Tag - turismo

“Non turisti, ma complici: la Sardegna si oppone al colonialismo e al genocidio”
Noi di Lungoni per la Palestina denunciamo con decisione ed impegno civile la presenza, da oltre due settimane, al resort Mangia’s di Santa Reparata, di decine di persone che non possono essere presentate come “semplici turisti”. Abbiamo appurato, attraverso i loro stessi profili social e dichiarazioni raccolte in varie inchieste giornalistiche, che […] L'articolo “Non turisti, ma complici: la Sardegna si oppone al colonialismo e al genocidio” su Contropiano.
Gli artigli di Blair (e non solo) su “Gaza, riviera turistica”
Hanno provato in tutti i modi a dissimulare la partecipazione di Tony Blair al progetto di trasformare Gaza in una meta turistica, una volta completato il genocidio dei palestinesi. Sul nostro giornale avevamo già puntato i riflettori su come il Tony Blair Institute for Global Change (TBI) avesse partecipato a […] L'articolo Gli artigli di Blair (e non solo) su “Gaza, riviera turistica” su Contropiano.
La Puglia è nostra. Riprendiamoci il futuro!
La Puglia che conosciamo e amiamo sta cambiando sotto i nostri occhi. Ci raccontano di una terra di successo, meta turistica globale, vetrina di eccellenze. Ma dietro le immagini da cartolina c’è la vita reale: basi militari proiettate verso la guerra; ospedali che chiudono, medici che mancano, liste d’attesa che […] L'articolo La Puglia è nostra. Riprendiamoci il futuro! su Contropiano.
Il senso dell’impunità da controlli nella città in vendita
“Stiamo aspettando la risposta, ma siamo in regola”. Così uno degli esercenti di cui scrive Leonardo Lani (qui) ha risposto lunedì 4 agosto ad un giornalista che ha partecipato alla conferenza stampa all’Arco di San Pierino a Firenze.… Leggi tutto L'articolo Il senso dell’impunità da controlli nella città in vendita sembra essere il primo su La Città invisibile | perUnaltracittà | Firenze.
Turismo e militarismo non fanno rima
Spiagge incantevoli, natura selvaggia, monti rocciosi, una cucina ricca e genuina, la cultura, la musica, le maschere, le tradizioni. Così viene pubblicizzata la Sardegna dalle agenzie turistiche. L’operazione sembra funzionare e infatti il turismo è cresciuto in modo prepotente in Sardegna in questi ultimi anni, complici anche il risveglio post covid e la scarsa sicurezza di altre rotte internazionali. Ma va detto che sia nelle locandine che nei manifesti della Regione, manca qualcosa di estremamente importante, che non può essere taciuto al turista che arriva da fuori e non può conoscere le grandi questioni irrisolte dell’isola. La Sardegna è la regione più militarizzata d’Italia. Oltre il 60% del territorio che lo Stato italiano cede alle forze armate è qua, sull’isola posta al centro del Mediterraneo. Ma questo fatto di per sé potrà far riflettere qualche persona, ma non la media dei turisti, concentrati esclusivamente sulle loro vacanze. E’ quindi necessario che sappiano che quelle basi non stanno lì ferme, ma propagano per tutta l’isola e per miglia e miglia di mare intorno, le loro esercitazioni, in cui fanno esplodere missili, ordigni e droni autentici, molti dei quali continuano ad inquinare l’istmo di Capo Teulada, la famigerata penisola Delta, ma molti altri finiscono in mare, alcuni dei quali inesplosi e quindi pericolosi per l’incolumità e la salute pubblica. Anche quest’anno ne sono stati dichiarati dispersi due, tra cui un missile Astar di cui non conosciamo esattamente le potenzialità inquinanti. Sappiamo però che per recuperare questi ordigni verrà interdetto il mare ai pescatori e alle barche in piena estate, nella costa prossima alla base militare di Quirra, ma anche oltre, lungo la rinomata costa orientale sarda. Sarà una società legata all’industria di armamenti nazionale Leonardo ad occuparsi della bonifica, pagata dalle casse pubbliche. I turisti che arrivano e che godono delle bellezze di questa terra, dovrebbero anche sapere che, a pochi chilometri da una delle pareti di roccia più famose in Italia ed Europa, presso la grotta di San Giovanni, visitata da migliaia di turisti, nel territorio di Domusnovas e in quello adiacente di Iglesias, c’è una fabbrica di armi da guerra. E’ la RWM-Italia, con sede a Ghedi (Brescia), succursale della multinazionale tedesca Rheinmetal. Armi fatte in Sardegna, in una delle zone più depresse dell’isola, col ricatto occupazionale e con il silenzio e l’indifferenza dei sindacati principali, CGIL, CISL, UIL. Armi che hanno ucciso migliaia di civili nello Yemen, oggi vendute nei teatri di guerra: dall’Ucraina al Medioriente, con un rapporto di cooperazione con Israele per i droni-killer, mentre si consuma il genocidio a Gaza. Non sono gli unici uncini questi che penetrano la carne della Sardegna, da sempre colonia dei potenti di turno. Le speculazioni energetiche in atto, dimostrano ancora che quest’isola viene considerata terra di conquista. Ma come può il turismo coniugarsi col militarismo?  Il militarismo si traveste, prova a mettersi gli abiti eleganti, con l’Amerigo Vespucci, o quelli del benefattore, con gli screening sanitari gratuiti sulle navi da guerra, con i militari che fanno lezione nelle scuole, con i premi prestigiosi ai generali. Con l’apparenza e la superficialità di chi ha potere, con la noncuranza e “la banalità del male”, riporta l’orologio all’indietro, sputo in faccia alla Storia. Bisogna invece intendersi sul concetto di turismo. Viaggiare, di per sé, è una gran bella cosa: ci porta a cambiare orizzonti, a conoscere altre terre e nuove persone, a confrontarci con diverse culture, con usanze e modi fare, ad aprirci al non conosciuto. D’altro lato, oggi il turismo è in buona misura monopolio di grandi aziende multinazionali, seguite a catena dalle medio-piccole. Seguono il progetto capitalistico più in voga e molto semplice: guadagnare il più possibile, il più velocemente possibile, con ogni mezzo possibile. Il risultato è quello dei sovraffollamenti, delle spiagge a numero chiuso, delle strade intasate, dei rifiuti, degli incendi, del turismo irresponsabile. L’esatto contrario del libero viaggiare, che può aprire orizzonti di conoscenza.  No, turismo non può far rima con militarismo. Anche se vorrebbero farcelo credere, non potrà funzionare: amore e violenza sono ossimori, stelle inconciliabili. Chi viene in Sardegna è giusto che sappia quel che non appare sugli schermi pubblicitari, ma che ferisce profondamente la nostra terra. Carlo Bellisai
I nuovi paladini
Condividiamo una riflessione del collettivo ExCarcere di Palermo a proposito della richiesta avanzata dal  sindaco La Galla presso le autorità centrali di far presidiare il centro storico dalle forze armate in difesa di “ordine e sicurezza”  𝗡𝗲𝗴𝗹𝗶 𝘂𝗹𝘁𝗶𝗺𝗶 𝗺𝗲𝘀𝗶 𝗹𝗮 𝗻𝗼𝘀𝘁𝗿𝗮 𝗰𝗶𝘁𝘁𝗮̀, Palermo, 𝗲̀ 𝗶𝗻 𝗽𝗿𝗲𝗱𝗮 𝗮𝗹𝗹𝗮 𝘃𝗶𝗼𝗹𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗽𝗶𝘂̀ 𝗶𝗻𝗮𝘂𝗱𝗶𝘁𝗮. Non solo il centro storico — vittima di un’aggressività feroce che non guarda in faccia nessuno — ma anche le periferie, da anni abbandonate al caos e alla legge del più forte. Noi che nel centro storico ci viviamo ormai da 25 anni — prima a piazza Marina alla Casa del Goliardo, poi all’Albergheria nell’ex carcere femminile dei Benedettini, e dal 2012 in via San Basilio, nel rione Olivella — questa escalation di violenza l’abbiamo vissuta tutta, insieme agli abitanti storici di questi territori, noi che abitanti storici lo siamo diventati crescendo in questi vicoli. Li abbiamo visti arrivare: prepotenti, mafiosi, sopraffattori, violentatori, ladri, usurpatori, truffatori, riuniti in bande, branchi, consorterie, cartelli. Li abbiamo visti arrivare e distruggere i nostri quartieri, devastare i nostri mercati storici, radere al suolo l’immagine e la composizione sociale della nostra città. Li abbiamo visti calare dall’alto progetti vuoti, come la Casa delle Culture che incombe su San Basilio. Hanno iniziato con le facce e le promesse tipiche degli adescatori: volti affidabili da professionisti, ma non di quelli seri che vogliono solo fare business, no, professionisti festaioli, amiconi, che si sanno divertire. Hanno adocchiato le zone in cui il bisogno era più forte e hanno comprato tutto e tutti. Promettendo benessere, lavoro — ad alcuni anche solo un tozzo di pane da portare a casa — hanno sventrato case per farne B&B, demolito botteghe, sfrattato artigiani, smantellato piccoli e grandi mercati rionali. Hanno imposto, con la violenza delle leggi di mercato che tenevano in tasca, la vocation e uniformato con la forza la mission. Hanno messo in vendita il nostro patrimonio artistico e culturale, depredandoci delle bellezze architettoniche e occultandole con ombrelloni, gazebo e dehors. Hanno condotto nel nostro porto colossali navi da crociera, privandoci del paesaggio, ammorbando l’aria e avvelenando l’acqua del golfo: grattacieli galleggianti a cherosene che attraccano fino a tre volte a settimana per far sbarcare sciami di locuste, che flagellano le strade divorando tutto e lasciando dietro di sé tonnellate di munnizza (però differenziata). Hanno raddoppiato, se non triplicato, il costo della vita, costringendoci a emigrare nei comuni dell’hinterland o nelle periferie più remote, dove pagare un affitto è ancora possibile. Ci hanno stordito e ubriacato con Aperol Spritz e taglieri di salumi industriali spacciati per tipici; ci hanno sedato con aperitivi, musica e selfie per rubare la nostra unica, vera ricchezza: l’appartenenza al territorio, il nostro essere comunità che vive la città. Sappiamo bene chi sono e qual è il loro progetto criminale: le piattaforme di sharing economy, le società di franchising, le agenzie immobiliari, le multinazionali del fast food, le holding del turismo. Sono disposti a tutto pur di mettere a valore i nostri territori e lucrare sulla nostra città. Hanno asservito l’amministrazione comunale e il governo regionale, comprandoli con milioni di euro a pioggia dai fondi europei e dal PNRR. Erano tutti paladini dell’effigie cittadina, finché non hanno avuto modo di rimpinguare le proprie casse e le proprie tasche. Stanno trasformando il centro storico di Palermo in un gigantesco zoo safari di cui molti di noi sono l’attrazione: chi fa da scimmia, chi da zebra, chi da elefante. Poi urlano allo scandalo, alla belluinità, all’inciviltà, se una iena o un felino rompe il recinto e azzanna qualcuno. Ma in fondo è solo un pretesto per rinforzare le gabbie, assoldare più guardie o piazzare l’esercito a presidiare ogni angolo, ogni strada, ogni vanedda. Un pretesto per indurre i cittadini alla delazione e allo spionaggio in nome del decoro e della sicurezza, installando un altro sistema di videosorveglianza, un altro occhio indiscreto a registrare la vita di tutti — animali in gabbia e visitatori dello zoo. O magari, perché no, sarà il pretesto per far sedere al banchetto anche i loro amici delle agenzie di polizia privata, che faranno ronde come mastini a guardia della loro ricchezza. Per noi, nei loro piani, non c’è più posto. Redazione Palermo
Impedito a turisti israeliani di sbarcare sull’isola greca di Syros
La MS Crown Iris, nave da crociera della compagnia israeliana Mano Maritime, ha attraccato martedì 22 luglio sull’isola greca di Syros, ma i suoi passeggeri non sono potuti sbarcare. Circa 300 manifestanti sul molo hanno infatti impedito ai turisti sionisti di mettere piede a terra, sventolando bandiere palestinesi e condannando […] L'articolo Impedito a turisti israeliani di sbarcare sull’isola greca di Syros su Contropiano.
Esproprio di spazi comuni, I Murazzi al Lido di Venezia
Nel XVIII secolo la Repubblica di Venezia eresse un’imponente opera ingegneristica a difesa del litorale dell’isola del Lido e di Pellestrina allo scopo di proteggere la città e la laguna dalle mareggiate: una lunga barriera composta da grossi scogli di pietra, lunga in totale 15 chilometri, denominata i Murazzi. Dopo l’alluvione del 1966, che fece breccia in alcuni punti, i Murazzi furono rinforzati e la loro efficienza migliorata da opere complementari come i penneli (piccole dighe perpendicolari alla costa) e da una parallela barriera sommersa. Per molti veneziani e abitanti del Lido i Murazzi rappresentano un paradiso, la spiaggia libera e naturalistica accessibile a tutti e facilmente raggiungibile in bicicletta. Ogni anno gruppi di volontari organizzano la pulizia dei Murazzi dalle plastiche accumulatesi durante l’inverno. Gli assidui frequentatori del luogo innalzano ripari e tettoie con il legname portato dal mare per proteggersi dal sole e godersi il mare con comodità. Queste capanne sono usufruibili da tutti gli amanti del posto che si impegnano a rispettarle e tenerle pulite. Qui si svolgono feste, grigliate, tornei di calcio e di bocce: un luogo di socializzazione gratuito e autogestito che non dà fastidio a nessuno, ma che anzi è entrato a far parte del paesaggio e della vita cittadina. Eppure e forse proprio per questo, il Comune di Venezia su ordine della Procura ha cominciato a demolire queste costruzioni spontanee equiparandole ad “abusi edilizi” e infliggendo multe salatissime. Si invoca la sicurezza pubblica, il “pericolo” di possibili rave party in occasione della festa del Redentore nella notte del 19 luglio e non ultimo la proprietà demaniale che impone il divieto di transito e di accesso, mai fatto rispettare negli ultimi 70 anni. Ma di questi tempi per i Murazzi, come per il Lido di Venezia, si parla di “valorizzazione” cioè di esproprio dei beni comuni. Per l’attuale giunta Brugnaro l’isola del Lido deve tornare a essere la spiaggia internazionale dei super ricchi, come lo fu a inizio secolo. Al Lido si può ancora autorizzare l’apertura di nuovi alberghi, possibilmente a cinque stelle e si possono stipare i turisti che a Venezia non ci stanno più. Non solo la città, ma anche le isole vanno gentrificate in funzione turistica. Fino a 10 anni fa la spiaggia libera del Lido si trovava nella parte più centrale del litorale, poi è stata data in gestione a una società privata e la spiaggia libera, che ogni Comune deve garantire, è rimasta confinata al margine estremo dell’isola. Spiaggia più che libera abbandonata, non dotata di alcun servizio, nemmeno dell’indispensabile pulizia dell’arenile. Questa volta però di fronte alle demolizioni delle capannine dei Murazzi la città è insorta compatta: petizioni, manifestazioni sul posto, dibattito tra giunta e opposizioni. Domandiamoci: come mai proprio ora il Demanio fa valere i suoi divieti sui Murazzi? L’erosione degli spazi collettivi è conseguenza e al tempo stesso premessa della crescita sfrenata del liberismo capitalistico, della logica del profitto. A breve ci sarà vietato anche immergerci nel mare, se non pagando un ticket d’ingresso.   Redazione Italia
SIRMIONE (BS): IL TAR CONFERMA LA POSSIBILITÀ PER I COMUNI DI METTERE UN FRENO AL TURISMO DI MASSA
Il Tar di Brescia sentenzia la ragione del Comune di Sirmione e del suo regolamento sugli affitti brevi approvato nel 2022, contro il quale aveva fatto ricorso un privato cittadino. La sentenza autorizza così i comuni a prendere delle misure per porre limiti e requisiti alle case vacanza, quindi arginare la turistificazione. I comuni potranno in questo modo prendere delle misure relativamente a barriere architettoniche, parcheggi, traffico e sicurezza degli immobili. Il comune di Sirmione, flagellato dalla presenza di turisti, aveva infatti approvato un regolamento per chi volesse aprire nuovi bnb e case vacanza. In sintesi obbligava i proprietari ad avere gli impianti a norma, a mettere a disposizione una stanza adatta alle persone diversamente abili, ad avere un posto auto. Abbiamo raccolto il commento di Luisa Lavelli, sindaca di Sirmione. Ascolta o scarica Qual’è la situazione a Brescia? Lo abbiamo chiesto a Francesco Catalano consigliere comunale di “Al lavoro con Brescia”. Ascolta o scarica