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La musica contro il silenzio a Brescia. Non serve essere musicisti, serve esserci!
Dall’autunno 2023 siamo scesi in piazza molte volte, tanto che ormai se ne è perso il conto. Speravamo che il nostro manifestare contro la violenza crescente a Gaza e in Palestina in generale ad opera dello Stato sionista di Israele potesse avere qualche risonanza, scalfire la muraglia di biechi interessi occidentali. Ma la sordità si è dimostrata addirittura crescente, o almeno proporzionale alla gravità del genocidio e all’inesorabile agonia di un popolo a cui assistiamo impotenti e frustrati. Il muro di silenzio contro cui s’infrangono le nostre voci vorrebbe rendere anche noi silenziosi e rassegnati, come se si trattasse di una calamità naturale e non l’esito di precisi disegni, che si alimentano alla fontana avvelenata del razzismo, che affossa una parte dell’umanità per esaltarne delle altre. Il popolo di Gaza, con la voce che ancora gli rimane, ci chiede di non essere dimenticato, di testimoniare la sua resistenza con la sua nuda vita. Lo scempio di questa vita che si sta consumando nelle forme sempre più brutali nei brandelli di terra palestinese si riflette anche nelle nostre flebili voci. Ed è in questo preciso momento che la Musica contro il Silenzio ridà compattezza, permettendo il compianto, il lamento con la “Lacrimosa” di Mozart. Ed è quanto accade domenica 29 giugno a Brescia, al calar del sole di una torrida giornata, quando una moltitudine di strumentisti, cantori e non, in tenute variegate, non in divisa, si dà appuntamento in via Zanardelli all’esterno del Teatro Grande. Non c’è distinzione tra artisti e pubblico: ognuno può partecipare con la propria voce e il proprio ritmo per onorare i morti, restituendo dignità a chi è stato privato della vita. Intenso è il compianto corale, con la musica nella mente o sulle labbra, mentre il “Dona nobis pacem” è quasi una sosta in preghiera che rasserena… E intanto forse ci si chiede se qualcuno saprà di noi e se questo sarà un barlume nel buio. Una scaletta, condivisa su un gruppo creato da Sara Girelli Carasi, referente e regista dell’iniziativa, in pochi giorni ha raccolto una gran quantità di adesioni spontanee provenienti dalla Scuola di Musica, da associazioni musicali e cori della provincia di Brescia. Corrado Guarino ha diretto il coro e l’orchestra. Non sono state fatte delle prove. Piuttosto si è trattato di un flashmob suonando al momento, dopo essersi solo accordati su come eseguire i pezzi. Anche Brescia quindi ha rotto il silenzio per questa manifestazione apartitica, ma non apolitica, lanciata da Firenze e raccolta da diverse città italiane da Sud a Nord, come si legge nel comunicato stampa del 25 maggio “La nostra musica per rompere il silenzio. Saremo una voce sola contro il silenzio delle nostre istituzioni, per il diritto dei popoli a resistere alle minacce contro i diritti fondamentali dell’uomo.” In due giorni l’iniziativa diventa virale. A centinaia le persone si aggiungono sui vari gruppi Whatsapp, nuove città aderiscono ogni giorno, ci si prodiga per la richiesta delle autorizzazioni, per divulgare, per cercare spartiti musicali. Ringrazio di cuore chi ha suonato e cantato il 29 giugno a Brescia. La vostra musica è arrivata dritta all’anima, è stata potente, viva, carica di dolore e speranza insieme e mi ha profondamente commossa. In un mondo spesso troppo silenzioso davanti all’ingiustizia, avete dato voce a qualcosa di immenso.   Redazione Italia
“Occhio alla Cicca”: un porta-mozziconi per salvare l’ambiente e includere le fragilità
Un piccolo oggetto per una grande causa: così un’idea nata tra volontari diventa progetto sociale e ambientale in Franciacorta nella provincia di Brescia. Ma a fronte dell’entusiasmo, resta l’interrogativo: perché serve l’impegno dei cittadini per sopperire a un’assenza sistemica di prevenzione e tutela? Un mozzicone di sigaretta impiega fino a 10 anni per degradarsi. In quel tempo, rilascia metalli pesanti e sostanze tossiche che contaminano acqua, suolo e sabbia. Ogni anno, solo in Italia, ne vengono dispersi 14 milioni. Numeri che fanno tremare, ma che raramente muovono le coscienze quanto dovrebbero. In questo panorama si inserisce “Occhio alla Cicca”, un progetto che unisce sostenibilità, inclusione sociale e cittadinanza attiva. Nato quasi per caso, da un incontro tra i volontari di 5R Zero Sprechi e quelli del Lions Club Montorfano, ha preso vita grazie all’intuizione di trasformare un rifiuto non riciclabile – le custodie ibride degli occhiali – in uno strumento utile: un porta-mozziconi da spiaggia. Una risposta concreta e creativa a un problema ambientale spesso sottovalutato, che affligge anche le coste del Sebino e le aree verdi della Franciacorta (nella provincia di Brescia). E che ha già dato risultati tangibili: in soli quattro anni, la quantità di mozziconi raccolti nell’area del progetto si è ridotta dell’80%. Un nuovo passo: l’inclusione delle fragilità Il 2025 segna una svolta. Il progetto, finora basato su azione volontaria e sensibilizzazione ambientale, evolve ora in una direzione ancora più significativa: coinvolgere persone fragili – in particolare giovani con disturbi dello spettro autistico e con sindrome di Down – come protagonisti attivi. L’iniziativa è partita ufficialmente venerdì 6 giugno 2025, con l’inaugurazione del punto informativo presso la storica struttura di Sassabanek, sul lago d’Iseo. Lì verranno distribuite le custodie riciclate realizzate con il supporto della cooperativa La Nuova Cordata. Durante i mesi di giugno e luglio, i volontari – affiancati da educatori – parteciperanno a incontri informativi due volte a settimana e a campagne di raccolta sulle spiagge, rendendo tangibile l’idea che inclusione e sostenibilità possono e devono camminare insieme. Un impegno dal basso che interpella le istituzioni «Siamo un gruppo di amici con il “pallino dell’ambiente”, che ha deciso di dar vita a 5R Zero Sprechi per promuovere una cultura a rifiuti zero, fatta di riduzione, riuso, riparazione, riciclo e recupero», spiega Marco Migliorati, presidente dell’associazione. «Ma non ci limitiamo a parlarne: facciamo analisi merceologiche, serate informative, progetti nelle scuole, recupero di giocattoli e rifiuti abbandonati. Non chiediamo solo attenzione: agiamo». Tutto l’impegno messo in campo da 5R Zero Sprechi – e da molte realtà simili – porta però con sé una domanda cruciale: perché la cura dell’ambiente e la gestione dei rifiuti sono ancora lasciate al buon cuore e all’energia dei cittadini? Perché in territori come la Franciacorta e il Sebino, così attenti al profitto, al turismo di massa, all’espansione edilizia, manca ancora una strategia strutturale per la tutela del territorio? Un esempio virtuoso, ma isolato Il progetto “Occhio alla Cicca” dimostra che cambiare si può. Ma non basta. La lotta alla dispersione dei mozziconi non può restare un’iniziativa volontaria. Occorrono ordinanze comunali, controlli, sanzioni, infrastrutture per lo smaltimento, una rete di supporto pubblico che oggi, troppo spesso, manca. Nel frattempo, iniziative come questa riempiono un vuoto. Lo fanno con creatività, senso civico e una visione che guarda oltre il semplice rifiuto. Perché – come suggerisce il nome del progetto – serve occhio, attenzione, consapevolezza. E serve anche capire che ogni mozzicone a terra è un segno di indifferenza. Ma anche che ogni custodia riutilizzata è un seme di futuro. Per maggiori informazioni sul progetto o per contribuire, è possibile contattare l’Associazione 5R Zero Sprechi presso la Casa delle Associazioni in via Cimabue 16, a Brescia, e tramite i loro contatti disponibili sul sito web: https://www.5rzerosprechi.it/ Simona Duci
Militari nelle scuole a Brescia, Monza, Sondrio, Cremona: salvataggio animali e sicurezza alimentare
Leggiamo che quest’anno la polizia provinciale di Brescia avrà un suo stand nel grande parco giochi Seridò, evento organizzato ormai da ventisei anni e promosso dalla FSIM (Federazione Italiana Scuole Materne). Guiderà i bambini e le bambine nella simulazione di salvataggio di animali feriti o in pericolo. Per rappresentare gli animali verranno utilizzati dei peluche e i bambini e le bambine giocheranno a fare gli/le agenti utilizzando dei mini quad. Spostandoci un po’ sulla cartina troviamo che le classi terze della scuola secondaria di primo grado di Ornago e Burago sono state coinvolte in un progetto sulla legalità lungo tre anni con l’intervento dei carabinieri del territorio e, a conclusione del progetto hanno ricevuto dal raggruppamento dei carabinieri per la biodiversità di Mantova l’albero di Falcone. Nell’organizzazione è stato coinvolto anche il consiglio comunale dei ragazzi. Sempre in Lombardia nelle scuole di secondo grado troviamo un ciclo di incontri sulla legalità tenuto dai carabinieri del comando provinciale di Sondrio, alcune ore di formazione per il contrasto alla violenza di genere e alcune ore sul controllo e la prevenzione agroalimentare tenute dai carabinieri della compagnia di Cremona con le divisioni N.O.R e N.A.S, per un totale di quindici classi. I casi che qui riportiamo nei nostri articoli sono solo una piccola parte degli incontri tenuti sul territorio nazionale eppure danno l’idea di quanto il fenomeno stia pervadendo gli spazi dentro e fuori la scuola. Dalle scuole materne alle scuole secondarie di secondo grado e nei PCTO abbiamo il dovere come adulti di tutelare la qualità della relazione di apprendimento e dei contenuti trasmessi. La presenza di corpi militari negli spazi della formazione civile è un dato preoccupante. Vi invitiamo a seguire il lavoro dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, a segnalarci casi a vostra conoscenza a osservatorionomili@gmail.com e se condividete il nostro impegno a sostenerci con una donazione.  Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università