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Fuori Israele dal Giro d'Italia: Mobilitiamoci
Dalla Palestina arriva un appello alla mobilitazione lungo tutto il percorso del Giro d’Italia per contestare la partecipazione della squadra israeliana Israel Premier Tech. Mentre Israele continua il genocidio contro la popolazione palestinese a Gaza (51.000 mila morti, di cui oltre 17.000 bambini) e l’occupazione delle terre palestinesi in Cisgiordania, il Giro d’Italia accoglie la sua squadra a braccia aperte. Dal 9 maggio all’1 giugno, dal nord al sud, nelle città e nelle province, non lasciamo passare in silenzio Team Genocidio. Mobilitiamoci in modo nonviolento con bandiere, cartelli, informazioni alla popolazione affinché il rosa di questa bellissima manifestazione non si colori del rosso del sangue palestinese. » Vedi il percorso di quest’anno. » Lasciati ispirare dalle grandi mobilitazioni del passato. Chiudiamo la strada al genocidio! Per segnalare le mobilitazioni: bdsitalia@gmail.com
Giro d’Italia, Tour de France, Vuelta a España: come ripulire il genocidio
Mentre Israele intensifica il genocidio contro 2,3 milioni di palestinesi a Gaza e la sua violenta occupazione militare della Cisgiordania, gli organismi sportivi internazionali hanno l’obbligo morale di adottare tutte le misure necessarie per impedire il genocidio, altrimenti rischiano di essere ritenuti penalmente responsabili. Eppure, le tre principali corse ciclistiche del mondo continuano a consentire la partecipazione del team israeliano, aiutando a fare dimenticare grazie allo sport che Israele commette gravi crimini contro i palestinesi. Il Giro d’Italia (9 maggio – 1 giugno), il Tour de France (5 – 27 luglio) e la Vuelta a España (23 agosto – 14 settembre) stanno vergognosamente consentendo alla squadra ciclistica che rappresenta Israele, Israel Premier Tech, di partecipare. Nel frattempo, Israele continua l’assalto a Gaza, uccide migliaia di persone, usa la fame come arma di guerra e commette un genocidio sportivo (uccidendo più di 700 atleti palestinesi e distruggendo impianti sportivi palestinesi a Gaza). Israel Premier Tech è stata creata dal miliardario canadese-israeliano Sylvan Adams con l’obiettivo dichiarato di mascherare grazie allo sport il regime israeliano di occupazione militare e apartheid che dura da 77 anni e il genocidio che sta commettendo Israele a Gaza. Adams ha descritto il genocidio israeliano contro i palestinesi di Gaza in termini vergognosamente razzisti come lotta del “bene contro il male e di civiltà contro barbarie”. Ha definito “utili idioti” i leader mondiali che hanno chiesto a Israele di fermare “questa uccisione di donne, bambini e neonati”. Adams ha anche descritto l’amministrazione Trump, razzista e instabile, come “la più positiva della storia, la più determinata nei confronti di Israele mai vista”. L’UCI, l’organismo internazionale che governa il ciclismo, dichiara di essere un’“organizzazione politicamente neutrale”. L’UCI ha immediatamente sanzionato la Russia a pochi giorni dall’invasione illegale dell’Ucraina, sospendendo tutte le squadre russe e bielorusse e vietando tutti gli eventi UCI in Russia e Bielorussia. Eppure in una tipica dimostrazione di ipocrisia occidentale, l’UCI non solo ha chiuso un occhio sulla decennale storia di gravi crimini commessi da Israele contro i palestinesi, ma ora sta contribuendo a ripulire a livello sportivo il genocidio israeliano a Gaza, consentendo alla Israel Premier Tech di partecipare. Non è la prima volta che l’UCI e le sue principali corse ciclistiche si rendono complici del sportwashing israeliano rispetto ai suoi gravi crimini contro i palestinesi. Rendiamo omaggio ai numerosi gruppi e appassionati di ciclismo in Italia, Francia e Spagna che hanno organizzato proteste contro la partecipazione del team dell'Israel dell'apartheid lungo i percorsi del Giro d’Italia, del Tour de France e della Vuelta a Espana. Israele è in grado di commettere questo genocidio in diretta in totale impunità e di continuare quello che Amnesty International ha definito un regime di apartheid durato 77 anni, per via dell’incapacità degli organismi internazionali, compresi quelli che regolano lo sport, di rispettare il diritto internazionale sanzionando Israele. Gli ipocriti organismi sportivi internazionali rispetteranno il loro obbligo di bandire l’Israele genocida dallo sport solo se, come ha affermato il giornalista sportivo Dave Zirin, saremo noi a costringerli. Facciamolo. Chiediamo proteste più pacifiche che mai lungo i percorsi delle gare ciclistiche a cui partecipa il team del genocida, tra cui il Giro d’Italia, il Tour de France e la Vuelta a España. Facciamo in modo che la strada sia chiusa ai responsabili del genocidio. Unisciti a noi e aiutaci a far si che l’UCI e le sue gare capiscano questo messaggio: nel ciclismo non c’è posto per il genocidio. Per maggiori informazioni sulle mobilitazioni del Giro d’Italia, il Tour de France e la Vuelta a España contattaci a pacbi@bdsmovement.net Fonte: Comitato nazionale palestinese per il BDS
La Federcalcio israeliana (IFA) perde un altro sponsor
Gli appelli al boicottaggio inducono l'azienda italiana di abbigliamento sportivo Erreà a recedere dal contratto con la Israel Football Association (IFA). Dopo Adidas e PUMA, Erreà è l'ultimo marchio sportivo a rendersi conto di quanto siano tossici i marchi di Israele e dell'IFA, e lo ha fatto a tempo di record, ponendo fine a un contratto mai iniziato.  Nell'agosto 2024, Erreà ha firmato un contratto di sponsorizzazione biennale con l'IFA. Il 1° gennaio 2025 Erreà avrebbe sostituito la multinazionale tedesca PUMA, che nel dicembre 2023 aveva fatto trapelare la notizia che non avrebbe rinnovato il contratto con l'IFA a seguito di una campagna di boicottaggio globale durata 5 anni. Nel 2018, Adidas non ha rinnovato il contratto con l'IFA, a seguito di una campagna condotta da squadre sportive palestinesi e della consegna di 16.000 firme alla sede centrale di Adidas. La notizia della complicità di Erreà nei crimini di Israele contro i palestinesi è stata immediatamente accolta con un appello a boicottare l'azienda. Il genocidio per mano di Israele a Gaza ha ucciso decine di migliaia di palestinesi, tra cui almeno 715 atleti e calciatori palestinesi, e ha distrutto o danneggiato tutte le strutture sportive palestinesi a Gaza, come stadi, palestre e club, alcuni dei quali sono stati utilizzati come campi di detenzione e tortura. L'IFA è direttamente complice del regime di apartheid e dell'occupazione militare di Israele che dura da decenni e, più recentemente, del genocidio di Gaza. L'IFA include nei suoi campionati ufficiali squadre con sede in insediamenti israeliani illegali su terre palestinesi occupate e sostiene, insieme al governo israeliano, il loro mantenimento. Sotto la pressione dei crescenti appelli al boicottaggio, Erreà ha voluto rescindere il contratto. A più di un mese e mezzo dall'inizio del contratto, l'azienda non aveva ancora fornito alcuna maglia all'IFA. Erreà si è ora ritirata dal contratto. Ringraziamo le tante persone che in Italia e nel mondo si sono unite all'appello dei palestinesi affinché Erreà faccia la cosa giusta e ponga fine alla sua complicità con il regime israeliano di apartheid e con il genocidio di Gaza. I media israeliani riportano che l'IFA ha firmato un accordo biennale con Reebok e il suo logo appare ora sul sito web dell'IFA come nuovo sponsor. Nel gennaio 2024, la Corte internazionale di giustizia (CIG) ha stabilito che Israele sta plausibilmente commettendo un genocidio a Gaza. A luglio, la stessa Corte ha inoltre stabilito che l'occupazione militare di Israele a Gaza e in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, è illegale. Entrambe le sentenze della Corte comportano l'obbligo di non contribuire in alcun modo ai crimini atroci che Israele sta commettendo. Chiediamo a Reebok di recedere immediatamente dal contratto con l'IFA per evitare di essere complice dei crimini di guerra, dei crimini contro l'umanità e del genocidio di Israele. Se Reebok dovesse continuare con questa sponsorizzazione criminale e non etica, dovrà affrontare una campagna di boicottaggio internazionale, proprio come Erreà, Puma e Adidas prima di loro. Fonte: Campagna palestinese per il boicottaggio accademico e culturale di Israele (PACBI)