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Il vento rivoluzionario del Primo Maggio attraversa Berlino
Il Primo Maggio è tradizionalmente uno dei momenti salienti della lotta di classe e del movimento comunista in Germania e quest’anno è stato dimostrato dall’alto numero di partecipanti alla manifestazione rivoluzionaria berlinese. A livello nazionale, la partecipazione alla manifestazione è cresciuta. Come ogni anno, la marcia più grande si è svolta a Berlino, con oltre 30.000 partecipanti, in aumento rispetto allə 11.000 dell’anno precedente, e la seconda più grande ad Amburgo, con circa 10.000 manifestanti. Questo sviluppo positivo è visibile anche in città più piccole, come Norimberga e Stoccarda. Le organizzazioni impegnate nella lotta di classe hanno organizzato azioni per il 1° maggio in oltre 40 città tedesche. Hanno partecipato a manifestazioni serali il giorno prima del 1° maggio, alla tradizionale manifestazione della DGB (Confederazione dei Sindacati Tedeschi) e alla manifestazione rivoluzionaria. Come ogni anno, la DGB ha organizzato la mattina del 1° maggio oltre 420 manifestazioni con circa 310.000 partecipanti in tutta la Germania. Lo slogan di quest’anno è stato “Aumentare i salari, abbassare gli affitti, creare la pace”. La manifestazione rivoluzionaria del 1° maggio è iniziata con un concerto e un presidio, durante il quale la presunta ex-membra della RAF (Frazione dell’Armata Rossa) Daniela Klette ha rivolto dal carcere femminile di Vechta un saluto di solidarietà a tuttə lə oppressə e lə sfruttatə, sia in libertà che in clandestinità. Young Struggle LA MANIFESTAZIONE È STATA UNA PROTESTA ANCHE CONTRO LA GUERRA E IL CAPITALE E HA ESPRESSO SOLIDARIETÀ CON LA PALESTINA E CON LƏ ANTIFASCISTƏ PERSEGUITATƏ I temi che hanno animato la manifestazione rivoluzionaria del 1° maggio di quest’anno sono stati i piani di militarizzazione e riarmo del governo, i conseguenti tagli, il coinvolgimento tedesco nel genocidio a Gaza, la solidarietà con lə antifascistə perseguitatə e imprigionatə, in particolare con quellə coinvoltə nei fatti di Budapest. Gli slogan “Free Maja” o “Free Zaid” hanno accompagnato la manifestazione. A Düsseldorf il consolato ungherese è stato bersagliato con sacchetti di vernice durante la marcia di protesta. In Ungheria, lə antifascistə come Maja sono sotto processo e altrə sono minacciatə di estradizione. Anche la violenza omicida della polizia commessa contro Lorenz, un giovane nero di 21 anni assassinato il 20 aprile a Oldenburg, è stata ripetutamente denunciata con discorsi, cartelli e striscioni. ALTRE STRATEGIE DI REPRESSIONE DELLA POLIZIA Sebbene durante la manifestazione del 1° maggio siano stati ripetutamente utilizzati fumogeni e fuochi d’artificio, il cui utilizzo è vietato in Germania, e siano stati urlati slogan criminalizzati in Germania, come “From the river to the sea, Palestine will be free” (Dal fiume al mare, la Palestina sarà libera), la presenza e la violenza della polizia sono state contenute, fatta eccezione per l’attacco violento allə manifestanti del blocco Palestina. Tuttavia, il comportamento apparentemente pacifico della polizia durante la manifestazione è stato smentito dagli eventi avvenuti a seguito: un attacco brutale e illegale contro giovani e organizzazioni rivoluzionarie, che sono statə deliberatamente attaccatə e trattenutə dalla polizia in un centro di quartiere di Berlino-Neukölln mentre lasciavano la manifestazione. Intorno alle 22:00, la polizia ha forzato l’ingresso al primo piano del centro di quartiere, ma è stata costretta a indietreggiare lungo le scale in seguito alla rapida reazione dellə compagnə. Successivamente, la polizia ha utilizzato spray al peperoncino all’interno dell’edificio. Lə manifestanti sono quindi riuscitə a far uscire la polizia dalla tromba delle scale fino in strada, dove nel frattempo si era riunita una manifestazione di solidarietà. In totale, quattro compagnə sono statə arrestatə e successivamente detenutə nella GESA (centro di detenzione temporanea), da dove sono statə rilasciatə dopo due ore. Anche a Lipsia si sono verificati attacchi aggressivi della polizia contro lə partecipanti. Sono stati effettuati arresti di singolə manifestanti mente lasciavano una festa di quartiere, organizzata in seguito alla manifestazione. Tra le altre cose, alcunə minorenni sono statə picchiatə dalla polizia fino a perdere i sensi. Possiamo notare chiaramente come la strategia della polizia in relazione al 1° maggio sia cambiata a partire dallo scorso anno. La polizia tende a non intervenire quasi mai durante la manifestazione per diffondere un’immagine pacifica e non violenta del Primo Maggio, ma insegue singole organizzazioni e manifestanti in un secondo momento per attaccarlə, picchiarlə e arrestarlə lontano dall’occhio pubblico. Nonostante i brutali attacchi della polizia, la manifestazione rivoluzionaria del 1° maggio a Berlino è stata un successo, con una massiccia partecipazione di diverse organizzazioni impegnate nella lotta di classe. Il successo della mobilitazione, come dimostra l’aumento dellə partecipanti di quest’anno, è indicativo della crescente opposizione alla guerra e della solidarietà con la Palestina e lə antifascistə perseguitatə e imprigionatə. Allo stesso tempo, è stata denunciata la brutalità della violenza poliziesca, recentemente scatenata dall’omicidio di Lorenz. Young Struggle > Come giovani rivoluzionariə di Young Struggle, Zora e Pride Rebellion siamo > scesə in piazza con le seguenti rivendicazioni: stop alle deportazioni, guerra > alla guerra ovunque e lotta per l’autodeterminazione. Nel 2024, sotto il governo SPD-Grüne-FDP, erano già state effettuate oltre 20.000 deportazioni in tutto il Paese, un aumento significativo rispetto agli anni precedenti. UN SALTO DI QUALITÀ Nei giorni scorsi, il cristiano-democratico Friedrich Merz è stato nominato come nuovo Cancelliere e, non appena entrato in carica, ha promesso di respingere lə richiedenti asilo alle frontiere tedesche. Inoltre, lo scorso mese quattro membri del movimento palestinese sono statə minacciatə di deportazione per il loro lavoro politico e di solidarietà con la Palestina, sebbene tre di loro siano cittadinə dell’UE e nessun di loro abbia ancora avuto un processo o delle condanne. Due giovani palestinesi sono già stati deportati in Grecia negli ultimi mesi. Inoltre, il nuovo governo composto da SPD, CDU e CSU prevede di investire più denaro pubblico nell’industria bellica, nella Bundeswehr (forze armate tedesche), nella reintroduzione del servizio militare obbligatorio e di tagliare i fondi destinati a settori come l’istruzione e i benefici sociali. Ecco perché noi giovani diciamo chiaramente che vogliamo un futuro e non vogliamo morire nelle loro guerre per i loro interessi imperialistici. Durante la campagna elettorale, la CDU/CSU ha annunciato anche l’intenzione di abolire la Selbstbestimmungsgesetz (legge sull’autodeterminazione), in vigore da meno di un anno. Nonostante le numerose lacune, la legge sull’autodeterminazione è un passo importante per le persone trans e per il loro potere di decidere della propria identità ed è per questo che ci batteremo affinché non venga abolita. Per quanto riguarda il Primo Maggio, vediamo, in futuro, la necessita di unire maggiormente il movimento delle forze rivoluzionarie. Costruendo un movimento rivoluzionario di massa, avremo la possibilità di realizzare queste rivendicazioni e di organizzare una manifestazione del Primo Maggio ancora più grande l’anno prossimo. Nello spirito militante del 1° maggio, ogni giorno è un 1° maggio per noi rivoluzionariə: un giorno di lotta di classe internazionale del proletariato! Immagini di copertina e nell’articolo a cura di Young Struggle SOSTIENI, DIFENDI, DIFFONDI DINAMOPRESS Per sostenere Dinamopress abbiamo attivato una nuova raccolta fondi diretta. Vi chiediamo di donare tramite paypal direttamente sul nostro conto bancario, Dinamo Aps Banca Etica IT60Y0501803200000016790388 tutti i fondi verranno utilizzati per sostenere direttamente il progetto: pagare il sito, supportare i e le redattrici, comprare il materiale di cui abbiamo bisogno L'articolo Il vento rivoluzionario del Primo Maggio attraversa Berlino proviene da DINAMOpress.
Primo maggio a Bogotá: dalla Minga indigena alla Consulta Popular
La giornata di mobilitazione e di lotta in tutto il paese è stata dedicata alla rivendicazione popolare di una maggiore giustizia sociale per lavoratori e lavoratrici ed è stata la seconda grande mobilitazione a sostegno della Consulta Popular, referendum propositivo sui temi dei diritti del lavoro, proposto dal presidente Petro dopo il blocco del Congresso alla proposta di riforma del lavoro, che è stata bocciata dalla Commissione Settiman del Senato lo scorso 18 marzo, durante una moltitudinaria mobilitazione sociale. Le mobilitazioni per i quattro anni dall’estallido social, a partire dello sciopero e delle manifestazioni del 28 aprile 2021, si sono tenute alla vigilia del primo maggio, per ricordare le 89 vittime di quelle proteste sociali, le centinaia di vittime di ferite oculari, di violenza della polizia e delle forze militari, per richiedere la libertà di chi ancora si trova in carcere, per chiedere verità e giustizia. Ed in continuità, per rivendicare le ragioni di quella protesta che è stata fondamentale per aprire un processo di cambiamento poilitico nel paese. * * Nei giorni precedenti al primo maggio, si è tenuta inoltre a Bogotá la Minga Indigena, ospitata dall’Università Nacional, dove nonostante le polemiche razziste dei media mainstream e delle destre, i popoli indigeni sono stati ben accolti, come confermano gli interventi pubblici del rettore Leopoldo Múnera Ruíz, della vicerettrice Carolina Jiménez, e di diversi docenti e studenti. Ma soprattutto, l’atmosfera che si respirava nel campus universitario, tra cucine comunitarie, assemblee, conferenze stampa, riunioni, musica e feste, è stata quella di un importante momento politico che coinvolgeva sia i popoli indigeni che il mondo universitario. L’Università ha concesso le facoltà e gli spazi del campus per l’accoglienza di oltre cinquemila persone appartnenti a decine di popoli indigeni provenienti da tutto il paese che hanno animato e partecipato alle giornate di assemblee, mobilitazione, musica, feste e rituali popolari, e diversi momenti di incontro e negoziazione politica con il governo, che si sono tenute dal 29 aprile fino al 2 di maggio. Decine di chivas, i camion coperti utilizzati per gli spostamenti dei popoli indigeni, sono partiti dalle regioni più diverse e lontane del paese, e sono arrivate dopo diversi giorni di viaggio fino alla capitale, montando un accampamento, le cucine popolari e inventando nuovi spazi per la musica e le assemblee dentro l’università. Tra le organizzazioni che hanno organizzato la Minga e partecipato alle mobilitazionie il Consejo Regional Indígena del Cauca (CRIC), il Movimiento de Autoridades Indígenas de Colombia (AICO), la Organización Nacional Indígena de Colombia (ONIC), la Organización Nacional de los Pueblos Indígenas de Colombia (OPIAC) e la Confederación Indígena Tayrona (CIT). Le rivendicazioni della Minga Indigena riguardavano diversi temi, e gli accordi sono stati raggiunti dopo tre intense giornate di negoziazione in piazza e al Congresso: si tratta dello sblocco dei fondi per il Buen Vivir, il riconoscimento del Sistema autonomo di educazione indigena, il riconoscimento del Sistema di salute indigeno, con finanziamenti statali, e dei processi di riconoscimento dei Cabildos urbani, lo sblocco dei fondi per la reincoporazione e reintegrazione dei popoli indigeni, e l’sitituzione di fondi speciali per crisi umanitaria in Guajira e in Amazzonia. * * La Minga si è poi unita alle manifestazioni popolari del Primo Maggio, e nella capitale il corteo è partito dall’Università, con delegazioni di decine di popoli indigeni di tutto il paese che hanno raggiunto la Plaza Bolivar, con centinaia di migliaia di persone che hanno affollato i sette cortei che hanno attraversato le strade della capitale, così come di tante altre città in Colombia. > Alla moltitudinaria manifestazione hanno partecipato decine di organizzazioni > sindacali, movimenti sociali, popoli indigeni, partiti di sinistra, studenti e > studentesse, lavoratrici e lavoratori delle economie popolari, confluendo > sulla centralissima Plaza de Bolivar, dove il presidente Petro ha tenuto il > suo discorso in una piazza gremita di manifestanti. Attaccando le destre per le responsabilità del paramilitarismo e del terrorismo di Stato, per l’assenza di diritti sul lavoro e le giornate infinite, i contratti super precari, l’assenza di garanzie, di pensione, di accesso alla salute per milioni di persone in Colombia, eredità del peggiore neoliberismo e della violenza statale e paramilitare degli ultimi decenni: le riforme del lavoro e della salute, proposte dal governo sulla base del voto popolare, sono state però fermate dal Congresso, dove la coalizione di governo non ha la maggioranza. Per questo la Consulta Popular, ufficialmente proposta in Senato lo stesso primo maggio, subito dopo la manifestazione e il discorso del presidente in piazza, rappresenta la possibilità di riaprire la contesa politica, e la campagna elettorale in vista delle prossime elezioni del 2026, a partire dalle riforme per la giustizia sociale. * * Si è tenuto poi un commovente minuto di silenzio per Alberto Peña, leader delle lotte per i diritti umani e militante di Colombia Humana, partito politico da cui proviene il presidente, assassinato nella stessa giornata del primo maggio da gruppi armati paramilitari mentre stava facendo campagna per la Consulta Popular nella regione del Cauca, poco prima di raggiungere il corteo del primo maggio nella sua città. «Non possiamo tornare al terrorismo di Stato e alle fucilazioni e alle fosse comuni, come duranti i governi di Uribe», ha detto il presidente Petro dal palco, accusando senatori delle destra della responsabilità politica di questo assassinio per aver bloccato la riforma. Dopo aver ricordato il militante per la pace e i diritti umani assassinato poche ore prima, Petro ha invitato lavoratori e lavoratrici, popoli indigeni e movimenti di tutto il paese a mobilitarsi per la Consulta Popular, sguainando poi sul palco la spada di Bolivar in per rivendicare il potere popolare e la giustizia sociale. * * «Come può essere che nel ventunesimo secolo ancora dobbiamo lottare per la giornata lavorativa di otto ore? Chi vota contro la riforma è uno schiavista» ha detto il presidente accolto dall’ovazione della piazza. Limitare la giornata lavorativa a 8 ore, è infatti uno dei dodici punti della Consulta Popular, assieme all’aumento del salario nei giorni festivi, il riconoscimento del lavoro comunitario e di cura, all’approvazione di migliori tassi di interesse per le piccole e medie imprese e le economie popolari, il riconoscimento di una licenza dal lavoro durante il periodo mestruale, l’inclusione di lavoratori e lavoratrici diversamente abili come quota obbligatoria per tute le imprese, il riconoscimento generalizzato dell’accesso alla sicurezza sociale e ai contributi per le pensioni, speciali garanzie dei diritti per il lavoro e accesso ai contributi pensionistici nel mondo dell’agricoltura, limitazione delle contrattazioni precarie, il riconoscimento delle lavoratrici domestiche e un fondo pensione specifico per chi svolge lavori domestici, comunitari e precari. «Siamo disposti a compiere il mandato popolare senza fare nessun passo indietro, perché camminiamo verso la libertà. Con questo governo, il popolo può decidere con la Consulta Popolare quali siano i suoi interessi e le sue necessità», conclude Petro in una piazza gremita che canta «¡No pasarán!» e «¡Consulta Popular ya!». Il Senato si dovrà pronunciare nelle prossime settimane per approvare la Consulta Popular, e sono in gioco alleanze, negoziazioni e tensioni politiche: non permettere il voto della Consulta sarebbe un ennesimo blocco politico contro il governo, approvarla significa aprire un semestre di campagna politica e mobilitazione sociale in vista del voto, pochi mesio prima delle elezioni presidenziali del 2026. * * Un primo maggio moltitudinario che ha segnalato la continuità, e la potenza, del processo di mobilitazione sociale e politica in Colombia, decisivo per le prossime sfide politiche in un contesto politico globale e regionale avverso, con l’avanzata del blocco reazionario, testimoniato dalle recenti elezioni in Ecuador, in un quadro di instabilità e di tensione politica che attraversa anche il paese in un momento decisivo per la possibilità di continuità del progetto politico progressista e di sinistra in Colombia. Tutte le immagini e i video sono di Natalia Hernandez Fajardo e Alioscia Castronovo da Bogotá per DINAMOpress L'articolo Primo maggio a Bogotá: dalla Minga indigena alla Consulta Popular proviene da DINAMOpress.
MESOPOTAMIA: IL PRIMO MAGGIO IN TURCHIA TRA MANIFESTAZIONI DI MASSA E REPRESSIONE. IL RACCONTO DI MURAT CINAR
Il nuovo appuntamento con Mesopotamia – notizie dal vicino oriente è dedicato al Primo maggio, giornata internazionale dei lavoratori e delle lavoratrici. In particolare, nella puntata di Mesopotamia andata in onda venerdì 2 maggio 2025 abbiamo raccontato le manifestazioni che hanno riempito le strade di Istanbul e di molte altre città della Turchia. Lo abbiamo fatto grazie al contributo di Murat Cinar, giornalista turco che vive in Italia e nostro collaboratore. Per quanto riguarda il Primo maggio in Turchia, anche quest’anno l’attenzione era tutta su Istanbul: ogni anno dal 2012, infatti, le autorità della città sul Bosforo vietano ai lavoratori e alle lavoratrici di raggiungere in corteo piazza Taksim, simbolo delle lotte operaie e sociali della megalopoli turca. In realtà, il 2012 fu una breve parentesi. Quell’anno il governo di Erdogan e dell’Akp non vietò la piazza per la prima volta dal 1977, quando in occasione della giornata di lotta di lavoratori e lavoratrici polizia ed esercito turco spararono sulla folla provocando la morte di 37 manifestanti. Da allora, regimi e governi della Repubblica di Turchia hanno sempre vietato le manifestazioni del Primo maggio in Piazza Taksim “per motivi di sicurezza”. Per quanto riguarda il Primo maggio di quest’anno, nei giorni precedenti la polizia turca aveva già arrestato decine di compagne e compagni di sindacati e organizzazioni della sinistra turca per ostacolare l’organizzazione della manifestazione. Nonostante questo migliaia e migliaia di persone si sono radunate per raggiungere piazza Taksim nonostante il divieto e il dispositivo di polizia che chiudeva tutte le strade di accesso. In tutta risposta gli agenti hanno arrestato oltre 400 persone, che sono state poi trattenute per ore in vari commissariati della città in condizioni brutali. Grandi manifestazioni sono state organizzate anche ad Ankara e in molte altre città del Paese. Con Murat Cinar non abbiamo parlato soltanto dei cortei del Primo maggio. Ci siamo occupati anche del caso del giornalista svedese Joakim Medin, arrestato lo scorso 27 marzo all’aeroporto di Istanbul con una doppia accusa: “vilipendio al presidente della Repubblica” e “appartenenza a un’organizzazione terroristica”. Per la prima accusa, che tra l’altro riguarderebbe manifestazioni cui il giornalista ha partecipato in Svezia, è già stato condannato a 11 mesi e 7 giorni di reclusione. Per la seconda, dovuta ad alcuni articoli nei quali Medin ha raccontato le azioni dell’esercito e del governo turco nel nord della Siria, in Rojava, deve ancora essere processato. Il Partito dei Lavoratori del Kurdistan, nel frattempo, proprio in occasione del comunicato del Primo maggio ha confermato la propria disponibilità a intraprendere un dialogo con lo stato turco come indicato dal suo leader Abdullah Ocalan dal carcere di Imrali lo scorso 27 febbraio. Tuttavia, denuncia il Pkk, nonostante il recente incontro e le dichiarazioni positive del Ministero della Giustizia turco e della delegazione a Imrali del Partito Dem, da Ankara non è stato intrapreso nessun passo concreto verso un processo di pace o un dialogo. Con Murat Cinar abbiamo fatto il punto anche su questo. Ascolta o scarica la trasmissione.
PRIMO MAGGIO IN FRANCIA: 300MILA IN TUTTO IL PAESE, 100MILA SOLO A PARIGI.
Primo Maggio in Francia: secondo la Cgt, primo sindacato del Paese, 300mila manifestanti in 260 piazze, più del doppio delle cifre attese dalle forze dell’ordine transalpine. Il via alla mobilitazione è stata a Dunkerque, dove i dipendenti di ArcelorMittal si sono ritrovati per contestare pubblicamente i 600 posti di lavoro che il colosso globale vuole tagliare. A Parigi numerosi pre-cortei hanno raggiunto, nel primo pomeriggio, la partenza collettiva di Place d’Italie, con almeno 100mila persone in marcia. Alle rivendicazioni più strettamente lavorative – il no alla controriforma delle pensioni e la richiesta di significativi aumenti salariali a fronte del carovita – si sono unite altre più di carattere politico, come la lotta antifascista e antifascista contro l’estrema destra, il no alla guerra e al riarmo e la solidarietà internazionalista, a partire dall’attacco di poche ore prima ufficializzato dal ministro dell’Interno, Darmanin, che ha notificato la “dissoluzione” a due realtà antifasciste e antirazziste molto note in Francia, la Jeune Garde di Lione e il cartello di realtà solidali con Gaza, Urgence Palestine. Verso la fine del corteo parigino, in Place de la Bastille, la polizia ha fatto uso di gas lacrimogeni e di cariche. Il conto finale, secondo i media mainstream transalpini, è di un’auto alle fiamme e 25 fermati, anche se ci sono numerosi contusi e feriti, compresi giornalisti buttati a terra e manganellati. Da Parigi su Radio Onda d’Urto l’intervista ad Andrea Di Gesu, docente di filosofia a SciencesPo e in diversi licei della capitale francese. Ascolta o scarica
TORNA LA MAYDAY, CORTEO DELL’OPPOSIZIONE SOCIALE E STREET PARADE IL PRIMO MAGGIO A MILANO
Il primo maggio a Milano “non celebriamo il lavoro, ma chi lotta per liberarsene”. È stata lanciata con questo slogan la street parade delle organizzazioni del sindacalismo di base – Adl Cobas Lombardia, Sial Cobas, Cub, Usi-Cit – che insieme a Smash Repression e realtà sociali cittadine hanno dato appuntamento in piazza a partire dalle ore 14.30 presso Piazzale Loreto ang. Viale Abruzzi. La street parade con carri di musica e djset, che a Milano indossa le vesti della storica “MayDay”, verrà aperto dai sindacati di base, seguiti dai collettivi Zam, Comitato Insostenibili Olimpiadi e Boccaccio, troveranno poi spazio i carri musicali con Firecracker, Ordignonight, Slaterztribe. A chiudere il carro punk-hip hop sotto lo slogan “rumore, rabbia, resistenza”. “Viviamo una pesante congiuntura politica, dove si intrecciano da una parte, bassi salari, occupazione precaria, crisi abitativa e welfare state sempre meno disponibile (di cui Milano è la punta più avanzata), frutto di quarant’anni di politiche concertative neoliberiste”, scrivono le realtà della MayDay in un comunicato. “Dall’altra c’è l’incremento della repressione, con il DL Sicurezza del Governo, che rappresenta un pesante giro di vite per cercare di limitare i diritti di scioperare, manifestare, protestare. Mentre i potenti trovano sempre le risorse per aumentare le spese militari, scenderemo in piazza per dire NO a un’economia di guerra che significherà ulteriori tagli alla sanità, alle scuole, ai trasporti, alle abitazioni popolari”. La presentazione con Mattia Scolari del sindacato di base Cub Milano Ascolta o scarica Il punto di vista di Riccardo Germani della Camera del Non Lavoro, tra le realtà che parteciperanno alla MayDay Ascolta o scarica