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Nuova ondata di sanzioni USA all’Iran, toccano anche Russia e Cina
Il 30 luglio l’amministrazione statunitense ha deciso di imporre un nuovo pacchetto di sanzioni. Si tratta dell’iniziativa sanzionatoria più larga promossa da Trump sin dall’abbandono dell’accordo sul nucleare con Teheran durante il suo primo mandato. È lo stesso Dipartimento del Tesoro ad averla definita “la più ampia azione in relazione […] L'articolo Nuova ondata di sanzioni USA all’Iran, toccano anche Russia e Cina su Contropiano.
Sui dazi la UE alza le mani, come l’ultimo dei vassalli
Neanche un’ora di “udienza”, nella pausa tra una partita di golf e un pennichella, sono bastate all’imperatore statunitense per registrare la resa totale dei valvassini europei, ben rappresentati dal peggior esempio di “politico” selezionato in base al “pilota automatico” della UE. Però viene chiamato “accordo sui dazi” quello che a […] L'articolo Sui dazi la UE alza le mani, come l’ultimo dei vassalli su Contropiano.
Nigeria, dopo trent’anni concessa la grazia postuma a Ken Saro-Wiwa, scrittore e attivista
Il presidente nigeriano Tinubu ha concesso la grazia postuma a Ken Saro-Wiwa e ad altri otto attivisti Ogoni giustiziati nel 1995, suscitando reazioni contrastanti. Attivisti e familiari chiedono ora la piena assoluzione e la fine dell’impunità per i crimini ambientali nel Delta del Niger. Il presidente nigeriano Bola Tinubu ha annunciato la grazia per Ken Saro-Wiwa e altri otto attivisti politici del popolo Ogoni, tutti giustiziati 30 anni fa durante la dittatura militare. La scorsa settimana, il presidente nigeriano, parlando davanti all’Assemblea nazionale, ha annunciato l’intenzione di concedere la grazia presidenziale postuma a nove attivisti Ogoni, tra cui il notissimo scrittore e attivista ambientalista Ken Saro-Wiwa, impiccati nel 1995 dopo un processo sommario in un tribunale militare per via delle loro proteste e del loro attivismo contro l’inquinamento provocato da Shell nel Delta del Niger, regione ricca di petrolio in cui vive il gruppo etnico Ogoni. Quelle esecuzioni scatenarono la condanna internazionale contro l’allora giunta militare nigeriana di Sani Abacha e continuano ancora oggi a essere una questione altamente controversa nella storia del Paese. “Non si può perdonare qualcuno che non ha commesso alcun reato; chiediamo la totale assoluzione”, ha detto alla stampa nigeriana Celestine Akpobari, coordinatrice dell’Ogoni Solidarity Forum, in aperta polemica con la decisione presidenziale di graziare gli attivisti giustiziati decenni fa. “Dire ‘perdono’, penso sia un insulto. Se c’è un gruppo che ha bisogno di perdono, è proprio il governo nigeriano, che ha commesso così tanti crimini contro il popolo Ogoni”. Il portavoce di Tinubu ha respinto tali critiche. “Il presidente ha fatto ciò che è normale. Possono presentare una richiesta di esonero e il presidente se ne occuperà”, ha dichiarato Bayo Onanuga all’agenzia Reuters, in risposta all’organizzazione. Diversa invece la posizione della famiglia di Ken Saro-Wiwa: secondo una dichiarazione firmata da Noo Saro-Wiwa, scrittrice britannico-nigeriana e figlia del defunto attivista, diffusa ai media nigeriani, “vogliamo credere che il conferimento di queste onorificenze nazionali simboleggi l’innocenza di questi eroi e rafforzi ulteriormente la visione globale secondo cui la sentenza emessa quasi 30 anni fa era errata e la loro esecuzione considerata un omicidio giudiziario”. Nella sua dichiarazione, in cui ringrazia anche il presidente Tinubu “per aver fatto la cosa giusta”, Noo Saro-Wiwa ha reiterato le accuse contro Shell, che ha causato “devastazioni ambientali” con le sue attività nel Delta del Niger, chiedendo anche al presidente “una revisione del procedimento giudiziario che ha portato a questa sentenza errata, che ha causato una perdita così colossale alla nostra famiglia, al popolo Ogoni e ai nigeriani”. Nnimmo Bassey, noto ambientalista nigeriano e direttore della fondazione Health of Mother Earth, è invece di parere diverso: “Ken Saro-Wiwa e gli altri meritano di essere onorati, ma in un momento in cui il governo è disperato e vuole aumentare la produzione di petrolio, mentre l’inquinamento continua incessantemente, la decisione è inopportuna”, ha dichiarato al quotidiano Premium Times. La grazia presidenziale, ha detto Bassey, non basta perché Ken Saro-Wiwa e gli altri otto attivisti sono innocenti e andrebbero quindi scagionati: “Una semplice grazia in questo momento sembra mirare alla riapertura dei pozzi petroliferi nell’Ogoniland, un passo che significherebbe ballare sulle tombe dei leader assassinati. L’assoluzione è l’azione politica che chiediamo al governo per porre fine al genocidio ambientale e agli altri crimini commessi contro il popolo Ogoni”. La Shell, che ha interrotto le trivellazioni petrolifere nella zona nei primi anni Novanta e in seguito ha venduto i suoi beni nella regione, ha negato qualsiasi responsabilità o illecito. Nel marzo 2022, un tribunale olandese ha respinto una causa contro la multinazionale petrolifera, intentata da quattro vedove degli attivisti giustiziati dal governo nigeriano nel 1995, tra cui proprio la vedova Saro-Wiwa: la corte olandese ha stabilito che non c’erano prove sufficienti per supportare l’affermazione delle vedove secondo cui Shell fosse coinvolta nella corruzione di testimoni legati al caso. Tuttavia, nel 2019, un tribunale danese aveva riconosciuto alle vedove una prima vittoria nella loro lunga battaglia, consentendo al processo di continuare ma avvisando i ricorrenti che dovevano provare la responsabilità di Shell. Da 30 anni, i parenti dei nove Ogoni assassinati cercano di mettere Shell di fronte alle proprie responsabilità nei tribunali stranieri, dopo aver esaurito ogni possibilità legale in Nigeria. La compagnia anglo-olandese è stata accusata di aver prodotto documenti falsi e corrotto testimoni per risultare estranea ai fatti, e ha anche pagato 15,5 milioni di dollari a un gruppo di famiglie di attivisti, inclusa la famiglia di Saro-Wiwa, con un accordo siglato nel 2009 in cui tuttavia ha negato ogni responsabilità o illecito. Oggi, l’amministrazione Tinubu sta facendo sforzi importanti per riprendere le trivellazioni petrolifere nell’Ogoniland, sforzi che tuttavia hanno suscitato nuove critiche da parte degli attivisti ambientalisti. Alagao Morris, vicedirettore esecutivo dell’Environmental Defenders Network, un gruppo ambientalista del Delta del Niger, ha dichiarato ai media nigeriani che la grazia ai nove Ogoni sembra essere un tentativo di placare il popolo Ogoni di fronte alla continua devastazione ambientale della regione. “L’inquinamento che dovrebbe essere affrontato non è stato affrontato”, ha detto Morris, sottolineando che la questione delle trivellazioni petrolifere dovrebbe essere decisa dal popolo Ogoni e che la completa assoluzione di Saro-Wiwa e degli altri attivisti giustiziati sarebbe dovuta avvenire molto tempo fa. La Nigeria, il Paese più popoloso dell’Africa, dipende dal petrolio per oltre il 90% dei proventi delle esportazioni e per circa due terzi delle entrate governative.   Africa Rivista
Resistenza indigena contro l’espansione estrattivista
L’espansione estrattivista ha caratterizzato per secoli l’economia e la storia dell’Ecuador, ed è stata da sempre sinonimo di ecocidio e di distruzione delle culture indigene. A questo fenomeno le popolazioni si sono opposte e hanno sviluppato molteplici forme di opposizione. Lo sfruttamento di risorse naturali da parte delle imprese petrolifere e minerarie continua a provocare un grave danno per il territorio amazzonico ecuadoriano.  Queste pratiche estrattive accelerano il depauperamento delle risorse naturali e minacciano la sopravvivenza fisica, culturale e spirituale dei popoli locali, contribuendo al perpetuarsi della colonizzazione dei loro territori. > Lo sviluppo illimitato e lo sfruttamento costante dei territori è in antitesi > al neologismo quechua Sumak Kawsay, creato negli anni 1990 da organizzazioni > indigene socialiste, che indica il principio radicato nella cosmovisione > indigena e nella conoscenza ancestrale del “vivere bene” in armonia con la > terra. Con l’aumentare della devastazione ambientale, cresce con gli anni anche l’incidenza di malattie tra gli abitanti. Nel decimo rapporto del Registro Biprovinciale dei Tumori delle province di Sucumbíos e Orellana, l’associazione UDAPT – La Unión de Afectados y Afectadas por las Operaciones Petroleras de Texaco (Unione delle persone colpite dalle operazioni petrolifere della Texaco) e la ong Clínica Ambiental riportano un incremento delle persone malate di cancro, di cui il 74% donne, e una maggior presenza della malattia nella popolazione che vive nelle vicinanze delle aree in cui operano diverse aziende petrolifere. L’incidenza dei tumori è allarmante e non accenna a diminuire. Visitando la zona equatoriale dell’Amazzonia, l’odore acre e il suono aggressivo e ininterrotto delle fiamme segnalano l’avvicinarsi alle zone dove si pratica il gas flaring, ossia la combustione di gas di scarto derivanti dall’estrazione del petrolio, i quali, anziché essere recuperati, vengono bruciati nell’ambiente attraverso i cosiddetti “mecheros de la muerte”. Queste alte ciminiere emanano sostanze tossiche che contribuiscono alla devastazione ambientale e rappresentano una delle principali cause dell’aumento dei casi di cancro. Solo nell’Amazzonia ecuadoriana sono attivi ben 486 “mecheros”. Dal dolore per le ferite inflitte alla terra e alle persone, nascono forme di Lotta, Resistenza e Cura collettiva. Nel 2023 la storica vittoria nel referendum contro lo sfruttamento petrolifero nel Parco Yasuní e l’estrazione mineraria nel Chocó Andino – una delle 40 riserve di biodiversità del pianeta – sembrava un nuovo punto di svolta fortemente voluto dalla popolazione ecuadoriana. > Nell’agosto del 2024 però, a distanza di un anno, la situazione era rimasta > invariata, nulla era cambiato nelle attività minerarie e nelle strategie di > tutela ambientale, e anzi il governo ecuadoriano ha chiesto una proroga di > cinque anni per l’attuazione della volontà popolare. Al centro delle azioni di lotta ci sono le comunità indigene e le popolazioni locali che con determinazione si organizzano e si formano per attivare nuove forme di resistenza locale. Proteste, scioperi, querele contro lo Stato, campagne di sensibilizzazione e denuncia per proteggere i loro territori ancestrali. Ancora oggi luoghi e persone, custodi per secoli di tradizioni, culture e conoscenze, sono minacciati da un modello di sviluppo che, in nome del progresso, saccheggia risorse naturali, inquina i fiumi, l’aria, deforesta le montagne e compromette l’equilibrio ecologico. Anche la cura emerge come elemento centrale, non limitandosi a sanare le ferite e le cicatrici fisiche, ma anche quelle spirituali, causate dal disprezzo e dall’oppressione delle culture indigene e locali. La cura come difesa del territorio e cura degli elementi e simboli che identificano e rappresentano la memoria ancestrale, culturale, spirituale e cosmogonica delle popolazioni native. Che futuro ha questo processo di guarigione collettiva? Riuscirà a proteggere il territorio ferito? Davide Costantino Il terreno sotto le torce degli impianti di gas flaring è un triste cimitero di insetti. Oltre a danneggiare la salute delle comunità locali, le fiamme hanno un impatto devastante sulla flora e fauna dell’Amazzonia Davide Costantino I gas di scarto bruciano nella ciminiera del pozzo petrolifero nella Parahuacu Oil Station, rilasciando inquinamento atmosferico ed un odore acre diffuso nell’aria che si estende per chilometri Davide Costantino Tubi neri di petrolio carbonizzato si snodano attraverso la vasta foresta amazzonica, lacerando il silenzio della natura e penetrando nel cuore pulsante di un ecosistema ancestrale Davide Costantino Il “pozzo Lago Agrio N° 1” è stato il primo pozzo petrolifero perforato in Ecuador nel 1967 dal consorzio americano Texaco-Gulf, aprendo l’era dell’oro nero nell’Amazzonia ecuadoriana e facendo della zona di Lago Agrio la capitale petrolifera dell’Ecuador Davide Costantino L’impronta umana del petrolio su un albero della foresta amazzonica. In 30 anni, la compagnia Texaco ha perforato 356 pozzi, creando bacini di ritenzione per raccogliere residui di petrolio, rifiuti tossici e acqua contaminata. L’impatto è ancora visibile Davide Costantino Donald Moncayo coordinatore generale di UDAPT – La Unión de Afectados y Afectadas por las Operaciones Petroleras de Texaco (Unione delle persone colpite dalle operazioni petrolifere della Texaco), mostra gli sversamenti di petrolio e i luoghi contaminati ancora presenti nelle province amazzoniche di Sucumbíos e Orellana Davide Costantino Sala di attesa dell’ambulatorio dell’équipe sanitaria dell’UDAPT. L’associazione lavora per contrastare gli effetti devastanti dell’inquinamento ambientale offrendo supporto terapeutico e sociale a chi è colpito da malattie gravi, in particolare oncologiche, provocate dalle attività estrattive Davide Costantino Jenny España, conduce una sessione di biomagnetismo per trattare il dolore post-operatorio di una paziente curata dal cancro. Secondo il Registro dei Tumori Biprovinciale delle province di Sucumbíos e Orellana, sono stati registrati in totale 531 casi di cancro (fino al 2023) Davide Costantino M. è seguita dall’Equipo de Salud, durante un trattamento alternativo specifico per la riduzione del dolore. Questo approccio mira a migliorare la sua qualità di vita, affiancando le terapie tradizionali Davide Costantino L’attività mineraria e l’estrazione petrolifera continuano a costituire una minaccia costante per il territorio ancestrale amazzonico. La Guardia Indigena, composta da uomini e donne, ha organizzato gruppi di osservatori e guardie per proteggersi dalle nuove e crescenti minacce Davide Costantino Un truck proveniente dalle raffinerie di petrolio che attraversa il territorio amazzonico. Oltre all’estrazione petrolifera anche la costruzione di strade è una delle principali cause di deforestazione soprattutto nell’Amazzonia ecuadoriana Davide Costantino Membri della Guardia Indigena durante un’operazione di controllo del territorio amazzonico minacciato da attività illegali. La profonda conoscenza del territorio e l’utilizzo di nuove tecnologie hanno un ruolo fondamentale per la conservazione del territorio Davide Costantino Decimo incontro di scambio di conoscenze ed esperienze per la difesa del territorio presso la Comunità Shuar di Consuelo. Guardie Indigene durante le attività spirituali e formative per la protezione e la difesa dei loro territori, per fortificare i processi del diritto all’autonomia e all’autogoverno Davide Costantino Al centro delle azioni di lotta le Guardie Indigene si organizzano e si formano per attivare nuove forme di resistenza locale per la preservazione del territorio Davide Costantino Il fuoco sacro è il cuore spirituale nelle comunità che si impegnano a promuovere le tradizioni culturali per la difesa del territorio e per riconnettere i giovani con la foresta e i suoi spiriti Davide Costantino Attiviste davanti alla Corte Costituzionale di Quito durante la manifestazione che ha celebrato il primo anniversario della vittoria al referendum del 2023. Delia chiede che il referendum venga rispettato e venga attuato il piano per la chiusura e lo smantellamento dei siti di estrazione nel Parco Yasuní e nel Chocó Andino Davide Costantino Gruppi sociali durante una marcia per chiedere il rispetto della consultazione popolare sul Chocó andino. ‘Quito Sin Minería’ è l’urlo di protesta che si alza davanti alla Corte Costituzionale Davide Costantino La polizia nel presidio di controllo per scortare e monitorare la manifestazione per la ricorrenza dopo un anno dalla consultazione popolare del 2023 in cui la maggioranza degli elettori di Quito ha rifiutato l’estrazione mineraria nella riserva della biosfera Chocó Andino Davide Costantino Marcia nel centro di Quito contro lo sfruttamento minerario nell’Amazzonia ecuadoriana. Le misure di protezione ambientale non sono state attuate, il Governo chiede una proroga di cinque anni per dismettere le perforazioni dei giacimenti Tutte le immagini sono di Davide Costantino e fanno parte di un più ampio reportage intitolato «LA NOSTRA TERRA: Resistenza indigena contro l’espansione estrattivista» SOSTIENI, DIFENDI, DIFFONDI DINAMOPRESS Per sostenere Dinamopress abbiamo attivato una nuova raccolta fondi diretta. Vi chiediamo di donare tramite paypal direttamente sul nostro conto bancario, Dinamo Aps Banca Etica IT60Y0501803200000016790388 tutti i fondi verranno utilizzati per sostenere direttamente il progetto: pagare il sito, supportare i e le redattrici, comprare il materiale di cui abbiamo bisogno L'articolo Resistenza indigena contro l’espansione estrattivista proviene da DINAMOpress.
Petrolio
Quanta parte di noi è petrolio?Tanta. Dai vestiti ai cibi che consumiamo. ENI, eccellenza del colonialismo italiano, con il suo fatturato da 154 miliardi di dollari nel 2023 è stata portata a processo da Greenpeace e REcommon. Nel frattempo in Sud Italia si mobilitano contro ENI, Shell e Total che devastano l'ambiente lucano e i rapporti fra gli abitanti della Val d'Agri. Intervistiamo Re:Common e un compagno di Ape Salerno sui processi a Greenpeace e Re:Common e sul Petrolgate in Basilicata e riprendiamo il materiale di Mimmo Nardozza, film maker independente che cura il progetto Maldagri con il quale abbiamo...