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Milano, ottantamila in piazza per il Leoncavallo e il diritto alla città
A Milano 80.000 persone in piazza per il Leoncavallo, per gli spazi sociali, per una città solidale, aperta e vivibile. Contro il modello Milano, una città insostenibile in mano alla speculazione immobiliare e finanziaria, dove non si può più vivere, trovare casa, avere uno spazio pubblico non commerciale. Un corteo enorme, variegato, con tre generazioni a difendere non solo la storia dei centri sociali ma un progetto di città diverso. Dalle artiste alle studenti, dai dj agli attivisti, tutti insieme per il Leoncavallo e contro la città dei padroni. Durante il corteo ci sono state diverse azioni, tra cui l’occupazione del Pirellino, e nonostante i divieti della questura, il corteo si è ripreso la piazza finale ed è arrivato al Duomo. LE FOTO DI LUCA CONGIAMATTI * * * * * * * * * * * * LE FOTO DI GIANLUCA RIZZELLO Immagine di copertina di Gianluca Rizzello per DINAMOpress L'articolo Milano, ottantamila in piazza per il Leoncavallo e il diritto alla città proviene da DINAMOpress.
[Ponte Radio] Urbanistica, finanza e quartieri. Come cambiano le città?
Urbanistica, finanza e quartieri. Come cambiano le città? In questo Ponte Radio abbiamo proposto due ore di approfondimento in diretta con gli interventi telefonici di Lucia Tozzi, ricercatrice indipendente e autrice di "L'invenzione di Milano" tra altri libri, e di Luca, del Collettivo Off Topic di Milano, per parlare delle particolarità della capitale lombarda e la situazione dopo lo sgombero del Leoncavallo. Con i compagni del Laurentino38 come ospiti nello studio insieme agli interventi telefonici con compagn* del Quartticciolo, Casal de Pazzi/Rebbibia e l'exSnia abbiamo riflettuto su come si vive e si lotta nei notri quartieri, tra scandali giudiziari e speculazioni vecchie e nuove.
A Milano per rivendicare il diritto alla città
Per il 6 settembre a Milano è stata convocata la manifestazione nazionale per la difesa degli spazi sociali a seguito dello sgombero improvviso del Leoncavallo del 21 agosto. Che lo spazio fosse sotto attacco del Governo si sapeva, come si sapeva che la società “L’Orologio dei Cabassi”, proprietari dell’area in via Watteau, aveva ottenuto un risarcimento da parte del Ministero dell’Interno per il mancato sgombero di più di tre milioni di euro. Nonostante questo la giunta Sala non era riuscita a trovare un’alternativa affinché l’esperienza del Leoncavallo potesse continuare a vivere. Si è parlato di una proposta per l’assegnazione di un immobile in via San Dionigi, ma per rendere agibile questo stabile serve un investimento di risorse molto ingente: per la bonifica dell’amianto, la realizzazione delle rete di fognature, la messa a norma degli spazi e la completa ristrutturazione. Le adesioni all’iniziativa del 6 sono state molte, come dimostra la grande partecipazione all’assemblea che si è tenuta il 2 settembre alla Camera del Lavoro di Milano. Oltre a rappresentanti dei partiti erano presenti molte associazioni, sindacati e realtà sociali, la lista delle adesioni si allunga di giorno in giorno. > Quello che è successo a Milano non riguarda solo il Leoncavallo, ma è da > leggere come un attacco all’idea di città che gli spazi sociali hanno > costruito negli ultimi cinquant’anni nel nostro paese. L’occupazione di spazi inutilizzati, scarti urbani che non servivano all’accumulazione di rendita, ha consentito di realizzare comunità autogestite, luoghi di valorizzazione sociale e di sperimentazione culturale. Contemporaneamente ha messo in atto pratiche conflittuali per arginare la gentrificazione di interi quartieri, la riduzione degli spazi pubblici e per rivendicare il diritto all’abitare per chiunque scelga di vivere in città. Lo spazio autogestito il Cantiere, anch’esso minacciato di sfratto, ha scritto: «scenderemo in piazza contro lo sgombero del Leoncavallo per rivendicare lo strumento dell’occupazione e perché crediamo che difendere la memoria militante del Leoncavallo significhi difendere gli spazi e le lotte di oggi. Occupiamo spazio per socializzare stare insieme e praticare sport, senza dover sempre spendere soldi, senza essere serviti e servire, ma costruendo comunità autogestite, dove chiunque si possa mettere in gioco, dare una mano o ricevere aiuto. Occupiamo per sottrarre spazio e soldi ai padroni della città, che lucrano sugli affitti brevi e privatizzano la Città Pubblica, contribuendo alla metropoli vetrina del turismo di lusso e della rendita». Il laboratorio politico Off Topic scenderà in piazza «Contro la città dei padroni, contro la loro arroganza, la loro violenza liberticida, la loro sete di potere e denaro». Per dimostrare che Milano non è solo «una città grigia di cemento, acciaio e vetro, su misura di ricco. La Milano che chiamiamo in piazza è viva, colorata e moltitudinaria. La Milano degli Spazi Sociali, una Milano capace di dire a gran voce e senza timore: questa città di chi pensi che sia?» > L’appello per la convocazione della manifestazione chiarisce che: «Noi > abbiamo un’altra idea di città e di mondo che da cinquant’anni a oggi è > cambiata e si è fatta anche transfemminista, intersezionale, antiabilista, una > città a tutela delle agricolture contadine e dei loro territori aggrediti, per > l’accesso al cibo come nutrimento culturale». È tutto questo in gioco con lo sgombero di ogni spazio sociale e non può essere permesso. Giù le mani dalla città! Sabato 6 settembre corteo nazionale Gli spazi sociali si sono dati appuntamento alle 12 a piazza Duca D’Aosta per convergere alle 14 a Porta Venezia da dove partirà il corteo. L’immagine di copertina è Marmolada48 (Wikicommons) SOSTIENI, DIFENDI, DIFFONDI DINAMOPRESS Per sostenere Dinamopress si può donare sul nostro conto bancario, Dinamo Aps Banca Etica IT60Y0501803200000016790388 tutti i fondi verranno utilizzati per sostenere direttamente il progetto: pagare il sito, supportare i e le redattrici, comprare il materiale di cui abbiamo bisogno L'articolo A Milano per rivendicare il diritto alla città proviene da DINAMOpress.
Milano trema, la terra trama
In comunicazione telefonica con Paolo, del collettivo La Terra Trema, abbiamo parlato della situazione del Leoncavallo dopo lo sfratto e del corteo nazionale che si terrà a Milano, a piazza Venezia, il sabato 6 settembre alle ore 14 per protestare contra la speculazione nelle città e nelle campagne.
Leoncavallo e la vendetta della destra
Dietro lo sgombero del Leoncavallo, così come il decreto anti-rave o la messa al bando di una sostanza NON stupefacente perché deriva dalla cannabis, si ha la sensazione che il ceto politico dell'attuale destra di governo (FDI e Lega) cresciuto negli anni '90 stia regolando i conti con "quei simboli" che hanno caratterizzato la sinistra antagonista proprio in quel decennio. Rancore e frustrazione ad alimentare una vendetta che arriva da molto lontano. Abbiamo chiesto un parere a Guido Caldiron, giornalista del Manifesto.  Durata 20' 
Dopo il Leoncavallo parte l’attacco al Cpa di Firenze
L’attacco che La Nazione ha rivolto al CPA Firenze Sud: è un atto politico. Non a caso la penna del giornale borghese sceglie di parlare non di quarant’anni di autorganizzazione, ma di conti non pagati, di morosità, di bollette sospese. È la traduzione consueta che il potere utilizza quando vuole […] L'articolo Dopo il Leoncavallo parte l’attacco al Cpa di Firenze su Contropiano.
GIÙ LE MANI DALLA CITTÀ!
GIÙ LE MANI DALLA CITTÀ! Verso l’assemblea pubblica del 2 Settembre e il corteo del 6 Settembre In difesa degli spazi pubblici e sociali autogestiti, contro la gentrificazione, per il diritto all’abitare, contro la speculazione edilizia, il saccheggio delle olimpiadi … Continua a leggere→
Milano e lo sgombero del Leoncavallo: la posta in gioco è la città
Hanno sfrattato e sgomberato il Leo, il centro sociale “più famoso” della penisola e anche oltre, il centro di Fausto e Iaio, uccisi dai fascisti, uno spazio autogestito attraversato da generazioni, luogo di militanza, creatività, cultura o anche semplicemente di svago, un pezzo di Milano, un capostipite e, in ultima analisi, il simbolo di una storia molto più grande. Questo e molto altro è il Leoncavallo e dobbiamo ricordarcelo sempre per cogliere il significato di quanto avvenuto ieri 21 agosto e di quanto non avvenuto negli anni precedenti. Tutto il resto potrà essere anche importante, ma oggi e qui è irrilevante, perché quello che accade al Leo non riguarda solo il Leo, ma riguarda tutti e tutte noi. Il Leoncavallo sarebbe stato sfrattato questo autunno, il 9 settembre, data fissata dall’ufficiale giudiziario, o poco dopo. Lo sapeva chiunque in città. Ma poi dalle parti degli ex missini hanno annusato il sangue e il 30 luglio scorso una delegazione lombarda di FdI si è recata dal Ministro degli Interni Piantedosi, chiedendo esplicitamente lo sgombero anticipato. Già, perché aspettare la data istituzionale e pure con il rischio di qualche soluzione negoziata in extremis? Meglio fare l’azione di forza, rivendicare lo scalpo dell’odiato centro sociale e nel contempo avviare la campagna elettorale delle destre per le comunali di Milano. E così hanno fatto e per essere proprio sicuri di non venire fraintesi hanno pure aggiunto un piuttosto inedito sgarbo istituzionale, non preavvisando nemmeno il Sindaco. Insomma, i tempi stanno cambiando rapidamente e anche se non siamo ancora alla situazione trumpiana o ungherese, quello è l’approdo che si immaginano le destre post fasciste e salviniane. Cioè, non si fa neanche più finta di rispettare la forma e chi dissente dal governo sa cosa si deve aspettare. Prima prendiamo atto che le cose stanno così e ci regoliamo di conseguenza, meglio è. Ma se la responsabilità di questo sgombero agostano è tutta governativa, non possiamo certo ignorare il fatto che sia avvenuto nella Milano amministrata dal centrosinistra da ormai da 14 anni. E tutto si può dire tranne che la “questione Leoncavallo” sia un fulmine a ciel sereno. Anzi, innumerevoli sono state le discussioni e le promesse da parte delle amministrazioni comunali in questi anni, ma fatti concreti neanche uno. Ci spiegheranno che ci hanno provato, ma che c’erano problemi, ostacoli, difficoltà, eppure non si può non notare il contrasto evidente con la disinvoltura e l’efficienza mostrate per assecondare i vari Catella. Ora il Sindaco Sala dice che farà quello che non ha fatto fino ad ora. Vedremo. A proposito, ora cosa succederà sull’area “finalmente restituita ai legittimi proprietari”? Semplice, sorgeranno palazzi, com’è già successo tutto attorno al Leo, perché nel frattempo quell’ex area dismessa è diventata valorizzabile. E se avete qualche dubbio, date un occhio a quello che è successo ieri in borsa, quando il titolo della società immobiliare di Cabassi ha preso il volo. È il modello Milano, bellezza. Appunto, il Leoncavallo ci riguarda tutti e tutte, perché riguarda la legittimità e la possibilità di costruire spazi di autogesione e di opposizione sociale e riguarda il modello di città che vogliamo per Milano. Giù le mani dalla città! è il titolo dell’appello che chiama il corteo nazionale del 6 settembre a Milano, deciso dall’assemblea che si è tenuta ieri davanti il Leo sgomberato. Vediamo di costruirlo bene, insieme, all’altezza della situazione, perché spontaneamente non accade nulla e tutto dipende da noi. Articolo pubblicato originariamente su Milano In Movimento, il 22 agosto 2025. Immagine di copertina e nell’articolo di Milano in Movimento SOSTIENI, DIFENDI, DIFFONDI DINAMOPRESS Per sostenere Dinamopress si può donare sul nostro conto bancario, Dinamo Aps Banca Etica IT60Y0501803200000016790388 tutti i fondi verranno utilizzati per sostenere direttamente il progetto: pagare il sito, supportare i e le redattrici, comprare il materiale di cui abbiamo bisogno L'articolo Milano e lo sgombero del Leoncavallo: la posta in gioco è la città proviene da DINAMOpress.