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Annunci mortuari contro il genocidio: Extinction Rebellion rivendica l’azione
Nelle prime settimane di agosto, a Oggiono e in altri paesi della provincia di Lecco, tra i necrologi comunali sono comparsi degli annunci mortuari di alcuni dei bambini palestinesi barbaramente uccisi dall’esercito israeliano, come Razan Abu Zaher di 4 anni e Yousef Mohammed al Safadi di appena 40 giorni.  A suscitare maggior scalpore è stato però il manifesto in cui si annuncia il decesso dell’Empatia Umana, espresso da una foto che ritraeva il vice premier, Matteo Salvini, mentre ritira il premio Italia – Israele, consegnatogli alla Camera il 22 luglio scorso. L’iniziativa, rivendicata oggi a mezzo stampa da Extinction Rebellion, mirava a sensibilizzare l’opinione pubblica rispetto al genocidio attualmente in atto dal governo israeliano nei confronti del popolo palestinese e contrastare la deumanizzazione dei palestinesi, i cui morti non sono più numeri o nomi di un freddo elenco. I necrologi che ne annunciano la scomparsa sono infatti collocati accanto agli stessi comunemente utilizzati per la scomparsa dei nostri concittadini, per porli sullo stesso piano. “Il manifesto incriminato denuncia l’inequivocabile complicità dello Stato Italiano, che fornisce la copertura diplomatica necessaria ad Israele per continuare i suoi crimini di guerra e contro l’umanità, intrattenendo al contempo rapporti economici e forniture militari dirette” dichiara Extinction Rebellion. “Non si trattava certo di un annuncio della morte di Matteo Salvini, come invece hanno sostenuto in maniera volutamente diffamatoria alcuni assessori regionali e il direttore del premio”. Il caso mediatico è infatti esploso con la pubblicazione di svariati articoli su molteplici testate online, che hanno però riportato solo una delle sei varianti di manifesti funebri appesi: l’unica riguardante l’assegnazione del premio Italia – Israele. Il sottosegretario regionale Mauro Piazza ha descritto i manifesti come “messaggi funebri dal contenuto intimidatorio” e “slogan violenti”, nonostante si parlase di “empatia umana” e venissero riportati dei fatti di cronaca di un genocidio che, solo negli ultimi due anni, ha causato almeno 60 mila vittime. Allo stesso modo, Alessandro Bertoldi (direttore esecutivo di uno degli enti promotori del premio) ha dichiarato che “il premio Italia-Israele nulla aveva a che vedere con la guerra”. Secondo Extinction Rebellion, le parole di Bertoldi sono una chiara dimostrazione di indifferenza verso le conseguenze delle relazioni commerciali, della copertura diplomatica e della fornitura militare verso Israele, che lo Stato Italiano attualmente mantiene ed incoraggia. Sempre il direttore Bertoldi ha accusato gli autori del gesto di essere “odiatori antisemiti” e che denuncerà il fatto alla prefettura. “Oltre ad essere una definizione diffamatoria, falsa e infondata, il direttore Bertoldi dovrebbe sapere che i palestinesi di cui si denuncia il massacro rientrano nel gruppo dei popoli semiti. Antisemiti sono dunque coloro che si rendono complici del genocidio e che da anni supportano una politica islamofoba e antimigratoria” commenta ancora Extinction Rebellion. La responsabilità dell’Italia nel genocidio palestinese è tanto concreta quanto ineludibile. L’Italia ha infatti violato l’obbligo di prevenzione del genocidio (un obbligo inderogabile del diritto internazionale), ha ignorato le indicazioni della Corte internazionale di giustizia continuando a trasferire armi e materiali a duplice uso a Israele, rendendosi così complice degli atti genocidari avvenuti a Gaza. Proprio nel lecchese, inoltre, ha sede l’azienda “Valforge Srl”, al centro di indagini relative al traffico di d’armamento destinati ad Israele. “La storia non dimenticherà, e condannerà la complicità dello Stato Italiano. È ora di interrompere la vendita di armi e ogni relazione commerciale con lo Stato criminale di Israele” conclude Extinction Rebellion.   Fonti PrimaLecco – https://primalecco.it/cronaca/manifesto-funebre-contro-matteo-salvini-a-oggiono-dura-condanna/  Ansa – https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/mediooriente/2025/07/29/hamas-dallinizio-della-guerra-quasi-60.000-morti-a-gaza_dcd7ea24-9ad7-43f0-8a6a-86462fced277.html  La provincia unica – https://www.laprovinciaunicatv.it/stories/lecco/oggiono-e-brianza/ad-oggiono-manifesto-mortuario-foto-salvini-che-riceve-premio-italia-israele-o_3221066_11/  Altraeconomia – https://altreconomia.it/armi-a-israele-le-responsabilita-giuridiche-dellitalia-e-dei-suoi-attori-pubblici-e-privati/  Altraeconomia – https://altreconomia.it/traffico-di-armi-italia-israele-aziende-banche-e-dogane-coinvolte/  Extinction Rebellion
Norvegia: centinaia di persone bloccano la più grande raffineria di petrolio del paese
Da questa mattina, centinaia di persone hanno risposto alla chiamata di Extinction Rebellion e del Green Youth Movement e stanno bloccando la principale raffineria di petrolio della Norvegia, raffineria di Mongstad a Bergen del colosso del fossile Equinor. Tre ingressi sono stati bloccati via terra e uno via mare da gruppi di persone in kayak. L’iniziativa fa parte della Nordic Climate Justice Coalition, un’alleanza di movimenti climatici nata per smascherare il mito dei Paesi nordici come leader “verdi e progressisti”, che dal 16 al 23 agosto ha lanciato una mobilitazione in Norvegia per protestare contro l’industria petrolifera del Paese.  «Siamo arrivati da tutta Europa perché il collasso climatico non conosce confini. Ho attraversato l’Europa per essere qui» racconta Lotta, artista e attivista italiana di Extinction Rebellion che si trova sul posto.  «Vengo dall’Emilia Romagna, una terra devastata da ripetute alluvioni che hanno distrutto tutto. Sono qui perché è il momento che i principali paesi produttori e estrattori di petrolio e gas – la Norvegia come l’Italia – si assumano le proprie responsabilità e avviino immediatamente un piano per l’uscita dal fossile». Il periodo non è casuale: le proteste si svolgono a poche settimane dalle elezioni parlamentari dell’8 settembre, un appuntamento cruciale per definire la futura politica climatica del Paese. «Siamo qui perché, in vista delle prossime elezioni, la Norvegia non ha nessun piano di uscita dal fossile» aggiunge Simone, un altro attivista arrestato per aver bloccato in kayak una delle navi petrolifere di Equinor. Nonostante la Norvegia sia infatti il principale produttore europeo di petrolio e gas, nel dibattito elettorale che precede le elezioni di settembre non è stato presentato alcun piano di progressiva dismissione delle fonti fossili. «Siamo nel paese che più produce petrolio in Europa e Equinor è una delle aziende responsabili della crisi climatica che stiamo vivendo e che sta causando centinaia di migliaia di morti  in tutto il mondo. È il momento di uscire dal fossile, adesso».  Alle azioni di oggi si sono unite anche Greta Thumberg e Aurora, popstar internazionale. «Siamo qui perché è chiarissimo che il petrolio non ha futuro. I combustibili fossili portano solo morte e distruzione, ed è per questo che dobbiamo fare pressione su produttori moralmente corrotti come la Norvegia, che ha il sangue sulle mani» ha dichiarato Greta Thunberg. Sulla stessa linea anche Aurora ha spiegato così la sua partecipazione al blocco: «Sono qui perché, quando nessuno si assume la responsabilità, devono farlo le persone. Allora tocca a noi. Il petrolio distrugge il mare e l’aria e spinge i popoli alla guerra. È invasivo e inquinante – un modo antiquato di vivere. Continuiamo a parlarne come se avesse a che fare con il futuro, ma non è così: il petrolio appartiene al passato». Dopo il blocco di oggi della raffineria di Mongstad, Extinction Rebellion ha annunciato che si proseguirà con una serie di azioni durante tutta la settimana, anche a Oslo. Fonti – Equinor, https://www.equinor.com/energy/mongstad – Equinor, https://www.equinor.com/ – Nordic Climate Justice Coalition, https://www.nordicclimatejustice.net/ – Reuters,  https://www.reuters.com/business/energy/norway-oil-industry-investment-set-peak-2025-survey-finds-2025-08-14/ Extinction Rebellion
Sit in di Extinction Rebellion e Ultima Generazione in Piazza maggiore: i corpi in protesta contro le false soluzioni del Comune alla crisi climatica
Oggi pomeriggio le attiviste di Extinction Rebellion e Ultima Generazione si sono sedute in Piazza Del Nettuno, vicino gli alberi posti dal Comune di Bologna, reggendo dei cartelli e dimostrando come, dopo la prima azione di due settimane fa, non ci sia stata alcuna risposta concreta da parte degli amministratori di questa città alle domande degli attivisti sulla gestione del verde urbano. Gli attivisti riportano che i cartelli e le poesie posizionati il 17 luglio sono stati immediatamente rimossi: per questo oggi hanno deciso di mettere a disposizione i loro corpi in denuncia.   “Dopo aver fatto parlare gli alberelli, adesso parliamo noi. La nostra prima azione simbolica sottolineava che gli alberi sono esseri viventi e non soprammobili da spostare a piacimento. In risposta alle critiche degli esperti e nostre, la vicesindaca ha assicurato che i “vasi sono stati progettati con accorgimenti tecnici”, ma né a latere dell’ordinanza di adozione e nemmeno sulle pagine del Comune abbiamo trovato alcun riscontro alle sue parole, dal momento che non è presente alcun allegato tecnico. Com’è possibile fidarsi della parola di amministratori che rinfocolano polemiche per evitare di rispondere alle nostre preoccupazioni?” chiede Federico. La critica e il dissenso sono alla base delle nostre democrazie e le domande con cui cittadini, movimenti e comitati locali stanno incalzando la Giunta comunale sono più che legittime, di fronte a contraddizioni evidenti in un’epoca di collasso climatico, e non possono essere strumentalizzate.  La protesta solidarizza anche con le persone che presidiano il giardino di San Leonardo, dove alberi già adulti e radicati, in una zona non meno coperta di cemento delle piazze in cui sono stati posizionati gli alberelli in vaso, rischiano di essere sacrificati dall’ennesimo tentativo di privatizzazione strisciante. L’ordinanza di posa degli alberi in vaso è stata adottata per mitigare le ondate di calore, riconoscendo agli alberi un potere refrigerante, ma i bolognesi continuano ad assistere a tagli di enormi quantità di alberi in città, soprattutto nelle periferie. Fra i cartelli portati in piazza si legge anche una contestazione all’uso strumentale del concetto di compensazione: è noto che alberi adulti assorbono una quantità di anidride carbonica molto maggiore di alberi di recente piantumazione. Gli attivisti chiedono quindi all’amministrazione comunale perché non mette davvero al centro del proprio mandato la preservazione di questo bene collettivo, e come possono le scarse misure di piantumazione di nuove alberature e desigillazione del suolo, previste dal piano “Bologna Verde”, compensare la cementificazione di decine di ettari e l’abbattimento di alberi storici e  maestosi per nuovi progetti di “riqualificazione”. Per poter sopravvivere in città va curato il patrimonio arboreo esistente e contemporaneamente vanno messe a dimora nuove piantumazioni.  Gli attivisti incalzano inoltre l’amministrazione bolognese ad aggiornare il bilancio arboreo, evidenzando il numero di alberi abbattuti e quelli di nuova piantumazione, e a tutelare ciò che rimane della fascia boscata che separa la città dall’asse tangenziale/autostradale, gravemente minacciata dal progetto del Passante.  Bologna è stata la prima città italiana ad adottare un’assemblea cittadina per il clima, in seguito alle pressioni di Extinction Rebellion e a ben 2 scioperi della fame: perché i suoi cittadini continuano a subire decisioni calate dall’alto invece di avere processi realmente partecipativi, che portino ad una progettualità politica veramente pubblica? Gli esperti dell’IPCC, il panel dell’ONU che si occupa di scienza climatica, lanciano allarmi sempre più disperati sulle minacce legate alla crisi ecoclimatica, e pochi giorni fa anche la corte internazionale di giustizia, in uno storico parere, ha affermato che l’inazione dei governi nel contrastare i cambiamenti climatici rappresenta un illecito. “Per questo continueremo a mettere in luce le contraddizioni di chi governa a tutti i livelli: abbiamo bisogno di giustizia sociale e climatica, e non abbiamo più tempo per soluzioni semplici quanto inefficaci” dicono le persone oggi in piazza. Extinction Rebellion
Come continuare nelle lotte senza trovarsi tutt3 in carcere?
Da quando abbiamo pubblicato il libro “Carcere ai Ribell3” lo abbiamo usato come strumento di dialogo e di confronto sulle dinamiche della repressione e del carcere. Volevamo contribuire al movimento popolare che si stava attivando per contrastare il disegno di legge Sicurezza che l’anno scorso di questi tempi era stato proposto. ORA CHE IL DISEGNO È DIVENTATO LEGGE (LA 80/25), CON UNA FORZATURA IMPRESSIONANTE DEL SUO ITER, A COSA SERVE ANCORA PARLARE DI QUESTE STORIE? La risposta l’abbiamo trovata quasi subito: è necessario continuare a parlarne e proseguire in un’azione di contrasto a questa legge, sul piano giuridico certo, ma anche politico e sociale, tenendo alta l’attenzione sulle narrazioni e sulle intersezioni che finora abbiamo incontrato portando in giro il libro in varie parti d’Italia. E con questo intento che abbiamo portato al Festival Alta Felicità la nostra proposta di presentazione che è stato un nuovo luogo di confronto tra rappresentanti delle lotte oggi più attive: Bianca di Extinction Rebellion Torino, Dana Lauriola di Associazione a Resistere, Rosa delle Mamme e Mariapaola Boselli di Amnesty International – Italia. Con loro abbiamo affrontato i temi della repressione sempre più pervasiva che mira a contrastare tutte le lotte attive oggi in Italia, non solo quelle che utilizzano pratiche più conflittuali ma anche quelle che praticano azioni non violente e pacifiche. In ogni caso la portata della repressione si è abbattuta in maniera sempre più evidente: denunce, processi, fogli di via, multe estremamente costose, trattenimenti in questura e perquisizioni corporali … il tutto raccolto nelle famigerate schedature di polizia: le segnalazioni di sicurezza. Tutte procedure che mirano soprattutto a spaventare e intimidire gli e le attivist3, a impedirne le attività colpendoli sul piano economico e quello della mobilità personale (i fogli di via, i procedimenti penali). VIENE DETTO A PIÙ VOCI “𝐸’ 𝑛𝑒𝑐𝑒𝑠𝑠𝑎𝑟𝑖𝑜 𝑟𝑖𝑓𝑙𝑒𝑡𝑡𝑒𝑟𝑒 𝑠𝑢𝑔𝑙𝑖 𝑠𝑝𝑎𝑧𝑖 𝑑𝑖 𝑙𝑖𝑏𝑒𝑟𝑡𝑎’ 𝑒 𝑑𝑖 𝑑𝑒𝑚𝑜𝑐𝑟𝑎𝑧𝑖𝑎 𝑐ℎ𝑒 𝑣𝑜𝑔𝑙𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑑𝑖𝑓𝑒𝑛𝑑𝑒𝑟𝑒” Da parte di Amnesty, che ha impegnato tutto l’ufficio italiano per contrastarne il percorso di attuazione, viene riscontrato che la società civile ha saputo rispondere efficacemente e attivamente e si è mobilitata in maniera evidente contro al DDL, poi DL, evidenziandone le criticità anche a livello mediatico e comunicativo. La provocazione delle Mamme è: 𝗰𝗼𝗺𝗲 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗶𝗻𝘂𝗮𝗿𝗲 𝗻𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗹𝗼𝘁𝘁𝗲 𝘀𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗽𝗲𝗿Ò 𝘁𝗿𝗼𝘃𝗮𝗿𝘀𝗶 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗶 𝗲 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗲 𝗶𝗻 𝗰𝗮𝗿𝗰𝗲𝗿𝗲, 𝗼𝗿𝗮 𝗰𝗵𝗲 𝗹𝗼 𝗮𝗯𝗯𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗰𝗼𝗺𝗲 𝗹𝗲𝗴𝗴𝗲? 𝗖𝗼𝗺𝗲 𝘀𝗶 𝗽𝗿𝗼𝘀𝗲𝗴𝘂𝗲?   Anche se il tempo a nostra disposizione era ormai scaduto e la risposta doveva essere concisa, le attiviste presenti hanno fornito una serie di suggestioni e strategie molto chiare: la resistenza si farà, in maniera collettiva e solidale, bisognerà essere reattivi e solidali, essere sempre di più (allargare le reti), dialogare con tutti, agire attraverso l’autoformazione legale, la coscienza dei propri diritti e la conoscenza della legge, la resistenza legale, le casse di resistenza, inventare sempre nuove strategie di lotta … Ce n’est qu’un début, continuons le combat! Mamme in piazza per la libertà di dissenso
Bologna, indagato il sostituto commissario che ordinò la perquisizione corporale integrale su una manifestante di Extinction Rebellion
È stata chiesta l’iscrizione al registro degli indagati per il sostituto commissario che, nel luglio 2024, ordinò la perquisizione corporale di una manifestante di Extinction Rebellion, facendola spogliare integralmente all’interno della Questura di Bologna. Secondo il GIP la perquisizione fu eseguita al di fuori dei casi previsti dalla legge. “Restituita dignità a me e a tutte le persone che hanno subito lo stesso trattamento”, dichiara la donna vittima dell’abuso. Il Tribunale di Bologna ha chiesto l’iscrizione al registro degli indagati del sostituto commissario della Questura di Bologna per il reato di perquisizione e ispezione personali arbitrarie (art. 609 c.p). L’episodio contestato risale al luglio 2024 e riguarda una perquisizione corporale avvenuta nei locali della Questura, ritenuta “arbitraria, vessatoria e umiliante” dal Giudice per le Indagini Preliminari (GIP). Quel giorno, in seguito a una protesta nonviolenta di Extinction Rebellion in Piazza Maggiore, in occasione del G7 Scienza e Tecnologia, ventuno persone vennero trasferite in Questura e trattenute per oltre nove ore. Una di loro venne fatta spogliare in un bagno sporco e nauseabondo e le venne ordinato di fare dei piegamenti sulle gambe, sotto gli occhi dell’agente di polizia che la stava perquisendo alla ricerca di “materiale di propaganda”. La donna, profondamente provata da quanto accaduto, aveva quindi sporto denuncia, per la quale lo scorso gennaio la PM incaricata delle indagini aveva tuttavia chiesto l’archiviazione. Un atto a cui, con il supporto del proprio legale, l’avvocato Ettore Grenci, e del movimento Extinction Rebellion, la donna decise di opporsi. “A distanza di un anno dagli eventi viene finalmente restituita dignità a me e a chissà quante altre persone senza voce oltre a me”, dichiara Valentina, la donna che ha denunciato. “Il GIP afferma chiaramente che quel giorno ho subito una grave violazione dei miei diritti di persona: oggi più che mai è fondamentale ribadire con forza che manifestare non è un reato. Chi esprime dissenso non deve rischiare di andare incontro a trattamenti del tutto arbitrari e per questo illegittimi”. L’ordinanza del GIP sottolinea, infatti, come “la perquisizione di cui si tratta deve ritenersi eseguita fuori dai casi previsti dalla legge e comunque con modalità tali da renderla abusiva” e ancora che “appare inverosimile, priva di qualsiasi fondamento, non normativamente prevista, la giustificazione di rintracciare possibili strumenti idonei a provocare atti di autolesionismo”. Il GIP ribadisce inoltre come nessuna “prassi” possa giustificare comportamenti oltre la legge o contro la legge, procedendo a perquisizioni arbitrarie o consentendo l’utilizzo di modalità vessatorie e umilianti. Quanto accaduto a Bologna un anno fa si è poi ripetuto a Brescia in gennaio, quando un’altra manifestazione di Extinction Rebellion si concluse con il fermo illegittimo di molte ore di ventitré persone e la perquisizione corporale di altre sette donne. Di fronte ai microfoni di Mediaset, e non in Parlamento come chiesto dalle numerose interrogazioni parlamentari, Piantedosi descrisse le perquisizioni come “una pratica operativa che in determinate circostanze è consentita e anche prescritta” affermando che “tutto si è svolto nella piena regolarità”. Una lettura dei fatti che l’ordinanza del GIP di Bologna mette chiaramente in discussione. “La polizia ha il ruolo e il dovere di proteggere i cittadini, a maggior ragione quando si trovano, anche temporaneamente, sotto la sua custodia” riporta Extinction Rebellion. “In uno Stato democratico non può esserci spazio per una gestione dell’ordine pubblico basata su abusi e intimidazioni, sempre più frequenti nelle Questure e nelle piazze italiane per ordine del governo. A prescindere da come andrà a finire, è essenziale che storie come queste vengano portate alla luce e vengano sottoposte a un processo trasparente. Ne va del futuro della nostra democrazia”. Fonti Extinction Rebellio, https://extinctionrebellion.it/press/2024/07/09/g7-tecnologia-bologna/ Extinction Rebellion, https://extinctionrebellion.it/press/2024/07/10/bologna-abusi-questura/ Extinction Rebellion, https://extinctionrebellion.it/press/2024/07/27/denuncia-questura-bologna/ Extinction Rebellion, https://extinctionrebellion.it/press/2025/01/17/opposizione-archiviazione-bologna/ Extinction Rebellion, https://extinctionrebellion.it/press/2025/01/13/brescia-abusi-questura/ RAI News, https://www.rainews.it/articoli/2025/01/piantedosi-a-brescia-perquisizioni-consentite-ma-ci-sia-proporzionalita-703c1dc8-4272-4bf0-990b-b66ac03cbdd0.html   Extinction Rebellion
Bologna, Extinction Rebellion dissemina poesie e denuncia il greenwashing dell’amministrazione comunale
Stamattina presto, Extinction Rebellion Bologna è passata all’azione e ha preso parola sulla questione alberi in vaso nelle piazze del centro. Ha fatto apparire poesie nei vasi e ha “adottato” un alberello chiamandolo “Ribellione”, che monitorerà fino alla piantumazione, aderendo alla campagna mediatica lanciata da hansy lumen. Nelle prossime settimane continueranno le azioni sul tema, che hanno il duplice obiettivo di affermare che gli alberi sono esseri viventi e denunciare le contraddizioni e il greenwashing dell’attuale amministrazione comunale. Siamo rimaste davvero basite e senza parole all’annuncio dell’iniziativa. Infatti, in prima battuta, la trovata è stata giustificata come azione per mitigare il calore eccessivo nelle piazze. Riconosciamo il potere refrigerante degli alberi, ma se sono sani e piantumati in terra e non certo se sono poggiati in un vaso su lastroni di porfido rovente, come per altro segnalato da diversi esperti, alcuni facenti parte del Comitato per “BOLOGNA VERDE”. Ci domandiamo se anche il Sindaco riconosce il potere refrigerante, perché dal 2022 ha fatto abbattere gli alberi della fascia boscata, attorno al Passante, nonostante l’opera fosse ancora in stallo. Perché si continua con i tagli indiscriminati? Perché si continuano a pensare progetti che prevedono abbattimento di alberi sani, com’è successo con il Parco Don Bosco, con il nodo di Rastignano, come succederà per la caserma Sani, per Piazza dell’Unità, per il Lazzaretto e da ultimo con il Giardino di San Leo? Per quale motivo il Bilancio arboreo è fermo al 2021? Dopo le critiche Il Sindaco ha parlato dell’iniziativa come una sperimentazione e l’inizio di una rivoluzione culturale, guidata dal programma Bologna Verde, che prevede piantumazioni di 100 mila alberi e una desigillazione di 10 ettari.  Peccato però che il piano sia stato finanziato, per ora, con soli 11,8 milioni (Il Comune per manutenzione ordinaria del verde spende circa 10 mln all’anno) peccato però che secondo l’ISPRA a Bologna si cementificano 20 ettari all’anno. Non ci sembra di trovarci di fronte ad una rivoluzione, ma a un’operazione di greenwashing. Inoltre, di tutte queste iniziative è stata data notizia sui social, con diversi post. Nel corso dei giorni si è passati da un numero iniziale di 100 alberi, poi 110, fino ad arrivare, a posa in corso a 90 alberi e 68 annunci. Allo stesso modo si è passato dall’annuncio di un piano di 23 mln di euro per Bologna Verde, a quello del suo parziale finanziamento di 11,8 mln. Riteniamo che per provvedimenti che richiedono sacrifici o adattamenti da parte della cittadinanza sia indispensabile la chiarezza e la veridicità delle informazioni. Chiediamo che la crisi climatica venga trattata con la serietà che merita, dato che di caldo si muore. Chiediamo di stoppare ogni nuovo consumo di suolo e di fermare gli abbattimenti a San Leo. Chiediamo di sapere i numeri reali degli alberi presenti in città, di quelli piantumati e di quelli abbattuti. Chiediamo una rivoluzione verde, reale. Extinction Rebellion
Venezia, finto matrimonio in Piazza San Marco: nuova protesta di Extinction Rebellion per le nozze di Bezos
Extinction Rebellion ha organizzato un finto matrimonio in Piazza San Marco, in segno di protesta contro lo sfarzoso matrimonio del miliardario Jeff Bezos e Lauren Sanchez. Il movimento denuncia le influenze dei super ricchi sulla crisi ecoclimatica e sugli equilibri democratici di molti Paesi del mondo. È il primo dei tre giorni del matrimonio di lusso di Jeff Bezos e Lauren Sanchez, e a Venezia non si fermano le proteste. Questa mattina è tornata in azione Extinction Rebellion, con due figure mascherate in abito nuziale comparse in Piazza San Marco, legate con una mano a un finto pianeta e con l’altra ad altre persone che reggevano cartelli con scritto “i governi”, “i media”, “l’economia” e la “giustizia”. Alle loro spalle avrebbero dovuto issare un grande striscione che recitava “The 1% ru(i)ns the world” (ovvero “L’1% rovina il mondo”). Ma la polizia è intervenuta immediatamente disperdendo una pacifica manifestazione e sgomberando di peso decine di persone. Questo nonostante non vi fossero problemi per ordine pubblico e sicurezza. “Il diritto di manifestare pacificamente è garantito dalla Costituzione e la polizia può disperdere i manifestanti solo se pongono un pericolo per la sicurezza e l’ordine pubblico” afferma Elisa, una delle persone spostate di peso. “Il nostro messaggio di dissenso non può essere silenziato con la forza: il matrimonio di Jeff Bezos e dei suoi 250 invitati ultraricchi nella città simbolo della crisi climatica è uno dei paradossi del nostro tempo” continua Elisa. “Questo accade mentre la concentrazione di ricchezza nelle mani di pochi super miliardari sta influenzando l’intero sistema globale, condizionando i governi, i media, minacciando le democrazie e aggravando la crisi eco-climatica, di cui Venezia è un triste simbolo tangibile”. Ancora una volta, Extinction Rebellion riporta l’attenzione sull’impatto sproporzionato dei consumi e dello stile di vita delle persone più ricche del pianeta sul riscaldamento globale. Secondo uno degli ultimi studi pubblicati su Nature, infatti, si stima che l’1% più ricco della popolazione mondiale sia responsabile di circa il 20% dell’aumento delle temperature globali. Negli ultimi anni, inoltre, l’influenza delle persone più ricche del mondo è cresciuta in molti settori, da quello politico e quello mediatico. Sono diversi infatti i governi che sono stati, e vengono ancora oggi, supportati direttamente o indirettamente da ultra miliardari, influenzando molte delle politiche in tema di diritti, innovazione tecnologica e transizione energetica. Molte sono anche le piattaforme mediatiche di proprietà di pochi imprenditori miliardari che ne influenzano la libertà e la qualità di informazione, come Mark Zuckerberg, Elon Musk e lo stesso Bezos. Egli è infatti proprietario del Washington Post, giornale al quale, a partire dall’autunno scorso, ha imposto una linea editoriale che si occuperà solo di “libertà personali e libero mercato”, non potendo quindi più pubblicare opinioni contrarie a questi principi. “Mentre Venezia combatte, anno dopo anno, con l’intensificarsi degli effetti della crisi climatica e della speculazione, i nostri politici invitano la città a rimanere asettica di fronte all’arrivo di chi sta contribuendo in modo sproporzionato alla condizione in cui siamo” commenta Angela, riferendosi al commento del presidente della Regione Veneto sulle numerose proteste degli ultimi giorni. “Democrazia non è stare zitti, ma poter esercitare il diritto al pacifico dissenso!”. La protesta di oggi segue infatti quella di martedì all’Hotel Danieli, in cui 4 persone avevano appeso uno striscione in cima ad una gru con scritto “Tassare i ricchi per ridare al pianeta”, e quelle del comitato cittadino “No space for Bezos” e di Greenpeace. Proteste che sono state capaci di far spostare le nozze dalla Scuola Grande della Misericordia all’Arsenale, un luogo più semplice da “difendere” da eventuali altre iniziative di dissenso. Iniziano così tre giorni di festeggiamenti che promettono sfarzo senza precedenti, tra feste in palazzi storici e l’invasione della laguna di Venezia da parte di yacht di lusso, mentre crescono le diseguaglianze nel mondo, che hanno raggiunto livelli estremi e costituiscono, come ricorda il Presidente Mattarella, una minaccia per la democrazia. Fonti * Il Manifesto, https://ilmanifesto.it/bezos-e-in-citta-i-comitati-preparano-la-festa * Nature Cliamte Change, https://www.theguardian.com/environment/2025/may/07/two-thirds-of-global-heating-caused-by-richest-study-suggests#:~:text=Two%2Dthirds%20of%20global%20heating,suggests%20%7C%20Climate%20crisis%20%7C%20The%20Guardian * The Guardian, https://www.theguardian.com/business/2025/jan/22/influence-of-super-rich-on-donald-trump-threatens-democracy-say-patriotic-millionairesTax Justice Network, * Wired, https://www.wired.it/article/jeff-bezos-washington-post-sezione-opinioni-trump/ * Venezia Today, https://www.veneziatoday.it/politica/zaia-matrimonio-bezos-venezia.html * Italia Che Cambia, https://www.italiachecambia.org/news/jeff-bezos-extinction-rebellion/ * BBC, https://www.bbc.com/news/articles/cd0vjr07570oOpen, https://www.open.online/2025/06/14/venezia-matrimonio-jeff-bezos-polemiche-zaia-brugnaro/ * Corriere della Sera, https://www.corriere.it/economia/finanza/25_maggio_28/chi-sono-i-centimiliardari-e-perche-fanno-male-alla-democrazia-i-nuovi-oligarchi-e-la-societa-piu-diseguale-dell-antico-egitto-aac394a8-e702-4713-a4f6-4a062a442xlk.shtml * AskaNews, https://askanews.it/2025/04/04/monito-di-mattarella-sulla-democrazia-concentrare-potere-la-indebolisce-2/   Extinction Rebellion
Extinction Rebellion contesta Jeff Bezos. Striscione sulla gru antistante l’Hotel Danieli: “Tassare i ricchi per ridare al pianeta”
Mentre Venezia si prepara ad accogliere tantissimi ultra miliardari per il matrimonio di Jeff Bezos, un grande striscione con scritto: “Tassare i ricchi per ridare al pianeta” e la popolare effige del Robin Hood di Walt Disney, è comparso oggi pomeriggio in cima alla gru antistante l’Hotel Danieli, a Venezia. Alla chiusura del cantiere in Riva degli Schiavoni, non appena gli operai si sono allontanati, quattro persone di Extinction Rebellion si sono arrampicate sulla gru, assicurate con imbraghi e caschetti di protezione. Arrivati in cima, i climber travestiti da Robin Hood, hanno esposto lo striscione. Il luogo è simbolico: l’Hotel Danieli è infatti uno degli hotel di lusso nel centro di Venezia dove in questi giorni alloggiano gli ospiti di Jeff Bezos. Anche il travestimento ha una forte carica simbolica, come spiega Jorge, una delle persone di Extinction Rebellion presenti sul posto:   “Sabato a Venezia si celebrerà il matrimonio del secondo uomo più ricco del mondo. “ –  racconta  – “Uno sfoggio di ricchezza e un divario tra chi ha troppo e chi troppo poco che ricorda i tempi di Robin Hood e del principe Giovanni. Robin Hood rubava ai ricchi per donare ai poveri, Extinction Rebellion più semplicemente chiede che chi ha troppo venga tassato per finanziare una transizione ecologica giusta e democratica”.   Il riferimento è alle notizie che trapelano sullo sfarzoso matrimonio, i cui ospiti arriveranno con 80 jet privati e per cui la sposa ha in programma 27 cambi d’abito. Un evento contestato da molti cittadini riuniti nel comitato “No space for Bezos”, che raccoglie, oltre a Extinction Rebellion, il centro sociale Morion, ANPI e i comitati cittadini contro la turistificazione che accusano il sindaco Brugnaro di avere svenduto la città. Extinction Rebellion, in particolare, pone l’accento sul contributo sproporzionato dei super ricchi all’aumento della temperatura globale, confermato da numerosi studi il più recente dei quali, pubblicato su Nature Climate Change in maggio, mostra come l’1% più ricco della popolazione – coloro che guadagnano più di € 147.200 l’anno – sia responsabile del 20% dell’aumento delle temperature. Mentre lo 0,1% – le circa 800mila persone con un reddito personale superiore ai 537.000 euro e a cui appartengono personaggi come Jeff Bezos, Bill Gates e Mark Zuckerberg – sono responsabili per un notevole 8%. E tuttavia, secondo il Tax Justice Network, applicando una tassa del solo  2 – 3% sui patrimoni più ricchi si potrebbero ricoprire i costi finanziari per la riduzione dell’impatto del cambiamento climatico della maggior parte delle nazioni, raccogliendo fino a 2.600 miliardi di dollari. E infatti ieri, in piazza San Marco, Greenpeace su uno  striscione di  400 metri quadrati, ha esposto la scritta “If you can rent Venice for your wedding, you can pay more tax” affiancata da volto beffardo di Jeff Bezos. Ovvero: “Se puoi affittare Venezia, puoi pagare più tasse”.  Ma già lunedì scorso, attivisti del comitato cittadino avevano calato uno striscione con scritto “Bezos” con una croce rossa sopra, dal campanile della chiesa di San Giorgio, dove potrebbe svolgersi la cerimonia nuziale. E subito era divampata la polemica. Sia il sindaco Luigi Brugnaro che il presidente della Regione Gianluca Zaia hanno infatti attaccato la protesta e auspicato che Venezia “accolga a braccia aperte chi come  Bezos porta visibilità e ricchezza alla città”. L’eco delle polemiche è arrivata oltreoceano e  ha spinto l’entourage di Bezos a rilasciare dichiarazioni rassicuranti sull’impatto e il sostegno alla città, attraverso organizzazioni no-profit e progetti associati, il ricorso a maestranze e prodotti locali.    “Venezia, l’Italia e il pianeta non hanno bisogno di graziose concessioni filantropiche. Siamo cittadini, non sudditi” – afferma Jorge di Extinction Rebellion – “Le stesse persone che stanno causando la scomparsa della nostra città sono qui a festeggiare, col benestare del sindaco Brugnaro, imprenditore indagato per corruzione”. Un messaggio che sarà rilanciato sabato 28 giugno, in una grande manifestazione nel giorno del grande party finale, spostato all’Arsenale per tentare di ridurre l’impatto delle contestazioni.   Extinction Rebellion
Le Red Rebels di Extinction Rebellion sfilano a Faenza nell’anniversario dell’alluvione
Questa mattina, pochi giorni dopo le commemorazioni ufficiali per il secondo anniversario della terribile alluvione che sconvolse la Romagna nel maggio 2023, un corteo di rosse figure silenziose ha sfilato per le vie del centro di Faenza. Le Red Rebels, un gruppo di teatro performativo nato nel 2019 all’interno del movimento per il clima Extinction Rebellion, sono presto diventate un simbolo internazionale della lotta nonviolenta contro la crisi climatica. Apparse verso mezzogiorno in Piazza della Libertà, con le vesti scarlatte ondeggianti al vento, hanno attraversato il centro silenziosamente con movimenti lenti e coreografici, passando per luoghi simbolici della città come Corso Aurelio Saffi, il Ponte delle Grazie e corso Europa, nel cuore di Borgo Durbecco, uno dei quartieri più danneggiati dalle ripetute esondazioni.  La zona di Faenza è stata una delle più colpite dai recenti eventi climatici estremi, con ben tre alluvioni nell’arco di soli 16 mesi che hanno messo a dura prova gli abitanti e l’economia del luogo, un esempio evidente, se mai ce ne fosse ancora bisogno, di come l’aggravarsi della crisi climatica sta impattando su territori e popolazioni dell’area mediterranea. “Le preoccupazioni della cittadinanza si scontrano tuttavia con la burocrazia e l’inattività dei governi centrali, tanto che la giunta comunale ha annunciato a settembre di voler procedere alla messa in sicurezza dei fiumi Lamone e Marzeno senza attendere le autorizzazioni ufficiali, mentre i timori della popolazione aumentano ad ogni pioggia”, spiega Extinction Rebellion.  Il rischio infatti è quello di vedere il fiume come un nemico, alzando muri e desertificando gli argini, dimenticando che sono proprio la cementificazione e il consumo di suolo ad aggravare le condizioni già critiche di un territorio fragile di fronte ai cambiamenti climatici.  In solidarietà alla popolazione romagnola, le Red Rebels hanno camminato insieme come simbolo del dolore di chi ha visto la sua casa distrutta dall’acqua, ma anche della forza vitale che può risvegliare il senso di comunità e di impegno per il futuro del nostro pianeta. Ma la performance artistica delle Red Rebels non si limita a denunciare l’emergenza ecoclimatica, parla anche di diritti civili e vittime di guerra. Infatti, mentre oggi in tutta Italia si piangono i 50.000 morti di Gaza, anche le Red Rebels hanno voluto lasciare un sudario bianco per sottolineare come l’industria degli armamenti e quella dei carburanti fossili siano due facce della stessa medaglia, che contribuiscono in egual modo alla distruzione degli ecosistemi e della vita sulla Terra. Le Red Rebels ed Extinction Rebellion ci incoraggiano a “comprendere la profonda interconnessione che ci lega agli altri esseri viventi e alla natura, che potrebbe essere la nostra unica speranza di salvezza”.    Fonti:   * ilpiccolo.org – Faenza, la mappa delle tre alluvioni * Il Post – A Faenza si è allagato di nuovo lo stesso quartiere dello scorso anno * INGV Ambiente – Impatto dei cambiamenti climatici nel Mediterraneo * Corriere della Sera – Allarme Mediterraneo, è l’area più colpita dai cambiamenti climatici dopo l’Artico * Radio Città Fujiko – “Un sudario per Gaza”, la mobilitazione per ricordare le vittime del massacro Extinction Rebellion
Festival dell’economia: flash – mob di Extinction Rebellion in Piazza Duomo a Trento
In concomitanza con l’inaugurazione del Festival dell’Economia di Trento, Extinction Rebellion ha manifestato in piazza Duomo, per sottolineare la cecità del sistema economico davanti alla crisi climatica. Disposte in Piazza del Duomo con gli occhi bendati, hanno esposto cartelli che recitavano: “Difendere l’economia o la vita?” e “Corriamo bendati verso l’estinzione”. Un’azione simbolica di Extinction Rebellion per evidenziare la miopia di governi e imprese che continuano a sostenere un modello di sviluppo basato sulla crescita infinita. “Stiamo continuando ad espandere un sistema economico che trasforma il clima globale ad una velocità senza precedenti<”, dichiara Silvana, gli occhi coperti da una benda nera. Assieme alle altre< persone, è entrata in azione durante il Festival <“per denunciare l’ipocrisia di un modello che ignora gli obiettivi di riduzione delle emissioni climalteranti<“. Le bende agli occhi delle giovani di Extinction Rebellion richiamano l’attenzione sulla mancanza di visione di governi e aziende, ancora lontani da una pianificazione dell’azzeramento delle emissioni di anidride carbonica. Nel 2023, l’industria globale dei combustibili fossili ha ricevuto sussidi pubblici diretti pari a oltre 600 miliardi di dollari, mentre l’FMI stima che includendo anche quelli indiretti il dato raggiunga i 7000 miliardi<, circa il 7% del PIL mondiale. Intanto, il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato, nonché il primo ad oltrepassare l’obiettivo di 1,5 °C< sopra alla media del periodo 1850-1900 fissato dagli accordi di Parigi. Dietro a incontri e conferenze su tematiche cruciali, si celano i finanziamenti di aziende come Intesa Sanpaolo, Leonardo, Enel, Snam, realtà che, mentre si propongono come protagoniste della svolta sostenibile, continuano a investire massicciamente in fonti fossili, contribuendo al collasso climatico. La “crescita verde”, proposta come modello capace di unire crescita economica e protezione del pianeta, ipotizza un disaccoppiamento tra la crescita del PIL e l’impatto ambientale, ma a livello globale questo disaccoppiamento strutturale non si osserva. Come afferma l’Agenzia Europea per l’Ambiente: “La crescita economica è strettamente legata all’aumento della produzione, del consumo e dell’uso delle risorse, e ha effetti dannosi sull’ambiente naturale e sulla salute umana”. “Il titolo del Festival “Rischi e scelte fatali. L’Europa al bivio” appare tristemente profetico” conclude Silvana “il vero bivio non è tra guerra e sicurezza, ma tra una politica che continua a ignorare i limiti ecologici del pianeta e un cambiamento radicale che metta al centro giustizia climatica, disarmo e sostenibilità reale“.   Fonti * BBC, https://www.bbc.com/news/articles/c30dn5dn53jo * World Metereological Organisation, https://wmo.int/news/media-centre/wmo-confirms-2024-warmest-year-record-about-155degc-above-pre-industrial-level * Our World In Data, https://ourworldindata.org/how-much-subsidies-fossil-fuels * CMCC, https://www.cmcc.it/it/articolo/crescita-verde-emerge-scetticismo-tra-chi-studia-le-politiche-climatiche * Economia Circolare, https://economiacircolare.com/crescita-economica-disaccoppiamento-sostenibilita-eea/#:~:text=Dall’Eea%20al%20Nobel%20Parisi,non%20%C3%A8%20pi%C3%B9%20una%20certezza&text=%E2%80%9CLa%20crescita%20economica%20%C3%A8%20strettamente,economica%20fanno%20male%20al%20Pianeta. * Valori, https://valori.it/intesa-sanpaolo-banca-fossile-assemblea-recommon/   Extinction Rebellion