La rabbia non bastaCOSA STA SUCCEDENDO AI GIOVANI UOMINI? SIAMO DI FRONTE A UN PROFONDO
ANALFABETISMO AFFETTIVO? CHI SE NE OCCUPA? PERCHÉ IL RICHIAMO ALL'”EDUCAZIONE
DEI SENTIMENTI” NON È SUFFICIENTE? DOMANDE OLTRE L’INSOPPORTABILE E ILLUSORIA
IDEA DI PREVENIRE E SCORAGGIARE I FEMMINICIDI AUMENTANDO LE PENE
Bologna, 24 maggio: al Centro Sociale della Pace, con le Cattive maestre si
ragiona di scuola a partire dal libro Dietro la cattedra, sotto il banco. Il
corpo a scuola
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Di fronte a un fenomeno quotidiano e allarmante come i femminicidi, soprattutto
quando l’età dell’aggressore e della vittima si abbassano, non mi meraviglia
l’indignazione e la rabbia che, soprattutto sui social, fanno seguito. Mi
meraviglia invece che si possa pensare di prevenirli, scoraggiarli, aumentando
le pene fino all’ergastolo.
L’abbassamento dell’età, della vittima e dell’aggressore non può non
interrogarci innanzi tutto su che cosa sta succedendo a giovani uomini, che cosa
può spingere un abbandono, un rifiuto, la fine di una relazione quando si è
ancora poco più che adolescenti, a un’azione così feroce di annientamento
dell’altra.
Al di là delle tante ragioni sociali, che sicuramente incidono – ambiente
degradato, clima di guerra, predominio del più forte, ecc. -, non c’è dubbio che
il peso maggiore viene dal cambiamento del rapporto tra i sessi. Le donne, già
dall’adolescenza, sono oggi più consapevoli di quella che è stata storicamente
la loro condizione, più decise nell’affermare la loro libertà. Il femminismo
degli anni Settanta ha fatto fare un salto della coscienza storica e, se anche
non ha cancellato la cultura patriarcale, il sessismo dominante, lo ha tolto
dalla “naturalità” con cui è arrivato fino a noi.
È di fronte a questa novità, imprevista, inaspettata, che scatta la reazione
vendicativa di chi ha creduto, più o meno inconsapevolmente, di poter contare su
corpi femminili, erotici e materni, obbedienti, sottomessi, attenti, come
scriveva già Jean-Jacques Rousseau, a “rendere loro buona la vita”.
L’ambiguità di un dominio particolare come quello maschile, intrecciato e
confuso con le vicende più intime, viene oggi allo scoperto, e se è l’odio
contro il femminile a prevalere, non è solo per un “possesso” che l’uomo si vede
sfuggire, ma per la scoperta di una fragilità e dipendenza coperte finora
dall’esistenza di corpi sociali rassicuranti riguardo a un privilegio millenario
di superiorità “naturale”, intoccabile.
È già accaduto, all’inizio del Novecento, che la comparsa dei movimenti
femminili e femministi di emancipazione delle donne risvegliasse, insieme alla
misoginia, la virilità guerriera che ha portato a due guerre mondiali e al
nazifascismo.
Dietro a quello che viene superficialmente definito “bullismo”, come sanno le
donne che oggi insegnano, ci sono sessismo e razzismo, pregiudizi antichi e
precoci per la storia millenaria che li ha trasmessi quasi inalterati.
E c’è l’analfabetismo affettivo che ha la sua radice negli interrogativi che si
pongono, spesso dolorosamente, nell’adolescenza per quanto riguarda il corpo e
le passioni che lo attraversano, e cui nessuno risponde. Non la famiglia, che in
qualche modo li crea, né la scuola, dove restano il “sottobanco”, il “fuori
tema”.
Nei tanti articoli e dibattiti che hanno fatto seguito al femminicidio di
Martina Carbonaro, il richiamo all'”educazione dei sentimenti” di cui dovrebbe
farsi carico la scuola, è ricorrente. Ma poco o niente si dice che l’educazione
non è neutra, che sentimenti, sogni, emozioni, pulsioni, portano il segno delle
costruzioni di genere, del diverso “destino” assegnato a un sesso e all’altro.
Ancora meno si dice che chi, all’interno della scuola, prova ad affrontare la
violenza maschile da questo punto di vista, viene osteggiato e ostacolato, a
partire da decreti ministeriali repressivi, volti alla restaurazione di quegli
stessi “valori” tradizionali che hanno garantito la durata storica della cultura
patriarcale.
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LIBRI Un suggerimento di lettura per chi tenta oggi coraggiosamente e
faticosamente un cambiamento della scuola: Dietro la cattedra, sotto il banco.
Il corpo a scuola, scritto da Lea Melandri insieme a Cattive Maestre e
pubblicato da Prospero Editore.
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Testo dell’intervento raccolto da “Tutta la città ne parla”, programma di Radio
Tre, giovedì 29 maggio. Ospiti di Pietro Del Soldà, insieme a Lea Melandri:
Dario Del Porto (giornalista), Maria Teresa Manente (avvocata), Matteo Lancini
(psicologo e psicoterapeuta).
Lea Melandri ha aderito alla campagna Partire dalla speranza e non dalla paura
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