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Musicisti per Gaza
A Marina di Modica, in Sicilia, Cristiano De André ha voluto riaccendere i riflettori su quello che sta succedendo a Gaza, lanciando il proprio grido di protesta dal palco.  Il 13 agosto scorso l’artista si è esibito nella piccola frazione sul mare, vicino a Ragusa. Prima di cominciare ha chiesto al pubblico un minuto di raccoglimento per le vittime di Gaza, denunciando il silenzio che si è venuto a creare nel nostro Paese attorno al genocidio. “Mi vergogno di essere italiano per questo silenzio assenso sul genocidio del popolo palestinese“, ha dichiarato, per poi chiedere agli spettatori di scambiarsi un “cinque di pace” e, citando don Andrea Gallo, ha ricordato che il suo concerto non è altro che “una messa laica”, in celebrazione del padre, Faber. Ieri sera, a Olbia, Ghali ha trasformato il suo concerto in un’altra, importante occasione per accendere i riflettori sulla drammatica situazione umanitaria a Gaza. Davanti a oltre 30.000 fan in visibilio, il rapper di origini tunisine ha lanciato la sua invettiva: “Dicono che gli artisti non devono fare politica”, ha urlato al microfono. Subito dopo, si è avvolto in una grande bandiera della Palestina mentre partivano le note della sua canzone-manifesto, “Casa mia” e sugli schermi alle sue spalle compariva la scritta “Ma quale Gaza tua?”. Un gesto forte, coerente con il suo percorso artistico e umano, che ha infiammato il pubblico del festival sardo, confermando Ghali come una delle voci più impegnate e coraggiose della scena musicale italiana.   ANBAMED
Solidarietà con la Palestina dal mondo della musica
Massive Attack, Brian Eno, Fontaines D.C. e Kneecap hanno annunciato la nascita di un sindacato informale degli artisti in difesa di chi dal palco esprime un proprio pensiero contro il genocidio di Gaza. L’obiettivo è proteggere gli artisti, in particolare emergenti, che decidono di esporsi contro l’operato di Israele a Gaza, spesso bersagliati da campagne definite “aggressive e vessatorie” condotte da gruppi filo-israeliani come UK Lawyers for Israel (UKLFI). clicca!  Iniziative locali in Italia per la Palestina Migliaia di iniziative locali vengono organizzate per chiedere il blocco dell’esportazione di armi a Israele e l’arrivo degli aiuti umanitari a Gaza. Si diffonde l’impegno dei Comuni italiani a rompere ogni relazione con le istituzioni e aziende israeliane, oltre al riconoscimento simbolico dello Stato di Palestina. Il governo delle destre guarda dall’altra parte. Dopo il ricorso di AVS, anche Sanitari per Gaza hanno deciso di presentare un ricorso alla Corte Penale internazionale per le responsabilità del governo italiano nei crimini di guerra a Gaza. Qualunque cittadino può firmare il ricorso. Tutte le indicazioni nell’articolo: clicca Ogni giorno in piazza del Duomo di Milano, dal 16 giugno, si tiene un flash-mob silenzioso con lettura di poesie contro il genocidio compiuto da Israele a Gaza. Leggi: clicca   ANBAMED
Regno Unito, musicisti contro il genocidio a Gaza
Il 17 luglio, la band britannica Massive Attack ha annunciato sui social media la formazione di un’alleanza di musicisti che si oppone al genocidio in corso a Gaza e agli sforzi sistematici delle organizzazioni filo-israeliane per reprimere le voci critiche verso questo sterminio di massa. All’Ethical Syndicate Palestine si sono uniti anche il musicista veterano Brian Eno, i Kneecap, i Fontaines DC e i Garbage. Nella dichiarazione dei Massive Attack si legge: “Le scene a Gaza sono andate oltre ogni descrizione. Scriviamo come artisti che hanno scelto di usare le nostre piattaforme pubbliche per denunciare il genocidio in atto lì e il ruolo del governo britannico nel facilitarlo.” I Massive Attack continuano spiegando che, a causa delle loro “espressioni di coscienza”, la band di Bristol è stata oggetto di vari atti intimidatori, “attraverso enti organizzati come UK Lawyers For Israel (UKLFI)… ideati esclusivamente per censurare e impedire agli artisti di esprimere ciò che hanno nel cuore e nella mente”. L’UKFLI è un’organizzazione di avvocati che agisce per difendere gli interessi di Israele; insieme al CAA (Campagna contro l’antisemitismo), l’UKFLI ha intentato una serie di cause legali per congelare il dibattito pubblico e intimidire gli attivisti solidali con il popolo palestinese. Tra i soggetti presi di mira figurano, tra gli altri, accademici, medici, studenti e organizzazioni benefiche. Nel comunicato dei Massive Attack si legge che molti artisti subiscono pressioni dall’industria musicale, in particolare chi è nelle fasi iniziali della carriera nel mondo della musica. Il collettivo, si legge, sosterrà tutti coloro che sono oggetto di campagne aggressive o vessatorie da parte dei sostenitori di Israele e invita a scrivergli alla mail EthicalSyndicatePalestine@pm.me. L’Ethical Syndicate Palestine incoraggia altri artisti a contattarli per prendere posizione collettivamente su un cessate il fuoco immediato e permanente, un accesso immediato e senza restrizioni a Gaza per le agenzie umanitarie e la fine delle vendite di armi e delle licenze del Regno Unito a Israele. E mentre gli artisti britannici formano questa alleanza, in Italia si è da poco svolto il concerto “Non in mio nome”, durante il quale molti personaggi del mondo dello spettacolo hanno dichiarato il proprio sostegno alla Palestina. Un’importante presa di coscienza e un atto di solidarietà e lotta anche a livello internazionale: la musica, l’arte e la cultura non sono indifferenti al genocidio. Fonte: https://www.facebook.com/insideoveritalia   Redazione Italia