Muhammad Ali era un giovane pakistanoAVEVA 31 ANNI MUHAMMAD ALI RAZA, LAVORAVA COME INFORMATICO E STUDIAVA ANCHE
ALL’UNIVERSITÀ, VIVEVA CON LA SUA FAMIGLIA A FILOTTRANO, IN PROVINCIA DI ANCONA.
È MORTO IL PRIMO MAGGIO MENTRE FACEVA IL BAGNO AL FIUME CANDIGLIANO. NEGLI
ULTIMI TEMPI SI ERA MOLTO IMPEGNATO PER LA PALESTINA E PER LE CONDIZIONI
CARCERARIE IN ITALIA. LA SUA TRAGICA SCOMPARSA E LE ESPRESSIONI DEL SINDACO DI
FILOTTRANO – “QUESTI SONO GLI EXTRACOMUNITARI CHE TUTTI I CITTADINI VORREBBERO E
UN PO’ ANCHE I SINDACI, PERCHÉ GENTE DI POCHE RICHIESTE E TANTA FATICA…” –
APRONO UN NUOVO FARO SULLE MARCHE, DA QUALCHE ANNO IL LABORATORIO DELLA DESTRA
POST MISSINA ITALIANA E SUL FORTE BISOGNO DI QUESTI TERRITORI DI RICOSTRUIRE UN
TESSUTO SOCIALE E DI ESPRIMERE UNA NUOVA CULTURA POLITICA
Muhammad Ali Raza durante l’iniziativa “Verità a giustizia per Matteo Concetti”
promossa ad Ancona il 13 gennaio 2024. Foto di Edizioni Malamente, che
ringraziamo (qui il testo del suo intervento Prison – Dopo la mia esperienza)
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Il Primo Maggio, festa dei lavoratori, nella più classica della scampagnate
fuori porta, mentre faceva il bagno al fiume Candigliano nella zona del Furlo,
proprio nel giorno del suo compleanno, è morto Muhammad Ali Raza. Una tragica
fatalità, una “disgrazia” come si usa dire nelle Marche. Muhammad Ali era un
giovane pakistano di 31 anni che viveva con la sua famiglia a Filottrano, in
provincia di Ancona, studente dell’Università di Urbino, ma anche lavoratore
come programmatore informatico. C’è il dolore di chi lo conosceva, come quello
dei Giovani Democratici di Filottrano e degli amici dell’associazione
universitaria Rinascimente di Urbino. Muhammad era cresciuto in una famiglia
pakistana povera, che lavorano come terzisti per un’importante impresa tessile e
di sartoria, quella di Luca Paolorossi, che dal giugno 2024 è il sindaco di
Filottrano. Partecipava spesso alle iniziative dei Giovani Democratici. Negli
ultimi tempi si era molto impegnato per la causa della Palestina e per le
condizioni carcerarie in Italia, che aveva conosciuto bene, avendo scontato una
condanna di due anni nelle carceri di Montacuto e Barcaglione in Ancona. Di
questa esperienza aveva raccontato personalmente in un intervento molto bello
fatto ad Ancona il 13 gennaio 2024, al presidio “Verità e giustizia per Matteo
Concetti”, per ricordare il giovane trovato morto in isolamento nel carcere di
Montacuto il 5 gennaio 2024. Proprio il 25 Aprile scorso, a margine delle
celebrazioni locali per la Liberazione, che sono state caratterizzate dalla nota
esuberanza del sindaco di Filottrano, Muhammad Ali aveva proposto al Pd locale
di organizzare un incontro sulle condizioni delle carceri italiane.
La morte di questo giovane ha suscitato il cordoglio di molti, dalle Edizioni
Malamente fino a quello del sindaco che lo ricorda in un post, in cui oltre a un
sincero sentimento di cordoglio e preghiera, non è riuscito però dall’esimersi
di esprimere un suo pensiero che lascia esterrefatti, ma che conferma la cultura
ideologica del primo cittadino di Filottrano:
“Bashir suo padre mio capo sarto da più di vent’anni, Naseer suo zio
responsabile dello stiro. Ecco questi sono gli extracomunitari che tutti i
cittadini vorrebbero e un po’ anche i sindaci, perché gente di poche richieste e
tanta fatica e rispetto”.
La tragica scomparsa di Muhammad Ali, e le inopportune espressioni del sindaco,
aprono un nuovo faro sulle Marche, da qualche anno il laboratorio della destra
post missina italiana. Filottrano dal 2024 è guidata da una giunta di destra,
capeggiata da un sindaco “civico”, l’imprenditore Luca Paolorossi, e con
vicesindaca l’avvocatessa Ivana Ballante, che ha attraversato molte stagioni
della destra italiana, dal MSI fino a Fratelli d’Italia. Questa cittadina di
oltre 8.000 abitanti, che in anni lontani era nelle Marche una delle roccaforti
del Movimento Sociale Italiano Destra Nazionale, da un anno a questa parte si
trova a vivere un’esperienza amministrativa che potrebbe paragonarla, con le
dovute proporzioni demografiche, alla Terni di Bandecchi. L’attuale sindaco, che
è stato individuato dalla destra marchigiana, in effetti tanto “civico” e avulso
dalla politica non è: vanta una candidatura nel 2008 alla Camera dei Deputati
con Forza Nuova, ed è stato, non ancora sindaco, il primo a invitare nel suo
territorio il generale Vannacci nel 2023 a presentare il libro Il mondo al
contrario, in una villa di sua proprietà. Ma il generale, da eurodeputato della
Lega, è poi tornato nuovamente a Filottrano nel dicembre 2024, accolto stavolta
da Paolorossi in veste di sindaco. Non ancora sindaco, Paolorossi ha anche avuto
una querelle con la CISL regionale, risoltasi poi con una conciliazione tra le
parti.
Da diversi mesi, questa tranquilla realtà delle Marche, da sempre nota nel mondo
per la sua tradizione imprenditoriale nel tessile, è anche, grazie al nuovo
sindaco, sulla scena nazionale per i suoi legami con il mondo legato a
Visibilia, all’imprenditore abruzzese Altair D’Arcangelo e al suo gruppo Virgo.
Per prima Report su Rai3 il 25 gennaio scorso, si è occupata con un approfondito
servizio sulla vicenda. Poi, un’inchiesta de Il Fatto Quotidiano del 1 febbraio
2025, conferma che “i legami tra il Fondo Virgo e il neosindaco Luca Paolorossi
sono anche imprenditoriali: nel 2023 società del gruppo di D’Arcangelo hanno
investito 910 mila euro per comprare il 70% della sua Paolorossi Group srl”. Ma
le relazioni di Paolorossi attraversano anche il mondo Pd molto vicino alla
segretaria Schlein, nella figura del deputato Alessandro Zan. Riporta sempre Il
Fatto Quotidiano nella stessa inchiesta: “Paolorossi, il 25 agosto 2024 a
Chieti, dove è nato D’Arcangelo, ha consegnato il Premio Virgo
all’europarlamentare Alessandro Zan, le cui attività imprenditoriali sono legate
a D’Arcangelo da sponsorizzazioni, come quelle al Gay Pride di Padova, del quale
pure Paolorossi è stato sponsor. Sarà forse un caso che a luglio scorso, appena
prima di cederne la sua quota del 52%, Zan ha spostato a Filottrano, in piazza
Garibaldi 7, la sede della Be Proud srl con la quale ha organizzato il Pride
Village di Padova. Sede poi riportata a Padova poche settimane dopo. A quello
stesso indirizzo ha sede Bithouseweb, società della galassia D’Arcangelo alla
quale Zan ha ceduto le quote di Be Proud. E di chi è l’edificio di piazza
Garibaldi a Filottrano? Di Domus, altra srl (100 mila euro di capitale) del
gruppo Virgo di D’Arcangelo, che a Filottrano due anni fa ha comprato per un
milione di euro due cadenti palazzi nobiliari. Altra casualità: amministratore
unico della Domus, da ottobre 2022, è Luca Paolorossi”.
Insomma, Filottrano è ritornata ad essere da qualche anno uno snodo importante
della destra regionale e nazionale. A tirare le fila di questa destra di governo
regionale, l’attuale eurodeputato Carlo Ciccioli, lungo corso nel MSI, e autore
di imbarazzanti esternazioni quando qualche anno fa sedeva in Consiglio
Regionale. Ma già nel dicembre 2022 si tenne l’iniziativa “Il palcoscenico dei
borghi e lo spettacolo del Made in Italy”, organizzata da Paolorossi e Virgo, a
cui parteciparono il presidente della regione Marche Francesco Acquaroli,
l’allora sottosegretario alla cultura Vittorio Sgarbi, Barbara D’Urso, il ct
della Nazionale di calcio Roberto Mancini (di Jesi, a due passi da Filottrano),
e la ministra Daniela Santanché che inviò un videomessaggio di saluto. Una
destra, per la quale l’espressione usata dal sindaco per ricordare la figura del
povero Muhammad Ali, riassume perfettamente come intende il fenomeno migratorio:
i migranti vanno bene solo se inquadrati in una logica gerarchica e subalterna
di umanità, lo stesso concetto che animava la tratta degli schiavi che dal XVIII
sec. che venivano caricati sulle navi dall’isola di Gorè in Senegal. Alla fine,
dietro coloro che hanno legittimato il sindaco che piange la morte di un suo
concittadino annoverandolo tra “gli extracomunitari che tutti vorrebbero avere”,
si incontrano tanti protagonisti della vita pubblica italiana insieme al loro,
il più delle volte, indecente opportunismo.
A contrastare a Filottrano questa situazione politico-amministrativa e
culturale, i giovani del Partito democratico della cittadina, molto poco
allineati e organici con la tiepida linea politica nazionale e regionale; hanno
posto con insistenza ai vertici regionali e nazionali del Pd le tante anomalie e
gli intrecci tra politica, affari e organizzazioni esoteriche, che partendo
dalla realtà cittadina, si diramano anche in altre realtà della regione. Ma
hanno trovato poca attenzione, molti evitamenti, probabilmente dovuti al
coinvolgimento dell’eurodeputato Zan in alcune vicende locali. Eppure, per un
partito che ambisce il prossimo autunno a riprendere la guida della Regione,
dopo averla consegnata a Fratelli d’Italia nel 2020 dopo decenni di governo,
Filottrano dovrebbe essere l’avamposto di una campagna elettorale. In cui i temi
e i valori su cui Muhammad si è voluto spendere in prima persona, partendo dalla
propria esperienza e condizione di vita, dovrebbero tornare in maniera
cristallina e senza imbarazzi nell’agenda politica del Pd. Va preso atto che il
candidato del Pd per la Regione, l’eurodeputato Matteo Ricci ci ha timidamente
provato, intervenendo a seguito dello show del sindaco il 25 Aprile. Ma non
basta. Quello che racconta la storia di Filottrano degli ultimi anni, va ben
oltre la cronaca dell’anniversario della Liberazione e i pur inquietanti
intrecci intorno a una piccola cittadina. Le Marche hanno necessità per primo di
ricostruire un tessuto culturale e civico che negli anni si è disperso,
lasciando riemergere dal profondo troppi miasmi di culture maleodoranti, tenuti
nei bassifondi da un diffuso benessere economico che da anni non c’è più, e che
offrono all’esterno una permanente immagine squallida di questa regione; che in
fondo, considerata molta della buona cittadinanza attiva e operosa, non si
merita. Ma per far questo ci vuole radicalità e una diversa proposta politica e
di classe dirigente. Non è svicolando da quello che la realtà di Filottrano
esprime da qualche anno, dove abita anche un certo trasversalismo politico, che
si riconquista una credibilità politica in una regione in cui da tempo vota meno
della metà degli aventi diritto.
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