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VERONA: CHIUSA L’OCCUPAZIONE DEL GHIBELLIN, MA “LA LOTTA È ANCORA APERTA”. TRASMISSIONE SPECIALE CON LE VOCI PROTAGONISTE
Si è chiusa l’esperienza di occupazione abitativa del Ghibellin Fuggiasco. Attiviste e attivisti del Laboratorio Autogestito Paratod@s di Verona hanno comunicato alla stampa una decisione presa già da alcuni mesi e che a portato alla chiusura definitiva dello stabile di viale Venezia 51, lo scorso 10 maggio. Il tempo intercorso da allora è servito a Paratod@s per elaborare una posizione politica da rendere pubblica e anche per continuare a trovare una soluzione abitativa alle decine di migranti che senza il Ghibellin non hanno un posto dove abitare. L’idea di occupare lo stabile abbandonato da trent’anni, che si trova a lato dello spazio Paratod@s, era stata presa nel 2021. All’epoca decine di giovani originari principalmente da alcuni paesi dell’Africa occidentale, erano stati ospitati nei locali in affitto da compagni e compagne, dove da dieci anni si svolgono attività politiche e culturali. Era poi scaturita l’idea di occupare la struttura adiacente al Laboratorio. Non doveva essere un’occupazione di lungo periodo, precisano nel comunicato diffuso oggi il collettivo Paratod@s, “pensavamo si trattasse di una situazione temporanea e non immaginavamo l’inizio di un percorso”. I coinquilini che alloggiavano al Ghibellin erano perlopiù lavoratori in regola con il permesso di soggiorno, provenienti principalmente da Mali, Burkina Faso, Senegal, Gambia e Nigeria. Oltre 150 quelli ospitati negli anni: hanno alloggiato nei due piani dello stabile occupato, in alcuni periodi, anche da 60 persone contemporaneamente. Negli stessi spazi aveva trovato alloggio anche Moussa Diarra, ventiseienne maliano ucciso dalla Polizia il 20 ottobre scorso. “Le condizioni igienico/sanitarie e le problematiche strutturali dell’edificio non consentivano più di garantire il pieno rispetto della dignità umana. E se non abbiamo tenuto fede all’impegno di chiudere prima dell’inverno è stato solo per non aggiungere altro disagio alla già grave emergenza freddo, gestita con numeri e modalità che da sempre riteniamo insufficienti e non adeguate”, è scritto nel comunicato stampa. “Negli anni si è venuta a creare una comunità di lotta composta da attivisti e migranti“, aggiungono ai nostri microfoni da Paratod@s, ripercorrendo l’esperienza. “Speravamo che l’enormità del problema sollevato e la nostra spinta dal basso avrebbero portato a risposte concrete e ad un cambio radicale di visione sul tema casa, accoglienza e dormitori”. Negli anni qualche risposta è arrivata, lo riportano i numeri diffusi oggi da Paratod@s: “15 persone sono stabilmente ospitate in strutture Caritas, attraverso l’intervento del vescovo Pompili, tra dicembre 2023 e gennaio 2024; 22 persone hanno una casa AGEC (tra quelle non comprese nel piano di riatto/assegnazione dell’ente) attraverso la collaborazione con la cooperativa La Casa degli Immigrati; 5 persone hanno ottenuto posti letto attraverso la collaborazione con la cooperativa La Milonga; 1 persona ha avuto posto letto attraverso i servizi sociali del Comune di Verona; circa 30 persone hanno ottenuto la residenza fittizia, attraverso il dialogo con l’ufficio anagrafe del comune di Verona e la collaborazione con la rete sportelli; 6 persone sono state escluse da qualunque tipo di percorso e soluzione da parte delle istituzioni, nonostante la pressione esercitata nei mesi successivi, affinché si trovasse una sistemazione”. Compagni e compagne di Paratod@s rivendicano un’esperienza che “ha mostrato come l’azione dal basso di autorecupero di un edificio abbandonato sia pratica possibile, realizzabile e necessaria. In una città come Verona, con centinaia di edifici pubblici vuoti, con un mercato immobiliare intossicato dal profitto, in cui a student3 universitari3 vengono chiesti 500 euro per un posto letto, i progetti di Hotel/cohousing sociale dovrebbero essere pubblici e accessibili”. Radio Onda d’Urto ha incontrato la comunità del Ghibellin presso il Laboratorio Autogestito Paratod@s e ha realizzato una trasmissione speciale con i protagonisti dell’esperienza dell’occupazione abitativa. La prima parte della trasmissione (37 minuti). Ascolta o scarica La seconda parte della trasmissione (42 minuti). Ascolta o scarica Con le voci di Rachele Tomezzoli, Giuseppe Capitano, Osasuyi, Alessia Toffalini, Bakari Traoré, Sekou.
Il Marocco espelle giornalisti e un attivista che sostengono il Sahara occidentale
Le autorità di occupazione marocchine hanno espulso l’8 luglio 2025 due giornalisti e un attivista per i diritti umani che si trovavano nel Sahara Occidentale per osservare e raccontare la situazione del popolo Saharawi; le persone coinvolte lavoravano in coordinamento con Equipe Media. Questo atto – definito illegale – sottolinea la continua repressione marocchina della libertà di stampa e dei difensori dei diritti umani nel territorio occupato. Gli espulsi sono la giornalista asturiana Leonor Suárez, Óscar Allende (direttore del media digitale El Faradio) e Raúl Conde, membro dell’organizzazione Cantabria per il Sahara. I tre sono stati intercettati e trattenuti durante un controllo della polizia a El Aaiún, capitale del Sahara Occidentale occupato. Dopo l’arresto, le autorità marocchine li hanno dichiarati “personae non gratae” (persona non gradita) senza fornire alcuna giustificazione formale. Sono stati quindi costretti a lasciare il territorio con la loro auto e scortati da quattro veicoli della polizia segreta marocchina fino alla città di Agadir, in Marocco. Gli espulsi hanno denunciato che «questa detenzione ed espulsione è la prova delle vessazioni subite non solo dagli attivisti saharawi, ma anche da coloro che cercano di sostenerli». Hanno aggiunto che «queste azioni riflettono il fatto che il Marocco non rispetta i diritti umani più elementari ed è preoccupante che continui a essere un partner preferenziale di Paesi democratici come la Spagna». Le tre persone espulse oggi portano a 330 il numero totale di osservatori e attivisti espulsi dal Sahara occidentale dalle autorità marocchine negli ultimi anni. Traduzione dallo spagnolo di Stella Dante. Revisione di Mariasole Cailotto. Equipe Media
Un nuovo corridoio israeliano aggrava la frammentazione di Gaza e la pulizia etnica
Gaza. Le forze di occupazione israeliane hanno annunciato il completamento di un nuovo corridoio attraverso la Striscia di Gaza meridionale, che attraversa Khan Younis da est a ovest. Soprannominato “Magen Oz”, il corridoio, lungo circa 15 chilometri, è stato costruito nelle ultime settimane dalla 36ª Divisione israeliana. Secondo fonti militari israeliane, il progetto mira a smantellare ciò che Israele descrive come “infrastrutture e agenti terroristici” legati alla resistenza palestinese. La 188ª Brigata Corazzata e la Brigata di Fanteria Golani avrebbero completato il corridoio dopo essersi unite lungo il percorso, che ora taglia in due Khan Younis. Una mappa pubblicata dall’esercito israeliano mostra che il corridoio “Magen Oz” si collega al preesistente “corridoio Morag”, che già separa Khan Younis dalla città di Rafah, a sud. Insieme, i due percorsi formano una rete di barriere di separazione attraverso la Striscia di Gaza meridionale. “Una nuova merce di scambio”. Il corrispondente militare della Radio dell’Esercito Israeliano, Doron Kadosh, ha descritto il corridoio appena completato come una componente fondamentale della campagna di pressione israeliana nella Striscia di Gaza. “Questo è un elemento chiave della crescente pressione su Hamas”, ha dichiarato Kadosh, aggiungendo: “La nuova merce di scambio di Israele nei negoziati? Seguendo le rotte Netzarim, Philadelphi e Morag, l’esercito israeliano ha ora annunciato la costruzione di un nuovo corridoio, l’asse Magen Oz”. “Un progetto per lo smantellamento di Gaza”. Ad aprile, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha pubblicamente riconosciuto un’escalation strategica a Gaza, dichiarando che l’esercito aveva “aumentato il livello di tensione nella Striscia di Gaza, con le truppe che prendevano il controllo del territorio e distruggevano le infrastrutture”. All’epoca, Netanyahu confermò che l’esercito israeliano intendeva assumere il controllo del cosiddetto “corridoio di Morag”, descrivendolo come parte di una più ampia campagna per frammentare la Striscia di Gaza. Secondo Haaretz, il corridoio era stato concepito come “un’ulteriore rotta di Filadelfia” o “un secondo asse di Filadelfia”, riferendosi alle zone cuscinetto israeliane del passato, progettate per smembrare la Striscia con il pretesto della sicurezza. Netanyahu devia le accuse mentre la guerra di Gaza si trascina senza un chiaro obiettivo militare Il quotidiano israeliano Maariv ha ammesso martedì che l’esercito israeliano è “impantanato” a Gaza senza un obiettivo definito, mentre la leadership militare, a quanto pare, evita di confrontarsi con la classe politica con la dura realtà della guerra. Secondo Maariv, il primo ministro Benjamin Netanyahu si è assolto dalla responsabilità dei fallimenti del 7 ottobre durante un’intervista con un media statunitense, scaricando invece la colpa sulle forze di occupazione e sull’intelligence israeliane. Il giornale ha descritto questa mossa come una pericolosa linea rossa oltrepassata dall’attuale governo israeliano. Netanyahu prolunga deliberatamente la guerra a Gaza. Avigdor Lieberman, leader del partito Yisrael Beiteinu ed ex ministro della sicurezza israeliano, ha accusato giovedì scorso il primo ministro Benjamin Netanyahu di aver deliberatamente prolungato la guerra a Gaza per compiacere i membri di estrema destra del suo gabinetto. Lieberman ha affermato che Netanyahu sta cercando di placare il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich e il ministro della Polizia Itamar Ben-Gvir continuando l’aggressione alla Striscia assediata, nonostante il crescente consenso militare sul fatto che la guerra abbia raggiunto i suoi obiettivi strategici. “Finché il Capo di Stato Maggiore afferma che l’operazione a Gaza ha raggiunto i suoi obiettivi, cosa ci facciamo ancora?”, ha chiesto Lieberman. Le sue osservazioni seguono una dichiarazione rilasciata in precedenza dal Capo di Stato Maggiore delle forze di occupazione israeliane, Eyal Zamir, il quale ha indicato che gli obiettivi di guerra a Gaza erano stati esauriti, segnalando un potenziale cambiamento nella posizione militare. La crescente divisione tra leadership politica e militare ha aggiunto ulteriore tensione al governo di guerra israeliano, dove l’influenza dell’estrema destra continua a influenzare le decisioni chiave nonostante l’opposizione interna all’establishment. (Fonte: Almayadeen).
Sgomberata a Milano l’ex ASL occupata di via Brenta 41
Stamattina alle ore 8.30 è avvenuto lo sgombero da parte delle forze dell’ordine della nostra occupazione in viale Brenta 41 a Milano. Decine di famiglie, bambini, lavoratori e lavoratrici immigrati/e vengono rigettati per strada in queste settimane di allerta meteo per caldo e temporali. Da anni la Rete Ci Siamo porta avanti una lotta che pone al centro dei suoi obiettivi la casa e i documenti per migliaia di lavoratori immigrati, sfruttati e marginalizzati da questa città. La colpevole indifferenza del Comune è stata forzatamente allentata solamente grazie alla prosecuzione della nostra lotta, ma la soluzione che ci viene proposta è ridicola:  soggiorno emergenziale nella “casa di accoglienza” Enzo Jannacci di viale Ortles, struttura con condizioni disagevoli e non emancipatorie, ma basata su disciplina, controllo costante e assenza di miglioramento della vita di chi la attraversa. L’occupazione di Brenta 41 nasce proprio dalla necessità di dare una risposta abitativa e di lotta di fronte a questo insulto di proposta, che avrebbe separato le famiglie, ignorato i bisogni materiali dei lavoratori e costretto decine di bambini a un ambiente non idoneo. Lo sgombero di questa mattina avviene, da quanto ci risulta, su richiesta e pressione del Comune di Milano, in un clima di totale militarizzazione del quartiere, chiudendo due fermate della metro, bloccando parzialmente il transito normale delle persone, gestendo il problema abitativo come una questione di ordine pubblico. Lo stesso Comune che propone alle persone presenti stamane nella struttura sgomberata un ingresso temporaneo di 10 giorni nella struttura emergenziale di viale Ortles, mentre tutti gli altri vengono direzionati, nuovamente, al centro Sammartini, dove non potranno fare altro che ricominciare le infinite procedure per (non) ottenere una casa. In questo momento, in cui il governo sta aumentando il clima autoritario dando un giro di vite alla repressione di tutte le lotte portate avanti nel nostro Paese, la giunta guidata da PD e AVS del Comune di Milano forza l’ennesimo sgombero abitativo in città, coerentemente con la posizione di tutela degli speculatori privati e dei loro interessi.  Ricordiamo infatti come questa giunta porti avanti decreti appositi come il SalvaMilano per mantenere la propria politica a favore di questi soggetti. È chiaro a tutti che di fronte alla gestione delle problematiche sociali e politiche, governo e opposizioni si muovano concordi nella difesa dello Stato borghese e dei suoi interessi. Vengono perciò, ancora una volta, lasciate per strada famiglie con bambini e lavoratori necessari all’economia milanese, mentre vengono difesi con la forza gli interessi privati e “pubblici” di chi aveva progetti sulla palazzina di Brenta, fermi da anni, ma che proprio oggi era necessario riavviare. Noi non ci fermeremo finché non verrà avanzata una proposta dignitosa. La nostra lotta per l’emancipazione prosegue. Oggi pomeriggio alle ore 18.30 in piazzale Gabrio Rosa rilanciamo un’assemblea pubblica rivolta a tutti e tutte. Rete Ci Siamo Redazione Milano
Crescono le preoccupazioni a Cipro per l’acquisto di immobili da parte dei coloni israeliani in fuga
Presstv. In un recente congresso dell’AKEL, il secondo partito cipriota, il Segretario Generale Stefanos Stefanou ha affermato che l’acquisto di terreni da parte di Israele vicino a infrastrutture critiche e aree sensibili rappresenta una seria minaccia nazionale. Ha anche messo in guardia contro la formazione di “ghetti” a Cipro a causa delle vendite di immobili ai coloni israeliani, citando “scuole e sinagoghe sioniste” come parte di una strategia di espansione. “Ci stanno portando via il Paese”, ha detto, avvertendo che l‘afflusso di acquirenti israeliani rispecchia gli schemi osservati nei territori palestinesi occupati. Stephanou ha descritto gli acquisti come parte di un “piano di ampio respiro” che potrebbe portare alla creazione di insediamenti, istituzioni religiose e a un maggiore controllo economico da parte di Israele. Ha inoltre criticato il governo cipriota per non aver affrontato la questione e ha chiesto normative più severe sulle transazioni immobiliari straniere nel Paese. Allo stesso modo, gli analisti ciprioti hanno avvertito che i continui acquisti immobiliari da parte di israeliani potrebbero rappresentare una minaccia per la sovranità di Cipro in futuro e portare a ricadute economiche. Tuttavia, l’ambasciatore israeliano a Cipro, Oren Anolik, ha condannato l’emergere di quella che ha definito “retorica antisemita” nel dibattito pubblico cipriota. In risposta, Stefanou ha difeso la posizione del suo partito, sottolineando che criticare le politiche israeliane non è antisemitismo. “Israele non tollera alcuna critica e vuole controllare tutto”, ha affermato Stefanou, osservando che il regime usurpatore ha etichettato il capo delle Nazioni Unite come antisemita per aver criticato duramente la guerra genocida in corso contro Gaza. I dati ufficiali stimano che circa 2.500 israeliani vivano stabilmente a Cipro, ma alcuni esperti ritengono che il numero reale potrebbe essere compreso tra 12.000 e 15.000, a causa dell’ingresso con passaporti europei.
BRESCIA: IL GIORNO DOPO L’OK DELLA CAMERA AL “DL SICUREZZA”, OCCUPATA PALAZZO GAMBARA NEL QUARTIERE DEL CARMINE
28 Maggio 1974 – 2025: 51 anni fa la Strage fascista, di Stato e della Nato di piazza della Loggia a Brescia. Il corteo antifascista e autonomo “contro guerre, genocidio e dl Sicurezza” dopo avere attraversato piazza Loggia è proseguito verso il quartiere del Carmine. Qui è stato occupato Palazzo Gambara in via delle Battaglie 55, un palazzo storico già liberato dai movimenti bresciani alla fine degli anni ’80, sgomberato dalla polizia nel gennaio 1990 e da allora rimasto vuoto, nonostante la gravissima crisi abitativa cittadina. “Palazzo Gambara è il simbolo della vergogna di una città che ha 13mila alloggi vuoti, anche pubblici, mentre è diventato impossibile acquistare o affittare una casa a prezzi accessibili”. Palazzo Gambara, parzialmente di proprietà del Demanio, nè è l’esempio: sulle piattaforme immobiliari online, viene “proposto” in vendita…per 1 milione e 700 mila euro. L’occupazione arriva a poche ore dal voto di fiducia alla Camera sul DL Sicurezza, che colpisce, tra le altre cose, anche la lotta per il diritto all’abitare. L’azione di lotta andrà avanti fino alle ore 18, quando ci si muoverà collettivamente per raggiungere il secondo corteo bresciano del 28 Maggio, quello indetto dalla Stazione Fs dal cartello di partiti, singoli e realtà della sinistra “Coordinamento no Dl Sicurezza”. Ascolta su Radio Onda d’Urto.
Milano col cuore in mano? Forse una volta…
Domenica 11 maggio, a Milano, la gente delle periferie resta in città, ancor più se vive in case occupate. Ricostruiamo la vicenda: in via Saponare 1, periferia sud di Milano, Gratosoglio, diversi anni fa viene costruita una palazzina di due piani, dovrebbe essere una sorta di studentato. È l’Aler che lo gestisce, l’ente che si occupa di case popolari (prima, dal 1903, era IACP, Istituto autonomo case popolari, poi diventò con passaggio di termini non da poco: Azienda lombarda edilizia residenziale). Ma restiamo sulla nostra storia: mi raccontano che quell’edificio non fu mai aperto agli studenti, ma venne destinato a una sorta di luogo di accoglienza per uomini separati. Ma neanche per questo fu mai attivato. Rimase quindi chiuso per alcuni anni, fino a che tre anni fa circa venne occupato. Una decina di famiglie di immigrati con i loro bimbi entrarono, alcune anche ingannate da chi gliele “affittava”. Da allora vivono in una situazione di degrado crescente, anche perché il portone è rotto e chiunque può entrare, tanto che non si fidano a lasciare il loro appartamento vuoto per più di tanto. Luce, gas e acqua ci sono, ma il riscaldamento no, ci si arrangia con stufette. Le donne si sono organizzate per pulire ingressi e scale. Ma il problema più serio sono i giovani che ogni sera, finito di comprare birre in un negozietto dei dintorni, vanno lì, salgono da scale esterne, si rifugiano negli appartamenti vuoti, stanno sui balconi, fanno rumore, schiamazzi, lanciano spazzatura e soprattutto bottiglie fino al suolo. Così il vicinato si lamenta. Tre fatti gravi sono avvenuti nei giorni scorsi: un gruppo di “vicini”, una quarantina, è arrivato per “risolvere” la situazione. Avevano pure mazze, hanno distrutto vetri e telecamere lì intorno. Le famiglie si sono spaventate. Una sera invece si è presentata una fantomatica troupe televisiva (qualcuno dice di Rete4, ma non si sa esattamente); sono entrati in malo modo in un appartamento dove una donna coi suoi bimbi ha cercato di farli uscire, ma non c’è stato verso. Questi uomini hanno dileggiato le persone come “vergognosi occupanti” e fatto riprese alle stanze della casa e ai bimbi. Ultimo episodio, pochissimi giorni fa: alle 21.30 di sera si presenta un fantomatico dipendente Aler con due vigilantes (pare sempre dell’Aler) e intima alle famiglie che la situazione deve finire e minaccia che lunedì saranno sgomberati tutti e tutte. Così il giorno prima, domenica, la solidarietà di zona si attiva. Arrivano dal centro sociale GTA di Gratosoglio, dall’associazione Baia del re, dal sindacato Unione Inquilini. Le donne, sempre le più attive, hanno preparato da mangiare e da bere, con una tenerezza infinita. Gli uomini sono fuori, fumano, sembrano più “persi”. Le donne combattive, unite, tengono i bimbi, parlano con chi arriva, raccontano. Si passa insieme tutto il pomeriggio, ci portano a fare un giro della palazzina, si fa anche uno striscione e lo si appende. La cosa incredibile è che a pochi metri dal loro ingresso rotto e fatiscente, ci sono un ufficio postale e una guardia medica, entrambe funzionanti, come se nulla fosse. Ci si lascia scambiandosi i contatti per l’indomani mattina; in caso di bisogno, in pochi minuti saremmo arrivati in tanti e tante. Scrivo lunedì, non c’è stato bisogno, ma si può vivere così? Milano 2025. Comune, Regione, Aler: queste famiglie esistono, i loro bimbi vanno nelle scuole di zona. Volete che spariscano? E dove? Andrea De Lotto
Extinction Rebellion ha occupato anche la sede della Leonardo
Dopo aver occupato il Ministero della Difesa, Extinction Rebellion ha preso di mira la sede romana di Leonardo, accusata di complicità nei crimini di guerra israeliani. Dopo l’occupazione della Ministero della Difesa, gli attivisti e attiviste di Extinction Rebellion hanno occupato la sede di Leonardo, l’azienda italiana leader globale nei settori dell’aerospazio, difesa e sicurezza. Martedì 29 aprile, nel primo pomeriggio, il gruppo di manifestanti ha occupato la sede produttiva dell’azienda, situata nella periferia di Roma. “Lo stiamo facendo perché la Leonardo, assieme al governo italiano e quasi tutti i governi del mondo hanno le mani sporche di sangue” ha dichiarato un attivista. “Il sangue del popolo palestinese che da quasi due anni è sotto le bombe e da molti di più è vittima di un’occupazione e il sangue della mia e delle future generazioni, che pagheremo nel futuro, nella propria vita, il prezzo di scelte scellerate e guerrafondaie del presente». Sulla sede dell’azienda è stato appeso uno striscione con la scritta “Leonardo complice di genocidio”. Leonardo S.p.A., colosso italiano della difesa a partecipazione statale, è finita al centro di polemiche per i suoi legami con il settore militare israeliano, soprattutto dopo l’inizio dell’offensiva su Gaza nell’ottobre 2023. Nonostante le dichiarazioni del governo italiano sulla sospensione delle esportazioni di armamenti verso Israele, Leonardo ha continuato a fornire supporto tecnico per i jet da addestramento M-346, oltre ad aver venduto cannoni navali 76/62 Super Rapido destinati alla marina israeliana, impiegati anche nei bombardamenti su Gaza. La presenza diretta di Leonardo in Israele si è consolidata con l’acquisizione della società RADA Electronic Industries, rafforzando i legami industriali nel settore della difesa. Queste attività hanno attirato forti critiche da parte di attivisti e organizzazioni per i diritti umani, che accusano l’azienda di contribuire al conflitto e di lucrare su operazioni militari contro la popolazione palestinese. L’occupazione della sede di Leonardo segue quella del giorno precedente della sede dell’Aeronautica Militare del Ministero della Difesa. Nella serata di lunedì 28 aprile i manifestanti sono stati sgomberati dalle forze dell’ordine. Entrambe le azioni rientrano nella campagna Primavera Rumorosa, promossa da Extinction Rebellion Italia per rilanciare l’attenzione sulla crisi climatica e criticare l’inadeguatezza delle politiche ambientali. Il nome richiama il libro Primavera silenziosa di Rachel Carson, opera simbolo della nascita dell’ambientalismo moderno. La campagna denuncia il ruolo dell’industria dei combustibili fossili e chiede giustizia climatica attraverso proteste pacifiche ma ad alto impatto, come quella organizzata a marzo 2025 presso il museo di Intesa Sanpaolo a Torino. Il percorso di mobilitazione è adesso nei suoi giorni clou, quelli compresi fra il 25 aprile e il 1° maggio, a Roma. Extinction Rebellion è un movimento globale di disobbedienza civile nonviolenta nato per denunciare l’inazione dei governi di fronte alla crisi climatica ed ecologica, chiedendo interventi urgenti per ridurre le emissioni e preservare la biodiversità. Potete seguire in tempo reale le proteste attraverso i canali social di XR: Intsagram: https://instagram.com/xritalia Telegram: https://t.me/XRItaly Facebook: https://www.facebook.com/XRItaly   Italia che Cambia
[2025-05-01] 39 Anni di Occupazione e Autogestione, 43ª Festa del NON Lavoro @ CSOA Forte Prenestino
39 ANNI DI OCCUPAZIONE E AUTOGESTIONE, 43ª FESTA DEL NON LAVORO CSOA Forte Prenestino - via Federico delpino, Roma, Italy (giovedì, 1 maggio 10:00) FIERE BASTARDE 1986 La lotta agita ancora. Dalle 10:00 alle 22:00! - PROGRAMMA MUSICALE - — PIAZZA SX - Toretta - Iwanda e Jungla/Cobol Pongide - Etta Jungle - Ryf - Sandro Joyeux — PIAZZA DX - Royal dope crew - Jekill & Dj Hide - Dj Lugi - D-Phend - Qael -- BOSCHETTO REGGAE (dalle 12 alle 20) ORANGE BEAT SOUND SYSTEM amplifica speech e selezioni del SOUND REBEL TEAM. - Le VISITE GUIDATE si terranno in due fasce orarie: 12:30 e 15:00. Appuntamento davanti all'INFERMERIA. - Il Gruppo Genitory e Piccoly del Forte invitano tutte e tutti e tuttu agli spettacoli per i piccoly e i non più piccoly dalle 12 alle 14 in Area giochi Forte!!!! Ore 12:00 "Spillo Clown Clan Show". Ore 13:00 "Why Not?" di Piero Ricciardi. - STANDS INFORMATIVI ED INTERVENTI DAI PALCHI da parte di: Lucha y Siesta NUDM BDS Gaza Free Style Acs Agripunk .....e molt altr!!! CUCINE PRESENTI: - Taverna forte - Terra/TERRA - Family Pizza - Ararat MOSTRA "NEL SEGNO DI CRISTIANO REA. Una vita ribelle in punta di matita" Dalle ore 10.30 alle ore 18 per il solo giorno della 39^ festa di occupazione e del non lavoro, in un'ala dei sotterranei e in cattedrale. Nella piazza d'armi di sinistra sarà attiva la ciurma della serigrafia del Forte, un laboratorio di autoproduzione creativa e orizzontale. Porta la tua maglietta o comprala in loco: potrai stampare la grafica della giornata e portarla con te, per sfoggiare una maglia fieramente bastarda nelle migliori occasioni! - Attivi tutti i labs del forte - GRAFICA UFFICIALE di GIUSEPPE CANEGIALLO - Porta quello che vuoi trovare - No braci No Fuochi - PORTA A CASA I TUOI RIFIUTI! Durante la giornata troverete i nostri normali contenitori per la RACCOLTA DIFFERENZIATA, ma se vuoi contribuire anche tu alla pulizia del Forte e partecipare attivamente all’autogestione, porta dei sacchetti dove raccogliere i tuoi rifiuti. Con un piccolo gesto aiuterai il Forte a gestire lo smaltimento della spazzatura e contribuirai alla buona riuscita della giornata. Lascia i tuoi amici a 4zampe a casa: tutela il loro benessere ed evita di esporli alla musica alta e al caos della giornata. C.S.O.A. Forte Prenestino via Federico Delpino - Centocelle – Roma Web: www.forteprenestino.net Mail: segreteria@forteprenestino.net tram 5-19-14 - bus 542-544 - metro C: fermate Gardenie e Mirti
Raccolta fondi per l’ospedale Al Awda a Gaza
In questi giorni di sofferenza per la Palestina, e in particolare per la Striscia di Gaza, ci sono poche cose concrete che possiamo fare. Tra queste c’è sicuramente il sostegno che possiamo dare a quelle istituzioni che in prima linea si occupano di soccorrere i feriti e le persone in difficoltà, tra cui l’ospedale Al […] The post Raccolta fondi per l’ospedale Al Awda a Gaza first appeared on Associazione Amicizia Sardegna-Palestina.