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frittura mista|radio fabbrica 28/10/2025@1
Il primo argomento della serata è stata l’assemblea “Nessun sostegno al genocidio. Nessun accordo con Israele” che si terrà giovedì 30 ottobre alle 18 in piazza Castello. Ne abbiamo parlato con chi della nostra redazione sta partecipando a queste assemblee e con due ospiti in studio tra i promotori delle stesse. Si tratta del tentativo […]
frittura mista|radio fabbrica 28/10/2025@0
Il primo argomento della serata è stata l’assemblea “Nessun sostegno al genocidio. Nessun accordo con Israele” che si terrà giovedì 30 ottobre alle 18 in piazza Castello. Ne abbiamo parlato con chi della nostra redazione sta partecipando a queste assemblee e con due ospiti in studio tra i promotori delle stesse. Si tratta del tentativo […]
Lettera aperta sul DDL di censura alle critiche a Israele
Alcuni docenti, in nome di quel residuo di libertà di insegnamento che consiste nel concepire la propria classe come un gruppo di apprendimento che non inizia un percorso formativo standardizzato, ma elaborato su misura per loro, per allenarli alla socioanalisi e farne poi dei futuri cittadini consapevoli, non ci stanno! Col DDL Gasparri, equiparare l’antisemitismo all’antisionismo o semplicemente far rientrare nel primo anche una semplice critica all’establishment di un criminale di guerra come Netanyahu, rappresenta un salto all’indietro di ottant’anni e dà la misura della forza delle connessioni politiche ed economiche con uno Stato maestro in colonialismo di insediamento, gli USA (vd. genocidio di circa 50milioni di nativi americani) e con il suo vassallo in Medio Oriente, Israele (vd. genocidio in corso e 80 anni di colonialismo di insediamento e apartheid). Gasparri, senatore di Forza Italia, emergeva già due anni fa in un servizio di “Report” su RaiTre, con tutti i suoi legami imbarazzanti con le lobby sioniste e in particolare con chi si occupa di Cybersecurity, fiore all’occhiello di Israele (https://www.thegoodlobby.it/conflitto-di-interessi-porte-girevoli-lobbying-maurizio-gasparri-sembrerebbe-non-farsi-mancare-nulla/). È anche grazie al proprio apparato di spionaggio digitale ( vs. ultime novità su Wired:  https://www.wired.it/article/paragon-spyware-caltagirone-orcel-copasir-indagine-audizione-mantovano/) che Israele tiene sotto ricatto mezzo mondo “occidentale”, prima fra tutti l’Italia, consentendogli di avere alleati bipartisan tra i parlamentari e gli eurodeputati che organizzano la copertura politica, tramite l’inattività e/o la disinformazione. In quest’ultimo settore della cosiddetta guerra ibrida, rientra la campagna mediatica che attraverso un massiccio bombardamento di news tendenziose sta presentando il progetto immobiliare-colonialista di Trump & Co. per Gaza, addirittura come un piano di pace. Alcuni docenti, quindi, non ci stanno e scrivono questa lettera aperta: Dopo le manifestazioni oceaniche in solidarietà con la Palestina che hanno visto la partecipazione di insegnanti, studenti ed educatori, siamo allarmati dalla possibilità che nel nostro Paese venga approvata una legge che di fatto renderebbe illegale l’espressione di quelle critiche nelle scuole, nelle università e nelle strade.  Sono, infatti, in discussione al Senato ben tre disegni di legge che, con l’obiettivo dichiarato di contrastare l’antisemitismo, rischiano invece di mettere il bavaglio a ogni possibile critica allo Stato di Israele. Ci riferiamo al DDL 1627 – Gasparri (FI), al DDL 1004 – Romeo (Lega) e al DDL 1575 – Scalfarotto (Italia Viva). Questi testi sono così simili che la commissione del Senato il 30 settembre scorso ha deciso di unificarli e per questo anche noi li consideriamo come un’unica minaccia alla libertà d’espressione nel nostro Paese.   Innanzitutto, in questi disegni di legge si vuole rendere legalmente vincolante la definizione di antisemitismo proposta dall’International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA). Questa decisione, però, come è stato rilevato anche da tanti esperti (1) (e in ultimo dalla storica Anna Foa in audizione al Senato il 23/09 scorso), porterà ad effetti paradossali ampliando l’accusa di antisemitismo ad ogni possibile critica ad Israele. Negli esempi, infatti, si legge che sono da considerare antisemitismo:  * “Negare agli ebrei il diritto dell’autodeterminazione, per esempio sostenendo che l’esistenza dello Stato di Israele è una espressione di razzismo.” * “Applicare due pesi e due misure nei confronti di Israele, richiedendo un comportamento non atteso da o non richiesto a nessun altro Stato democratico.” * “Fare paragoni tra la politica israeliana contemporanea e quella dei nazisti.” Vogliamo ricordare, però, che le condanne a Israele arrivano da istituzioni come la Corte di Giustizia Internazionale e le Nazioni Unite (2) e sono accuse circostanziate basate sul diritto internazionale. Sollevare la critica nei confronti di Israele e richiamare tutte le autorità, compreso il nostro governo, ad agire per fermare questi crimini non può essere considerato espressione di antisemitismo. Cosa che, invece, sta già accadendo nei Paesi in cui l’applicazione di questa definizione ha portato a una stretta repressiva ingiustificata.  In Inghilterra, ad esempio, recentemente sono state arrestate 890 persone per il solo fatto di aver partecipato a una manifestazione per la Palestina (3). In Germania il governo ha accusato di antisemitismo associazioni per i diritti umani quali Amnesty International o Human Rights Watch, che hanno mostrato nei loro rapporti le somiglianze tra quanto sta commettendo Israele nei territori occupati e le politiche segregazioniste attuate in Sudafrica durante il regime di apartheid (4). Sempre in Germania è stata messa al bando, perché ritenuta antisemita, un’associazione nonviolenta come BDS. Ma questa associazione, proprio ispirandosi alla storia luminosa della lotta al regime sudafricano, propone campagne di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro Israele sino a quando non rispetterà, nei fatti, i principi del Diritto Internazionale liberando dal terribile regime di occupazione militare i territori palestinesi, riconoscendo il diritto al ritorno dei rifugiati, smantellando il muro dell’apartheid e trattando con pari diritti i cittadini palestinesi che oggi vivono in Israele.  Inoltre, in quei Paesi europei e negli USA la stessa definizione viene utilizzata oggi per accusare di antisemitismo le associazioni ebraiche come Jewish Voices for Peace che si sono mobilitate contro il genocidio. Le università vengono ricattate con il taglio dei fondi (5) e si arriva al punto di vincolare i finanziamenti all’adesione preventiva a tale definizione dell’IHRA, cosa che comporta l’obbligo di vigilanza sui contenuti dei corsi di insegnamento, determinando un meccanismo di forte autocensura e limitazione delle libertà di espressione (6).    Per questo, temiamo che, se dovesse passare questo disegno di legge, la repressione del dissenso che vediamo in altri Paesi potrebbe realizzarsi anche nel nostro. Infatti, sulla base della definizione di antisemitismo dell’IHRA e richiamandosi al codice Rocco di epoca fascista, sarà possibile negare per ragioni di “moralità” l’autorizzazione a manifestazioni pubbliche “anche in caso di valutazione di grave rischio potenziale per l’utilizzo di simboli, slogan, messaggi e qualunque altro atto antisemita” (art. 3 del DDL 1004 – Romeo). Addirittura, nel DDL 1627 – Gasparri si prevede la condanna da due a sei anni di reclusione per la propaganda dell’ostilità “in tutto o in parte” nei confronti dello Stato di Israele ed è prevista l’aggravante dell’utilizzo di simboli riconducibili a questa definizione di antisemitismo (Art. 4 – DDL Gasparri). Cosa ne sarà dei nostri cartelloni contro Netanyahu o delle bandiere della Palestina? Saranno considerati dei reati come avviene in altri Paesi europei?  La libertà di espressione e di insegnamento nelle nostre scuole e università verrebbe gravemente minacciata, dato che nel DDL 1627 – Gasparri è previsto sulla base della definizione dell’IHRA l’obbligo di “tempestiva segnalazione” alle autorità di polizia e le sanzioni previste possono arrivare fino al licenziamento (art. 3 – DDL Gasparri).  Si prevedono, inoltre, corsi di formazione per alunni e alunne organizzati dal Ministero dell’Istruzione che dovranno equiparare l’antisemitismo e l’antisionismo. Corsi analoghi sono previsti per le forze dell’ordine, in modo da rendere più efficace l’individuazione e la repressione di casi che rimandano a questo tipo di definizione. (art. 2 DDL – Gasparri) Tutto questo ci spaventa molto perché in questo modo si finisce per confondere un’ ideologia razzista come l’antisemitismo, ancora viva nel nostro Paese e da contrastare, con la critica a un progetto di colonialismo di insediamento che si è espresso mediante la sistematica infrazione del diritto internazionale. Ribadiamo che non c’è nulla di ebraico nel colonialismo, nell’apartheid o nel genocidio. Per questo contrastare le politiche violente e razziste di Israele oggi non può essere considerato una forma di antisemitismo. Critiche al sionismo, tra l’altro, provengono anche dal mondo ebraico e sono centrali nel pensiero di intellettuali ebrei che consideriamo tra i fondatori della nostra riflessione sulla Shoah, come Hannah Arendt e Primo Levi. Con questa legge anche questi autori finirebbero per essere tacciati di antisemitismo.  Siamo convinti che lasciare che anche le voci più critiche nei confronti di Israele possano esprimersi sia essenziale per dare ai nostri studenti la possibilità di capire e imparare a individuare con chiarezza cosa sia davvero l’antisemitismo, o l’antisionismo, e che questo non sia confuso in nessun caso con il primo. Riteniamo, quindi, di estrema importanza per le sorti democratiche del nostro Paese quanto si sta discutendo oggi in Parlamento. L’approvazione di questi disegni di legge comporterebbe un rischio di violazione degli articoli della Costituzione che riguardano i diritti inviolabili dell’uomo, sia come individuo, sia nelle formazioni sociali in cui si sviluppa la sua personalità (art. 2); la libertà di espressione (art. 21) e la libertà di insegnamento (art. 33). Per questo, facciamo appello a tutta la società civile, affinché si mobilitino tutte le forze democratiche del nostro Paese al fine di manifestare, dentro e fuori dal proprio posto di lavoro, tutta la propria contrarietà a questo disegno di legge liberticida. Non vogliamo lavorare in una scuola censurata e controllata, non vogliamo che la ricerca accademica si svolga sotto minaccia, non vogliamo vivere in un Paese dove le libertà di parola, opinione, espressione sono represse.  Docenti, educatrici ed educatori per il rispetto dei diritti umani in Palestina  (1) https://morasha.it/artisti-e-intellettuali-anche-ebrei-firmano-una-lettera-contro-la-definizione-diantisemitismo-dellihra/?utm_source=mailpoet&utm_medium=email&utm_campaign=kolot-artisti-eintellettuali-anche-ebrei-firmano-una-lettera-contro-la-definizione-di-antisemitismo-dell-ihra_334 (2) https://www.un.org/unispal/document/report-of-the-secretary-general-icj19dec24/?utm_source=chatgpt.com (3) https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2025/09/07/polizia-890-arresti-a-protesta-palestine-action-alondra_a29f9a92-d4db-4a9a-b467-870e0d52f777.html (4) https://www.dw.com/en/germany-rejects-amnestys-apartheid-label-for-israel/a60637149?utm_source=chatgpt.com (5) https://www.theguardian.com/us-news/2025/mar/07/trump-administration-cancels-columbia-universityfunding (6) https://www.theguardian.com/education/2023/sep/13/antisemitism-definition-used-by-uk-universitiesleading-to-unreasonable-accusations?utm_source=chatgpt.com     Stefano Bertoldi
La scuola non si arresta. Studenti ai domiciliari e senza lezioni per aver manifestato
Il 25 settembre 2025 a Milano si è svolta l’udienza per l3 due student3 arrestat3 durante la manifestazione del 22. Dopo essere state tradotte al Beccaria per tre notti, da oggi l3 student3, un ragazzo e una ragazza di 17 anni di un liceo milanese, sono agli arresti domiciliari accusat3 di resistenza aggravata e danneggiamenti senza possibilità di frequentare la scuola. Per i prossimi sei mesi, quando si terrà il processo vero e proprio, l3 due ragazz3 minorenni verranno privat3 del diritto allo studio. Come lavoratrici e lavoratori della scuola consideriamo tutto ciò una condanna pesantissima poiché nega un diritto fondamentale e inalienabile della persona sancito dalla Costituzione e dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Con la riforma Valditara e il famigerato cinque in condotta, abbiamo da subito intuito il decorso della scuola pubblica sempre più lontano dai suoi fondamenti di inclusività e di spazio di possibilità per tutt3, soprattutto per chi non parte da posizioni privilegiate o vive situazioni di disagio causate da situazioni più personali. Quanto accaduto oggi va oltre il modello di scuola razzista, classista e militarizzato che abbiamo visto degenerare negli ultimi anni. Quanto accaduto oggi va oltre le misure previste dal decreto sicurezza attualmente legge 80/2025. Quanto accaduto oggi mostra che siamo ufficialmente in un processo di israelizzazione della scuola e delle istituzioni. Dopo la manifestazione del 22 settembre Israele ha pubblicato un dossier sulle piazze italiane riportando coordinate geografiche e pericolosità, classificando gli organizzatori delle piazze in livelli di rischio. Ciò che salta all’occhio è che la maggior parte delle organizzazioni segnalate sono collettivi universitari e studenteschi. La piazza del 22 ha denunciato a gran voce il genocidio in Palestina e ha portato in piazza, come non si vedeva da tempo,  studenti e insegnanti oltre alle altre migliaia di persone. Riteniamo che il ruolo della comunità educante in questo momento sia cruciale. Il 22 in piazza c’erano dei ragazzi giovanissimi, chi parte di qualche collettivo, chi per la prima volta in manifestazione. Chissà quant3 ragazz3 hanno finalmente trovato o ritrovato la voglia e la forza di scendere in piazza. Riteniamo che sia fondamentale dire all3 student3 che il 22 è stata una data storica. A Milano c’era una piazza moltitudinaria che ha attraversato le strade della città e che, come accaduto in tutto il resto del paese, chiedeva di entrare in stazione per “bloccare tutto”. La rivendicazione di 80.000 persone scese in piazza, di cui moltissimi giovani, non è stata accolta in alcun modo ed è stata brutalmente repressa. Il modello Milano non si ferma davanti a nulla, né davanti all’assenza di diritti di chi abita questa città né davanti alla morte del popolo palestinese. Ci preme denunciare la violenza delle tre ore di lacrimogeni ad altezza uomo in una piazza di lavoratori, student3, famiglie, bambin3 e animali mentre si poteva concedere spazio come in altre città (a Napoli è stata simbolicamente occupata la stazione ferroviaria, a Roma bloccata l’autostrada, senza alcun intervento della polizia, ndR). Ci preme denunciare la violenza che abbiamo visto e vediamo nella complicità delle nostre istituzioni, scuole e università comprese, con Israele. Ci preme denunciare la violenza che vediamo oggi negando il diritto allo studio a due ragazz3 privat3 della loro dignità di student3. Invitiamo tutta la comunità della scuola a prendere posizione contro questa assurda condanna: a stare accanto all3 loro student3, ad informarl3 su quello che accade all3 loro compagn3, non per intimidirl3 ma per renderl3 sempre più consapevoli di come il modello Israele stia occupando le nostre vite e il nostro agire. Perché Gaza è la vetrina di una macchina bellica che passa sopra i diritti umani, ma è anche la più grande occasione per riprenderci i nostri diritti e la dignità delle nostre vite. Riferimenti e link: Dossier del Ministero israeliano della diaspora e della lotta all’antisemitismo Report – Italy – Nationwide Demonstrations and General Strike in Solidarity with Gaza – September 22, 2025 Intervento della mamma di una delle arrestat3 durante la conferenza stampa del 26.09.2025 https://www.instagram.com/reel/DPEMvpfCNwD/?igsh=MXIxaWk2dzZ1N3RoeQ== Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università