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La nuova Nakba
Rifiuti L’accumulo dei rifiuti attorno ai campi di sfollati è un pericolo per la salute della popolazione. Il municipio di Gaza ha denunciato gli attacchi dell’artiglieria israeliana contro gli operatori impegnati a rimuovere i cumuli di rifiuti. “Oltre ad aver chiuso gli accessi alle discariche che ricadono nella zona sotto l’occupazione, i caccia e l’artiglieria prendono di mira i nostri mezzi”. La politica israeliana mira a rendere impossibile la vita a Gaza, per facilitare la deportazione “volontaria” della popolazione. Il responsabile del municipio di Gaza città addetto all’ambiente ha affermato, in un collegamento con Anbamed, “il significato di una determinazione di Israele a rendere la vita impossibile è quello di costringerci a partire. Vogliono ripetere la cacciata del 1948. Nella sola città di Gaza si sono accumulati 350 mila metri cubi di rifiuti e non abbiamo i mezzi per rimuoverle, anche a causa del blocco di rifornimento di carburanti”. Rifugiati L’Assemblea generale dell’ONU ha innovato l’incarico all’Unrwa per i prossimi 3 anni. 151 a favore, 10 contrari e 14 astenuti. I tentativi israeliani di annientare la memoria storica della Nakba sono falliti. L’attacco frontale del governo di Tel Aviv contro l’Unrwa mira infatti alla cancellazione degli strumenti internazionali che garantiscono i diritti storici dei palestinesi: il diritto al ritorno, lo status di rifugiati, il risarcimento. L’esercito israeliano ha deportato tutti gli abitanti dei campi profughi di Jenin, Tulkarem e Nour Shams, per cancellare la memoria delle deportazioni del 1948. Per ammettere il loro ritorno, i militari hanno proposto la rinuncia allo status di “rifugiato” e il non ritorno degli uffici e scuole dell’Unrwa. Ostaggi La vita di Marwan Barghouti è in pericolo.  Ieri, il figlio del leader incarcerato Marwan Barghouti ha diffuso il seguente grido: “Stamattina mi sono svegliato con una telefonata da un prigioniero rilasciato. Mi ha detto: ‘Tuo padre è stato maltrattato fisicamente. Gli hanno rotto denti e costole, gli hanno tagliato via parte di un orecchio e gli hanno rotto le dita a più riprese per divertimento’. Cosa dovrei fare? Con chi dovrei parlare? A chi dovrei rivolgermi? Viviamo in questo incubo ogni giorno… Mio padre ha 66 anni ormai, oh Dio, da dove prenderà la forza?” La famiglia ha tentato di appurare la veridicità delle informazioni e la reale identità del relatore del messaggio. Ma le autorità carcerarie israeliane non ammettono visite e non forniscono informazioni e respingono ogni richiesta delle istituzioni internazionali di visitarlo. Libertà per Marwan Barghouti Sono oltre 30 gli ospedali che parteciperanno mercoledì 10dicembre alla giornata di mobilitazione “La sanità non si imprigiona” per chiedere la liberazione degli oltre 90 sanitari palestinesi detenuti nelle carceri palestinesi. Da Trento a Palermo si terranno dei flashmob che, ricordiamo, sono aperti a tutti i cittadini. Per leggere tutto l’elenco degli ospedali coinvolti: La sanità non si imprigiona – Anbamed È in corso in Italia ed a livello internazionale, la campagna in favore della liberazione dei prigionieri politici palestinesi e in particolare per mettere fine alle torture e maltrattamenti. Al centro di tale campagna vi è l’obiettivo di salvare il Mandela palestinese, Marwan Barghouti, da 23 anni in carcere.  La campagna viene lanciata alla vigilia della giornata mondiale di solidarietà con il popolo palestinese indetta dall’ONU: Campagna internazionale per la liberazione dei prigionieri politici palestinesi – Anbamed ANBAMED
La NATO si prepara alla guerra contro la Russia. Attacchi di Israele a Gaza, in Cisgiordania e Siria. Intanto in Sudan…
Le informazioni raccolte e divulgate oggi, 2 dicembre, da ANBAMED. Sono passati tre anni, 9 mesi e 7 giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. L’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, presidente del Comitato Militare NATO, ha dichiarato al Financial Times che l’alleanza sta valutando di intensificare la sua risposta alla guerra ibrida di Mosca e ha affermato che un “attacco preventivo” potrebbe essere considerato una ”azione difensiva”. Per spiegare la sua neolingua, ha aggiunto: “Siamo in un certo senso reattivi. Essere più aggressivi o proattivi invece che reattivi è qualcosa a cui stiamo pensando”. GAZA – Le operazioni militari israeliane conto i civili sono intensificate ultimamente, dopo la consegna degli ultimi corpi di ostaggi israeliani uccisi dagli stessi bombardamenti dell’esercito di occupazione. L’aviazione di Tel Aviv ha colpito duramente a Khan Younis e Rafah. Elicotteri hanno bersagliato i campi di sfollati a ovest di Khan Younis. L’artiglieria ha bombardato a Zeitoun, a sud di Gaza città. Il rapporto del ministero della sanità palestinese informa dell’uccisione di 9 civili, nella giornata di ieri, i corpi dei quali sono arrivati negli ospedali. Mentre le violazioni israeliane della tregua non trovano eco sulla stampa scorta mediatica del genocidio e non vengono condannate dalle cancellerie dei paesi colonialisti di Stati uniti e Ue, la situazione umanitaria si aggrava. Le operazioni di ricerca dei dispersi palestinesi sotto le macerie vanno a rilento, a causa del blocco israeliano dell’ingresso di macchinari di movimento terra. Ogni giorno vengono recuperati decine di corpi, ma il numero totale si aggira tra i 10 e i 15 mila vittime dei bombardamenti israeliani sulle zone residenziali. È un dramma per molte famiglie che non riescono a dare una degna sepoltura ai loro cari, caduti vittime dei bombardamenti israeliani. Migliaia di famiglie stanno cercando di estrarre i corpi dei loro cari da sole, in assenza di risorse. “Alcune ci riescono, altre falliscono, ma la realtà è che migliaia di vittime sono ancora oggi sepolte sotto le macerie – ha detto il portavoce della protezione civile, Al-Basal  – Ci sono corpi che possono essere identificati direttamente, ma molte vittime che potranno essere identificate solo attraverso test di laboratorio (DNA)”, sottolineando che la Protezione Civile ha recuperato centinaia di corpi negli ultimi mesi di persone senza nome e che sono stati sepolti nelle ‘tombe non identificate’ nel cimitero dei numeri a Deir al-Balah. CISGIORDANIA – Il 17enne Muhannad Taher Zaghir è stato assassinato dalle truppe israeliane a el-Khalil (Hebron). È stato colpito dalle pallottole dei soldati israeliani mentre era nell’auto del padre. All’ambulanza della Mezzaluna rossa è stato impedito di soccorrerlo e poi il suo corpo è stato preso in ostaggio dall’esercito di occupazione. Anche a nord di Ramallah, le truppe israeliane di occupazione hanno impedito il soccorso ad un ragazzo ferito dalle pallottole dei soldati nel villaggio di Omm Safa. A nord di Gerusalemme, un gruppo di coloni ebrei, arrivati da ogni dove, ha issato costruzioni provvisorie per la realizzazione di una nuova colonia nel villaggio palestinese, Mikhmas. L’esercito ha accompagnato i colonizzatori e allontanato, con la minaccia delle armi, i contadini nativi dalle loro terre. SIRIA – Truppe di Tel Aviv avanzano verso nord nella provincia siriana di Quneitra. È la terza incursione israeliana in territorio siriano, sempre più vicino alla capitale Damasco. I soldati di Tel Aviv hanno eretto posti di blocco, compiuto azioni di rastrellamento e distrutto infrastrutture e demolito case. In una zona rurale hanno sradicato alberi, per costringere i contadini alla deportazione. Gruppi di coloni ebrei israeliani hanno tentato di creare degli insediamenti nelle zone occupate militarmente da Israele all’interno del territorio siriano, ma sono stati rispediti indietro dallo stesso esercito israeliano, con la motivazione che l’area non è ancora sicura e non sarebbe possibile garantire l’incolumità dei cittadini israeliani. LIBANO – Una tregua silente per la visita del papa. Ma la pressione sul governo e l’esercito libanesi da parte degli “intermediari” statunitensi è sempre più sfacciatamente a fianco di Israele. La rappresentante Usa nella commissione di supervisione sulla tregua pretende la restituzione ad Israele di un missile inesploso lanciato su Beirut. Gli Stati Uniti hanno chiesto urgentemente al governo libanese di recuperare la bomba intelligente GBU-39 lanciata da Israele durante l’assassinio del comandante militare di Hezbollah Haytham Ali Tabatabai, ma che non è esplosa ed è rimasta intatta sul luogo dell’attacco. La Casa Bianca teme che la bomba sofisticata, di fabbricazione USA, finisca nelle mani di Hezbollah che poi potrebbe consegnarla all’Iran, Russia o Cina. SUDAN – Le milizie hanno affermato di aver conquistato la caserma dell’esercito governativo a Babmusa. La scena militare sudanese sta assistendo a una rapida escalation dopo che le Forze di Supporto Rapido hanno preso il controllo della città di Babnusa nel Kordofan occidentale, aprendo un nuovo capitolo nel conflitto e ristabilendo un nuovo equilibrio di potere tra le due parti. Il risultato più drammatico della guerra civile sudanese è il prezzo pagato dalla popolazione civile costretta alla fuga ed a subire le angherie di milizie senza controllo. Sono state denunciate dai superstiti violenze indicibili che vanno dallo stupro fino alla richiesta di riscatto alle famiglie delle persone prese in ostaggio. ALEGERIA – Aumento del salario minimo e reddito di disoccupazione. Il governo algerino ha approvato due decreti per la lotta contro la povertà. Secondo una dichiarazione del Consiglio dei ministri, il salario minimo è stato aumentato da 20˙000 dinari (circa 155 dollari) a 24˙000 dinari (circa 185 dollari) a partire dall’inizio del prossimo anno. Come riportato dalla televisione di Stato e da una dichiarazione del consiglio, il presidente Tebboune ha deciso di aumentare l’indennità di disoccupazione da 15˙000 dinari (115 dollari) a 18˙000 dinari (circa 140 dollari).   INIZIATIVE Libertà per Marwan Barghouti : È in corso la campagna italiana in favore della liberazione dei prigionieri politici palestinesi e in particolare per mettere fine alle torture e maltrattamenti. Al centro di tale campagna vi è l’obiettivo di salvare il Mandela palestinese, Marwan Barghouti, da 23 anni in carcere. Sciopero della fame a staffetta contro il genocidio – Sono passati 6 mesi e 17 giorni di sciopero della fame a staffetta, dall’avvio della campagna di Digiuno x Gaza, l’iniziativa lanciata a maggio da Anbamed. Oggi, martedì 02 dicembre, il digiuno a staffetta prosegue. Il digiuno a staffetta prosegue fino alla conclusione vera dell’aggressione militare. Si propone di devolvere il costo di un pasto a favore di una raccolta fondi per la Palestina: “Oltre il digiuno, Gaza nel cuore” (https://gofund.me/4c0d34e2c). La petizione BDS chiede di cancellare il gemellaggio Milano-Tel Aviv e le collaborazioni economiche del Comune con Israele e un appello implora per la liberazione dei medici in ostaggio nei campi di concentramento israeliani. Il 13 dicembre a Milano, alle ore 18:00, ci sarà la presentazione della fiaba illustrata, “Strega!”, di Mia Lecomte – edizione bilingue italiano-arabo di Mesogea – Messina. Una pubblicazione per finanziare i progetti dell’associazione palestinese Al-Najdah a Gaza. Le maestre di Al-Najdah dopo averla ricevuta in formato digitale hanno detto: “Così coniugheremo istruzione e intrattenimento”. La presentazione sarà presso la sede dell’associazione ChiAmaMilano alla presenza di autrice, curatrici e illustratori e illustratrici. Per informazioni e adesioni al progetto Ore Felici per i Bambini di Gaza scrivere a anbamedaps@gmail.com     ANBAMED
A Milano corteo per la Palestina e non solo
E’ il 29 novembre 2025, Giornata Mondiale della Solidarietà col popolo palestinese e mi avvio a piedi da Piazza del Duomo a Piazza XXIV maggio in pieno quartiere Ticinese a Milano; arrivato in corso di Porta Ticinese mi rendo subito conto che la partecipazione al corteo è numerosa proprio come lo sventolio delle bandiere palestinesi ed i cartelli che gridano “Libertà per Marwan Barghouti”, l’unico palestinese veramente temuto dal governo d’Israele e dai capi di Hamas, perché in grado di mettere fine al genocidio in atto a Gaza ed ai crimini dei coloni appoggiati dall’esercito israeliano nei confronti delle famiglie palestinesi in Cisgiordania. Tanti gli striscioni e i cartelli per la liberazione dell’imam Shahin, attualmente prigioniero nel Cpr di Caltanissetta, che rischia di essere consegnato all’Egitto, con il quale il dialogo del nostro Paese continua a essere più che aperto, nonostante i pianti per l’assassinio di Giulio Regeni. Almeno in 15mila sfilano per le strade della città; non mancano numerose sigle dei sindacati di base, che oltre a gridare “Free Palestine” non tacciono sul governo Meloni e sulle condizioni sempre peggiori di lavoro, sulla precarietà, sui morti del lavoro, sulla schiavitù e sullo sfruttamento. Come ai vecchi tempi ricompaiono anche i “volantinatori” e di conseguenza i volantini fronte e retro scritti fitto fitto perché tutto stia su un foglio di carta. (avete letto bene …..di carta!). Uno di questi “piccolino nel formato” titola “Contro il piano di Trump su Gaza e i sacrifici per la guerra, per l’embargo a Israele e per buttare giù il governo Meloni con la piazza!” Su un altro volantino si legge “Contro lo sfruttamento e il riarmo! Per l’unità d’azione dei sindacati e dei lavoratori” ed io non posso che continuare a sperare che i sindacati facciano “pace con il cervello” e comincino a capire che prima dei loro piccoli interessi ci sono quelli degli sfruttati, dei poveri e della gente comune che chiede lavoro e dignità. L’unità d’azione sarebbe già un gran bel segnale! Redazione Milano
Sciopero generale, Milano attraversata da un grande corteo
Si sapeva che i numeri non sarebbero stati quelli di fine settembre, e non sappiamo neppure quanta sia stata la percentuale di scioperanti, ma la manifestazione di Milano è venuta molto bene. Appuntamento alle nove e mezza, giornata serena, ma molto fredda. Come spesso avviene all’inizio si è in pochi e gli umori sono piuttosto bassi. Ma alla partenza il corteo è fitto e durante la prima parte del percorso si riempie, settemila? Ottomila? La componente studentesca è maggioritaria, ma ciò significa anche che la forza, il colore e l’energia sono tante. Parte dal centro e va verso la periferia; diversi i camion che mandano musica, da cui partono interventi forti e ascoltati. La causa palestinese si incrocia sempre meglio con una militarizzazione diffusa, una repressione che cresce, investimenti in spese militari da paura, tagli alla spesa sociale che producono rabbia ogni giorno di più, stipendi al palo. Vengono poi ricordate le parole di ministri sempre più impresentabili. “Governo Meloni, dimissioni” grida la piazza. Striscioni, bandiere, cartelli, la giornata si intiepidisce e si cammina si cammina. Si dovrebbe finire alla stazione ferroviaria di Lambrate, ma probabilmente la questura non è d’accordo, c’è pure un elicottero che vola tutto il tempo sulla testa dei manifestanti. Dall’alto hanno deciso che alla stazione non ci si avvicina e così cominciano dei muri di camionette e agenti antisommossa che deviano il corteo, una, due, tre volte. Il corteo è compatto, non si cercano tensioni, gli idranti sopra un enorme camion non devono essere attivati. E così il corteo va avanti, avanti. Alla fine si saranno fatti quasi dieci chilometri, si finisce alle due del pomeriggio, l’anfiteatro della Martesana accoglie coloro che hanno resistito fino alla fine. Viene anche composta una grande scritta “Free Marwan Barghouti” a ricordare che domani inizia una campagna internazionale per la liberazione del leader palestinese e per la libertà di tutti i prigionieri politici palestinesi. La pace è ancora molto lontana. Bisogna continuare. E domani altro corteo alle 14 da piazza 24 Maggio, ma stavolta si finisce in piazza Duomo. Foto di Andrea De Lotto e Fiorella Socci Andrea De Lotto
NASCE IL COMITATO NAZIONALE PER LA LIBERAZIONE DI MARWAN BARGHOUTI E DI TUTTI I PRIGIONIERI PALESTINESI DETENUTI NELLE CARCERI ISRAELIANE
In occasione della Giornata Internazionale di Solidarietà con il Popolo Palestinese, sabato 29 novembre prende avvio anche in Italia la Campagna Internazionale per la Liberazione di Marwan Barghouti e di tutti i prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri militari israeliane, tra cui minori, operatori sanitari, giornalisti, donne e persone con disabilità. Organizzazioni della società civile italiane, impegnate nella tutela dei diritti umani e nel rispetto del diritto internazionale, hanno aderito alla mobilitazione globale istituendo un Comitato Nazionale per garantire un’azione coordinata sul territorio. La campagna si propone di promuovere iniziative pubbliche finalizzate a chiedere: 1. la liberazione dei prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane, 2. la liberazione del leader politico palestinese Marwan Barghouti, 3. la chiusura dei centri di tortura israeliani, 4. la tutela dei diritti umani e dei diritti dei detenuti, 5. il rispetto della Terza e la Quarta Convenzione di Ginevra (1949) e il diritto internazionale umanitario, 6. l’accesso del Comitato Internazionale della Croce Rossa (ICRC) alle carceri e ai detenuti palestinesi in Israele. Si invitano associazioni, reti e realtà locali ad aderire alla campagna e coordinarsi per promuovere iniziative territoriali a partire dal 29 novembre e durante tutto il periodo della campagna. La liberazione di Marwan Barghouti e dei prigionieri palestinesi rappresenta un passo essenziale verso un percorso di giustizia, pace e libertà. PER INFORMAZIONI E ADESIONI: freemarwanitalia@proton.me Su Radio Onda d’Urto intervista a Simonetta Rossi, del Comitato nazionale Free Marwan Barghouti. Ascolta o scarica.
Nasce il Comitato per la Liberazione di Marwan Barghouti e di tutti i prigionieri palestinesi
29/11/2025 – Lancio della campagna internazionale – In occasione della Giornata Internazionale di Solidarietà con il Popolo Palestinese, sabato 29 novembre prende avvio la Campagna Internazionale per la Liberazione di Marwan Barghouti e di tutti i prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri militari israeliane, tra cui minori, operatori sanitari, giornalisti, donne e persone con disabilità. Organizzazioni della società civile italiane, impegnate nella tutela dei diritti umani e nel rispetto del diritto internazionale, hanno aderito alla mobilitazione globale istituendo un Comitato Nazionale per garantire un’azione coordinata sul territorio. La campagna si propone di promuovere iniziative pubbliche finalizzate a chiedere: 1. la liberazione dei prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane, 2. la liberazione del leader politico palestinese Marwan Barghouti, 3. la chiusura dei centri di tortura israeliani, 4. la tutela dei diritti umani e dei diritti dei detenuti, 5. il rispetto della Terza e la Quarta Convenzione di Ginevra (1949) e il diritto internazionale umanitario, 6. l’accesso del Comitato Internazionale della Croce Rossa (ICRC) alle carceri e ai detenuti palestinesi in Israele. Si invitano associazioni, reti e realtà locali ad aderire alla campagna e coordinarsi per promuovere iniziative territoriali a partire dal 29 novembre e durante tutto il periodo della campagna. La liberazione di Marwan Barghouti e dei prigionieri palestinesi rappresenta un passo essenziale verso un percorso di giustizia, pace e libertà. PER INFORMAZIONI E ADESIONI: Luisa Morgantini, presidente AssoPacePalestina: tel. +39 3483921465 Per adesioni scrivere a: freemarwanitalia@proton.me RACCOLTA FIRME ONLINE [Petizione online aperta a cittadini e personalità pubbliche]: https://www.change.org/p/libert%C3%A0-per-marwan-barghouti-il-nelson-mandela-palestinese ADESIONI INIZIALI: Assopacepalestina, ANPI, ANBAMED, AOI ETS Rete Associativa – Cooperazione e Solidarietà internazionale, ARCI, AVS, ATTAC, CENRI, Centro Ricerche ed elaborazione della Democrazia (CRED), Comitato per la Democrazia Costituzionale, Comunità Palestinesi in Italia, Il Coraggio della Pace DISARMA, Gaza Freestyle, Gaza Fuori Fuoco, Giuristi Democratici Modena, Global Movement to Gaza, MERA25 Italia, No al Ponte, Ponti e non muri per la Palestina di Pax Christi Italia, PRC, Pressenza, Rete Italiana Pace e Disarmo, Rete No Bavaglio, Trasform! Italia, Veglie contro le morti in mare, Un Ponte Per. Assopace Palestina
Una donna emancipata assassinata a Tripoli e le notizie da Gaza, Cisgiordiania e Libano
Rassegna delle informazioni oggi raccolte e divulgate su Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo. Un crimine contro una donna moderna e indipendente, assassinata in pieno giorno a Tripoli: la 34enne Khansaa Al-Mujahid era una blogger molto apprezzata che molto probabilmente è stata uccisa per il fatto di essere la moglie di un politico di Zawia, Muadh al-Manfukh. La campagna promossa da AssoPace Palestina per salvare Marwan Barghouti, “il Mandela palestinese”, da 23 anni imprigionato nelle carceri israeliane, verrà lanciata il prossimo 28 novembre, alla vigilia della Giornata Internazionale di solidarietà con il popolo palestinese indetta dall’ONU. Oggi  presso la Corte di cassazione palestinese si apre il procedimento nei confronti di Hisham Harb, il colonnello in pensione della polizia palestinese arrestato a Ramallah, il 15 settembre scorso, pochi giorni prima del riconoscimento dello Stato palestinese da parte della Francia, che ne chiede l’estradizione perché accusato di aver compiuto l’attacco contro un ristorante ebraico a Parigi nell’agosto 1982. Situazione umanitaria a Gaza – Piogge e maree hanno reso la vita un inferno alle famiglie palestinesi accampate nella spiaggia di Khan Younis, Al-Mawassi. Centinaia di tende sono crollate sulla testa degli abitanti nella notte, mentre dormivano. Per l’ennesima volta, le famiglie colpite hanno perso tutto. Volontari e protezione civile hanno lavorato tutta la notte a salvare le persone in difficoltà, soprattutto bambini e anziani. Genocidio a Gaza – L’aggressione israeliana su Gaza non è cessata neanche un giorno. Bombardamenti continui su Khan Younis e Gaza città. Artiglieria, elicotteri e droni hanno compiuto attacchi con missili. I cecchini completano il lavoro con la mira agli sfollati che si avvicinano alle postazioni dell’esercito. Due ragazzi minorenni sono stati assassinati ieri mentre cercavano legna ad est di Gaza città. L’esercito israeliano ha esteso la cosiddetta linea gialla, che segna, sulle carte i limiti del ritiro, rioccupando vaste zone soprattutto nei pressi dei ruderi dei “centri urbani”. Secondo i rapporti giornalistici, sono stati uccisi ieri 23 civili e altri 87 sono rimasti feriti. Le squadre della protezione civile hanno estratto 8 persone uccise da un bombardamento israeliano nei giorni precedenti. Le vittime sono i componenti della stessa famiglia. La loro casa di tre piani era stata presa di mira da un drone con un missile che l’ha distrutta completamente. Le vittime sono 6 bambini e 2 donne. Cisgiordania – Scontri ieri a Nablus tra militanti palestinesi e truppe speciali dell’occupazione israeliana. L’esercito ha fatto intervenire l’aeronautica, bombardando una casa con gli elicotteri. È stato ucciso un combattente palestinese e catturati altri due. I rastrellamenti hanno toccato la maggior parte delle città e villaggi palestinesi. Particolarmente violenti sono stati gli attacchi dell’esercito nella provincia di el-Khalil ed a Hawwara (un villaggio a sud di Nablus incendiato dai coloni nel febbraio 2023, prima ancora del 7 ottobre). Stamattina, in un villaggio vicino a Jenin, l’esercito dopo un lungo assedio ha centrato una casa con un razzo anti carro, uccidendo gli abitanti. In due anni, le aggressioni israeliane compiute dall’esercito e dai coloni ebrei hanno causato l’uccisione di 1066 persone e il ferimento di oltre 10 mila. Sono stati arrestati oltre 20 mila palestinesi tra i quali 1600 minorenni. Libano – L’esercito israeliano sta preparando una nuova invasione del sud Libano. I segnali sono evidenti nei preparativi dell’esercito di Tel Aviv e nelle dichiarazioni dei “garanti” della tregua. L’amministrazione Trump ha collaborato all’attacco per l’uccisione del capo militare di Hezbollah, Tabtabayi con un bombardamento sulla capitale libanese Beirut. Il commento del presidente francese è stato molto chiaro: non una condanna dell’aggressione israeliana, ma un incitamento a colpire Hezbollah. Il presidente del parlamento libanese ha fotografato i contatti diplomatici tra il vertice libanese e i due paesi garanti della tregua, USA e Francia: “Non ci sono garanzie per la fine degli attacchi israeliani sulla capitale”. Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo / 25 NOVEMBRE 2025 * Blogger libica assassinata a Tripoli * Campagna internazionale per la liberazione dei prigionieri politici palestinesi * Il caso Hisham Harb e gli scheletri negli armadi dell’ANP. ANBAMED
Finta tregua e occupazione reale
Bombardamenti e demolizioni di case in tutta la Striscia. Israele prosegue il suo piano per la deportazione strisciante e graduale, rendendo il territorio inabitabile. Ieri sono state compiute 27 violazioni del cessate-il-fuoco. 24 civili uccisi e 87 feriti, portando il numero delle persone assassinate dalla data di firma della finta tregua a 342. Le truppe israeliane proseguono le demolizioni sistematiche e ricorrenti di case ancora in piedi, anche se diroccate da precedenti bombardamenti.  L’obiettivo è di rendere la Striscia inabitabile. È un’altra forma di aggressione militare e una violazione della finta tregua. Le demolizioni hanno interessato zone ad ovest della linea gialla, costringendo migliaia di famiglie ad un ennesimo sfollamento. La popolazione è costretta a vivere ammassata in condizioni estreme, in zone senza servizi, senza acqua e con migliaia di tonnellate di detriti attorno. L’arrivo dell’inverno inasprisce le condizioni di vita, in assenza di case o tende. “Il divieto all’ingresso di macchinari per movimento terra è una politica programmata per la deportazione”, ha affermato un ufficiale della protezione civile. In Cisgiordania intanto gli occupanti israeliani hanno confiscato ieri 1042 donum nella valle del Giordano, per la costruzione di strade di collegamento segregazioniste, per soli ebrei, tra le colonie ebraiche illegali. Un duplice danno per la popolazione nativa: toglie terre agricole ai villaggi palestinesi e rende molto più difficile il movimento alla popolazione assediata. Non si contano le invasioni militari nelle città e villaggi palestinesi. Un ragazzo ferito gravemente a el-Ram, a nord di Gerusalemme. La città maggiormente presa di mira ieri è stata Nablus, con l’ingresso nel centro commerciale cittadino di carri armati e mezzi cingolati di trasporto truppe. Una dimostrazione di forza punitiva ed inutile, che mirava soltanto alla distruzione del manto stradale. 22 novembre “Giornata nazionale di digiuno x Gaza” Si è svolto ieri, sabato 22 novembre, il digiuno per Gaza nella forma di un impegno nazionale. Più di trenta associazioni hanno aderito e si sono mobilitate con iniziativa pubbliche in solidarietà con la popolazione di Gaza e con il diritto del popolo palestinese alla libertà ed autodeterminazione. Molti media e social ne hanno parlato. Il digiuno a staffetta prosegue fino alla conclusione vera dell’aggressione militare. Per non voltare la faccia dall’altra parte. Per far sentire ai bambini palestinesi che siamo al loro fianco. “Oltre il digiuno, Gaza nel cuore”. Si propone di devolvere il costo di un pasto a favore di una raccolta fondi per la Palestina. Il link: https://gofund.me/4c0d34e2c Nel pomeriggio, dalle 17:00 alle 20:30 si è tenuto un incontro online, con la partecipazione di tre esponenti palestinesi: da Ramallah, Magida Al-Masri, del Consiglio Centrale palestinese, esponente del Hirak  Shaabi (Mobilitazione popolare) che aveva indetto lo scorso settembre lo sciopero della fame mondiale in occasione dell’assemblea  generale ONU dedicata alla Palestina. Al Masri è vice segretaria generale dell’FDLP. Un altro intervento apprezzato è stato quello di Asmaa Khaked Al-Hasanat, direttrice di Al-Najdah (soccorso sociale). Il libraio di Gerusalemme, Ahmad Muna, ha quindi descritto la discriminazione che subisce la cultura palestinese per mano del regime israeliano che occupa la città. Devastazione nella libreria, sequestro di libri, arresti con accuse assurde e poi dover pagare per il rilascio, malgrado non ci fossero né imputazioni né condanne. È stato deciso di dedicare la giornata alla figura del Mandela palestinese, Marwan Barghouti, da 23 anni in carcere in Israele.  Incontro per la Giornata Nazionale del Digiuno per Gaza – YouTube Libertà per Marwan Barghouti Il giorno 24 si terrà la seconda riunione organizzativa per avviare la campagna italiana in favore della liberazione dei prigionieri politici palestinesi e in particolare mettere fine alle torture e ai maltrattamenti. Al centro di tale campagna vi è l’obiettivo di salvare il Mandela palestinese, Marwan Barghouti, da 23 anni in carcere. Di seguito l’Appello: Campagna internazionale per la liberazione dei prigionieri politici palestinesi – Anbamed Libia Blogger assassinata a Tripoli. Un crimine contro una donna moderna e indipendente in pieno giorno, nella capitale Tripoli. Khansaa Al-Mujahid, 34 anni, è blogger molto apprezzata. Non per il suo impegno politico o sociale è stata uccisa, ma molto probabilmente per il fatto di essere la moglie di un politico di Zawia, Muadh al-Manfukh. La donna è stata inseguita mentre era nella sua auto da diverse altre macchine guidate da uomini armati; poi, quando è scesa per tentare la fuga a piedi, è stata raggiunta e crivellata di pallottole. La zona dove è stata assassinata ricade sotto il controllo di una milizia guidata dal fratello del ministro dell’interno. Blogger libica assassinata a Tripoli – Anbamed     ANBAMED
Nuova campagna per la liberazione di Marwan Barghouti
La campagna internazionale per la liberazione di Marwan Barghouti e di tutti i prigionieri politici palestinesi sarà lanciata ufficialmente il 29 novembre; lo ha annunciato il figlio Arab Barghouti in un video diffuso in questi giorni. Marwan Barghouti è detenuto da 23 anni nelle prigioni israeliane in condizioni disumane, condannato a 5 ergastoli con un processo  non equo e con accuse che lui ha respinto. Durante le recenti trattative per il cessate il fuoco era stato fatto il suo nome tra i prigionieri palestinesi che israele avrebbe rilasciato in cambio degli ostaggi ma alla fine non è stato liberato. Molti ritengono che Barghouti, considerato il Nelson Mandela del Medio Oriente,  potrebbe essere il leader in grado di riunificare le fazioni palestinesi ed essere un interlocutore valido nei prossimi passi delle trattative di pace. Pressenza IPA
Roma, assemblea nazionale Contro i re e le loro guerre, per la convergenza e l’inclusione
Sabato 15 novembre centinaia di militanti provenienti da tutta Italia si sono riuniti in un’aula troppo piccola dell’Università la Sapienza, a Roma, allo scopo di rilanciare il movimento oceanico sceso in piazza dal 22 settembre all’8 ottobre in solidarietà con la Global Sumud Flotilla, con la Freedom Flotilla e con la decennale lotta del popolo palestinese. L’assemblea, ispirata nel nome al No Kings Day che il 18 ottobre ha visto manifestare 7 milioni di americani contro l’autoritarismo di Trump, è stata organizzata da centinaia di realtà sociali, dalla Rete No Dl Sicurezza al Global Movement to Gaza, dalla CGIL alla campagna Stop Rearm Europe, fino alla Rete No Bavaglio e ad Assopace Palestina. Foto di Luciano Cerasa Decine gli interventi in presenza (tra gli altri Luisa Morgantini, i lavoratori della ex Gkn, Marco Bersani, membri degli equipaggi di mare e di terra delle Flotille, Maia Issa del Movimento Studenti Palestinesi) e a distanza. Marica Di Pietro di A Sud si collega da Belém, in Brasile, dove si stanno svolgendo la COP30 e il Vertice dei Popoli, un giovane obiettore di coscienza della rete Mesarvot parla da Tel Aviv e Arab Barghouti, il figlio più giovane del leader palestinese Marwan Barghouti in un videomessaggio ringrazia per il sostegno al popolo palestinese e annuncia che il 29 novembre si rilancerà la campagna per la liberazione del padre e di tutti i prigionieri palestinesi. Maya Issa del Movimento Studenti Palestinesi https://pressingweb.altervista.org/ In diversi interventi si propone che la manifestazione nazionale del 29 novembre diventi un appuntamento fondamentale della convergenza dei vari movimenti che costituiscono questo movimento composito per la caduta del governo, per fermare la corsa al riarmo e alla guerra e per costruire dal basso un altro mondo radicalmente diverso e ancora possibile. E’ necessario attraversare tutte le iniziative, cercando unità e convergenza al di là delle sigle che le promuovono: gli scioperi generali del 28 novembre (USB) e 12 dicembre (CGIL) la manifestazione di Nonunadimeno contro la violenza di genere il 22 novembre a Roma e il 25 a livello locale, quella del 23 novembre contro la transfobia e la manifestazione a Bologna il 21 novembre contro la partita di pallacanestro con la squadra di Israele. La rappresentante di Magistratura Democratica chiede di attivare una mobilitazione per il No al referendum sulla separazione delle carriere, che intende smembrare il CSM e mettere la mordacchia all’autonomia della magistratura, lasciando campo libero allo strapotere dispotico e antidemocratico dell’esecutivo. Al termine dell’assemblea i partecipanti si uniscono al Climate Pride, convocato per difendere l’ambiente e il clima, per chiedere una vera transizione ecologica, per promuovere la pace e opporsi all’oppressione del popolo palestinese. Foto di Mauro Zanella Mauro Carlo Zanella