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TRUMP-PUTIN: “AL VERTICE IN ALASKA NESSUN PROGRESSO, MA PROPAGANDA SOPRATTUTTO PER LA POLITICA INTERNA”
Si è tenuto nel giorno di Ferragosto il vertice tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e l’omologo russo Vladimir Putin, ad Anchorage, in Alaska. Il vertice si è concluso senza alcun progresso concreto sul cessate il fuoco in Ucraina, ma con un accrescimento del ruolo diplomatico di Putin, ricevuto come un pari, riabilitato sul piano internazionale, continuerà l’offensiva, nonostante penda su di lui un mandato della Corte penale internazionale (non riconosciuta dagli USA) si è mosso liberamente. I colloqui privati sono durati circa tre ore, ma il summit si è concluso in anticipo rispetto al programma: invece delle previste due sessioni, se n’è tenuta solo una. Al termine non è stata fatta una vera conferenza stampa, ma delle dichiarazioni ai giornalisti per un totale di una dozzina di minuti. Trump ha definito il vertice come “produttivo” ma ha dovuto ammettere che non c’è stata un’intesa sul cessate il fuoco in Ucraina, anzi proprio durante l’incontro non sono cessati i bombardamenti sul territorio. Abbiamo commentato questo vertice con il professor Federico Varese, docente a Science Po e Oxford, esperto di Russia, co-autore tra gli altri di “La Russia che si ribella“. Varese fa notare come nel vertice non sia emerso molto “non sono state annunciate particolari soluzioni, se ci fosse stata una soluzione di qualche tipo, un accordo di qualche tipo, immagino che ce l’avrebbero detto, anche per appunto mostrare che il vertice ha avuto successo“. Molte cose “sono state notate da molti osservatori internazionali, cioè Putin sulla ribalta internazionale, il tappeto rosso, risultati sostanzialmente inesistenti” mentre è stata “sottovalutata la dimensione della politica interna” che è andata in scena in questo vertice. Ad esempio Trump ha avuto Putin che confermava direttamente da Putin “la propaganda chiaramente farlocca di Trump che le elezioni del 2020 erano state truccate e che sarebbero state vinte da lui”, con Putin addirittura che afferma che se ci fosse stato Trump, non ci sarebbe stata la guerra. E lo stesso Puti che “ha bisogno di rassicurare il suo gruppo di potere che sta comunque facendo dei progressi, che sta vincendo in un contesto russo dove invece la situazione non è così rosea.” Inoltre, proprio nelle scorse settimane il prof. Varese era a tenere un corso alla Kiev School of Economics: nell’intervista ci racconta anche la vita nella città ancora sotto bombardamenti e dove le manifestazioni contro la corruzione non sembrano aver scalfito il sostegno generale al governo di Zelensky. Ecco l’intervista al prof. Federico Varese, docente a Science Po e a Oxford, esperto di Russia e crimine organizzato.Ascolta o scarica