L’aritmetica delle politiche migratorie: il confine tra Calais e Dover
Sulle coste ventose di Calais, tende e rifugi di fortuna sorgono e scompaiono
nel giro di poche ore, spazzate via da sgomberi regolari. Qui, sulla soglia del
Canale della Manica, si consuma ogni giorno una delle frontiere più simboliche
d’Europa: quella tra Francia e Gran Bretagna.
Reportage e inchieste/Confini e frontiere
LE INVISIBILI: DONNE IN MOVIMENTO TRA CALAIS E GRANDE-SYNTHE
Resistere e sopravvivere ai margini della frontiera franco-britannica
Aurora Porcelli
30 Giugno 2025
Non è solo un confine geografico, ma uno dei punti cardine delle politiche di
esternalizzazione che caratterizzano l’intero continente in tema di migrazione.
Ed è proprio lungo queste coste che migliaia di persone ogni anno cercano di
varcare il mare, con la speranza di raggiungere il Regno Unito.
Le politiche di esternalizzazione delle frontiere non sono una prerogativa
italiana. Francia e Gran Bretagna hanno segnato una svolta nel 2003 con la firma
del Trattato di Le Touquet, entrato in vigore l’anno successivo, il quale ha
ridefinito i controlli alla frontiera marittima con l’obiettivo di gestire i
flussi migratori.
Al confine tra Francia e UK, il 2024 è stato l’anno più mortale per i bambini.
Dal 2018, 1/5 delle persone escluse dalle rotte sicure per il Regno Unito erano
bambini. Età media? Solo 7 anni. (Fonte: Calais Appeal 1)
Tale accordo si distingue per una peculiarità: il suo testo completo non è mai
stato pubblicato, e per leggerlo bisogna risalire agli archivi delle Nazioni
Unite, nel registro dei trattati depositato nel 2006 2
L’accordo ha di fatto ridefinito la gestione dei controlli di frontiera tra
Francia e Regno Unito. Chi vuole entrare in Inghilterra viene sottoposto ai
controlli della polizia britannica già sul lato francese della Manica, mentre
chi intende raggiungere la Francia deve affrontare i controlli delle autorità
francesi direttamente in territorio inglese.
Il risultato è che alle persone in movimento alle quali viene negato l’ingresso
nel Regno Unito, si ritrovano automaticamente bloccate in Francia.
L’articolo 9 del medesimo inoltre, contiene un elemento controverso: esclude la
possibilità di presentare domanda di asilo direttamente alla frontiera. In
pratica, chi intende chiedere protezione deve riuscire a raggiungere il
territorio del Regno Unito; altrimenti la richiesta viene respinta
immediatamente, privando così i migranti non solo di un canale legale di
accesso, ma anche del diritto a chiedere protezione riconosciuto dalle
convenzioni internazionali.
Pochi giorni fa, nel Regno Unito è arrivato la prima persona migrante
nell’ambito del cosiddetto “one in-one out deal”. L’accordo, discusso tra giugno
e luglio ed entrato in vigore il 4 agosto 2025, punta a scoraggiare le
traversate del Canale della Manica su imbarcazioni di fortuna. In base
all’intesa, la Francia riprende i migranti senza legami familiari nel Regno
Unito, mentre Londra concede asilo a chi può dimostrare connessioni familiari.
Notizie/Confini e frontiere
L’ACCORDO “UNO A UNO” TRA FRANCIA E REGNO UNITO
Un ulteriore passo verso la deumanizzazione delle persone migranti
Maria Giuliana Lo Piccolo
7 Agosto 2025
L’accordo presenta diverse criticità. Innanzitutto, limita l’accesso all’asilo
ai soli migranti con legami familiari nel Regno Unito, contravvenendo non solo
al principio di non-refoulement, ma più in generale ai dettami della Convenzione
di Ginevra sui rifugiati.
Presentato come deterrente ma, al contrario, rischia di spingere le persone a
intraprendere traversate ancora più pericolose. Sul piano pratico, scarica sulla
Francia il peso dei respinti, aggravando la già fragile situazione di Calais e
di altre città di confine come Dunkerque.
Infine, il meccanismo “uno dentro-uno fuori” riduce le persone a numeri
intercambiabili: chi non ha parenti nel Regno Unito viene respinto a prescindere
dal proprio bisogno di protezione e senza possibilità di vedere esaminata la
propria domanda d’asilo.
Dunque, se a livello politico le persone in movimento vengono trattate come
numeri da scambiare tra Londra e Parigi, sul terreno questa aritmetica si
traduce in sgomberi continui. Lo smantellamento della cosiddetta Jungle
nell’ottobre 2016 non ha risolto il problema, ma lo ha semplicemente disperso
lungo la costa.
Oggi, ogni due giorni tende e rifugi vengono demoliti, costringendo uomini,
donne e bambini a ricominciare da zero, mentre le ONG vedono il loro lavoro
vanificato dai sequestri o dalla distruzione sistematica di tende e beni.
Tuttavia, il lavoro delle organizzazioni non si esaurisce nella distribuzione di
beni di prima necessità. Fondamentale è anche la denuncia pubblica di quanto
quotidianamente accade lungo la frontiera. In questo senso, un ruolo centrale è
svolto da Human Rights Observers 3, un team di volontari attivo tra Calais e
Grande-Synthe.
La loro missione è monitorare, documentare e contestare le pratiche delle
autorità, con l’obiettivo di difendere i diritti fondamentali delle persone in
movimento, attraverso l’osservazione diretta delle operazioni di polizia e la
raccolta di testimonianze sia dai migranti sia dai volontari presenti sul campo.
PH: Human Rights Observers
Ma cosa si intende quando si parla di ‘sgombero’? Secondo la definizione
dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, si definisce
una ‘forced eviction’: “the permanent or temporary removal against their will of
individuals, families and/or communities from the homes and/or land which they
occupy, without the provision of, and access to, appropriate forms of legal or
other protection” 4.
Tenendo questa definizione in mente, le operazioni di sgombero a Calais sono
caratterizzate dalla loro frequenza e regolarità. Ogni 48h, dunque, convogli
composti da prefettura, polizia francese, gendarmeria mobile e talvolta CRS
(Compagnie républicaine de sécurité) arrivano negli accampamenti informali di
Calais per sgomberare gli alloggi di fortuna. Armati e accompagnati da squadre
di pulizia, obbligano le persone a spostarsi in aree designate portando con sé
tutti i beni.
Inoltre, durante tali operazioni, la polizia effettua controlli d’identità che
spesso sfociano in arresti, talvolta persino di minorenni che per legge
dovrebbero godere di protezione statale.
L’osservazione e la documentazione di queste operazioni è particolarmente
complicata: gli osservatori, volontari, avvocati e giornalisti vengono tenuti
fuori dal vasto perimetro di sicurezza, limitando la possibilità di monitorare
ciò che accade sul campo. In questo scenario, la trasparenza diventa
un’illusione.
Ogni sgombero a Calais ripete lo stesso schema: vite trasformate in numeri,
diritti ridotti al silenzio, speranze spezzate e storie cancellate in pochi
istanti, mentre le persone restano intrappolate in un limbo di precarietà e
invisibilità, dove ogni politica di sicurezza e respingimento apre la strada a
una nuova ferita sociale.
E, come sottolineato in un rapporto del Relatore Speciale sui diritti dei
migranti: “la percezione dei migranti da parte di molti attori come “illegali” è
controproducente e non si basa su fatti né sulle disposizioni del diritto
internazionale. Sebbene i migranti che arrivano nell’Unione Europea senza
documenti si trovino in una situazione irregolare (o “senza documenti” o “non
autorizzata”), non hanno commesso alcun reato. […] Ciò ha anche avuto un impatto
sulla percezione generale dei migranti da parte dell’opinione pubblica,
legittimando politiche non conformi alle garanzie dei diritti umani e
contribuendo a xenofobia e discriminazione” 5.
1. Calais Appeal unisce 6 organizzazioni (L’Auberge des Migrants with their two
projects Channel Info Project and Woodyard, Calais Food Collective, La
Capuche Mobilisée, Project Play, Refugee Women’s Centre, e Utopia 56 Calais
& Grande-Synthe) che forniscono cibo, riparo e supporto e chiedono: Percorsi
sicuri; Libertà di movimento; Fine della violenza al confine; Accesso ai
servizi di base ↩︎
2. United Nations, Treaty Series, 2006, p. 160 ↩︎
3. Human Rights Observers, Forced evictions in Calais and Gande-Synthe ↩︎
4. OHCHR, Forced evictions, Special Rapporteur on the right of adequate housing
↩︎
5. Human Rights Council, Report of the Special Rapporteur on the human rights
of migrants, François Crépeau, A/HRC/29/36, 8 Maggio 2015, p. 14, para. n.
72 ↩︎