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Dati Inps: gli operai, sottopagati, rimangono la spina dorsale del paese
Il 18 novembre l’Inps ha pubblicato l’Osservatorio sui lavoratori dipendenti del settore privato – non agricolo, esclusi i lavoratori domestici – con i dati aggiornati allo scorso anno. Si tratta di un’analisi che ha censito la situazione di 17,7 milioni di lavoratori (in leggero aumento rispetto al 2023), tra i […] L'articolo Dati Inps: gli operai, sottopagati, rimangono la spina dorsale del paese su Contropiano.
14 novembre 2025, sciopero globale per il clima a Varese
14 novembre: sciopero globale per il clima per una transizione giusta nei territori, nelle scuole e alla COP30 torna a Varese. Sciopero promosso da Rete degli Studenti Medi – Unione degli Studenti Varese e Fridays For Future Varese. Varese torna a mobilitarsi per la giustizia climatica e la giustizia sociale. Venerdì 14 novembre, la Rete degli Studenti Medi – Unione degli Studenti Varese e Fridays For Future Varese scenderanno in piazza per una giornata di sciopero e manifestazioni nell’ambito dello sciopero globale per il clima e per i diritti studenteschi. La mobilitazione inizierà al mattino, con lo sciopero studentesco in Piazza Repubblica alle ore 9:00, e proseguirà nel pomeriggio con un corteo promosso da Fridays For Future, in partenza alle ore 17:30 sempre da Piazza Repubblica. In un Paese che non investe abbastanza su welfare, istruzione e per contrastare il cambiamento climatico è più che necessario scendere in piazza per pretendere che queste tematiche diventi centrali e prioritarie, sia per il governo sia per gli enti locali. Attiviste e attivisti richiameranno le istituzioni a intraprendere azioni concrete e urgenti per rispettare gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Nonostante alcuni progressi, nel corso dell’ultimo anno la temperatura media globale ha raggiunto +1.6°C rispetto ai livelli pre-industriali, oltre la soglia di +1.5°C considerata relativamente sicura. La comunità scientifica è chiara: superare i +2°C renderebbe alcune aree del pianeta invivibili e avrebbe conseguenze gravi anche in Italia. Le politiche attuali, tuttavia, ci stanno portando verso un aumento di 2.5-3°C entro fine secolo. La crisi climatica è già qui: il nostro Paese affronta periodi di siccità e alluvioni sempre più frequenti. Nel frattempo, scuole e università non sono strutturalmente adeguate e sostenibili, l’edilizia scolastica è spesso precaria e i trasporti pubblici risultano inefficienti e poco accessibili. I decreti ministeriali non fanno fronte alle reali necessità degli studenti, la loro voce non viene ascoltata e gli spazi di partecipazione attiva non vengono garantiti. Le scuole non sono un ambiente accogliente per tutte le soggettività e non mettono al centro il benessere e la crescita dei ragazzi. Il costo dei libri, del materiale scolastico e degli abbonamenti dei mezzi gravano su famiglie con redditi medio-bassi. A questo si aggiunge un contesto di ingiustizia sociale più ampio: scelte politiche orientate al riarmo anziché al benessere collettivo e al finanziamento della cultura, l’indifferenza verso crisi umanitarie e genocidi, la tolleranza verso violenza di genere, bullismo e discriminazioni che continuano a ferire comunità e territori. Le lotte per il clima e per i diritti sociali sono, e devono essere, parte della stessa battaglia. Per questo il tema della mobilitazione di quest’anno è: “La giustizia climatica è giustizia sociale.” Rete degli Studenti Medi – Unione degli Studenti Varese e Fridays For Future Varese invitano tutta la cittadinanza, le realtà sociali, associative e sindacali a unirsi alla giornata di mobilitazione. Perché una società più equa è una società migliore. Fridays For Future
Appello in difesa del Venezuela Bolivariano e dei popoli del mondo, per la pace e la giustizia sociale
Contro la Repubblica Bolivariana del Venezuela e il suo popolo si fa sempre più grave e concreta la minaccia di un intervento militare, una vera e propria aggressione armata, da parte degli Stati Uniti. Prima le minacce, sempre meno velate, di “sistemare” ora il Venezuela per poi “fare i conti” con Cuba e il Nicaragua. Poi, il dispiegamento di quattro navi da guerra e ora perfino delle portaerei in assetto di guerra davanti alle coste venezuelane. Poi ancora, i ripetuti attacchi armati contro le piccole imbarcazioni da pesca, attacchi che hanno già portato ai primi morti e feriti tra i pescatori venezuelani. Addirittura, l’incredibile “taglia” arbitrariamente messa sul capo del Presidente legittimo, da poco rieletto a larghissima maggioranza, della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Nicolas Maduro. E, ultime solo in ordine di tempo, le notizie di un nuovo mandato alla Cia per sviluppare azioni sotto copertura e piani di guerra per rovesciare le autorità liberamente elette dal popolo venezuelano. La “menzogna di guerra”, questa volta, non è una provetta di presunte armi di distruzione di massa da agitare alle Nazioni Unite, come contro l’Iraq, né la presunta difesa dei diritti umani violati dal nemico di turno, come tante volte è successo alla vigilia di “rivoluzioni colorate” in giro per il mondo. La “menzogna di guerra”, il pretesto per l’aggressione, in questo caso è il presunto narcotraffico attraverso il Venezuela. Una menzogna falsa quanto tutte le altre, se è vero che le Nazioni Unite in prima persona hanno confermato che il Venezuela non ha nulla a che fare con il narcotraffico, che questo non avviene lungo le coste del Venezuela, e che anzi le autorità venezuelane sono attivamente impegnate per contrastarlo. Ciò che gli Stati Uniti vogliono è infatti ben altro. Intanto, mettere le mani sul petrolio, che è sempre più una risorsa fondamentale nella crisi energetica internazionale, e del quale il Venezuela dispone in quantità copiose, tanto è vero che detiene le riserve accertate di petrolio più vaste del mondo, oltre 300 miliardi di barili. E poi, porre fine alla rivoluzione bolivariana, un vasto processo di trasformazione politica e sociale a ispirazione bolivariana, socialista e umanista, che, inaugurato da Hugo Chavez nel 1999, prosegue oggi con Nicolas Maduro, e che ha portato alla nazionalizzazione delle risorse di petrolio e di energia, reinvestito gli introiti in politiche sociali, migliorato la condizione sociale (istruzione, salute, welfare) della popolazione e mantenuto una politica estera indipendente, sovrana e antimperialista. Per gli Stati Uniti, il fumo negli occhi. E oggi, il tentativo di aggressione armata contro il Venezuela non è solo una minaccia gravissima alla libertà e alla autodeterminazione del popolo venezuelano, e quindi alla libertà e alla indipendenza di tutti i popoli del mondo, ma è anche una minaccia diretta alla pace e alla sicurezza dell’intera regione, che può portare a una escalation di vasta portata e al rischio di un’ulteriore accelerazione della guerra su scala planetaria. Una minaccia alla pace e all’autodeterminazione, una minaccia alla giustizia e al diritto internazionale. Non possiamo restare a guardare. Tutti e tutte, cittadini, intellettuali, attivisti democratici, antimperialisti, pacifisti, avvertiamo l’esigenza di attivarci e di mobilitarci. Portiamo la nostra solidarietà presso le sedi diplomatiche della Repubblica Bolivariana del Venezuela in Italia e, con le organizzazioni impegnate nella solidarietà internazionalista, moltiplichiamo le iniziative per fare conoscere la verità del Venezuela e per difendere le indiscutibili conquiste politiche e sociali della Rivoluzione bolivariana. Attiviamo la nostra solidarietà concreta, a difesa della pace e della libertà dei popoli, con immagini, post, contenuti, su tutti i canali online e i media sociali, per la pace e i diritti, contro l’imperialismo e le sue guerre. Definiamo insieme le modalità di una mobilitazione unitaria, di massa, a Roma e in tutte le città, a difesa del Venezuela bolivariano e di tutti i popoli in lotta, che resistono, a difesa della propria libertà e della propria autodeterminazione, per la pace e la giustizia sociale. PROMOTORI Raniero La Valle Giornalista, intellettuale e politico, già Deputato della Repubblica; Fosco Giannini Già Senatore della Repubblica; Coordinatore Nazionale del Movimento per la Rinascita Comunista; Salvatore Catello Responsabile Nazionale Resistenza Popolare; Paolo Ferrero Già Ministro della Solidarietà Sociale; Angelo D’Orsi Docente e storico del pensiero politico e filosofico, Università di Torino; Elena Basile Ambasciatrice, scrittrice ed editorialista; Moni Ovadia Attore, artista; Geraldina Colotti Corrispondente in Europa per il “CuatroF”, giornale del Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV); Augustin Breda Operaio, delegato FIOM-CGIL Electrolux, Comitato Centrale FIOM; Wasim Dahmash Docente di Letteratura e Lingua araba, del Movimento Palestinese in Italia; Federico Losurdo Docente di Diritto Costituzionale, Università di Urbino; Domenico Gallo Presidente di Sezione onorario Corte di Cassazione; Francesco Schettino Professore Ordinario di Economia Politica Università della Campania “L. Vanvitelli”; Marco Papacci Presidente Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba; Mauro Casadio Rete dei Comunisti; Carlo Formenti Già docente di Sociologia, saggista; Maria Morigi Archeologa, saggista, studiosa di religioni orientali; Enrico Calamai Diplomatico; Manlio Dinucci Giornalista; Giusy Montanini Sindacalista; Andrea Catone MarxVentuno edizioni; Andrea Zhok Professore universitario; Alessandro Belardinelli Operaio, delegato FIOM-CGIL Beko (già Whirlpool) di Fabriano, Ancona; Piero Bevilacqua Storico, saggista, scrittore; Giorgio Cremaschi Potere al Popolo; Alberto Fazolo Giornalista, militante internazionalista; Giustino Scotto d’Aniello Sociologo; Sara Reginella Psicoterapeuta, autrice, documentarista; Bruno Steri Direttore del periodico “Ragioni & Conflitti”; Marco Pondrelli Saggista, direttore di “Marx21”; Alberto Bradanini Già Ambasciatore in Cina e in Venezuela, saggista; Clara Statello Mediattivista, curatrice del canale Polivox; Alexander Höbel Professore di Storia contemporanea Università di Sassari, storico del Movimento operaio; Gianmarco Pisa Operatore di pace, IPRI – CCP; Luca Cangemi Docente di Filosofia, saggista, già deputato della Repubblica; Francesco Galofaro Docente di Semiotica Università IULM di Milano; Don Vitaliano Della Sala Parroco; Adriana Bernardeschi Giornalista; Alessandro Pascale Docente, storico del Movimento operaio; Vincenzo Lorusso Giornalista International Reporters e collaboratore RT-Russia Today; Gabriele Germani Divulgatore e saggista; Giacomo Marchetti Rete dei Comunisti; Alessandra Ciattini Saggista; già docente di Antropologia all’Università “La Sapienza” di Roma; Giacomo Sferlazzo Militante politico, musicista, artista e ricostruttore del Teatro dei Pupi a Lampedusa; Tomaso Aramini Regista, produttore; Michelangelo Tripodi Presidente Fondazione “Girolamo Tripodi”; già Assessore Regionale Calabria; Fabio Marcelli Copresidente del Centro di ricerca ed elaborazione per la democrazia (CRED); Alessandro Volponi Docente di filosofia; Presidente Centro Studi Nazionale “Domenico Losurdo”; Luciano Vasapollo Docente Università La Sapienza; Rita Martufi Direttrice Centro Studi Cestes Proteo; Gianfranco Cordì Docente di filosofia e storia; Liliana Calabrese Editor; Rolando Giai – Levra Direttore di “Gramsci Oggi”; Marco Amagliani Comitato Centrale del PCI; già Assessore Regionale Marche; Gianni Favaro Presidente Associazione Culturale “Interstampa”; Dario Marini Segretario regionale PCI Veneto; Luigi Cavalli Regista cinematografico; Marino Severini “Voce” e chitarra de “La Gang”; Elisabetta Nardini Docente, paleoantropologa, attivista Associazione “Enrico Berlinguer”, Roma; Mara Toffolo Rossit Presidente Comitato Regionale PCI Veneto; Maurizio Belligoni Psichiatra; Giambattista Cadoppi Saggista, storico della Repubblica Popolare Cinese e dei Paesi Socialisti; Alessandro Belfiore No Guerra No Nato; Luigi Basile Giornalista; direttore di “Futura Società”; Alberto Sgalla Docente di Diritto e scrittore; Ascanio Bernardeschi Studioso di questioni economiche, ANPI Volterra (Pisa); Roberto Sidoli Saggista; Sergio Ruggieri Associazione Punto Rosso “Umberto Terracini” Jesi (Ancona); Nunzia Augeri Saggista, storica della Resistenza italiana ed europea; Fabrizio Fasulo Militante Movimento contro la militarizzazione della Sicilia; Renato Darsiè Presidente Comitato Regionale Veneto Italia-Vietnam; Margherita Furlan Direttrice “Casa del Sole Tv”; Roberto Vallepiano Scrittore, saggista e divulgatore; Lenny Bottai Presidente Associazione Ilio Barontini – Livorno; Maurizio Aversa Pci Marino; Paolo Caputo Ricercatore Università della Calabria; Costabile Giancarlo Docente Pedagogia dell’Antimafia Università della Calabria; Davide Pinardi Regista; [ Per aderire inviare una mail a: appellovenezuela@gmail.com ] Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba
Catherine Connolly: la nuova presidente irlandese è sinonimo di giustizia e pace
> Il 25 ottobre 2025 Catherine Connolly è stata eletta presidente della > Repubblica d’Irlanda con circa il 63% dei voti. Questa vittoria elettorale non > solo segna un cambiamento alla presidenza, ma rappresenta anche un notevole > cambiamento politico nel piccolo paese dell’Europa nord-occidentale. La > politica indipendente, che si definisce socialista e pacifista, ha assunto una > carica che finora aveva soprattutto un significato simbolico, ma il cui > carisma morale non è affatto da sottovalutare. La campagna elettorale è stata caratterizzata da un netto contrasto. L’unica concorrente di Connolly, Heather Humphreys, rappresentava l’establishment conservatore. Dopo aver fatto parte per dieci anni di diverse coalizioni di governo, si è presentata come “filoeuropea”, senza spiegare cosa intendesse con questo termine. La sua campagna si è concentrata meno sulle proprie visioni e più sull’indebolimento della sua avversaria, il che alla fine ha giocato a favore di Connolly. COSA C’È DIETRO QUESTO RISULTATO? Diversi fattori hanno contribuito alla netta vittoria di Connolly e, allo stesso tempo, il suo successo offre lo spunto per esaminare criticamente le dinamiche dei cambiamenti politici in Irlanda. Una candidata con un profilo locale: Connolly è originaria di Galway, è cresciuta in una famiglia cattolica di operai con molti figli e parla irlandese. Le sue origini hanno un peso simbolico: incarnano una forma di “patriottismo soft”, in cui l’identità nazionale non è contrapposta in modo aggressivo alle altre, ma è radicata nella società e nella comunità. Alleanze e sostegno dalla sinistra: sebbene Connolly si sia candidata come indipendente, ha ricevuto il sostegno dei partiti e dei movimenti di sinistra, tra cui Sinn Féin, People Before Profit, i Verdi e i Socialdemocratici. Questo ampio sostegno ha reso possibile il suo successo, proprio perché i grandi partiti tradizionali del Paese, Fine Gael e Fianna Fáil, si sono indeboliti. Temi che riscuotono successo: Connolly ha posto in primo piano temi che stanno acquisendo sempre più rilevanza in Irlanda: politica di neutralità, questioni di pace, critica al riarmo, cambiamento climatico, disuguaglianza sociale. La sua posizione sui conflitti internazionali – in particolare il suo impegno contro la guerra e le esportazioni di armi – ha trovato riscontro positivo. Ha definito la guerra a Gaza un genocidio e ha accusato il governo degli Stati Uniti di favorirlo. Ha criticato il massiccio riarmo militare dell’UE e lo ha paragonato alla Germania degli anni ’30. Debolezza della concorrenza tradizionale: i partiti di governo hanno presentato candidate le cui campagne elettorali non sono apparse particolarmente dinamiche e i cui temi non hanno toccato le corde sensibili di gran parte della popolazione. Allo stesso tempo, molte elettrici hanno espresso un voto nullo: durante la campagna elettorale, l’affluenza alle urne ha registrato un aumento dei voti nulli pari a circa il 13% nelle regioni socialmente svantaggiate. SIGNIFICATO OLTRE I CONFINI DELL’IRLANDA La vittoria elettorale di Connolly ha un significato che va oltre i confini dell’isola: in un momento in cui in molti Stati europei le forze di destra o di destra liberale sono affermate, l’Irlanda mostra una tendenza opposta. L’elezione di una presidente di sinistra con circa due terzi dei voti invia un segnale: anche in un contesto di liberalizzazione dell’economia di mercato è possibile eleggere una politica che metta in primo piano la giustizia sociale, l’antimilitarismo e la partecipazione democratica. Allo stesso tempo, il voto evidenzia alcuni limiti: la carica di presidente in Irlanda è quasi puramente rappresentativa e non ha praticamente alcun potere esecutivo. Resta da vedere se la presidenza di Connolly influenzerà effettivamente il corso delle decisioni politiche importanti, ma la sua elezione aumenta la pressione sul governo e sui partiti tradizionali affinché affrontino in modo concreto, e non solo simbolico, le preoccupazioni di gran parte della popolazione. La vittoria elettorale di Catherine Connolly è più di un trionfo personale. Essa riflette gli stati d’animo della popolazione, in cui la giustizia sociale, la politica di pace e la partecipazione democratica contano sempre di più. Allo stesso tempo, mostra la trasformazione di un sistema politico che finora era stato largamente dominato da due grandi partiti. Affinché questo risultato abbia un effetto, è tuttavia necessario colmare il divario tra simbolo e sostanza in un Paese che sta cambiando rapidamente dal punto di vista economico e le cui contraddizioni sociali sono diventate evidenti. Per la sinistra, non solo in Irlanda ma a livello internazionale, questa vittoria elettorale è fonte di coraggio, ma comporta anche un compito: più che lanciare un segnale, significa cambiare concretamente. -------------------------------------------------------------------------------- Traduzione dal tedesco di Thomas Schmid con l’ausilio di traduttore automatico. Reto Thumiger
Roma, 2 ottobre, Assemblea su Palestina e Giustizia Sociale: Appello all’azione in Italia
Lo sciopero generale del 22 settembre 2025 e i cortei relativi, in particolare quello oceanico di Roma, dimostrano che la causa palestinese è sentita fortemente dai lavorator* italian* , dal mondo studentesco, dai pensionat*. La presenza nel corteo di migliaia di bambin* ci dice anche dell’impegno di tante famiglie contro il genocidio in atto. Anche il mondo della scuola primaria, grazie al coraggio di tante e tanti insegnanti che hanno deciso di non accettare la censura del ministero dell’istruzione ha dimostrato che un’altra scuola è possibile. Una scuola attiva socialmente e sensibile alle ingiustizie. Durante il blocco della tangenziale non abbiamo assistito alle reazioni infastidite degli automobilisti coinvolti, ma all’immagine radiosa di persone che fraternizzano, scendendo dalle loro auto, mostrando adesivi della bandiera palestinese sulle magliette, kufiah ecc. che suonano i clacson a tempo con gli slogan del corteo. Insomma, sembra che un blocco sociale comprendente una miriade di categorie differenti si sia finalmente rimesso in marcia in Italia. Nel silenzio complice dei governi, dalla società sale forte un bisogno di giustizia sociale che la lotta del popolo palestinese sembra aver risvegliato. Sembra ormai profonda la convinzione di quella marea che si è mobilitata che quanto avviene in Palestina richiama, con le dovute differenze, le modalità con cui le classi dirigenti gestiscono i popoli dappertutto nel mondo, anche qui. È il momento di dare continuità e alimentare questo afflato solidale sia nei momenti di mobilitazione generale che nei territori. A questo proposito, come socie e soci della Cooperativa di produzione lavoro Zazie nel metrò del Pigneto, vogliamo invitare tutte e tutti a fare assemblea in piazza Nuccitelli Persiani giovedì 2 ottobre prossimo alle 18.30 per prepararci insieme al corteo nazionale del 4 ottobre. Abbiamo invitato l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, le studentesse e gli studenti della Sapienza, Ecoresistenze, i movimenti per il diritto all’abitare, Antropolog3 per la Palestina, Scuole con la Palestina Roma sud/est, I sindacati di base, il coordinamento ternano per Anan, BDS, il Centro sociale ex snia viscosa e il comitato di quartiere Pigneto-Prenestino ad incontrarci e confrontarci insieme sui prossimi passi da fare sul terreno della solidarietà e della mobilitazione.
Napoli, stop alle “zone rosse”: cittadini e giuristi vincono contro i provvedimenti repressivi
Il TAR annulla le ordinanze prefettizie che delimitavano aree a regime speciale di sicurezza. Il Coordinamento denuncia: “La sicurezza urbana non si costruisce con misure emergenziali, ma con politiche sociali e partecipazione”. -------------------------------------------------------------------------------- I FATTI A dicembre 2024, il Prefetto della Provincia di Napoli ha istituito, per un periodo di tre mesi, le cosiddette “zone rosse”: aree della città in cui vige un regime speciale di sicurezza, con divieto di stazionamento per coloro che siano stati segnalati per alcuni reati e che assumono atteggiamenti aggressivi, minacciosi o insistentemente molesti, tali da determinare un pericolo concreto per la sicurezza pubblica e ostacolare la libera e piena fruibilità di quelle aree. L’ordinanza (n. 505525 del 31 dicembre 2024) viene poi prorogata per ben due volte, l’ultima il 30 giugno 2025. La misura è finalizzata a implementare la sicurezza della cittadinanza in alcune aree della città, sulla base dell’art. 2 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza, che attribuisce all’Autorità di Pubblica Sicurezza il potere di adottare misure indispensabili per la tutela dell’ordine pubblico. I reati indicati sono spaccio di stupefacenti, lesioni, reati predatori, detenzione abusiva di armi e altri; sono invece esclusi l’omicidio e le molestie a sfondo sessuale. Il provvedimento si presenta dunque come misura straordinaria, ma soprattutto istituisce confini all’interno della città. LA REAZIONE È questo aspetto, in particolare, a destare preoccupazione in alcuni componenti della società civile. Nasce così un coordinamento di giuristi, abitanti, associazioni e spazi politici che temono una cristallizzazione delle divisioni sociali attraverso l’uso spinto di provvedimenti speciali. Il 13 marzo si riuniscono in un’assemblea pubblica presso lo Zero81 – laboratorio di mutuo soccorso. I componenti del Coordinamento – si legge nel primo comunicato – affermano che tali atti sono lesivi delle libertà fondamentali sancite dall’ordinamento democratico, senza garantire una migliore vivibilità della città. Pur riconoscendo che la sicurezza è un tema concreto che incide sulla qualità della vita degli abitanti e di chi attraversa lo spazio urbano, osservano che i problemi sociali vanno affrontati con interventi preventivi su servizi, istruzione, sanità, lavoro e casa, e non risolti attraverso modalità repressive. Il timore principale è che il provvedimento colpisca categorie sociali ed economiche marginali, come i migranti. Per questo viene lanciata una campagna informativa nei quartieri interessati. Alla campagna aderiscono A Buon Diritto Onlus, attiva dal 2001 per la tutela dei diritti fondamentali e l’assistenza a persone private della libertà, e ASGI, associazione nata nel 1990 che riunisce avvocati e giuristi esperti di immigrazione, asilo e cittadinanza. Particolarmente critica è la posizione dei consiglieri della II Municipalità Chiara Capretti e Pino De Stasio, che evidenziano il mancato rispetto del principio di sussidiarietà. A loro si aggiunge la voce del professore Alberto Lucarelli che, in un articolo del Corriere del Mezzogiorno del 16 aprile 2025, si dichiara sostenitore della campagna, sottolineando che, in base al provvedimento, gli agenti possono ordinare l’allontanamento anche solo a persone destinatarie di una denuncia o di una segnalazione per reati minori. “Per la presunzione di pericolosità – scrive Lucarelli – non è richiesta neppure una sentenza di primo grado. Emergono caratteristiche da stato di polizia: la gestione ordinaria dell’ordine pubblico si trasforma in permanente gestione dell’emergenza, utilizzando con enorme discrezionalità provvedimenti repressivi che mirano soprattutto a garantire il decoro urbano. L’ordinanza del Prefetto e le sue proroghe si presentano come repressive e liberticide e, tra l’altro, non sono pensate come reale controllo del territorio contro reati riconducibili alla criminalità organizzata”. I PRIMI DATI Il 7 aprile il Ministero dell’Interno ha pubblicato i risultati dei controlli effettuati fino al 31 marzo in applicazione dell’ordinanza: a Napoli, su un totale di 81.235 persone controllate, risultano 120 ordini di allontanamento, di cui 10 a carico di stranieri; a San Giorgio a Cremano, su 4.976 persone controllate, un solo ordine di allontanamento. Secondo la Prefettura, “i dati evidenziano i positivi risultati raggiunti al fine della prevenzione e del contrasto alla criminalità e a ogni forma di illegalità. Infatti, alla scadenza dei provvedimenti adottati per Napoli, Castellammare di Stabia, Pompei, Pozzuoli e San Giorgio a Cremano, il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, presieduto dal Prefetto Michele di Bari, ne ha disposto la proroga per ulteriori tre mesi. Non si esclude l’adozione di analoghi misure per altre comuni dell’area metropolitana”. IL BRACCIO DI FERRO TRA ASSOCIAZIONI E PREFETTURA Le associazioni non concordano e si preparano alla battaglia giuridica. Il 4 giugno viene depositato ricorso al TAR di Napoli dagli avvocati Stella Arena (Foro di Nola) e Andrea Eugenio Chiappetta (dottorando in Diritto costituzionale presso l’Università Federico II). Ricorrenti: ASGI, A Buon Diritto, residenti, cittadini, associazioni e consiglieri della II Municipalità. Il 17 giugno il TAR rigetta il ricorso, poiché l’ordinanza era in scadenza, attestandone però la fondatezza, ravvisando un difetto nell’esercizio di potere. Le associazioni tornano alla carica e, con la seconda proroga, ripresentano ricorso per motivi aggiunti. Il 22 luglio il TAR emette una sentenza di annullamento, riconoscendo che “difettano i presupposti per l’esercizio di potere e risulta comunque violato il principio per cui i provvedimenti contingibili e urgenti devono avere durata limitata nel tempo”. Il Prefetto, in una dichiarazione alla stampa, afferma di rispettare la pronuncia ma annuncia che “la sentenza sarà appellata innanzi al Consiglio di Stato”. GLI SVILUPPI Il Coordinamento No Zone Rosse Napoli continua il suo lavoro. La decisione della Prefettura di adottare nuove misure straordinarie relative ad altre zone della città – come lungomare e Coroglio – viene definita dai giuristi una forzatura, che rischia di trasformare Napoli in una città a spazi controllati e libertà ridotti, con provvedimenti eccezionali reiterati che il Tribunale ha già dichiarato illegittimi. Il 5 settembre si è svolta una nuova assemblea a Zero81 (Largo Banchi Nuovi, Napoli) per denunciare – si legge nel comunicato diffuso sul profilo Instagram @nozonerosse.napoli – l’uso distorto dei poteri prefettizi, l’assenza di trasparenza nelle ordinanze e per riaffermare che la sicurezza urbana non si costruisce con zone rosse, ma con politiche sociali, partecipazione democratica e cura dei territori. Il Coordinamento rivolge anche un appello al sindaco Gaetano Manfredi: chiarire se intenda governare una città aperta, inclusiva e rispettosa della Costituzione o condividere logiche emergenziali che limitano lo spazio pubblico. Il team legale annuncia nuove impugnazioni: “La Costituzione non ammette scorciatoie sui diritti”. ALCUNE RIFLESSIONI Questa vicenda non è solo una questione giuridica per addetti ai lavori: sono in gioco principi fondamentali. Il primo riguarda il rapporto fra Stato e territorio: la sicurezza nello spazio pubblico va garantita, ma nel rispetto dei diritti costituzionali. L’attuazione di regole di convivenza civile non dovrebbe essere affidata alla discrezionalità di poteri straordinari, come accade quando problemi endemici di ordine pubblico vengono affrontati con strumenti emergenziali invece che con politiche sociali mirate. C’è poi il nostro rapporto con la città: come la viviamo? come vengono trattati i bisogni collettivi dalle istituzioni? E i disagi delle categorie più fragili, come le persone a marginalità economica e sociale, o la questione abitativa? Se sicurezza e decoro diventano le uniche priorità, la città rischia di essere trattata come un luogo da abbellire, dimenticando che – soprattutto a Napoli, come ricorda l’UNESCO – il vero patrimonio è rappresentato dalle persone che la abitano. -------------------------------------------------------------------------------- FONTI * Prefettura di Napoli – Esiti controlli zone rosse, 31/0 * Fanpage, 30 luglio 2025 * Corriere del Mezzogiorno , 16 aprile 2025 (articolo di Alberto Lucarelli) Redazione Napoli
“Mai più guerra!” – Grande manifestazione nazionale il 3 ottobre a Berlino e Stoccarda
> Per il disarmo, la giustizia sociale e una convivenza pacifica in tutto il > mondo Il 3 ottobre, nel cosiddetto “Giorno dell’Unità Tedesca”, a Berlino e Stoccarda la gente scenderà in piazza per un’unità che non si basi su armi, minacce ed emarginazione, ma su solidarietà, giustizia sociale e una politica di pace attiva. All’insegna dello slogan “Mai più guerra – Abbasso le armi!”, un’ampia coalizione di organizzazioni pacifiste, associazioni per i diritti umani e singoli individui impegnati invita a partecipare a una potente manifestazione contro il riarmo, il bellicismo e la militarizzazione della società. UNA ROTTA PERICOLOSA – E LA NOSTRA RISPOSTA Il governo federale vuole rendere la Germania “pronta alla guerra”. Si spendono miliardi per l’armamento, mentre nel settore sociale si procede a drastici tagli: gli ospedali chiudono, le strutture scolastiche cadono in rovina, il personale sanitario abbandona esausto la professione. Allo stesso tempo, la retorica della politica estera si intensifica, accompagnata da una preoccupante rinascita del servizio militare obbligatorio. Questa linea non solo minaccia la stabilità sociale interna, ma alimenta anche i conflitti internazionali. Lo schieramento di nuove armi a medio raggio statunitensi in Germania, il continuo riarmo dell’Ucraina, il sostegno militare illimitato a Israele nonostante le gravi violazioni del diritto internazionale: tutto ciò mette a repentaglio la pace in Europa e nel mondo. L’iniziativa “Mai più guerra – Abbasso le armi!” si oppone con decisione a questa politica. Le sue richieste sono chiare: * Stop al riarmo – Investimenti nel sociale, in istruzione, sanità e ambiente invece che in nuovi sistemi di armamenti. * No al dispiegamento di nuove armi a medio raggio statunitensi – Nessun consenso tedesco alle strategie di primo attacco. * No al servizio militare obbligatorio – nessun servizio obbligatorio per i giovani. * Stop alla fornitura di armi in zone di crisi e di guerra – né in Ucraina, né in Israele, né altrove. * Diplomazia invece di escalation – fine delle guerre in Europa e in Asia occidentale attraverso il dialogo e i negoziati. * Per una cultura della nonviolenza La manifestazione del 3 ottobre non si rivolge solo contro la guerra in senso stretto. È contro la militarizzazione interna, contro la riorganizzazione dell’istruzione, della ricerca e della sanità secondo criteri militari. Si oppone a una ragion di Stato che giustifica la violenza coloniale e la privazione dei diritti. Chiede asilo per gli obiettori di coscienza e la fine delle sanzioni contrarie al diritto internazionale. Al contrario, punta a rendere visibili alternative nonviolente: resistenza civile, comprensione internazionale, una convivenza basata sulla dignità umana e sulla compassione. AMPIA PARTECIPAZIONE AUSPICATA Gli organizzatori invitano alla partecipazione attiva con striscioni, discorsi, azioni artistiche e presenza visibile. Gruppi pacifisti, organizzazioni ambientaliste, sindacati, gruppi antirazzisti e femministi, studenti, pensionati: tutti coloro che si battono per un futuro pacifico sono invitati a partecipare a questa protesta. DIMOSTRIAMO INSIEME CHE LA GUERRA NON È UNA SOLUZIONE. Diamo un segnale forte: Mai più guerra – Abbasso le armi! -------------------------------------------------------------------------------- Berlino: inizio della manifestazione il 3 ottobre, il luogo e l’ora saranno comunicati su nie-wieder-krieg.org. Stoccarda: azione parallela con programma proprio, informazioni disponibili sul sito web. Contatti e ulteriori informazioni: https://nie-wieder-krieg.org -------------------------------------------------------------------------------- Traduzione dal tedesco di Thomas Schmid, con l’ausilio di un traduttore automatico. Pressenza Berlin