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Educazione Fisica o Militarizzazione? La controversa scelta del Comune di Fabriano
Nelle Marche si fa a gara a chi si militarizza di più, tra chi riesce ad inculcare nei giovani e giovanissimi il culto del suprematismo, dell’autodifesa personale contro nemici sempre dietro l’angolo: dopo il Comune di Ancona a guida fascio-leghista, ora è il turno di Fabriano a guida PD con “Sport in Comune” (clicca qui per il post su Facebook). Si tratta di una kermesse dove si esalta la capacità di autodifesa della singola persona spacciandola per fiducia in sé stessi. La lista dei patrocinatori e dei finanziatori è lunghissima, ma in primo piano figura anche “Sport e Salute”, il programma pubblico che punta al movimento, all’educazione fisica, come leva per la prevenzione delle malattie solo che in questo caso, invece di proporre sport di gruppo che esaltino e sviluppino la solidarietà e la convivenza pacifica, prende una rotta diametralmente opposta. Insomma, soldi pubblici sperperati inseguendo un obiettivo di militarizzazione delle menti, ma anche dei corpi in movimento – il riferimento alla Ginnastica Dinamica Militare Italiana è d’obbligo – che passa attraverso il culto di una autoconsapevolezza che va in direzione di una fiducia in sé talmente sovrabbondante che non può che sfociare in un dominio prevaricatore sul prossimo attraverso appunto le discipline per l’autodifesa In questo caso la fascia di età privilegiata e non a caso quella più delicata dai 13 ai 18 anni quella porzione di vita che vede i giovani in fase di transizione verso l’età adulta. Mentre per i bambini più piccoli si fa leva sulla figura femminile, accudente, materna oppure al rappresentante delle forze dell’ordine o armate, difensore dei più deboli veicolando la simbologia e un “setting valoriale” legalitario, qui si punta direttamente a sviluppare il protagonismo, energico e competitivo più nelle corde degli adolescenti. L’individualismo quindi non conosce barriere e partitiche e anche attraverso gli sport dell’autodifesa inculca nei giovanissimi il concetto del “fai da te” anteposto a quello della solidarietà. MEMENTO AUDERE SEMPER è lo slogan dell’ ASD Tiger e la scuola primaria Allegretti Di Nunzio e l’istituzione che apre le porte della proprie palestra ai nostalgici del fascismo. POSSIBILE CHE UNA SCUOLA PRIMARIA ACCETTI DI ACCOGLIERE ISTRUTTORI ED EDUCATORI IL CUI SCOPO – SI LEGGE SUL SITO WEB – È DI PROMUOVERE UN MODELLO SANO DI SPORT E COMPETIZIONE. LA TECNICA E LA DISCIPLINA SONO DA SEMPRE IL NOSTRO MARCHIO DI FABBRICA COME LO E’ LA COMPETIZIONE, ASPETTO MOLTO IMPORTANTE NELLA FORMAZIONE DI UN ATLETA MARZIALE? Stefano Bertoldi, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
Lab sociale Fabbri e Leoncavallo: due città diverse, una storia comune
IL 21 AGOSTO, MENTRE VENIVA SGOMBERATO IL LEONCAVALLO, A FABRIANO UNA DIRIGENTE COMUNALE SI È PRESENTATA ALL’INGRESSO DEL LAB SOCIALE FABBRI, IN SPIAZZI SAN NICOLÒ, PER “LA RICONSEGNA DELL’IMMOBILE E LA RESTITUZIONE DELLE CHIAVI”. QUESTO, NONOSTANTE LA SINDACA AVESSE DETTO DUE GIORNI PRIMA A CHI SI PRENDE CURA DI QUELLO SPAZIO CHE SE NE SAREBBE RIPARLATO A SETTEMBRE. IL LAB FABBRI È UNO SPAZIO STORICO DEL TERRITORIO, LA SOLA VOCE DISSONANTE IN UNA CITTÀ RICCA MA IN CRISI E REMISSIVA DA DECENNI AL COSIDDETTO “MERLONISMO”. AL LAB SOCIALE FABBRI SI SONO SUCCEDUTE DUE GENERAZIONI E OGGI È UNA REALTÀ MOLTO GIOVANE, CAPACE DI PROMUOVERE NUMEROSE ATTIVITÀ CULTURALI E DI RICOMPORRE LE RELAZIONI SOCIALI Milano e Fabriano sono palesemente realtà diverse sotto molti aspetti. Eppure, c’è un filo che nel corso dei decenni, fino ad oggi, le mette in relazione. Negli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso, Fabriano aveva il Pil più alto della città di Milano; era chiamata, questa realtà di poco meno di trentamila abitanti, la “Svizzera delle Marche”: il distretto industriale dell’elettrodomestico, della storica cartiera Miliani (poi Gruppo Giano Fedrigoni), il capitalismo familistico e padronale concentrato perlopiù nelle mani dei fratelli Merloni, hanno fatto di Fabriano una realtà con un elevato livello di benessere. La famiglia Merloni è stata per decenni, e in parte lo è ancora, potere economico e politico monocratico della città; ha espresso, direttamente o indirettamente, i sindaci fino all’attuale Daniela Ghergo del PD; con una sola anomala eccezione tra il 2017 e il 2022, quando hanno vinto le elezioni i Cinque Stelle. Rispediti a casa subito, per loro limiti sicuramente, ma anche per il formarsi di un cartello omogeneo e monolitico del “tutti contro uno”; con il PD coalizzato a diverse liste civiche personali, la sinistra più radicale con un proprio candidato, e con la desistenza fattuale della destra, che ha messo in campo un poco spendibile ex sindaco del PD. Ma nel 2008, la “Svizzera delle Marche”, viene travolta dalla crisi. Fallisce l’Antonio Merloni industrie (per quindici anni sindaco di Fabriano), Indesit di Vittorio Merloni (ex presidente di Confindustria), all’epoca secondo gruppo europeo di elettrodomestici, passa a Whirlpool nel 2014 e poi successivamente alla turca Beku; i terzisti iniziano a saltare. La Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana, gestita con le solite modalità feudali e politiche italiane, finisce nel vortice delle crisi bancarie e passa ad Intesa. Rimane ancora presente sul territorio, ma gran parte della produzione è altrove, l’Ariston; oggi di Paolo Merloni, erede di Francesco (che fu ministro dei Lavori Pubblici). Da qualche mese Beku ha annunciato 226 esuberi solo a Fabriano, e il gruppo Giano Fedrigoni 195, andando ad acuire una crisi economica e sociale da cui dal 2008, la città non è più riuscita a riprendersi. Basta vedere i dati del Centro per l’Impiego e della Caritas cittadina. La città di provincia marchigiana e la metropoli milanese sono tornate ad vedersi accomunate nuovamente il 21 agosto. A Milano è stato sgomberato, con un’azione tipicamente squadrista e con un imponente apparato poliziesco e militare, lo storico centro sociale Leoncavallo, che per anni ha segnato un’idea opposta di socialità, di abitare e di cultura, rispetto alla metropoli delle inchieste sulla cementificazione selvaggia, e dello strapotere dei fondi finanziari e immobiliari (leggi anche Giù le mani dalla città. Giù le mani dal Leoncavallo). A Fabriano proprio il 21 agosto alle ore 11, la dirigente comunale Silvia Campanella, si è presentata, come annunciato nella lettera del 7 agosto, all’ingresso del Lab Sociale Fabbri, in spiazzi San Nicolò, per “la riconsegna dell’immobile e la restituzione delle chiavi”. Questo, nonostante la sindaca Daniela Ghergo avesse detto due giorni prima a chi si prende cura di quello spazio che se ne sarebbe riparlato a settembre, dopo gli approfondimenti legali del Comune. Finito il conciliabolo davanti all’ingresso del centro sociale, la funzionaria, senza più entrare, ha chiesto di inviare un’email al Comune per chiedere dilazione per l’ispezione sullo stato dell’immobile; una situazione degna della letteratura di Ennio Flaiano. L’immobile è un ex asilo comunale dalla storia molto controversa, che parte da dopo il terremoto del 1997, e che vede molti omissis dai tempi della giunta del sindaco Roberto Sorci del PD che amministrò la città dal 2002 al 2012. Per la costruzione in un altro quartiere cittadino di un nuovo asilo con le norme antisismiche post sima ’97, l’ex asilo venne annoverato nel capitolato d’appalto come parte del pagamento alla ditta Sava & C srl, che si era aggiudicata la gara per la costruzione del nuovo asilo. L’impresa, però si trovò l’immobile con una destinazione d’uso pubblica, di cui da subito non ha saputo che farsene; per valorizzarlo da un punto di vista residenziale privato o commerciale, sarebbe dovuta intervenire una variante urbanistica che non fu mai (se pur probabilmente informalmente promessa da qualcuno) approvata dal Consiglio Comunale, per evidenti contrasti politici. Per cui la Sava & C. srl, in tutti questi anni non si è mai intestata l’immobile, non è mai stato fatto il passaggio di proprietà, e la proprietà è rimasta sempre al Comune. La ditta, che per la “sòla” avuta, ha anche attraversato problematiche finanziarie, ha intentato causa al Comune, ancora in corso. La sindaca, rispetto al ministero dell’Interno per il Leoncavallo, ha per ora scelto una via più morbida, forse preoccupata dalle imminenti elezioni regionali, per cacciare via le giovani persone del centro sociale autogestito, che da anni animano l’ex asilo comunale. Quella del Lab Fabbri è una realtà storica di Fabriano, uno spazio della città che ha segnato dal punto di vista della presenza civile e politica, la sola voce dissonante in una città remissiva da decenni al cosiddetto “merlonismo”. Al Lab Sociale Fabbri si sono succedute due generazioni, ed oggi è una realtà molto giovane, che promuove attività culturali e sociali, andando spesso, obtorto collo, anche in surroga di compiti che spetterebbero all’Amministrazione Comunale. Come la festa della Liberazione di Fabriano (città medaglia di Bronzo per la Resistenza), il 13 luglio; che dal suo insediamento nel 2022 la giunta Ghergo non ha mai celebrato. Sono stati proprio i giovani del Fabbri, il mese scorso, a promuovere un evento per ricordare la ricorrenza democratica, con un partecipato evento itinerante, conclusosi allo spazio di San Nicolò. Nel 2013 il Lab Sociale Fabbri ha occupato l’immobile dell’ex asilo, non potendo più restare in un’altra sede. Il “pugno duro” pensò di utilizzarlo il sindaco Giancarlo Sagramola del PD, quando proprio in quell’anno fece un’ordinanza di sgombero (poi mai eseguita) al Lab Sociale Fabbri. L’immobile rimase occupato fino al 2019, quando il sindaco Cinque Stelle, Gabriele Santarelli, sanò la situazione, stipulando con il Lab Sociale Fabbri, tramite l’aps “Camminare Domandando e Ascoltando”, un regolare contratto di comodato d’uso gratuito di cinque anni, prevedendone il rinnovo o la proroga (non tacite). La situazione a Fabriano ha avuto un’escalation istituzionale il 7 agosto scorso quando il Comune ha inviato una lettera di diffida, di restituzione dell’immobile e delle chiavi al Lab Sociale Fabbri. Sapendo della scadenza contrattuale del 2024, per rispettare le condizioni dell’atto vigente, dal centro sociale avevano inviato come previsto un’email protocollata al Comune già nel 2023, per chiedere il rinnovo del contratto, alla quale non hanno mai avuto risposta. Da mesi, in particolare dall’inverno di quest’anno, quando il Comune ha staccato senza alcun preavviso l’utenza elettrica nell’immobile, i portavoce del Fabbri hanno chiesto di interloquire con la sindaca per chiedere il rinnovo del contratto di comodato d’uso, ma non sono stati mai ricevuti. Si è arrivati così alla “sorpresa” della lettera di diffida di inizio agosto, a seguito della quale, dopo esser corsi in Comune, agli attivisti è stato concesso un appuntamento con la sindaca lo scorso 19 agosto. Un fatto normale, si direbbe, che un amministratore pubblico riceva nella casa municipale i propri cittadini. Ma invece, il normale è oramai straordinario, eccezione. Non atto dovuto, ma concessione, elargizione. Il 19 agosto le tre giovani portavoce del Fabbri, nel recarsi all’appuntamento, hanno trovato il piazzale del Comune presidiato ai due accessi da polizia e carabinieri, e sotto l’ingresso Digos e polizia municipale. Si saranno sentite accolte, rispettate, o mal sopportate? Ma è questa la dinamica delle post democrazie, anche quelle locali. Intimorire, incutere subalternità, far pensare che chi è in difetto, colpevole, in torto, è chi si prende cura di un bene comune. In generale è proprio questa generazione disarmata e disarmante, che spaventa i decisori politici, detentori di un potere adulto e gerontocratico, terrorizzati dal trovarsi di fronte persone inermi, che li mettono di fronte alla propria inazione. Ma la potenza di questa generazione è l’essere talmente mite, che il potere sbanda, evita, non riceve, rinvia, mistifica, mente. E quando proprio non può evitare il confronto, si militarizza. E sempre più spesso, opprime e reprime. All’incontro, quelle del Fabbri si sono trovate “circondate” dalla sindaca, dagli assessori Giombi, Comodi e Serafini, dal segretario comunale Trojani e dalla dirigente Campanella. Assente, “convitato di pietra” di molte criticate scelte amministrative fabrianesi, l’unico assessore titolato a dare spiegazioni, come scritto nella lettera al Fabbri, sulle “comprovate esigenze di interesse pubblico” relative all’immobile: quello al patrimonio Pietro Marcolini; assessore esterno, maceratese, e eminenza del PD regionale, “importato” a Fabriano dopo una lunga carriera istituzionale in Regione. L’incontro, in cui le ragazze raccontano di aver trovato un clima piuttosto ostile, si è svolto con un nulla di fatto, tra affermazioni dette e ritrattate da parte degli amministratori, incalzati dalle prove evidenti di quanto è accaduto nell’ultimo anno e mezzo. Una cosa è certa e non confutabile in tutto questo tempo: che il Comune è rimasto, ed è tutt’oggi proprietario dell’immobile. La sentenza di appello, per la causa intentata dall’impresa Sava & C srl, e che ha visto già affermare le ragioni del Comune in primo grado, è prevista nel maggio 2026. Si chiede quindi all’Amministrazione Comunale perché al Lab Sociale Fabbri non sia stato prorogato, come richiesto, il contratto almeno fino al giorno dell’udienza di appello. Poi, se quel contratto sottoscritto nel 2019 fosse ritenuto illegittimo, perché l’attuale giunta non ha proceduto a revocarlo al suo insediamento nel giugno 2022? E soprattutto, quali sono le taciute motivazioni di “interesse pubblico” avanzate dal Comune? La giunta ha intenzione di utilizzare quell’immobile e lo spazio per altri progetti? Intende concederne l’uso ad altri soggetti? Sono queste le risposte pubbliche che l’Amministrazione Comunale dovrebbe dare per primo alla città, e per fare anche chiarezza sul comportamento tenuto in questi mesi verso le persone del Lab Sociale Fabbri. Il presidio pacifico delle decine di persone che il 19 agosto si sono radunate sotto il Comune per sostenere il Fabbri, è il segno che questa nuova generazione che ha preso in carico il valore di uno spazio storico (e la memoria dell’anarchico fabrianese Luigi Fabbri, perseguitato dal fascismo), non sarà sola nella lotta per far vivere a Fabriano un’indispensabile laboratorio di democrazia; il solo rimasto. Murales esterno Laboratorio di danzaterapia Loredana Lipperini al Lab sociale Fabbri il 22 agosto Presidio del 19 agosto -------------------------------------------------------------------------------- L'articolo Lab sociale Fabbri e Leoncavallo: due città diverse, una storia comune proviene da Comune-info.
Didattica militarizzata e l’ombra di Rin Tin Tin
Ad  Ancona ma in genere in tutte le Marche, la coloritura neo-fascista delle giunte comunali e regionali, tinge a tinte fosche anche le linee-guida educative pensate per i giovani con iniziative “militarizzate” che aumentano a vista d’occhio. Ad Ancona viene attuata la collaudata formula dell’imparare divertendosi insieme alle divise e ai cani-poliziotto nell’ambito dei centri estivi, la nuova linea del fronte presidiata grazie ad un accordo che vede il questore di Ancona fervido promotore anche presso le agenzie formative extrascolastiche come le parrocchie e il mondo religioso più tradizionalista e patriottico. Questa volta lo spettacolo presentava un Rin TinTin della situazione che sventa un ipotetico attentato con dell’esplosivo posto in una valigia: cosa ci sia di educativo e formativo  in questo show classificabile, invece, senza troppi dubbi nella categoria “intrattenimento” è difficile da individuare mentre è più intuibile il fine propagandistico che è sempre quello di presentare un corpo armato che protegge sempre e ovunque in ogni situazione di pericolo reale o creato ad arte, un baluardo di difesa (armata) del più debole sempre solo di fronte al nemico e ai malintenzionati. Il capitale sociale delle persone, la rete amicale i legami di reciprocità  sono ormai vecchi ricordi di indagini accademiche sul tema, impolverate che riemersero, durante la pandemia da Covid19 dimostrando la corretta via da seguire per il futuro ma oggi definitivamente riposte in un cassetto. All’incontro ha partecipato anche l’assessora alla Scuola  Antonella Andreoli che ha affermato  “un’iniziativa che dà la possibilità ai ragazzi di ammirare da vicino l’attività della Polizia che passa anche attraverso l’amore e il rispetto per gli animali”. Cosa c’entri il cane-poliziotto, addestrato per la ricerca di esplosivi, con l’amore e il rispetto per gli animali  visto che non era un incontro di didattica ambientale, potrà spiegarcelo lasciando un commento al presente articolo. La scelta insistente dei cani-poliziotto in svariate manifestazioni invece ha dei connotati psicologici che rimandano alla sfera affettiva ed empatica delle relazioni umane che passano appunto attraverso un animale da compagnia o d’affezione e sicuramente compagno di gioco poco richiedente ma molto generoso. D’altro canto il riferimento a Rin Tin Tin non è casuale perché anch’esso proviene in qualche modo dal mondo militare, essendo stato adottato da un soldato statunitense di rientro dalla campagna di Francia al termine del primo conflitto mondiale. Il padroncino della serie TV e della cinematografia, Rusty, è un piccolo bimbo bianco rimasto orfano a causa degli scontri tra i (cattivi) nativi americani e i (buoni) cowboys ed adottato dai militari: quindi l’esercito si presenta come famiglia, accogliente e accudente fino a sostituirsi a dei genitori di un nucleo famigliare a sé stante. Rusty, poi ha molte avventure e contribuisce in modo responsabile agli obiettivi dei militari che lo hanno accolto (vd. mini-naja) come ad esempio ristabilire l’ordine e la giustizia. A guardare bene, la retorica paternalistica nelle parole dell’assessora ma anche in tutte quelle che abbiamo avuto modo di ascoltare come inviati sul campo, come ad esempio in occasione della festa delle Forze Armate il 4 novembre o più di recente allo School-Day con le forze armate e dell’ordine al MagicLand di Valmontone   sono le stesse del Rin tin tin degli anni ’20. Stefano Bertoldi – Docente e attivista Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e le università
La Life Support salva 71 naufraghi in due operazioni di soccorso
La Life Support, la nave search and rescue (Sar) di EMERGENCY, ieri alle 19.20 ha concluso un secondo soccorso di un’imbarcazione in difficoltà nelle acque internazionali della zona SAR libica, portando in salvo altre 21 persone. Naufraghi che si sono aggiunti alle 50 persone soccorse sempre ieri, ma in mattinata. Complessivamente sono ora al sicuro a bordo della nave di EMERGENCY 71 persone.  Il secondo caso di mezzo in pericolo, una piccola barca in vetroresina inadatta ad affrontare la traversata del Mediterraneo, è stato avvistato direttamente dal ponte di comando della Life Support, poco prima delle 19. “Ieri sera mentre ci apprestavamo a raggiungere la posizione di un secondo caso di barca in difficoltà, abbiamo visto due mezzi che si avvicinavano alla nostra nave e ci siamo resi conto che uno dei due era sovraccarico di persone senza giubbotto salvagente e che chiedevano aiuto – spiega Jonathan Naní La Terra, Capomissione della Life Support di EMERGENCY. “Abbiamo quindi messo in acqua un mezzo di soccorso e ci siamo avvicinati al barchino. Il nostro team ha effettuato una prima valutazione del caso e distribuito i salvagente, successivamente ha trasferito le persone a bordo del nostro mezzo e poi al sicuro sulla Life Support. Ora stiamo navigando verso Ancona, il Pos (Place of safety) che ci è stato assegnato dalle autorità italiane, dove arriveremo il 26 luglio alle 13 circa.” Le 21 persone soccorse con l’intervento di ieri sera, tutti uomini tra cui 4 minori non accompagnati, provengono da Egitto, Bangladesh, Eritrea, Somalia e Myanmar. Tre persone che erano a bordo dell’imbarcazione in difficoltà hanno rifiutato il soccorso e, finito l’intervento della Life Support, si sono allontanate insieme all’altro mezzo che si era avvicinato senza interferire con le operazioni. Tra i 71 naufraghi a bordo della nave di EMERGENCY ci sono 2 donne, una delle quali incinta al nono mese, e 15 ragazzi minori non accompagnati. “Abbiamo attualmente a bordo 71 persone, tra loro ci sono anche minori non accompagnati e una donna alla 36esima settimana di gravidanza; tutti sono molto provati dal viaggio, ma fortunatamente al momento nessuno presenta criticità cliniche” dichiara Serena Buzzetti, Medical team leader della Life Support di EMERGENCY.  Dopo aver completato il soccorso e aver informato le autorità competenti alla Life Support di EMERGENCY è stato confermato il Pos di Ancona, a oltre 800 miglia di distanza dalla zona operativa. EMERGENCY ribadisce che costringere i naufraghi ad ulteriori giorni di navigazione prima di poter sbarcare in un porto sicuro significa aumentarne le sofferenze, posticipare il loro accesso alla rete dei servizi socio-sanitari e la loro richiesta di asilo. Tutte le persone soccorse in mare, in quanto naufraghe e considerate le loro difficili esperienze pregresse, sono vulnerabili e per questo dovrebbero essere sbarcate in luogo sicuro nel minor tempo possibile. La Life Support, con un equipaggio composto da marittimi, medici, infermieri, mediatori e soccorritori, sta compiendo la sua 34/a missione nel Mediterraneo centrale, operando in questa regione dal dicembre 2022. Durante questo periodo, la nave ha soccorso un totale di 2.854 persone.        Emergency
Sbarco ad Ancona per i 276 naufraghi salvati dalla Ocean Viking
“Questa mattina 276 naufraghi, tra cui 90 minori, soccorsi dalla Ocean Viking sono sbarcati al porto di Ancona. A bordo c’erano molti bambini, neonati e donne. Abbiamo ascoltato le loro storie di resilienza e speranza e auguriamo loro ogni bene”. Lo comunica su X la Ong SOS Mediterranee Italia. Redazione Italia
Muhammad Ali era un giovane pakistano
AVEVA 31 ANNI MUHAMMAD ALI RAZA, LAVORAVA COME INFORMATICO E STUDIAVA ANCHE ALL’UNIVERSITÀ, VIVEVA CON LA SUA FAMIGLIA A FILOTTRANO, IN PROVINCIA DI ANCONA. È MORTO IL PRIMO MAGGIO MENTRE FACEVA IL BAGNO AL FIUME CANDIGLIANO. NEGLI ULTIMI TEMPI SI ERA MOLTO IMPEGNATO PER LA PALESTINA E PER LE CONDIZIONI CARCERARIE IN ITALIA. LA SUA TRAGICA SCOMPARSA E LE ESPRESSIONI DEL SINDACO DI FILOTTRANO – “QUESTI SONO GLI EXTRACOMUNITARI CHE TUTTI I CITTADINI VORREBBERO E UN PO’ ANCHE I SINDACI, PERCHÉ GENTE DI POCHE RICHIESTE E TANTA FATICA…” – APRONO UN NUOVO FARO SULLE MARCHE, DA QUALCHE ANNO IL LABORATORIO DELLA DESTRA POST MISSINA ITALIANA E SUL FORTE BISOGNO DI QUESTI TERRITORI DI RICOSTRUIRE UN TESSUTO SOCIALE E DI ESPRIMERE UNA NUOVA CULTURA POLITICA Muhammad Ali Raza durante l’iniziativa “Verità a giustizia per Matteo Concetti” promossa ad Ancona il 13 gennaio 2024. Foto di Edizioni Malamente, che ringraziamo (qui il testo del suo intervento Prison – Dopo la mia esperienza) -------------------------------------------------------------------------------- Il Primo Maggio, festa dei lavoratori, nella più classica della scampagnate fuori porta, mentre faceva il bagno al fiume Candigliano nella zona del Furlo, proprio nel giorno del suo compleanno, è morto Muhammad Ali Raza. Una tragica fatalità, una “disgrazia” come si usa dire nelle Marche. Muhammad Ali era un giovane pakistano di 31 anni che viveva con la sua famiglia a Filottrano, in provincia di Ancona, studente dell’Università di Urbino, ma anche lavoratore come programmatore informatico. C’è il dolore di chi lo conosceva, come quello dei Giovani Democratici di Filottrano e degli amici dell’associazione universitaria Rinascimente di Urbino. Muhammad era cresciuto in una famiglia pakistana povera, che lavorano come terzisti per un’importante impresa tessile e di sartoria, quella di Luca Paolorossi, che dal giugno 2024 è il sindaco di Filottrano. Partecipava spesso alle iniziative dei Giovani Democratici. Negli ultimi tempi si era molto impegnato per la causa della Palestina e per le condizioni carcerarie in Italia, che aveva conosciuto bene, avendo scontato una condanna di due anni nelle carceri di Montacuto e Barcaglione in Ancona. Di questa esperienza aveva raccontato personalmente in un intervento molto bello fatto ad Ancona il 13 gennaio 2024, al presidio “Verità e giustizia per Matteo Concetti”, per ricordare il giovane trovato morto in isolamento nel carcere di Montacuto il 5 gennaio 2024. Proprio il 25 Aprile scorso, a margine delle celebrazioni locali per la Liberazione, che sono state caratterizzate dalla nota esuberanza del sindaco di Filottrano, Muhammad Ali aveva proposto al Pd locale di organizzare un incontro sulle condizioni delle carceri italiane. La morte di questo giovane ha suscitato il cordoglio di molti, dalle Edizioni Malamente fino a quello del sindaco che lo ricorda in un post, in cui oltre a un sincero sentimento di cordoglio e preghiera, non è riuscito però dall’esimersi di esprimere un suo pensiero che lascia esterrefatti, ma che conferma la cultura ideologica del primo cittadino di Filottrano: “Bashir suo padre mio capo sarto da più di vent’anni, Naseer suo zio responsabile dello stiro. Ecco questi sono gli extracomunitari che tutti i cittadini vorrebbero e un po’ anche i sindaci, perché gente di poche richieste e tanta fatica e rispetto”. La tragica scomparsa di Muhammad Ali, e le inopportune espressioni del sindaco, aprono un nuovo faro sulle Marche, da qualche anno il laboratorio della destra post missina italiana. Filottrano dal 2024 è guidata da una giunta di destra, capeggiata da un sindaco “civico”, l’imprenditore Luca Paolorossi, e con vicesindaca l’avvocatessa Ivana Ballante, che ha attraversato molte stagioni della destra italiana, dal MSI fino a Fratelli d’Italia. Questa cittadina di oltre 8.000 abitanti, che in anni lontani era nelle Marche una delle roccaforti del Movimento Sociale Italiano Destra Nazionale, da un anno a questa parte si trova a vivere un’esperienza amministrativa che potrebbe paragonarla, con le dovute proporzioni demografiche, alla Terni di Bandecchi. L’attuale sindaco, che è stato individuato dalla destra marchigiana, in effetti tanto “civico” e avulso dalla politica non è: vanta una candidatura nel 2008 alla Camera dei Deputati con Forza Nuova, ed è stato, non ancora sindaco, il primo a invitare nel suo territorio il generale Vannacci nel 2023 a presentare il libro Il mondo al contrario, in una villa di sua proprietà. Ma il generale, da eurodeputato della Lega, è poi tornato nuovamente a Filottrano nel dicembre 2024, accolto stavolta da Paolorossi in veste di sindaco. Non ancora sindaco, Paolorossi ha anche avuto una querelle con la CISL regionale, risoltasi poi con una conciliazione tra le parti. Da diversi mesi, questa tranquilla realtà delle Marche, da sempre nota nel mondo per la sua tradizione imprenditoriale nel tessile, è anche, grazie al nuovo sindaco, sulla scena nazionale per i suoi legami con il mondo legato a Visibilia, all’imprenditore abruzzese Altair D’Arcangelo e al suo gruppo Virgo. Per prima Report su Rai3 il 25 gennaio scorso, si è occupata con un approfondito servizio sulla vicenda. Poi, un’inchiesta de Il Fatto Quotidiano del 1 febbraio 2025, conferma che “i legami tra il Fondo Virgo e il neosindaco Luca Paolorossi sono anche imprenditoriali: nel 2023 società del gruppo di D’Arcangelo hanno investito 910 mila euro per comprare il 70% della sua Paolorossi Group srl”. Ma le relazioni di Paolorossi attraversano anche il mondo Pd molto vicino alla segretaria Schlein, nella figura del deputato Alessandro Zan. Riporta sempre Il Fatto Quotidiano nella stessa inchiesta: “Paolorossi, il 25 agosto 2024 a Chieti, dove è nato D’Arcangelo, ha consegnato il Premio Virgo all’europarlamentare Alessandro Zan, le cui attività imprenditoriali sono legate a D’Arcangelo da sponsorizzazioni, come quelle al Gay Pride di Padova, del quale pure Paolorossi è stato sponsor. Sarà forse un caso che a luglio scorso, appena prima di cederne la sua quota del 52%, Zan ha spostato a Filottrano, in piazza Garibaldi 7, la sede della Be Proud srl con la quale ha organizzato il Pride Village di Padova. Sede poi riportata a Padova poche settimane dopo. A quello stesso indirizzo ha sede Bithouseweb, società della galassia D’Arcangelo alla quale Zan ha ceduto le quote di Be Proud. E di chi è l’edificio di piazza Garibaldi a Filottrano? Di Domus, altra srl (100 mila euro di capitale) del gruppo Virgo di D’Arcangelo, che a Filottrano due anni fa ha comprato per un milione di euro due cadenti palazzi nobiliari. Altra casualità: amministratore unico della Domus, da ottobre 2022, è Luca Paolorossi”. Insomma, Filottrano è ritornata ad essere da qualche anno uno snodo importante della destra regionale e nazionale. A tirare le fila di questa destra di governo regionale, l’attuale eurodeputato Carlo Ciccioli, lungo corso nel MSI, e autore di imbarazzanti esternazioni quando qualche anno fa sedeva in Consiglio Regionale. Ma già nel dicembre 2022 si tenne l’iniziativa “Il palcoscenico dei borghi e lo spettacolo del Made in Italy”, organizzata da Paolorossi e Virgo, a cui parteciparono il presidente della regione Marche Francesco Acquaroli, l’allora sottosegretario alla cultura Vittorio Sgarbi, Barbara D’Urso, il ct della Nazionale di calcio Roberto Mancini (di Jesi, a due passi da Filottrano), e la ministra Daniela Santanché che inviò un videomessaggio di saluto. Una destra, per la quale l’espressione usata dal sindaco per ricordare la figura del povero Muhammad Ali, riassume perfettamente come intende il fenomeno migratorio: i migranti vanno bene solo se inquadrati in una logica gerarchica e subalterna di umanità, lo stesso concetto che animava la tratta degli schiavi che dal XVIII sec. che venivano caricati sulle navi dall’isola di Gorè in Senegal. Alla fine, dietro coloro che hanno legittimato il sindaco che piange la morte di un suo concittadino annoverandolo tra “gli extracomunitari che tutti vorrebbero avere”, si incontrano tanti protagonisti della vita pubblica italiana insieme al loro, il più delle volte, indecente opportunismo. A contrastare a Filottrano questa situazione politico-amministrativa e culturale, i giovani del Partito democratico della cittadina, molto poco allineati e organici con la tiepida linea politica nazionale e regionale; hanno posto con insistenza ai vertici regionali e nazionali del Pd le tante anomalie e gli intrecci tra politica, affari e organizzazioni esoteriche, che partendo dalla realtà cittadina, si diramano anche in altre realtà della regione. Ma hanno trovato poca attenzione, molti evitamenti, probabilmente dovuti al coinvolgimento dell’eurodeputato Zan in alcune vicende locali. Eppure, per un partito che ambisce il prossimo autunno a riprendere la guida della Regione, dopo averla consegnata a Fratelli d’Italia nel 2020 dopo decenni di governo, Filottrano dovrebbe essere l’avamposto di una campagna elettorale. In cui i temi e i valori su cui Muhammad si è voluto spendere in prima persona, partendo dalla propria esperienza e condizione di vita, dovrebbero tornare in maniera cristallina e senza imbarazzi nell’agenda politica del Pd. Va preso atto che il candidato del Pd per la Regione, l’eurodeputato Matteo Ricci ci ha timidamente provato, intervenendo a seguito dello show del sindaco il 25 Aprile. Ma non basta. Quello che racconta la storia di Filottrano degli ultimi anni, va ben oltre la cronaca dell’anniversario della Liberazione e i pur inquietanti intrecci intorno a una piccola cittadina. Le Marche hanno necessità per primo di ricostruire un tessuto culturale e civico che negli anni si è disperso, lasciando riemergere dal profondo troppi miasmi di culture maleodoranti, tenuti nei bassifondi da un diffuso benessere economico che da anni non c’è più, e che offrono all’esterno una permanente immagine squallida di questa regione; che in fondo, considerata molta della buona cittadinanza attiva e operosa, non si merita. Ma per far questo ci vuole radicalità e una diversa proposta politica e di classe dirigente. Non è svicolando da quello che la realtà di Filottrano esprime da qualche anno, dove abita anche un certo trasversalismo politico, che si riconquista una credibilità politica in una regione in cui da tempo vota meno della metà degli aventi diritto. -------------------------------------------------------------------------------- L'articolo Muhammad Ali era un giovane pakistano proviene da Comune-info.
#africa L’Italia addestrerà i piloti militari libici @aeronautica.militare #libya. Partecipazione dei militari ai corsi di addestramento presso il 70° Stormo di #Latina e il 61° di Galatina (#Lecce) e all'Aviation English di Loreto (#Ancona) https://www.academia.edu/128967726/L_Italia_addestrer%C3%A0_i_piloti_militari_libici