla di circa novecento
milioni di euro), le carriere di amministratori e politici che da lì sono
partite o lì si sono fermate (Bassolino, Fico, de Magistris), le condizioni di
vita degli abitanti, i fenomeni sociali come la gentrificazione e la
turistificazione del quartiere, l’intersezione di tutte queste questioni tra
loro, e persino con i recenti accadimenti generati dalla incapacità (o non
volontà) nel gestire fenomeni naturali come la crisi bradisismica.
Difficilmente per nostra attitudine, e perché crediamo ci siano altri luoghi e
persone più titolate a farlo, abbiamo ritenuto di pubblicare articoli che
entravano nel dettaglio dei contenuti scientifici, che pure, in relazione alla
mancata o parziale bonifica del sito ex industriale, nonché al futuro sviluppo
dell’area, hanno una certa importanza. Quando l’abbiamo fatto è stato sempre in
un’ottica divulgativa, provando a semplificare le questioni senza azzerarne le
complessità, utilizzando un linguaggio e uno stile comprensibile.
È per questo che pubblichiamo oggi quest’articolo scritto da Benedetto De Vivo e
Maurizio Manno (rispettivamente professori ordinari di geochimica ambientale e
di medicina del lavoro) già comparso ieri su Anteprima24. Ci pare importante,
pur nel suo registro scientifico, per la capacità di spiegare quanto sta
succedendo in queste settimane a Bagnoli, e come il disastro politico in atto
(la modifica di leggi che imponevano il ripristino della morfologia della costa
a uso balneare, la mancata rimozione della colmata a mare, la pericolosa
“velocizzazione” di alcuni interventi per permettere lo svolgimento della Coppa
America di vela) possa contribuire a creare un disastro ambientale se possibile
ancora maggiore di quello già esistente sul territorio.
* * *
Sul tema della bonifica di Bagnoli, anche alla luce delle recenti informazioni
comunicate dal sindaco Manfredi in consiglio comunale (24 settembre 2025),
abbiamo discusso in un capitolo di carattere tecnico-scientifico su libro
internazionale in pubblicazione da Elsevier (De Vivo et al., 2026, in stampa).
Ovviamente non spetta a noi entrare nel merito di decisioni di carattere
politico, e tantomeno in quelle, a esse collegate, di carattere economico. Ci
focalizziamo, invece, nella sintesi che segue, solo sugli aspetti
tecnico-scientifici della vicenda in corso, in particolare sulle metodiche più
sicure ed efficaci da utilizzare per la bonifica e sui potenziali rischi per la
salute dei cittadini che si potrebbero determinare a seguito di scelte
tecnico-scientifiche non ottimali circa la metodica da utilizzare.
In precedenti nostri interventi sono state illustrate le due migliori tecnologie
oggi disponibili a livello internazionale. Quella del desorbimento termico
in-situ (Istd) e quella ex-situ (Estd), tecniche che operano sostanzialmente
allo stesso modo: entrambe riscaldando i contaminanti organici fino a quando non
si volatilizzano, separandosi così dal suolo (per una descrizione esaustiva di
Istd e Estd rimandiamo a: Baker & Kuhlman, 2002; Khan et al., 2004; The United
States Environmental Agency, 2017; Zhao et al., 2019; Xu & Sun, 2021; De Vivo,
2024b; 2025a, b).
Nel sopracitato consiglio comunale, il prof. Manfredi, ha dichiarato che la
necessità tecnica impone la non rimozione della colmata (in violazione della
legge n.582 del 18 novembre 1996, che ne avrebbe invece imposto la rimozione,
con relativa ricostruzione della spiaggia pubblica). Si tratta di una decisione
politica, non tecnica. La colmata potrebbe in realtà essere facilmente rimossa
(come previsto dalla legge) dopo aver eliminato ipa, pcb e idrocarburi totali
con trattamento di desorbimento termico in-situ (Istd) e utilizzando poi i
terreni bonificati per la copertura delle aree interne. Se, d’altra parte,
decisioni politiche dovessero imporre che la colmata non debba venir rimossa,
sia le aree interne che i sedimenti marini antistanti la colmata potrebbero
anch’essi essere bonificati utilizzando l’Istd.
In ogni caso, sulla base delle dichiarazioni del sindaco, sembra che non verrà
effettuata alcuna bonifica nell’area della colmata, ma solo la messa in
sicurezza, coprendola con una platea impermeabile su cui è prevista la
costruzione di strutture necessarie per l’America’s Cup. Sembra quindi che la
bonifica della colmata stessa verrà effettuata dopo la fine dell’America’s Cup.
Questa scelta appare tuttavia incomprensibile. Se la decisione di mettere in
sicurezza l’area della colmata è stata già presa, perché non fare un intervento
definitivo? Successivamente all’impermeabilizzazione permanente della sua
superficie (prevista attualmente solo come misura temporanea) e poi
all’”isolamento-tombamento” dell’intera area, sarebbe infatti possibile
costruire sul lato mare una barriera fisica permanente (palancole) per impedire
la migrazione in mare e, quindi, nei sedimenti marini, degli inquinanti organici
presenti. Una volta “tombata” la colmata, i sedimenti marini potrebbero essere
bonificati mediante Istd, una tecnica già utilizzata a questo scopo in
Danimarca.
Per quanto riguarda in particolare la tecnica di bonifica da utilizzare, sembra
tuttavia che sia già stata programmata l’Estd (non siamo a conoscenza delle
stime dei costi) per tutti i suoli di Bagnoli. Una società internazionale,
specializzata in tecnologia di Istd e Estd, ha indicato un costo totale
approssimativo, per la tecnologia Istd, di circa centoventi milioni di euro:
sessanta per l’area della colmata e sessanta per i sedimenti marini a fronte
della colmata. Per i suoli a monte e per sedimenti marini più a largo della
colmata fino al golfo di Pozzuoli sempre con Istd, si potrebbe fare solo una
valutazione, prendendo a riferimento, i costi indicati per la superficie
dell’area della colmata. Pensiamo sia, in questa fase, un esercizio inutile.
CONSIDERAZIONI SU RISCHIO TOSSICOLOGICO E SANITARIO PER I RESIDENTI
L’area di Bagnoli, su cui si pianifica di procedere con Estd (e non con Istd) e
per cui è prevista una massiccia movimentazione di terreni pesantemente
inquinati da ipa e ocb, è adiacente al mare del golfo di Pozzuoli. È facilmente
prevedibile, che ipa e pcb, attualmente relegati nei suoli e nei sedimenti
marini, se mobilizzati in area prospiciente il mare, possano diffondervisi. Gli
ipa, combinandosi con il cloro (Cl), producono dei derivati, gli ipa clorurati,
che sono più tossici dei composti d’origine. In particolari condizioni
(combustione incompleta) possono formarsi diossine, sostanze notoriamente
cancerogene-mutagene. Inoltre, gli stessi ipa e pcb, se si combinano con lo
stagno (Sn) o il mercurio (Hg), formano sostanze altamente tossiche:
rispettivamente il dibutil- e tributil-Sn e il metil-Hg. Lo stagno, un elemento
di per sé dotato di bassa tossicità, è sempre presente nelle rocce del
vulcanismo napoletano, unitamente al berillio (Be) e al tallio (Tl), mentre il
mercurio è più legato a processi di idrotermalismo (è il caso dei Campi
Flegrei). Circa vent’anni fa uno degli autori di questa nota (B. De Vivo), ha
riscontrato nei sedimenti marini antistanti i cantieri navali di Castellammare
la presenza di dibutil- e tributil-Sn (lo stagno è presente nelle rocce
vulcaniche sia del Vesuvio che dei Campi Flegrei).
Gli effetti tossici per l’uomo conseguenti l’inquinamento marino è
un’eventualità ben documentata in letteratura. Ricordiamo un caso classico,
negli anni Cinquanta e Sessanta, di grave inquinamento ambientale prodotto dalla
combinazione di composti organici con mercurio, nella Baia di Minimata,
Giappone. L’inquinamento, di origine industriale, provocò la malattia di
Minamata, scoperta per la prima volta nel 1956, determinò gravi intossicazioni
negli abitanti e fece incrementare notevolmente l’incidenza di decessi per
cancro nella popolazione della baia (Timothy, 2001). Fu causata dal rilascio,
dal 1932 al 1968, di metilmercurio nelle acque reflue da parte dell’industria
chimica Chisso Corporation. Il metil-Hg, altamente tossico e cancerogeno, si
accumulò nei molluschi, nei crostacei e nei pesci della baia, entrando nella
catena alimentare e causando così l’avvelenamento degli abitanti del luogo,
inclusi numerosi decessi. Si intervenne sulle sorgenti dei composti organici,
chiudendo l’industria chimica Chisso Corporation e vietando del tutto la pesca
nella baia di Minamata. I danni ambientali e sulla salute della popolazione sono
persistiti per decenni e continuano ancora oggi ad avere effetti, anche sociali,
sulle comunità locali.
La rilevanza di queste considerazioni rispetto ai programmi di bonifica del sito
di Bagnoli, pur oggettivamente distanti, nello spazio e nel tempo rispetto al
contesto di specie, risiede nel fatto, oggi consolidato, che il patrimonio di
conoscenze tossicologiche acquisite dai disastri ambientali pregressi fanno
parte del bagaglio di informazioni utili e necessarie per conseguire scelte
lungimiranti e prudenti, oltre che rispettose della legge. La valutazione del
rischio sanitario per la popolazione residente o lavorativa e, quindi, per
definizione, potenzialmente esposta, per motivi residenziali e/o occupazionali,
all’assorbimento di livelli di contaminanti tossicologicamente rilevanti impone,
prima di qualsivoglia decisione operativa, di considerare tutti i possibili
scenari di rischio, anche i più improbabili, ancorché possibili. A tal riguardo
assumono particolare significato le diverse modalità di esposizione compatibili
con le attività residenziali, commerciali e balneari presenti e future sul sito
di Bagnoli, ovvero quelle per inalazione, ingestione ed esposizione cutanea.
Sia Istd che Estd possono potenzialmente produrre inquinanti atmosferici
secondari, come le diossine che si formano durante la distruzione termica dei
gas di scarico contenenti molecole organiche come ipa e pcb in presenza di
cloro. La tecnologia Estd è più versatile e può trattare contaminanti meno
volatili, ma richiede scavi e trasporto del terreno, che comportano un rischio
maggiore di inquinamento atmosferico (formazione di diossine, per i cittadini
che vivono nelle aree circostanti il sito contaminato se non vengono progettati
e implementati adeguati controlli ingegneristici e sanitari). La pratica
ingegneristica di bonifica richiede un’attenta pianificazione e giudizio,
soprattutto quando si bonificano discariche di rifiuti, come la colmata, situate
in prossimità di un’area densamente popolata e adiacenti alla costa. Tale
rischio è comunque molto più elevato durante gli scavi e i movimenti del terreno
necessari per Estd. Negli ultimi 20 anni, l’Estd è quasi ovunque vietato se i
siti da bonificare sono in prossimità di aree urbanizzate. Nel caso di Bagnoli,
il sito industriale dismesso è parte integrante della città di Napoli, con
l’aggravante di essere localizzato in riva al mare (con conseguente incremento
di rischi per la salute umana a seguito di balneazione). Nelle aree urbanizzate
viene infatti generalmente privilegiato l’Istd.
Per determinare quale opzione sia più conveniente per la colmata, sarebbe
necessario sviluppare prima progetti concettuali per ciascuna delle due opzioni,
Istd e Estd, ciascuno concepito per raggiungere gli stessi obiettivi di
bonifica, garantendo però al contempo adeguati livelli di sicurezza per la
salute umana e dell’ambiente durante e dopo la bonifica.
Una soluzione assolutamente da non tentare è, comunque, il dragaggio di
sedimenti marini, fortemente contaminati da ipa, pcb e pesticidi organoclorurati
(Ocp) (Minolfi et al., 2018). Le dichiarazioni del sindaco Manfredi indicano
tuttavia che il dragaggio sia già programmato sul fronte della colmata. Il
dragaggio di sedimenti marini, fortemente contaminati da ipa, pcb e ocp,
causerebbe l’amplificazione del disastro ambientale in tutta la baia di Bagnoli,
fino al golfo di Pozzuoli, dove sono registrati comunque elevati superamenti
delle soglie limite di legge (Dm 56/09) per ipa totali, 15 congeneri e per pcb
totali – con plumes di dispersione immediatamente al largo della colmata che
sono da cento volte (nel golfo di Pozzuoli) a mille volte (nella baia di
Bagnoli) più elevati, (Minolfi et al., 2018); il rischio è quello di dover
vietare del tutto la pesca sia nella baia di Bagnoli che nel golfo di Pozzuoli.
Nella baia di Bagnoli, oltre che per ipa e pcb, si registrano poi valori elevati
per ventiquattro congeneri di ocp (pesticidi)¹.
Sulla phytoremediation, una tecnica sperimentale basata sull’uso di piante per
la decontaminazione di suoli inquinati, presentata come una innovazione ma in
realtà ben nota nell’esplorazione mineraria da decenni, non c’è molto da dire.
Riguarda solo alcuni specifici metalli e con ben precise limitazioni. Non esiste
comunque alcuna specie vegetale che possa assorbire tutti i contaminanti, siano
essi inorganici o organici. In più, ipa e pcb sono recalcitranti, alias non
vanno in soluzione, quindi sono assolutamente non “estraibili” con
phytoremediation, e comunque certamente non con piccoli arbusti con radici di
pochi centimetri, visto che ipa, pcb, e idrocarburi totali, nel sito di Bagnoli,
si trovano fino a cinque metri di profondità (De Vivo, 2025b).
Ciò detto, il problema di inquinamento da metalli non esiste a Bagnoli (De Vivo
et al., 2021; 2024). I metalli (non esiste chimicamente la categoria dei metalli
pesanti!) sono naturali (da sorgenti idrotermali, vedi Lima et al, 2001, 2003)
oppure industriali (da loppe e scorie di altoforni). Quelli naturali, da
sorgenti termali, non sono bonificabili: si tiene semplicemente conto dei
valori background, naturali. Quelli di origine industriale sono invece ossidati,
alias non sono bio-disponibili, quindi di scarsa rilevanza per la salute umana
(rimandiamo a De Vivo et al., 2026, in stampa).
Concludendo, sulla base dell’evidenza disponibile in letteratura e di quella
raccolta sul campo, nell’arco ormai di un trentennio dalla dismissione degli
impianti industriali a oggi, il desorbimento termico in-situ appare la metodica
più indicata per la bonifica o, per meglio dire, ribonifica del sito di Bagnoli
(De Vivo et al., 2021), e in particolare dell’area relativa alla colmata.
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¹La campionatura e le analisi, da cui sono derivate le mappe di distribuzione in
Minolfi et al (2018) furono eseguite fra novembre 2004 e marzo 2005, da
Icram/Ispra.