DENUNCIATA LA DISTRUZIONE DEL FOSSO DELLA CANCELLIERA ALL’INTERNO DEL TERRENO
AMA DESTINATO ALLA COSTRUZIONE DELL’INCENERITORE DI SANTA PALOMBA Come
annunciato durante il presidio di martedì 8 luglio 2025, il giorno successivo i
vari Comitati No Inc aderenti all’Unione hanno sporto denuncia ai Carabinieri
del Divino Amore nei confronti delle persone direttamente o indirettamente
coinvolte – …
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LA FREEDOM FLOTILLA SALPA DI NUOVO
LA FREEDOM FLOTILLA SALPA DI NUOVO
La Handala salpa per rompere l’assedio – per i bambini di Gaza
Siracusa, Italia – Il 13 luglio 2025, la Freedom Flotilla Coalition (FFC)
lancerà la Handala – una nave civile in partenza per sfidare il blocco illegale
e letale imposto da Israele a Gaza. L’imbarcazione porterà aiuti umanitari
salvavita e un messaggio di solidarietà da parte delle persone di tutto il mondo
che si rifiutano di restare in silenzio mentre Gaza viene lasciata morire di
fame, bombardata e sepolta sotto le macerie.
Questa missione si svolge a poche settimane dall’attacco illegale di Israele
alla Madleen, un’altra nave della Freedom Flotilla sequestrata illegalmente da
Israele in acque internazionali. Dodici civili disarmati – tra cui un membro del
Parlamento Europeo, un medico, giornalisti e difensori dei diritti umani – sono
stati sequestrati da un commando israeliano e portati con la forza in Israele,
dove sono stati interrogati, maltrattati e poi deportati. Il loro “crimine”?
Tentare di portare cibo, medicine e solidarietà ai palestinesi sotto assedio.
Non ci arrendiamo.
La Handala salpa nell’ombra delle atrocità di massa in corso. Secondo il
Ministero della Sanità di Gaza dal 18 marzo 2025 – quando Israele ha rotto il
cessate il fuoco e ha ripreso gli attacchi su Gaza – almeno 6.572 palestinesi
sono stati uccisi e oltre 23.000 feriti. Tra loro, più di 700 persone sono state
uccise a colpi di arma da fuoco mentre attendevano il cibo nei punti di
distribuzione gestiti dalla “Gaza Humanitarian Foundation” (GHF), controllata
dagli Stati Uniti e sostenuta da Israele: una trappola mortale mascherata da
operazione umanitaria; una struttura di controllo e crudeltà al servizio del
genocidio israeliano.
La Handala fa parte della Freedom Flotilla Coalition, una rete internazionale
dal basso che naviga contro il blocco dal 2010. A bordo ci saranno medici
volontari, avvocati, attivisti per la giustizia sociale, giornalisti e
organizzatori di comunità. Non siamo governi. Siamo persone che agiscono dove le
istituzioni hanno fallito.
Per i bambini di Gaza.
La nave prende il nome da Handala, il personaggio dei fumetti palestinese: un
bambino rifugiato a piedi nudi che volta le spalle all’ingiustizia e che ha
giurato di non voltarsi finché la Palestina non sarà libera. Questa imbarcazione
porta con sé il suo spirito e quello di ogni bambino di Gaza a cui sono stati
negati sicurezza, dignità e gioia. Nel 2023 e 2024, la Handala ha navigato nei
porti d’Europa e del Regno Unito, rompendo il blocco mediatico, coinvolgendo il
pubblico e costruendo solidarietà con eventi stampa, installazioni artistiche e
attività di educazione politica in ogni porto visitato.
I bambini di Gaza – che rappresentano oltre la metà della popolazione – vivono
sotto un assedio brutale da tutta la vita. Dal mese di ottobre 2023, più di
50.000 bambini sono stati uccisi o feriti, decine di migliaia sono orfani, e
quasi un milione è stato sfollato con la forza, senza più una casa. Ora
affrontano fame, malattie e traumi che pochi di noi possono immaginare.
Questa missione è per loro.
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Finalmente liberi – Gli ultimi tre tornano a casa – Vi chiediamo di continuare a mobilitarvi
Tutti i volontari di Madleen fuori dalla prigione e tornati a casa dopo la
detenzione illegale da parte di Israele
Lunedì 16 giugno 2025.
Palestina occupata – La Freedom Flotilla Coalition conferma che tutti i
difensori dei diritti umani e i giornalisti internazionali a bordo della nave
umanitaria civile Madleen sono ora in viaggio verso casa. I dodici sono stati
rapiti e detenuti con la forza dalle forze israeliane mentre tentavano di
rompere l’assedio illegale e disumano di Gaza da parte di Israele e di
consegnare aiuti umanitari alla popolazione assediata.
Gli ultimi tre volontari detenuti della Freedom Flotilla, Marco van Rennes,
Pascal Maurieras e Yanis Mhamdi, sono stati rilasciati questa mattina dalla
detenzione israeliana e hanno iniziato il loro ritorno nei loro paesi d’origine
attraverso il confine con la Giordania. Le rispettive ambasciate faciliteranno
il loro rientro dalla Giordania. Siamo grati ad Adalah, il Centro Legale per i
Diritti delle Minoranze Arabe in Israele, per la loro costante e professionale
rappresentanza di questi detenuti e invitiamo i nostri sostenitori ovunque si
trovino a unirsi a noi donando per sostenere il loro importante lavoro.
Questa missione si è svolta mentre i palestinesi di Gaza affrontano la più
devastante campagna di pulizia etnica e genocidio della storia recente. Il
blocco israeliano di Gaza, che dura da quasi vent’anni, è stato ripetutamente
ritenuto in violazione del diritto internazionale, anche nel Rapporto della
Missione d’Inchiesta delle Nazioni Unite del 2009 e in numerose analisi legali
successive. Nel 2024, la Corte Internazionale di Giustizia ha ritenuto
plausibile che Israele stia commettendo un genocidio a Gaza e ha emesso misure
provvisorie vincolanti per prevenire tali atti. Ciononostante, il mortale blocco
israeliano continua con il pieno sostegno degli Stati Uniti, dell’Unione Europea
e di altri governi complici.
La missione della Madleen fa parte di un impegno della società civile durato 17
anni per affrontare, contestare e smantellare il blocco illegale imposto da
Israele a Gaza. Sulla base dei precedenti, sapevamo che i rischi, inclusi
attacchi, feriti e persino morti, erano elevati. Ma crediamo che il costo
dell’inazione sia maggiore. Il nostro obiettivo è rompere l’assedio, non
simbolicamente, ma materialmente e politicamente, il che richiede la
mobilitazione non solo della società civile, ma anche dei governi. In questo
senso, questa missione è riuscita a riaccendere la consapevolezza, la speranza e
l’immaginazione globale nel potere della solidarietà tra le persone e
dell’azione diretta. Non ci fermeremo e invitiamo il mondo a unirsi a noi.
La nostra missione ha cercato di superare la stanchezza mediatica e ricordare al
mondo che Gaza rimane sotto un blocco illegale. Il silenzio internazionale non è
neutralità, è complicità. I palestinesi hanno il diritto di vivere con dignità,
libertà e giustizia e di ricevere aiuti – tutto ciò di cui hanno bisogno – senza
il controllo della loro illegale potenza occupante.
Accogliamo con favore la solidarietà della gente con la nostra missione, con i
nostri volontari e, soprattutto, con il popolo palestinese di Gaza, affamato e
assediato. Vi chiediamo di continuare a mobilitarvi, di attendere gli annunci
delle nostre prossime azioni contro il blocco e di far salpare la vostra
solidarietà.
Continueremo a navigare finché il blocco non sarà spezzato, il genocidio non
finirà e la Palestina non sarà libera, dal fiume al mare.
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Solidarietà agli attivisti dell’Osservatorio identificati per azione nonviolenta a bordo dell’Amerigo Vespucci
Il 31 maggio 2025, l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e
delle università, nelle persone di Stefano Bertoldi e Giuseppe Curcio, si è
presentato a bordo della nave Amerigo Vespucci e ha fatto un’azione
assolutamente nonviolenta con uno striscione, informando i presenti del motivo
per cui siamo contrari alla militarizzazione delle scuole e delle università.
Tuttavia, Bertoldi e Curcio sono stati trattenuti inutilmente in caserma per
oltre due ore, identificati e, avendo constatato che non c’era nessun tipo di
reato ascrivibile, sono stati rilasciati. Si tratta di un chiaro segnale del
clima di repressione che viviamo, si tratta della messa in atto di un
atteggiamento muscolare che si misura in lunghi tempi d’attesa e inutili
identificazioni che, peraltro, non sempre sono giustificate, a meno che non sono
inerenti a un qualche reato.
A sostegno dei nostri attivisti sono arrivati diversi messaggi di solidarietà da
parte di associazioni, sindacati o organizzazioni varie, che riportiamo qui di
seguito:
L’Associazione Per la Scuola della Repubblica odv sostiene e solidarizza con i
partecipanti alla iniziativa nonviolenta di Civitavecchia.
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Il circolo Arci Oltre i Confini di Bisceglie è solidale e complice con gli
attivisti dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole. Sempre più
in questi giorni qualsiasi iniziativa non gradita al governo, complice del
criminale Netanyahu, è attenzionata se non repressa dalle forze dell’ordine.
Un’anticipazione del cosiddetto decreto sicurezza che introduce nuovi reati ed
inasprisce le pene, criminalizzando forme legittime di protesta. Contro la
conversione in legge del DL in questo momento è in corso una partecipata
manifestazione nazionale a Roma. Non ci avrete mai come volete voi!
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La CUB SUR esprime totale e incondizionata solidarietà agli attivisti
dell’osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
Stefano Bertoldi e Giuseppe Curcio per quanto avvenuto il 31 maggggio 2025 a
bordo della nave Amerigo Vespucci.
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Esprimiamo vicinanza e solidarietà agli attivisti dell’Osservatorio contro la
militarizzazione delle scuole e delle università fermati al porto di
Civitavecchia dove avevano organizzato (in due) una manifestazione di denuncia
contro la presenza di studenti e studentesse nelle caserme e sulle navi
militari.
La colpa di Stefano e Giuseppe è una sola: avere sventolato uno striscione con
sopra scritto «Fuori gli studenti dalla nave scuola. Fuori i militari dalla
scuola» all’interno di una campagna che dura da alcuni anni contro la
militarizzazione delle scuole e delle università e l’utilizzo dei plessi
scolastici per esaltare ruolo e funzioni delle Forze Armate, mentre nel
frattempo prosegue il genocidio del popolo palestinese e si procede con il
Riarmo Europeo.
Una manifestazione simbolica di due attivisti derubricata a motivo di ordine
pubblico, due attivisti fermati e portati in caserma dai Carabinieri come
documentato dal sito dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e
delle università. In questa fase storica nella quale il ricorso alla guerra
sembra essere la sola risposta alla crisi è di vitale importanza che docenti,
genitori e studenti si sottraggano alla necessità della guerra e alla mera
giustificazione della militarizzazione.
Ma è altrettanto fondamentale attivarsi contro decreti securitari come quello
Sicurezza che rappresentano una involuzione del tessuto democratico e una sorta
di repressione preventiva contro l’opposizione sociale, qualunque essa sia e a
prescindere dalle forme che caratterizzano il dissenso.
La scuola non sia un laboratorio di guerra, l’università e la ricerca non si
prestino allo sviluppo di tecnologie duali a uso e consumo delle industrie di
armi: queste sono le nostre parole d’ordine per costruire un presente e un
futuro estraneo alla cultura della guerra.
Confederazione Unitaria di Base
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Il Sindacato Sociale di base esprime piena solidarietà ai due attivisti
dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle Università che
sono stati fermati a seguito di un’azione assolutamente nonviolenta rivolta a
denunciare il crescente e ormai dilagante interesse delle forze armate verso gli
studenti e le studentesse italiani/e.
Come sempre, dietro una patina ammiccante e buonista, i nostri giovani sono
stati invitati a salire sulla Amerigo Vespucci, venendo così a contatto con il
mondo militare, presentato come affascinante e magari come allettante per una
futura carriera in divisa.
Stefano Bertoldi e Giuseppe Curcio hanno srotolato uno striscione con su scritto
“«Fuori gli studenti dalla nave scuola. Fuori i militari dalla scuola», uno
slogan che ben sintetizza il lavoro di denuncia che ormai da anni porta avanti
l’Osservatorio; lo striscione è stato requisito e i due attivisti fermati
illegittimamente per due ore.
Crediamo che l’Osservatorio debba moltiplicare azioni nonviolente e simboliche
come questa, perché è venuto il momento di agire in modo sempre più capillare e
concreto, è venuto il tempo di portare i nostri corpi laddove si vorrebbe far
credere che il contatto tra le giovani generazioni e il mondo militare sia una
cosa del tutto normale; crediamo che di fronte al genocidio in atto a Gaza, di
fronte alla guerra che incombe in più parti del mondo sia dovere dei docenti e
delle docenti italiani/e e di tutti coloro che credono che la guerra debba
uscire dalla storia, costruire momenti di resistenza attiva affinché ai nostri
ragazzi e alle nostre ragazze arrivi concretamente un altro insegnamento, anche
così si insegna, anche così si mostra loro che è necessario costruire un altro
mondo e un altro futuro.
Ringraziamo Stefano e Giuseppe per aver rappresentato con coraggio tutto questo
e invitiamo tutte le scuole, i docenti, i genitori e gli studenti a dire no a
progetti, visite e interventi in collaborazione con le forze armate o forze
dell’ordine. La scuola deve essere un laboratorio di pace, di dialogo e di
educazione fondata su valori democratici e pacifisti senza collaborazione con
chi opera nel contesto della guerra.
Sindacato Sociale di Base
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I Cobas Scuola Cagliari e Bari esprimono piena solidarietà a Stefano Bertoldi e
a Giuseppe Curcio, attivisti dell’ Osservatorio contro la militarizzazione delle
scuole e delle università.
Nessun reato poteva essere loro ascritto, ma sono stati assurdamente trattenuti
per due ore dalla polizia col motivo dell’identificazione. La loro protesta si è
espressa aprendo uno striscione all’interno del veliero Amerigo Vespucci, pieno
di studenti in visita alla nave. La scritta sulla striscione la condividiamo in
pieno: “Fuori gli studenti dalla nave scuola. Fuori i militari dalla scuola”. E
ancora “Stop genocide in Gaza”, firmato Osservatorio contro la militarizzazione
delle scuole e delle università.
Il gesto di Stefano Bertoldi e Giuseppe Curcio è un contributo critico che
richiama studentesse, studenti, insegnanti e in generale la cittadinanza, alla
consapevolezza di che cosa comporti la funzione e la presenza dei militari
malgrado le forme di fascinazione che cercano di esercitare in particolare sui
giovani, magari attraverso la visita di una nave di grande rappresentanza come
la Vespucci.
Cobas Scuola Cagliari
Cobas Scuola Bari
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Il 31 maggio al porto di Civitavecchia, Stefano Bertoldi e Giuseppe Curcio, due
attivisti dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle
università sono stati fermati, identificati e, pur essendo chiaro che non ci
fosse alcun reato da poter contestare loro, sono stati portati in una caserma e
trattenuti per ore.
I Cobas-Scuola di Palermo esprimono la loro totale solidarietà nei confronti dei
due attivisti dell’Osservatorio di cui si condividono pienamente gli obiettivi e
le strategie, la denuncia della costante e invasiva militarizzazione della
società e in particolare dell’istruzione. Il trattamento “esemplare” inflitto ai
due attivisti è il frutto di un clima repressivo contro ogni forma di dissenso e
protesta che trova nell’approvazione del decreto legge sulla sicurezza lo
strumento più efficace di controllo e repressione.
Come lavoratori della scuola riteniamo che sia nostro compito informare,
sensibilizzare e prendere posizione contro la diffusione della cultura
securitaria che coinvolge sempre più spesso le/gli studenti in attività
finalizzate anche al reclutamento nelle FF.AA. e nelle forze dell’ordine;
sosteniamo il personale scolastico che esercita, con determinazione, le
prerogative democratiche della scuola pubblica votate alla pace e alla
convivenza.
Cobas-Scuola Palermo
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La Scuola per la pace di Torino e Piemonte esprime la propria solidarietà ai
compagni dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle
Università, Stefano Bertoldi e Giuseppe Curcio, illegittimamente sottoposti a
fermo di polizia a seguito della loro identificazione, in occasione di una loro
pacifica incursione di protesta sulla nave Vespucci ormeggiata al porto di
Civitavecchia il 31 maggio 2025.
La Scuola per la pace aderisce formalmente all’Osservatorio e ne condivide le
campagne attraverso l’operato di alcune sue componenti. Ci accomunano il focus
sul mondo della scuola, l’approccio critico, il metodo nonviolento, la
consapevolezza della necessità di una presenza il più possibile incisiva nei
contesti più permeati dalla militarizzazione della società.
La Scuola per la pace e l’Osservatorio sono legati a doppio filo da un comune
sentire e dalla convinzione che il lavoro di denuncia in cui tutt3 siamo
impegnat3 non si esaurisca in aspetti culturali e formativi (che rappresentano
comunque il terreno in cui germoglia il nostro agire), ma che sia oggi
necessario portare i propri corpi e la propria presenza fisica nei luoghi in cui
vogliamo fare sentire la nostra voce. Nel mondo virtuale in cui le nostre vite
sembrano a volte essersi smarrite, la semplice ma costante (e si auspica
crescente) presenza reale di quanti lottano per la pace rappresenta un messaggio
potente.
Mentre a Civitavecchia i compagni Bertoldi e Curcio venivano fermati, a Torino
si svolgeva la 170° “presenza di pace”, un presidio fisico che da più di tre
anni si ritrova in piazza tutti i sabati mattina e a cui la SPP ha sempre
garantito il suo sostegno. Nelle stesse ore in cui sulla “Vespucci” gli
attivisti dell’Osservatorio esponevano il loro striscione, a Torino la SPP
lavorava intensamente a costruire una camminata di solidarietà con il popolo
palestinese, la cui ambizione è riempire le vie della città con un corteo la cui
ideazione è partita proprio dalle scuole, coinvolgendo insegnanti e studenti. Le
campagne della SPP sono le campagne dell’Osservatorio e sappiamo di poter
contare sempre gli uni sugli altri: sulla Vespucci c’eravamo idealmente anche
noi, compagn3 torinesi, a reggere lo striscione incriminato e a chiedere a gran
voce: “Fuori gli studenti dalla nave scuola. Fuori i militari dalla scuola” e
“Stop Genocidio”.
Ringraziamo i compagni dell’Osservatorio per avere portato un messaggio non solo
di pace ma anche di verità a bordo della Vespucci.
Quattro deportati, otto detenuti: Israele detiene illegalmente il gruppo ‘Madleen’
PER PUBBLICAZIONE IMMEDIATA
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E-mail: freedomflotillaitalia@gmail.com
Volontario e attivista italiano di FFC disponibile per interviste:
Simone Zambrin
Numero di telefono e WhatsApp: +39 351 639 3727
Portavoce Freedom Flotilla Italia:
Michele Borgia
Numero di telefono e WhatsApp: +39 340 946 2501
Inviare richieste di intervista
qui:https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSc7r5Wy2glAJI8gLV5dtsjcoIhIy9bheJ9CR_nOt1hFOZU-kg/viewform?usp=sharing&ouid=100716123373783889502
Media disponibili per l’uso con la
citazione:https://drive.proton.me/urls/CDYKESS7SC#ab0CGGgdRpYg
Circa 24 ore dopo la perdita dei contatti con i nostri colleghi A bordo della
Madleen, gli avvocati di Adalah (il Centro Legale per i Diritti delle Minoranze
Arabe in Israele) hanno potuto incontrare 10 dei 12 rapiti. Due dei 12 – Omar
Faiad, giornalista di Al Jazeera, è rappresentato separatamente da un avvocato
incaricato dall’emittente, e Yanis Mhamdi, giornalista francese, è assistito da
un avvocato privato. La Freedom Flotilla Coalition (FFC) conferma che quattro
dei 12 sono stati deportati e 8 rimangono detenuti in Israele:
1. Baptiste André (Francia) – Deportato
2. Greta Thunberg (Svezia) – Deportata
3. Sergio Toribio (Spagna) – Deportato
4. Suayb Ordu (Turchia) – Detenuto
5. Mark van Rennes (Paesi Bassi) – Detenuto
6. Pascal Maurieras (Francia) – Detenuto
7. Reva Viard (Francia) – Detenuto
8. Rima Hassan (Francia) – Detenuta
9. Thiago Avila (Brasile) – Detenuto
10. Yanis Mhamdi (Francia) – Detenuto
11. Yasemin Acar (Germania) – Detenuta
12. Omar Faiad (Francia) – Deportato
Israele sta gestendo la custodia di tutti i 12 come se fossero entrati
illegalmente, nonostante siano stati rapiti con la forza in acque internazionali
e condotti in Israele contro la loro volontà.
A ciascuno dei volontari sono state date 2 opzioni: firmare documenti di
consenso all’espulsione o rimanere in detenzione e comparire davanti a un
tribunale. L’FFC aveva incoraggiato alcuni volontari, se ne avessero avuto la
possibilità, ad accettare l’espulsione accelerata al fine di ripristinare
l’accesso alle comunicazioni, inclusa la possibilità di parlare liberamente e di
difendere i diritti degli altri partecipanti. Tutti hanno contestato
esplicitamente per iscritto l’accusa di ingresso illegale, affermando che la
legge israeliana non si applica a loro, che la loro missione era di natura
umanitaria e che sia l’intercettazione dell’imbarcazione che la loro detenzione
sono illegali.
Coloro che non hanno acconsentito a partire rimangono in detenzione e
compariranno davanti a un tribunale. Gli avvocati sosterranno che
l’intercettazione è stata illegale, le detenzioni arbitrarie e che i volontari
devono essere rilasciati senza espulsione. Il team legale continuerà a chiedere
che ai volontari sia consentito di tornare sulla Madleen e riprendere la loro
missione legittima a Gaza. Tuttavia, sappiamo fin troppo bene che non c’è
giustizia nel sistema legale israeliano, che funziona principalmente per
legittimare e consolidare la colonizzazione, l’occupazione e l’apartheid. Il
tribunale, in ultima analisi, probabilmente ordinerà la loro espulsione forzata.
L’FFC è al fianco dei 12 della Madleen. La loro detenzione è illegale, motivata
politicamente e costituisce una diretta violazione del diritto internazionale.
La persecuzione dell’azione umanitaria e il silenziamento della resistenza non
avranno successo.
L’FFC riconosce che, in virtù dei loro passaporti privilegiati, i 12 della
Madleen sono protetti dalla brutalità quotidiana e dalle orribili torture
sistemiche che i palestinesi subiscono sotto l’occupazione israeliana. Secondo
l’Addameer Prisoner Support and Human Rights Association, al 4 giugno 2025,
oltre 10.400 palestinesi erano tenuti prigionieri nelle prigioni israeliane. Di
questi, più di 400 sono bambini e più di 3.500 sono detenuti senza processo,
accusa o un minimo di giusto processo.
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L’esercito israeliano attacca la ‘Madleen’ in acque internazionali – poche settimane dopo il bombardamento alla ‘Conscience’
COMUNICATO STAMPA PER PUBBLICAZIONE IMMEDIATA
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Portavoce Freedom Flotilla Italia
Michele Borgia
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Volontario e attivista italiano di FFC disponibile per interviste
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Inviare le richieste di intervista qui: freedomflotillaitalia@gmail.com
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Catania, Sicilia, Italia – La Freedom Flotilla Coalition (FFC) conferma che la
sua nave civile, Madleen, che trasportava aiuti umanitari a Gaza, è stata
attaccata/intercettata con la forza dall’esercito israeliano alle 3:02 CET in
acque internazionali a 31.95236° N, 32.38880° E. La nave è stata abbordata
illegalmente, il suo equipaggio civile disarmato è stato rapito e il suo carico
umanitario, tra cui latte in polvere, cibo e forniture mediche, è stato
confiscato.
“Israele non ha l’autorità legale per trattenere i volontari internazionali a
bordo della Madleen”, ha dichiarato Huwaida Arraf, avvocato per i diritti umani
e organizzatrice della Freedom Flotilla. “Questo sequestro viola palesemente il
diritto internazionale e viola gli ordini vincolanti della Corte Internazionale
di Giustizia che impongono il libero accesso umanitario a Gaza. Questi volontari
non sono soggetti alla giurisdizione israeliana e non possono essere
criminalizzati per aver consegnato aiuti o contestato un blocco illegale: la
loro detenzione è arbitraria, illegale e deve cessare immediatamente”.
Israele sta ancora una volta agendo nella totale impunità. Ha sfidato gli ordini
vincolanti della Corte Internazionale di Giustizia di consentire il libero
accesso umanitario a Gaza, ha ignorato le leggi internazionali a tutela della
navigazione civile e ha respinto le richieste di milioni di persone in tutto il
mondo che chiedevano la fine dell’assedio e del genocidio.
Questo ultimo atto di aggressione contro la Freedom Flotilla segue l’impunito
attacco israeliano con drone alla nostra precedente nave, la Conscience, che ha
causato il ferimento di quattro volontari civili e la messa fuori uso della
nave, in fiamme nelle acque europee. Quell’attacco immotivato ha violato il
diritto internazionale. Ora Israele ha intensificato nuovamente i suoi attacchi
prendendo di mira un’altra nave civile pacifica.
“I governi del mondo sono rimasti in silenzio quando la Conscience è stata
bombardata. Ora Israele sta mettendo nuovamente alla prova quel silenzio”, ha
dichiarato Tan Safi, un altro organizzatore della Freedom Flotilla. “Ogni ora
senza conseguenze incoraggia Israele a intensificare i suoi attacchi contro i
civili, gli operatori umanitari e i fondamenti stessi del diritto
internazionale”.
Esigiamo:
• La fine dell’assedio illegale e mortale di Gaza.
• Il rilascio immediato di tutti i volontari rapiti.
• La consegna immediata di aiuti umanitari direttamente ai palestinesi,
indipendentemente dal controllo della potenza occupante.
• Piena responsabilità per gli attacchi militari a Madleen e Conscience.
I governi devono adempiere ai loro obblighi di diritto internazionale e smettere
di consentire i crimini di Israele. Siamo imperterriti. Ripartiremo. Non ci
fermeremo finché l’assedio non finirà e la Palestina non sarà libera.
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poche settimane dopo il bombardamento alla ‘Conscience’ appeared first on
Freedom Flotilla.
“Madleen” risponde alla richiesta di soccorso per rifugiati in mare
PER PUBBLICAZIONE IMMEDIATA
Data: 5 giugno 2025
Contatto: media@freedomflotilla.org
Media disponibili per l’uso con la citazione:
https://drive.proton.me/urls/CDYKESS7SC#ab0CGGgdRpYg
Si teme una violazione del principio di non respingimento in quanto le forze
libiche violano il diritto internazionale
Intorno alle 07:36 EEST, la Madleen, in rotta verso Gaza, ha ricevuto un segnale
di emergenza da un drone Frontex operativo nel Mar Mediterraneo centrale.
L’equipaggio ha risposto via radio VHF, dopodiché il drone ha fornito una
posizione aggiornata dell’imbarcazione in difficoltà. La Madleen ha
immediatamente contattato le autorità greche ed egiziane. Tuttavia, entrambe
hanno confermato di essere troppo lontane per rispondere e hanno consigliato
alla Madleen di intervenire, se possibile.
In avvicinamento, l’equipaggio della Madleen ha visto che l’imbarcazione si
stava rapidamente sgonfiando, con circa 30-40 persone a bordo. Data la natura
urgente della situazione, hanno calato in acqua un gommone di salvataggio (RIB).
Mentre le operazioni di soccorso erano in corso, un’altra imbarcazione si è
avvicinata ad alta velocità. Inizialmente, pensando che si trattasse di
un’imbarcazione egiziana – poiché si trovavano nella zona di ricerca e soccorso
(SAR) egiziana – l’equipaggio si è trattenuto, esortando l’imbarcazione a
prestare soccorso senza effettuare un rimpatrio forzato in Libia, dove i
rifugiati rischiano detenzione, abusi e torture, o il trasferimento in Egitto,
paese anch’esso non considerato sicuro per i richiedenti asilo.
Mentre l’imbarcazione si avvicinava e lanciava l’allarme, i membri
dell’equipaggio della Madleen l’hanno identificata come una nave della Guardia
Costiera libica, la Tareq Bin Zayed, nota per gravi violazioni dei diritti umani
e per il coinvolgimento in precedenti respingimenti illegali di richiedenti
asilo. Cresceva la preoccupazione che potessero riportare forzatamente i
rifugiati in Libia, in violazione del diritto internazionale. L’equipaggio della
Madleen ha intimato loro di non farlo, ma le autorità libiche non hanno
risposto.
Per evitare di essere intercettate dalle autorità libiche, quattro persone si
sono gettate in mare e hanno iniziato a nuotare disperatamente verso la Madleen.
L’equipaggio ha quindi lanciato un mayday, chiedendo assistenza urgente, ma le
altre imbarcazioni erano troppo lontane. L’equipaggio della Madleen ha tratto in
salvo i quattro dall’acqua.
Secondo il diritto internazionale, il principio di non respingimento proibisce
il rimpatrio di chiunque in un Paese, che sia o meno il Paese di origine, se in
quel Paese correrebbe un rischio reale per la propria vita, libertà o sicurezza
personale. L’equipaggio ha il dovere morale e legale di proteggere le persone
soccorse in mare, soprattutto quando fuggono da un grave pericolo.
Le persone soccorse erano fuggite da violenze e persecuzioni in Sudan, per poi
subire ulteriori violenze, detenzione e torture in Libia. Devono essere condotte
in un Paese sicuro dove possano chiedere asilo, un Paese che rispetti i propri
obblighi internazionali, incluso il principio di non respingimento.
Rima Hassan, membra del Parlamento Europeo a bordo della Madleen, ha dichiarato:
“Denunciamo il ruolo dell’Unione Europea nell’ostacolare il movimento dei
richiedenti asilo, in chiara violazione del diritto internazionale, un approccio
che ha causato la morte di decine di migliaia di persone e trasformato il
Mediterraneo in un cimitero”.
L’equipaggio della Madleen è in contatto con le ONG di ricerca e soccorso, che
la stanno consigliando e assistendo, e chiede alle autorità greche, italiane e
maltesi di adempiere con urgenza al loro obbligo legale di organizzare un
salvataggio e un trasbordo sicuri dei rifugiati a bordo verso la salvezza in
Europa.
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PER LA PUBBLICAZIONE IMMEDIATA
Data: 4 giugno 2025
Contatto: Hay Sha Wiya
media@freedomflotilla.org
WhatsApp: +1 210-834-8155
Media disponibili per l’uso con citazione:
https://drive.proton.me/urls/CDYKESS7SC#ab0CGGgdRpYg
Tracker Madleen: https://freedomflotilla.org/ffc-tracker/
4 giugno 2025, Mar Mediterraneo – La Freedom Flotilla Coalition (FFC) condanna
fermamente l’intenzione dichiarata di Israele di attaccare la Madleen, la nostra
nave civile attualmente in navigazione da Catania, in Sicilia, verso Gaza. La
Madleen trasporta aiuti umanitari e difensori internazionali dei diritti umani,
in una sfida diretta al blocco illegale e decennale imposto da Israele e al
genocidio in corso.
La sera del 3 giugno alle 23:12 ora locale, mentre si trovava a circa 80 miglia
nautiche a sud di Creta, in Grecia, la Madleen è stata avvicinata e sorvolata da
un drone, seguito, diverse ore dopo, da altri due droni. Siamo stati
successivamente informati che si trattava di droni di sorveglianza gestiti dalla
Guardia Costiera ellenica e/o da Frontex. Sebbene non rappresentassero una
minaccia diretta per la vita umana – a differenza del drone israeliano che ha
bombardato la nostra nave Conscience a Malta il mese scorso – la loro presenza
sembrava mirata a sorvegliare e intimidire. Nonostante le ripetute richieste di
informazioni da parte della Madleen, la Guardia Costiera ellenica ha rifiutato
di confermare l’identità dei droni o di rispondere alla richiesta di assistenza
della nave, sebbene la Grecia fosse il porto più vicino. Queste azioni sollevano
serie preoccupazioni sul fatto che la Grecia e/o l’Unione Europea stiano
conducendo attività di sorveglianza per conto di Israele o intendano condividere
informazioni di intelligence che potrebbero facilitare un altro attacco
illegale.
Lunedì 2 giugno 2025, gli esperti delle Nazioni Unite per i diritti umani hanno
invitato la comunità internazionale a “garantire il passaggio sicuro della nave
Madleen della Freedom Flotilla verso Gaza”. Hanno avvertito che qualsiasi
tentativo di bloccare la nave violerebbe il diritto internazionale,
sottolineando che la catastrofe a Gaza è “causata dall’uomo e può essere fermata
immediatamente”.
“Israele non ha l’autorità legale per controllare o imporre una chiusura
marittima a Gaza e, pertanto, non ha alcuna base giuridica per intercettare la
Madleen”, ha dichiarato Huwaida Arraf, avvocato per i diritti umani e membro del
Comitato Direttivo della Freedom Flotilla. “Un simile atto costituirebbe una
palese violazione del diritto marittimo internazionale e una diretta violazione
degli ordini vincolanti della Corte Internazionale di Giustizia che impongono il
libero accesso umanitario a Gaza. Qualsiasi tentativo di sequestrare la nave o i
suoi passeggeri sarebbe illegale, arbitrario e deve essere universalmente
condannato”. Il coinvolgimento dei droni di sorveglianza greci solleva serie
preoccupazioni sul fatto che la Grecia possa collaborare con Israele in un modo
che facilita o consente atti illegali, potenzialmente implicando la Grecia in
violazioni del diritto internazionale”.
“La Madleen non trasporta solo aiuti. Porta con sé la volontà di persone in
tutto il mondo di rompere l’assedio, porre fine al genocidio e schierarsi al
fianco dei palestinesi a Gaza”, ha dichiarato Thiago Avila, membro del Comitato
Direttivo della FFC a bordo della Madleen. “Questo viaggio è una linea di
solidarietà tracciata attraverso il mare”.
“Mentre osservavamo con ansia i droni che seguivano la Madleen per tutta la
notte, abbiamo anche assistito a scene apocalittiche nel porto di Gaza e ai
bombardamenti di massa contro le persone che si riparavano nelle tende per
sfollati”, ha dichiarato Yasemin Acar, un altro membro del Comitato Direttivo
della FFC a bordo. “Invitiamo le persone di coscienza, le istituzioni e i
governi ad agire ora: esigere che Israele si astenga dall’attaccare la Madleen e
difenda la vita e la dignità a Gaza”.
La minaccia israeliana di attaccare la Madleen si inserisce nel contesto del
genocidio in corso a Gaza, che sta annientando quartieri, bombardando ospedali e
panetterie, e massacrando e affamando palestinesi. Nel gennaio 2024, la Corte
Internazionale di Giustizia ha stabilito che le azioni di Israele equivalgono
plausibilmente a genocidio e gli ha ordinato di impedire tali atti, tra le altre
cose, facilitando l’ingresso e la distribuzione degli aiuti. Eppure Israele
continua a sfidare la Corte, attaccando convogli, bloccando gli aiuti e ora
prendendo di mira una nave civile pacifica che agisce legalmente. Questo schema
si rispecchia nella cosiddetta Gaza Humanitarian Foundation (GHF), un progetto
militarizzato tra Stati Uniti e Israele concepito per smantellare gli sforzi di
soccorso indipendenti e sostituirli con meccanismi strettamente controllati che
promuovano i suoi piani di pulizia etnica dei palestinesi da Gaza, usando il
cibo come esca. Il mondo non può tacere. La giustizia esige un intervento
immediato.
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Un mese dopo l’attacco alla Conscience: la nave Madleen della Freedom Flotilla salpa per Gaza
Catania, Sicilia, Italia | 1 Giugno 2025 – Oggi alle 16:00 la Freedom Flotilla
Coalition (FFC) è partita con la Madleen, una nave civile che ora naviga verso
Gaza trasportando aiuti umanitari e difensori internazionali dei diritti umani,
in aperta sfida al blocco illegale e genocida imposto da Israele.
Intitolata alla prima e unica pescatrice di Gaza nel 2014, la Madleen
simboleggia l’incrollabile spirito di resilienza palestinese e la crescente
resistenza globale all’uso di punizioni civili collettive e alle politiche
deliberate di fame da parte di Israele. La sua partenza avviene appena un mese
dopo che i droni israeliani hanno bombardato la Conscience, un’altra nave
umanitaria della Freedom Flotilla, in acque internazionali al largo di Malta,
sottolineando sia l’urgenza che la pericolosità di questa missione per rompere
l’assedio di Gaza.
A bordo ci sono volontari provenienti da diversi paesi, tra cui la parlamentare
europea Rima Hassan e l’attivista per la giustizia climatica Greta Thunberg.
La nave trasporta aiuti umanitari urgenti per la popolazione di Gaza, tra cui
latte in polvere, farina, riso, pannolini, assorbenti femminili, kit per la
desalinizzazione dell’acqua, forniture mediche, stampelle e protesi per bambini.
Quindici anni fa, Israele ha condotto un attacco illegale e mortale alla nave
Mavi Marmara, in cui dieci volontari umanitari sono stati uccisi mentre
cercavano di consegnare aiuti a Gaza. Questa missione è la continuazione di
quell’eredità: il rifiuto di arrendersi al silenzio, alla paura o alla
complicità.
L’assedio di Gaza è mantenuto non solo dalla potenza di fuoco israeliana, ma
dall’inazione globale. Nonostante i rischi, crediamo che la resistenza civile
diretta sia ancora importante, che la solidarietà attiva possa cambiare la
bussola morale del mondo. Ecco perché Madleen naviga.
La Freedom Flotilla Coalition sottolinea che questo è un atto pacifico di
resistenza civile. Tutti i volontari e l’equipaggio a bordo della Madleen sono
addestrati alla nonviolenza. Navigano disarmati, uniti dalla convinzione comune
che i palestinesi meritino gli stessi diritti, libertà e dignità di tutti gli
altri.
La Freedom Flotilla Coalition richiede:
– I governi a garantire un passaggio sicuro per la Madleen e tutte le navi
umanitarie;
– I media a riferire su questa missione con accuratezza e integrità;
– Le persone di coscienza, ovunque, a rifiutare il silenzio e ad agire per Gaza.
Non ci lasceremo scoraggiare. Non ci lasceremo mettere a tacere.
Voci dalla Madleen
“Sono a bordo della Madleen perché il silenzio non è neutralità, è complicità.
Il popolo palestinese a Gaza viene affamato e massacrato, e il mondo guarda.
Questa nave non trasporta solo aiuti, ma una richiesta: porre fine al blocco.
Porre fine al genocidio.” — Rima Hassan
“Stiamo assistendo alla sistematica carestia di 2 milioni di persone. Il mondo
non può restare in silenzio a guardare. Ognuno di noi ha l’obbligo morale di
fare tutto il possibile per lottare per una Palestina libera.” — Greta Thunberg
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Dopo l’attacco subito, Freedom Flotilla rifiuta di rimanere in silenzio: salperemo per Gaza con “Madleen”
MALTA | 15 maggio 2025 – Di fronte al terrorismo di Stato, al silenzio dei media
e alla crescente complicità globale, la Freedom Flotilla Coalition (FFC)
annuncia che la propria missione – finalizzata a spezzare l’illegale blocco ed
embargo israeliano inflitto a Gaza – proseguirà imperterrita.
Stiamo attrezzando la nostra prossima nave, “Madleen”, per salpare entro maggio
verso Gaza, e portare la nostra solidarietà e il nostro carico di speranza ai
palestinesi
Abbiamo dato il nome “Madleen” alla nave nel 2014, in onore di quella che
all’epoca era l’unica pescatrice di Gaza; un simbolo di resilienza e resistenza.
A inizio maggio dei droni israeliani hanno attaccato, in acque internazionali,
la nostra nave “Conscience”, in missione di aiuto umanitario. Il bombardamento
costituisce un deliberato atto di aggressione e di intimidazione nel contesto
dell’assedio totale da parte di Israele, che da dai primi di marzo non lascia
assolutamente entrare a Gaza acqua, cibo e medicinali.
Quattro membri dell’equipaggio sono rimasti feriti, la nave ha subito un
incendio, le comunicazioni sono state disturbate e interrotte, mentre
l’imbarcazione continuava a imbarcare acqua e andare alla deriva.
L’attacco è avvenuto in acque europee, in violazione al diritto internazionale,
e la nave è rimasta bloccata al largo di Malta.
I media e i governi di tutto il mondo hanno, fino ad ora, minimizzato
l’accaduto.
“Viviamo in un’epoca in cui le navi che trasportano gli armamenti più pericolosi
e sofisticati possono transitare liberamente, mentre le navi che trasportano
urgenti aiuti umanitari per una popolazione che soffre la fame, vengono date al
fuoco. Israele, pur di metter in atto la propria politica di affamare il popolo
palestinese come arma di guerra, è disposto a bombardare le navi umanitarie”. –
Dr. Shahd Hammouri, Università di Kent (2 maggio)
Questo attacco non costituisce un incidente isolato, ma fa parte di una campagna
più ampia che prende di mira coloro che sfidano il blocco illegale di Israele,
chi contrasta la sistematica negazione di cibo, forniture mediche, acqua
potabile a Gaza, chi rivendica il diritto fondamentale alla libertà di movimento
per il popolo palestinese.
“Dopo tutto quello che abbiamo visto a Gaza negli ultimi 19 mesi, non mi
sorprende che un attacco di tipo terroristico, effettuato contro dei civili in
acque europee, sia rimasto senza risposta da parte dei governi. È l’ennesima
prova di quanto siano stati dimenticati i principi che reggono la convivenza
civile: ancora una volta il mondo ha fallito. Non permetteremo a Israele di
metterci a tacere con la violenza, nè ci spaventa il silenzio dell’Europa. Non è
mai successo prima, non succederà mai”. – Tan Safi, volontario della FFC
La nostra coalizione è composta e supportata da persone comuni, provenienti da
oltre 20 diversi Paesi: medici, insegnanti, ingegneri, artisti, persone di
coscienza; tutti fautori della nonviolenza e uniti dalla convinzione che nessun
popolo meriti di essere deliberatamente umiliato, maltrattato, affamato,
mutilato, ucciso, costretto a inaudite sofferenze.
La Freedom Flotilla sente di doversi attivare, di doversi muovere, di dover
agire, perché da troppo tempo il mondo attende un’azione coraggiosa.
Siamo prossimi al 15° anniversario del mortale attacco attuato da Israele sulla
Mavi Marmara, la nave dove dieci volontari umanitari sono stati uccisi
dall’esercito israeliano.
La responsabilità dell’assedio / embargo che si protrae da anni nei confronti di
Gaza, le aggressioni, i bombardamenti, le uccisioni messe in atto, non sono da
attribuire solo all’azione del governo israeliano e alla potenza di fuoco del
suo esercito, ma anche all’inazione globale.
Già troppo tempo è passato.
Nonostante i rischi, crediamo che le azioni dirette di resistenza civile
nonviolenta siano ancora importanti, siamo convinti che la solidarietà attiva
possa spostare la bussola morale del mondo.
Ecco perché Madleen salperà.
________
La Coalizione della Freedom Flotilla invita la comunità internazionale, la
società civile e i media, a chiedere conto dell’attacco alla Conscience.
Chiediamo a tutti i governi di garantire il transito sicuro per le nostre navi,
come pure di sostenere i principi fondamentali del diritto umanitario.
Chiediamo a tutte le persone di coscienza di non distogliere l’attenzione.
Non ci lasceremo scoraggiare. Non ci metteranno a tacere.
Gaza deve vivere – e la libertà deve poterla raggiungere anche via mare.
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silenzio: salperemo per Gaza con “Madleen” appeared first on Freedom Flotilla.