A difesa della pace e della giustizia, giù le mani dal Venezuela
È in corso, contro la Repubblica Bolivariana del Venezuela, un’escalation
militare da parte degli Stati Uniti che non solo rischia di accendere un nuovo,
l’ennesimo, focolaio di tensione armata ma soprattutto minaccia di determinare
una vera e propria aggressione militare, con conseguenze prevedibilmente
devastanti, con il rischio cioè di deflagrare in una guerra su più ampia scala e
di precipitare l’intero subcontinente latino-americano, dichiarato “Zona di
pace”, in una vera e propria spirale di tensione e di guerra. Le cronache delle
ultime settimane ci restituiscono infatti l’immagine di un’escalation nella
regione con ben pochi precedenti, passando rapidamente, da parte
dell’amministrazione Trump, dalle parole alle minacce di guerra aperta.
Dapprima, le minacce, sempre meno velate, di “sistemare” ora il Venezuela per
poi “fare i conti” con Cuba, peraltro proprio a ridosso delle giornate della
votazione in Assemblea Generale delle Nazioni Unite sulla risoluzione promossa
da Cuba contro il criminale blocco economico, commerciale e finanziario
arbitrariamente imposto all’isola dagli Stati Uniti, una votazione nella quale
Cuba ha ottenuto la sua ennesima vittoria politica e diplomatica contro
Washington, con 165 Paesi del mondo, la quasi totalità della comunità
internazionale nel suo complesso, espressisi contro il “bloqueo”, e appena sette
contrari (Stati Uniti, Israele, l’Ucraina di Zelensky, l’Ungheria di Orban,
l’Argentina di Milei, la Macedonia del Nord e il Paraguay di Peña, tanto per
avere un’idea del “profilo politico” di chi ha inteso votare per la prosecuzione
del “bloqueo”).
E poi, l’avvio di un vero e proprio dispiegamento militare, in postura
chiaramente aggressiva, da parte degli Stati Uniti nel Mar dei Caraibi, con
l’invio della portaerei Uss Gerald Ford, la più grande della flotta americana,
accompagnata da altre tre navi da guerra con a bordo circa quattromila militari,
e un vero e proprio ridislocamento militare nella regione, con navi
lanciamissili dotate di Tomahawk, caccia F-18 e aerei da guerra elettronica E-18
Growler, nonché ancora bombardieri B-52 e B-1 in missione di ricognizione a
ridosso delle coste venezuelane. Già si sono, peraltro, registrati attacchi,
tanto è vero che, ad oggi (3 novembre 2025) già si contano 64 vittime e ben
quindici attacchi in mare contro imbarcazioni da pesca venezuelane.
A queste si aggiungono, peraltro, le notizie di un nuovo mandato alla Cia per
sviluppare azioni sotto copertura e piani di guerra per rovesciare le autorità
liberamente elette dal popolo venezuelano, di un tentativo di corruzione da
parte degli Usa del pilota di Nicolas Maduro per fare intercettare l’aereo del
presidente venezuelano, tentativo fallito, e di un’ipotesi di attentato false
flag (un incidente creato ad arte per fornire un pretesto per un’aggressione, in
pieno stile Golfo del Tonchino), contro la presenza statunitense nella regione,
per creare i presupposti, appunto, per un intervento armato diretto contro il
Venezuela.
Il piano di aggressione contro la Repubblica Bolivariana del Venezuela è dunque
in moto e si compone di tutti gli elementi propri del caso: minacce, azioni
armate, e deliberate menzogne, sistematicamente ribadite e, nell’epoca della
disinformazione dilagante e della “scomparsa dei fatti”, fatte passare come
“verità”. La “menzogna di guerra”, per intendersi, non è stavolta una provetta
di presunte armi di distruzione di massa da agitare alle Nazioni Unite, come
contro l’Iraq, né la presunta difesa dei diritti umani violati dal nemico di
turno, come tante volte è successo alla vigilia di “rivoluzioni colorate” in
giro per il mondo.
La “menzogna di guerra”, il pretesto per l’aggressione, in questo caso è il
presunto narcotraffico attraverso il Venezuela, una storia letteralmente campata
in aria. Secondo i dati delle Nazioni Unite, ad esempio, l’87% della droga
prodotta in Colombia prende il mare dai porti del Pacifico; l’8% dalla Guajira
settentrionale della Colombia e dal Caribe; e solo il 5% viene trasportato
attraverso il Venezuela, dove tutta la droga sequestrata viene intercettata e
distrutta lungo i 2200 km di confine con la Colombia. Come ha ribadito in un suo
intervento più recente, inoltre, lo stesso Pino Arlacchi, dal 1997 al 2002
sottosegretario generale delle Nazioni Unite e direttore dell’Undccp (l’Ufficio
delle Nazioni Unite per il controllo delle droghe e la prevenzione del crimine),
“le analisi che emergono dal Rapporto mondiale sulle droghe 2025 dell’organismo
che ho avuto l’onore di dirigere, raccontano una storia opposta a quella
spacciata dall’amministrazione Trump, che smonta la montatura costruita attorno
al “Cartel de los soles” venezuelano, una supermafia madurista leggendaria
quanto il mostro di Loch Ness, ma adatta a giustificare sanzioni, embarghi e
minacce d’intervento militare contro un Paese che, guarda caso, siede su una
delle più grandi riserve petrolifere del pianeta […]”.
Il documento “menziona appena il Venezuela, affermando che una frazione
marginale della produzione di droga colombiana passa attraverso il Paese nel suo
cammino verso Usa ed Europa […] Il Venezuela, secondo l’Onu, ha consolidato la
sua posizione storica di territorio libero dalla coltivazione di coca, marijuana
e simili, nonché dalla presenza di cartelli criminali internazionali”. Da un
lato, dunque, le Nazioni Unite in prima persona confermano che il Venezuela non
ha nulla a che fare con il narcotraffico, che questo non avviene lungo le coste
del Venezuela, e che anzi le autorità venezuelane sono attivamente impegnate per
contrastarlo. Dall’altro, la montatura costruita dagli Stati Uniti rimanda alle
vere intenzioni del loro piano di aggressione. Intanto, mettere le mani sul
petrolio, che è sempre più una risorsa fondamentale nella crisi energetica
internazionale e del quale il Venezuela dispone in quantità copiose, con le
maggiori riserve accertate di petrolio, oltre 300 miliardi di barili.
E poi porre fine alla rivoluzione bolivariana, un vasto processo di
trasformazione politica e sociale a ispirazione bolivariana, socialista e
umanista, che, inaugurato da Hugo Chavez nel 1999, prosegue oggi con Nicolas
Maduro, e che ha portato alla nazionalizzazione delle risorse di petrolio e di
energia, reinvestito gli introiti in politiche sociali, migliorato la condizione
sociale (istruzione, salute, welfare) della popolazione e mantenuto una politica
estera indipendente, autonoma, sovrana e antimperialista. Oggi, dunque, il
tentativo di aggressione contro il Venezuela non è solo una minaccia gravissima
alla libertà e all’autodeterminazione del popolo venezuelano, e quindi alla
libertà e all’indipendenza di tutti i popoli del mondo, ma anche una minaccia
diretta alla pace e alla sicurezza dell’intera regione, che può portare a
un’escalation di guerra di vasta portata.
Non a caso, le stesse Nazioni Unite hanno condannato questa ennesima prova di
guerra da parte degli Stati Uniti: secondo un recente comunicato di esperti
indipendenti Onu, infatti, “le azioni segrete e le minacce di usare la forza
armata contro il governo del Venezuela da parte degli Stati Uniti violano la
sovranità del Venezuela e la Carta delle Nazioni Unite […]. L’uso della forza in
acque internazionali senza un’adeguata base giuridica viola il diritto
internazionale del mare e costituisce un’esecuzione extragiudiziale”. Una chiara
minaccia, insomma, alla pace e all’autodeterminazione dei popoli, alla giustizia
e al diritto internazionale.
Riferimenti:
Raúl Antonio Capote, “L’America Latina e i Caraibi sono Zona di pace, per
volontà espressa dai loro popoli”, Granma, 15 marzo 2024:
https://it.granma.cu/mundo/2024-03-15/lamerica-latina-e-i-caraibi-sono-zona-di-pace-per-volonta-espressa-dai-loro-popoli
Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba, “Cessi l’inumano blocco
economico contro Cuba!”, 30 ottobre 2025:
https://italiacuba.it/2025/10/30/cessi-linumano-blocco-economico-contro-cuba
Enrica Perucchietti, “Venezuela sotto assedio: Trump manda navi e 4.000 soldati,
Maduro chiede aiuto a Putin”, L’Indipendente, 2 novembre 2025:
https://www.lindipendente.online/2025/11/02/venezuela-sotto-assedio-trump-manda-navi-e-4-000-soldati-maduro-chiede-aiuto-a-putin
Ana Cristina Montoya, “Bombardamenti statunitensi nei Caraibi: tra illegalità e
inefficacia”, Città Nuova, 3 novembre 2025:
https://www.cittanuova.it/bombardamenti-statunitensi-nei-caraibi-tra-illegalita-e-inefficacia
L’accusa di Maduro: «Sventata un’operazione false flag per provocare
l’intervento USA», Corriere del Ticino, 6 ottobre 2025:
https://www.cdt.ch/news/mondo/laccusa-di-maduro-sventata-unoperazione-false-flag-per-provocare-lintervento-usa-407801
Pino Arlacchi, “La grande bufala del narco-Venezuela”, Contropiano – da Il fatto
quotidiano 30 agosto 2025:
https://contropiano.org/interventi/2025/11/01/la-grande-bufala-del-narco-venezuela-0188251
Mision Verdad, ONU y UE confirman que Venezuela está lejos de ser un narcopaís,
14 agosto 2025:
https://misionverdad.com/venezuela/onu-y-ue-confirman-que-venezuela-esta-lejos-de-ser-un-narcopais
InfoMercatiEsteri, disponibilità materie prime Venezuela,
www.infomercatiesteri.it/materie_prime.php?id_paesi=56
Alta tensione Venezuela-Usa, i relatori Onu condannano le azioni americane nei
Caraibi, Tgcom24, 21 ottobre 2025:
https://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/venezuela-usa-onu-caraibi_104899276-202502k.shtml
Immagine: Viscous Oil, Pixabay, Creative Commons – CC0:
https://www.stockvault.net/photo/236906
Gianmarco Pisa