Giustizia per le vittime della fortezza Europa
122 funzionari dell’Unione Europea e dei suoi Stati Membri potrebbero essere
indagati dalla Corte Penale Internazionale per crimini contro l’umanità a causa
del trattamento dei richiedenti asilo nel Mediterraneo Centrale, in base al
report presentato da Front-LEX.
Dopo sei anni di indagini, gli avvocati Juan Branco – uno dei difensori di
Julian Assange – e Omer Shatz – direttore della ONG front-LEX 1,- insieme al
team dell’organizzazione e la clinica legale “International Law in Action”
dell’università parigina Sciences Po, hanno presentato 2 alla Corte Penale
Internazionale un report di 700 pagine che denuncia come i membri dell’apparato
di potere europeo siano direttamente ed individualmente responsabili per crimini
contro l’umanità, avendo ideato ed implementato politiche restrittive contro i
flussi migratori nel Mediterraneo Centrale 3.
Questo rapporto rappresenta il punto d’arrivo di un percorso quasi decennale.
front‑LEX è un’organizzazione legale indipendente, focalizzata sulla difesa dei
diritti umani attraverso la litigazione strategica contro le politiche
migratorie dell’UE, in particolare quelle gestite da Frontex 4. Utilizzando il
diritto come strumento di cambiamento sociale, agisce in contesti legali
complessi per sfidare pratiche come i respingimenti illegali e la cooperazione
con regimi autoritari.
Dopo i grandi naufragi del 2013, l’Unione Europea e gli Stati Membri potenziano
i loro accordi con i Paesi di transito, primo tra tutti la Libia, e viene dato
inizio ad una campagna di diffamazione contro le ONG che lavorano nel
Mediterraneo sopperendo alle mancanze dei governi europei.
L’8 maggio 2017 la Procuratrice della Corte Penale Internazionale (CPI) riporta
al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che «seri e diffusi» crimini
contro l’umanità – tra cui omicidi, stupri, e torture – vengono commessi contro
«migliaia di persone migranti vulnerabili, inclusi donne e bambini».
È un momento storico, la prima volta in cui viene formalmente riconosciuta la
possibilità di crimini internazionali 5 lungo la rotta del Mediterraneo
centrale. Tuttavia, dopo 8 anni, più di 25mila morti e 150mila deportati in
Libia, le parole della Procuratrice sono rimaste parole: la CPI non ha ancora
aperto né l’istruttoria né formulato un’accusa.
La Corte Penale Internazionale (CPI), con sede all’Aia, è un tribunale
permanente che giudica individui accusati di genocidio, crimini contro
l’umanità, crimini di guerra e di aggressione. Istituita dallo Statuto di Roma
del 1998, interviene solo quando gli Stati non possono o non vogliono perseguire
tali crimini. È indipendente dalle Nazioni Unite, ma collabora con esse.
La società civile ha però continuato a lavorare. Nel 2019, l’avv. Shatz e l’avv.
Branco hanno inviato una comunicazione4, in base all’Articolo 15 dello Statuto
di Roma 6, il cui contenuto dimostra che i crimini “seri e diffusi” di cui aveva
parlato la Procuratrice sono sistematici, e commessi in base alle politiche
migratorie dell’Unione Europea, elaborate con lo scopo preciso di impedire a
qualunque costo ai richiedenti asilo di raggiungere il suolo europeo.
In particolare, sono state individuate due politiche di deterrenza: la prima,
uccisioni di massa per annegamento, iniziata con la chiusura dell’Operazione
Mare Nostrum 7, inquadrata nel crimine contro l’umanità di omicidio; la seconda,
adottata proprio contro le ONG che hanno tentato di riempire questo vuoto letale
creato nel Mediterraneo, respingimenti di massa per procura grazie alla
conclusione di accordi con la Libia 8 inquadrata nei crimini contro l’umanità di
deportazione, sparizione forzata di persone, omicidio, tortura, stupro,
riduzione in schiavitù, reclusione, e altri atti inumani diretti contro civili
9.
Confermando questo inquadramento, nel 2020 il caso è stato ammesso dalla
Procuratrice della CPI. Questa ha così affermato la propria giurisdizione: la
CPI, in base all’articolo 13 dello Statuto di Roma, ha infatti giurisdizione non
solo su deferimento dei procuratori nazionali o del Consiglio di Sicurezza, ma
anche in caso di indagine aperta proprio motu, per cui è necessaria
l’autorizzazione della Camera preliminare della Corte (Pre-trial Chamber).
Afferma anche il fatto che ci sia una base ragionevole per credere che tali
crimini fossero effettivamente stati commessi. Ulteriore conferma è giunta nel
2023, quando una Missione di accertamento dei fatti delle Nazioni Unite,
istituita dal Consiglio dei diritti umani ha concluso che l’UE e gli Stati
Membri stanno partecipando in crimini contro l’umanità commessi lungo la rotta
del Mediterraneo centrale.
Tuttavia, in un’audizione davanti al Parlamento Europeo del maggio 2020, la
Procuratrice della CPI ha sottolineato che la prima comunicazione di Front-lex
riguardava la responsabilità degli Stati, elemento alieno alla giurisdizione
della CPI, che si occupa invece di responsabilità individuale.
A luglio 2020, la comunicazione è stata aggiunta al dossier riguardante la
situazione in Libia; secondo gli autori della comunicazione, erroneamente,
considerando che le vicende analizzate sono diverse e concettualmente slegate
dal conflitto civile libico.
Vista l’inerzia della CPI, il team di Front-lex ha presentato una seconda
comunicazione, il 6 ottobre 2025 10. Questa è concentrata sull’apparato di
potere che ha progettato e implementato i crimini descritti nella prima
comunicazione e sull’identificazione degli individui che li hanno ideati,
ordinati, ed eseguiti.
Sono stati analizzati i sistemi di 28 Stati (i 27 Stati UE e il Regno Unito) e
le istituzioni europee, mappando ogni organo ed agenzia coinvolta, estraendo i
nomi dei funzionari, e valutando la responsabilità penale individuale di ognuno.
A tal fine, sono stati intervistati 77 testimoni e potenziali sospetti, sono
stati analizzati documenti interni e verbali di riunioni confidenziali, nonché
documenti pubblici.
Il risultato è una lista di 122 responsabili, nei cui confronti sussistono
fondati motivi per ritenere che i sospettati abbiano partecipato alla
commissione dei reati contestati.
Quello che si richiede alla CPI è di chiedere l’autorizzazione per aprire
un’indagine ed esaminare la responsabilità penale dei sospetti individuati,
coordinarsi con i rappresentanti legali delle vittime per ottenere ulteriori
prove, e di ri-nominare la popolazione civile colpita come «richiedenti asilo di
diverse nazionalità transitanti lungo la rotta del Mediterraneo centrale» (e non
più come “migranti libici”).
I 122 responsabili sono stati suddivisi in quattro categorie, in base al grado
di responsabilità (highest, high, medium e low). Nella prima, alti funzionari
delle istituzioni e delle agenzie europee (il Consiglio dell’Unione Europea, la
Commissione, Frontex, l’EEAS, e l’Agenzia Europea per la Sicurezza Marittima), e
Ministri e Capi di Stato europei. Spiccano Angela Merkel, Joseph Muscat (primo
ministro maltese dal 2013 al 2020), e Viktor Orban.
I nomi italiani sono 32, un quarto del totale, cifra vertiginosa se si considera
che la lista include cittadini di altri 27 Paesi e funzionari UE.
Tra questi, tre Presidenti del Consiglio dei Ministri (Paolo Gentiloni, Matteo
Renzi e Giuseppe Conte), tre ministri degli interni (Angelino Alfano, Marco
Minniti e Matteo Salvini), Andrea Orlando (ministro della Giustizia dal 2014 al
2018), Danilo Toninelli (ministro dei trasporti nel 2018), Elisabetta Trenta
(ministra per la difesa nel 2018), Enzo Milanese (ministro per gli affari
esterni nel 2018), membri di gabinetto, PM di Trapani e Catania, ufficiali della
Guardia Costiera.
I rappresentanti legali delle vittime hanno presentato alla CPI anche un’altra
lista, “the officials database”, contenente i nomi di individui che hanno
ricoperto cariche ufficiali durante il periodo esaminato, il cui coinvolgimento
merita ulteriori analisi.
La lista contiene 384 nomi, tra cui l’ex Primo Ministro greco Tsipras e l’ex PM
inglese David Cameron. Anche qui, l’Italia è sovra rappresentata: 108 italiani,
tra cui Luciana Lamorgese, Luigi di Maio e Matteo Piantedosi. In quanto paese
primario d’arrivo delle persone migranti, l’Italia ha avuto un ruolo centrale
nell’implementazione delle politiche UE nel Mediterraneo Centrale, richiedendo e
introducendo regole sempre più restrittive contro i richiedenti asilo e contro
le ONG.
Il report analizza in particolare il coinvolgimento delle istituzioni italiane
nella conclusione del Memorandum Italia – Libia, stabilito nel 2017 e rinnovato
per la terza volta il 17 ottobre 2025 11, e nell’istituzione del Fondo Africa,
nella collaborazione con Frontex e la “guardia costiera” libica per
respingimenti in acque italiane e internazionali.
Approfondimenti
MEMORANDUM ITALIA-LIBIA, UN PATTO DI VIOLAZIONI E ABUSI
Il 2 novembre l’accordo sarà rinnovato. Refugees in Libya: manifestiamo a Roma
il 18 ottobre
Carlotta Zaccarelli
29 Settembre 2025
L’azione di Front-lex e degli avvocati Branco e Shatz è innovativa.
Giuridicamente, è una strada mai provata prima: non esistono al momento cause
intentate contro gli Stati europei o l’Unione Europea davanti alla CPI o alla
Corte di Giustizia Internazionale per crimini commessi contro le persone
migranti.
È invece consolidata la giurisprudenza della CEDU sul punto – tanto che è stato
richiesto alla Corte di riconsiderare il proprio orientamento, considerato da
diversi leader europei, Italia e Danimarca in primis, troppo garantista 12.
Anche a livello nazionale ci sono state delle evoluzioni: le corti penali
italiani hanno emesso condanne concernenti naufragi o deportazioni forzate in
Libia, e il Servizio Scientifico tedesco ha nel 2023 indicato come respingere i
richiedenti asilo verso la Libia potesse dare adito a responsabilità penale
individuale in base al Codice Penale tedesco. Nel 2024 la Corte costituzionale
italiana ha riconosciuto che la Libia non è un Paese sicuro per i richiedenti
asilo, e che i respingimenti costituiscono un crimine in base alla legge
internazionale 13.
Approfondimenti/Guida legislativa
CORTE DI CASSAZIONE: LA LIBIA NON È UN PORTO SICURO
Chiunque consegni alle autorità libiche le persone soccorse è perseguibile
Avv. Arturo Raffaele Covella
28 Febbraio 2024
L’incisività della CPI è stata fino ad ora piuttosto limitata, e questo anche
sul fronte delle indagini sulle azioni di Gheddafi e il conflitto libico. Ad
ottobre 2024 la Camera preliminare ha desecretato sei mandati d’arresto contro
membri della milizia al Kaniyat per crimini di guerra, ma i responsabili sono
tuttora in libertà; nonostante ciò, la Corte ha annunciato la propria intenzione
di chiudere il dossier nel 2026.
Il 18 gennaio 2025 la CPI emette un mandato d’arresto contro Osama Almasri
Njeem. Poco dopo il suo arresto in Italia, viene rimpatriato in Libia a bordo di
un aereo di Stato italiano. Gli avvocati Shatz e Branco presentano una mozione
alla CPI richiedendo di indagare sull’accaduto, prospettando una responsabilità
di Giorgia Meloni, Carlo Nordio e Matteo Piantedosi per ostruzione della
giustizia in base all’articolo 70 dello Statuto di Roma.
Notizie
CASO ALMASRI: LAM MAGOK CHIEDE ALLA CORTE COSTITUZIONALE DI FARE LUCE
SULL’OPERATO DEI MINISTRI
«L’Italia è sotto ricatto e il Governo lo rivendica come scelta politica»
Redazione
21 Ottobre 2025
Il 17 ottobre 2025 la Camera preliminare della CPI 14 ha individuato nel
comportamento italiano una violazione dello Statuto di Roma. Secondo la CPI
infatti rimpatriare Almasri senza informare la Corte dell’esito del procedimento
davanti alla Corte d’appello né tanto meno del rimpatrio stesso costituisce una
violazione dell’obbligo di cooperazione, in base all’articolo 97 dello Statuto
di Roma.
La CPI parla di comunicazioni interrotte dall’Italia dopo l’arresto, e di
spiegazioni “contraddittorie e giuridicamente infondate” fornite riguardo alla
vicenda. La CPI ha differito il rinvio al Consiglio di Sicurezza e all’Assemblea
ONU, ma ha esplicitato come l’Italia abbia impedito alla Corte stessa di
esercitare le sue funzioni e i suoi poteri 15.
CI si chiede se l’impressionante lavoro di Front-lex e degli avvocati Branco e
Shatz porterà un risultato concreto. Negli ultimi mesi, davanti al genocidio in
corso a Gaza, i dubbi riguardo l’efficacia e la stessa ragion d’essere del
diritto internazionale sono cresciuti.
Diversi Stati firmatari dello Statuto di Roma hanno dimostrato grande noncuranza
per le decisioni della CPI: nel 2025 l’Ungheria ha annunciato il proprio recesso
dallo Statuto di Roma, e sia Putin – oggetto di un mandato d’arresto da parte
della CPI – che Netanyahu – per cui il mandato è stato richiesto, si sono recati
in Stati membri.
L’Italia, membro fondatore della Corte, ha dimostrato un particolare
disinteresse per i contenuti dello Statuto, permettendo a Netanyahu l’accesso al
proprio spazio aereo e direttamente ostacolando la Corte nell’arresto di
Almasri.
Nel frattempo, la “guardia costiera” libica usa la violenza sempre più
frequentemente, anche contro le navi di soccorso delle ONG; le persone morte
cercando di raggiungere l’Italia sono almeno 738 solo nel 2025, e dalla
presentazione della comunicazione di Front-lex i naufragi documentati almeno
due. Il Mediterraneo centrale resta la frontiera più letale al mondo.
1. ONG che si occupa di strategic litigation davanti alla Corte di Giustizia
dell’UE, alla CEDU e alla CPI ↩︎
2. Press Release ↩︎
3. Per un riassunto completo del caso, l’elenco dei presunti responsabili,
delle vittime e delle prove presentate alla CPI, si rimanda qui ↩︎
4. Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, un’agenzia
dell’Unione Europea che si occupa del controllo e della gestione delle
frontiere esterne degli stati membri dell’UE e dell’area Schengen ↩︎
5. Ossia quelli su cui esercita giurisdizione la CPI: genocidio, crimini
contro l’umanità, crimini di guerra e crimine di aggressione. ↩︎
6. Trattato istitutivo della Corte penale internazionale, che definisce i
crimini internazionali più gravi (genocidio, crimini contro l’umanità,
crimini di guerra, aggressione), adottato a Roma nel 1998 ↩︎
7. Operazione militare e umanitaria italiana (2013–2014) nel Mediterraneo
centrale, volta al soccorso in mare e al contrasto del traffico di esseri
umani. Sostituita dall’operazione Triton di Frontex nel 2014 ↩︎
8. Il Memorandum Italia-Libia, firmato il 2 febbraio 2017 e ufficialmente
rivolto a fermare i flussi irregolari, e la Dichiarazione di Malta, del 3
febbraio 2017, con cui l’UE impegna 200 milioni € per formare e finanziare
la Guardia Costiera Libica e migliorare le strutture di accoglienza in
Libia ↩︎
9. In base all’articolo 7 dello Statuto di Roma, i crimini contro l’umanità
sono atti commessi “nell’ambito di un attacco esteso o sistematico contro
una popolazione civile con la consapevolezza dell’attacco” ↩︎
10. Leggi la comunicazione ↩︎
11. Il governo Meloni ha deciso di mantenere in vigore il Memorandum con la
Libia, che prevede collaborazione nel controllo delle frontiere e sostegno
alla guardia costiera libica, nonostante le richieste di opposizioni e ONG
di interromperlo. L’accordo dura tre anni e si rinnova automaticamente se
una delle due parti non ne chiede la cessazione entro tre mesi dalla
scadenza ↩︎
12. Leggi la comunicazione ↩︎
13. Per i riferimenti delle sentenze e delle comunicazioni clicca qui ↩︎
14. Caso Almasri la Corte Penale Internazionale ricostruisce la sequela di
omissioni. Entro venerdì 31 ottobre l’Italia deve fornire ulteriori
informazioni, Giustizia Insieme (24 ottobre 2025) ↩︎
15. La decisione completa è disponibile qui ↩︎