UNHCR sotto accusa: la lunga protesta dei rifugiati di Agadez
Il “centro umanitario” dell’UNHCR di Agadez 1, in Niger, sorge in mezzo al
deserto. È l’eredità degli accordi firmati nel 2017 dal ministro Minniti e
finanziati da Italia e Unione Europea. Oggi quel centro è diventato il simbolo
della crisi dell’umanitarismo contemporaneo: dietro i campi per rifugiati in
Africa, sostenuti dalle nostre istituzioni, si celano politiche di contenimento
e criminalizzazione delle migrazioni.
Fame, proteste e arresti arbitrari scandiscono la vita quotidiana dei rifugiati
di Agadez, nel silenzio dell’Europa.
Nel cuore del Sahara nigerino, ad Agadez, migliaia di persone vivono
intrappolate in un limbo amministrativo e geografico. Il Centro “Umanitario” di
Agadez, finanziato da fondi italiani ed europei e gestito dall’UNHCR, è
diventato simbolo di un sistema di contenimento che serve più agli interessi
europei che a proteggere i diritti dei rifugiati.
Da oltre un anno, centinaia di residenti del campo protestano contro le
condizioni disumane del campo, denunciando fame, abbandono e violenze.
La protesta non si è fermata, nonostante le intimidazioni delle autorità
nigerine. Tra i rifugiati c’è tanta frustrazione, ma non rassegnazione:
«Se ti trovassi qui, al mio posto», mi confida uno di loro, «non smetteresti
nemmeno tu di protestare, quando vedi i bambini senza un futuro, i giovani e le
donne che ogni giorno restano sotto il sole per rivendicare i propri diritti, i
malati che non ricevono cure, e tante altre cose che non ti lasciano dormire la
notte e ti fanno venire gli incubi».
Il blog Keep Eyes on Agadez ha lanciato dal 3 ottobre una serie in sei parti dal
titolo “Debunking UNHCR: Aid, Lies, and Migration in Agadez, Niger”, che
denuncia le contraddizioni e le omissioni dell’UNHCR nella gestione del centro
di Agadez 2.
Attraverso documentazione e testimonianze dirette, i rifugiati accusano
l’agenzia di aver costruito una narrazione “sterilizzata” della realtà, dove la
retorica dell’“autonomia” e della “protezione” nasconde in realtà pratiche di
detenzione, abbandono e repressione del dissenso. Le prime tre parti della serie
sono già pubblicate sul blog.
La prima parte (The Foundation of a Lie: Unpacking the Centre’s True Purpose 3)
ricostruisce la vicenda dei sei manifestanti pacifici scomparsi dopo un raid del
21 agosto 2025: un episodio che, secondo la Relatrice speciale ONU Mary Lawlor,
potrebbe configurare un caso di sparizione forzata.
Notizie
NIGER. TENSIONI AL “CENTRO UMANITARIO” DI AGADEZ: ARRESTATI SEI ATTIVISTI
UNHCR non si è ancora espressa sui fatti
Laura Morreale
1 Settembre 2025
L’UNHCR, accusata di aver ignorato per venti giorni le richieste di chiarimento
delle famiglie e di aver preferito rispondere a interlocutori esterni anziché ai
rifugiati stessi, è dipinta come un attore che opera più per compiacere le
agende diplomatiche e i finanziatori europei che per difendere i diritti umani.
La seconda parte (Services Available? A Masterclass in Gaslighting as
demonstrated by UNHCR 4) smonta la narrazione ufficiale sui servizi disponibili
nel campo. Le dichiarazioni di UNHCR su salute, cibo, istruzione e sicurezza
vengono definite un “capolavoro di gaslighting istituzionale”.
In realtà, affermano gli autori, l’agenzia avrebbe utilizzato la fame come
strumento di coercizione, sospendendo i buoni alimentari non per mancanza di
fondi ma come punizione collettiva contro chi protestava.
Otto persone sono morte in due mesi per mancanza di cure; l’istruzione è
inesistente; le strutture abitative fatiscenti. Persino il concetto di
“protezione”, osservano i rifugiati, ha perso significato: negli ultimi anni si
sono registrati arresti di massa, violenze e uccisioni nel silenzio delle
istituzioni preposte a tutelarli.
La terza parte (The Refugee Status Revocation Scandal 5) affronta lo scandalo
della revoca dello status di rifugiato a otto leader delle proteste. Secondo la
legge nigerina, UNHCR partecipa come osservatore alle commissioni che decidono
sullo status, ma non avrebbe fatto nulla per impedire le decisioni illegali
prese dalle autorità del Niger.
Gli otto rifugiati sarebbero stati costretti a firmare documenti in francese,
senza traduzione e senza capire il contenuto. Dopo un nuovo raid, sei di loro
sono stati deportati e consegnati alle autorità del Ciad. La vicenda, secondo
Refugees in Niger, rivela la complicità diretta dell’UNHCR in violazioni del
diritto internazionale.
La protesta e il collettivo Refugees in Niger che la guida fanno parte di un più
ampio network transnazionale di attivismo guidato dai migranti che si batte
contro gli effetti dell’esternalizzazione delle frontiere nei paesi africani e
contro la logica del contenimento che sta dietro luoghi come il Centro di
Agadez.
Un mese fa, davanti alla sede dell’UNHCR a Ginevra, è stato presentato The Book
of Shame (Libro della vergogna): un resoconto documentato che ricostruisce le
radici storiche dei movimenti di protesta in Niger, Libia e Tunisia.
«Cos’è il Book of Shame? È una richiesta di responsabilità, nata non nei think
tank ma nei centri di detenzione e nei campi per rifugiati, nelle tende di
protesta e nelle chat di WhatsApp, nel dolore e nella rabbia di chi è stato
lasciato indietro e di chi gli è rimasto accanto. Le nostre esperienze e le
nostre rivendicazioni dovevano essere preservate, documentate e condivise».
È un testo cruciale perché dà voce, in prima persona, a chi rivendica i propri
diritti dopo aver subito sulla propria pelle le conseguenze di una gestione del
movimento migratorio che si autoproclama “giusta e razionale” ma che produce
morte e disuguaglianze. Il Book of Shame riconduce le violazioni dei diritti dei
rifugiati e delle persone in movimento alle politiche europee di contenimento e
chiama i governi e le istituzioni dell’UE ad assumersi le loro responsabilità.
Rapporti e dossier
“BOOK OF SHAME” IRROMPE A GINEVRA
“UNHCR = UNFAIR, IOM = NASTY”: la protesta sotto le sedi delle agenzie ONU
Redazione
23 Settembre 2025
Amplificare le testimonianze dei rifugiati è fondamentale, per superare le
politiche di repressione e abbandono, mascherate dietro la narrazione umanitaria
e della migrazione come emergenza da contenere. In alcuni casi, la vicenda di
Agadez ha raggiunto una certa risonanza internazionale, rilanciata da testate
come Le Monde 6, Le Monde (gennaio 2025), The Guardian 7 e The New Humanitarian
8.
Anche alcuni funzionari ONU si sono espressi sulla situazione, soprattutto dopo
l’arresto dei sei attivisti. Anche in Italia, alcuni giornalisti hanno acceso i
riflettori sul caso 9 , anche perché il nostro Ministero dell’Interno risulta
tra i principali finanziatori del centro. Ma l’attenzione resta discontinua,
spesso legata a episodi di violazioni eclatanti come la sospensione degli aiuti
alimentari o gli arresti: non è ancora abbastanza.
L’aumento di visite istituzionali suggerisce che l’UNHCR non può più ignorare il
problema di fronte a un crescente riscontro dell’opinione pubblica. Il 12
settembre, Fafa Olivier Attidzah, rappresentante dell’UNHCR nella Repubblica
Centrafricana, ha visitato il campo.
La sua presenza è stata accolta positivamente, perché – a differenza di altre
occasioni – ha permesso un confronto diretto con il movimento. Un residente del
campo mi ha raccontato della visita:
«Ci ha chiesto: ‘Cosa volete? Voglio aiutarvi.’ Gli abbiamo risposto: ‘Non
vogliamo restare qui, in questo centro. Questa è la nostra richiesta principale.
Non vogliamo restare qui, nel deserto’. Ci ha detto che sarebbe tornato presto,
ma non è tornato».
La rivendicazione centrale della protesta rimane quindi inascoltata. Gli arresti
arbitrari, il ricatto dei voucher alimentari imposto dalle autorità nigerine e
avallato dall’UNHCR, la prolungata negligenza sui servizi di base non sono
riusciti a piegare la resistenza.
«Non ci fermeremo finché la nostra richiesta di vivere in un ambiente dignitoso
non sarà accolta. Restate al nostro fianco».
Come supportare la protesta? I rifugiati hanno condiviso un appello all’azione
sul loro blog:
La crisi di Agadez rappresenta una prova fondamentale per la protezione dei
rifugiati nel XXI secolo. La manipolazione delle legittime richieste di
sopravvivenza, liquidate come “frustrazioni”, crea un precedente pericoloso che
altri governi imiteranno.
Se l’UNHCR può abbandonare il proprio mandato nel deserto del Niger, dove i
rifugiati non hanno voce né visibilità, allora può abbandonarli ovunque.
Ogni firma, ogni condivisione, ogni lettura rafforza la loro voce e rende più
costosa la persecuzione. Quando migliaia di persone chiedono responsabilità,
diventa più difficile per l’UNHCR e per le autorità del Niger mantenere il
silenzio.
1. Firma le petizioni:
Al governo del Niger
Alla dirigenza dell’UNHCR
2. Leggi e diffondi “The Book of Shame” – la raccolta di testimonianze dei
rifugiati
3. Dona alle organizzazioni che li sostengono, come Refugees in Libya
4. Visita la sezione Action Alert: scegli tra diversi modi di aiutare, in base
alle tue possibilità e alla tua posizione. Questa sezione viene aggiornata
regolarmente.
5. Dai voce ai rifugiati di Agadez: segui e condividi gli account dei nostri
attivisti (@MrsalAhmd95964 | @mayor_refugees @refugeesniger |
@RefugeesTunisia @RefugeesinLibya @yousef_ism58349) e usa gli hashtag come
#KeepEyesOnAgadez.
6. Parla di Agadez con amici, familiari, colleghi e giornalisti.
7. Diffondi il messaggio: il silenzio è il nemico della giustizia.
1. Consulta tutti gli articoli sulla protesta ↩︎
2. New 6 Part Series DEBUNKING UNHCR: Aid, Lies, and Migration in Agadez, Niger
↩︎
3. Part 1: The Foundation of a Lie: Unpacking the Centre’s True Purpose ↩︎
4. Part 2: Services Available? A Masterclass in Gaslighting as demonstrated by
UNHCR ↩︎
5. Part 3: The Refugee Status Revocation Scandal ↩︎
6. Au Niger, des réfugiés expulsés d’Algérie se sentent abandonnés et
manifestent ↩︎
7. ‘We don’t want to stay here’: UN accused of abandoning refugees in Niger,
The Guardian (giugno 2025) ↩︎
8. Niger arrests six Sudanese refugees in raid on Agadez camp, The New
Humanitarian (27 agosto 2025) ↩︎
9. Migranti, 1500 persone in rivolta nel campo nigerino finanziato dal governo
italiano: “Qui i bambini muoiono”, Fanpage (gennaio 2025); I prigionieri di
Agadez: la protesta dei migranti nel centro finanziato dall’Ue, Domani
(dicembre 2024) ↩︎