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Catania, docenti e scuole esprimono condanna per le guerre e solidarietà alla Palestina
A Catania i collegi docenti di tre scuole (Liceo E2. “Boggio Lera”, Istituto “M. Cutelli” e IC “Parini”) hanno approvato la mozione che riportiamo più sotto; altri collegi (IC “Rapisardi -Dante Alighieri”, Istituto “Musco”, IC “Sauro- Giovanni XXIII”, IS “Vaccarini”) hanno espresso una chiara condanna delle guerre e solidarietà verso il popolo Palestinese. Non è tempo di silenzi o reticenze. Oltre 56 conflitti (di varia natura) attraversano il nostro pianeta. Una guerra mondiale a pezzi, che rischia di diventare globale. Un conflitto, vista la qualità, e la quantità, degli armamenti che non avrebbe né vincitori, né vinti. La scuola, quella che non addestra, che non esalta le competenze, che non rinuncia alla riflessione e allo spirito critico, può giocare un ruolo decisivo. Può provare a rovesciare la “normalizzazione” della guerra e della violenza che sembrano oggi prevalere. Non soltanto perché “se vuoi la pace, devi preparare la pace”, ma perché se vuoi costruire il futuro, se vuoi pensare/progettare il futuro, non puoi non partire dall’articolo 11 della nostra Costituzione, dal ripudio della guerra. Ma, pur condannando tutte le guerre, dobbiamo anche affermare che non sono tutte uguali. Il genocidio in Palestina, dove non c’è uno scontro fra due eserciti, rappresenta, infatti, la riproposizione di logiche e politiche che, dopo la sconfitta del nazi-fascismo, pensavamo sconfitte per sempre. L’idea della pulizia etnica (a Gaza, come in Cisgiordania) va contrastata in tutti i modi possibili. Né si può accettare che il “democratico” Occidente si volti dall’altra parte, applicando la politica dei due pesi e delle due misure (nessuna sanzione, prosecuzione di tutti i rapporti politici e commerciali, cooperazione militare…) che rafforza Israele nel perseguire i suoi obiettivi. Al punto che lo stato di Tel Aviv può, come se fosse normale, radere al suolo Gaza, fare morire di fame la popolazione, bombardare Libano, Siria, Yemen, Iran, Qatar… Come si può pensare che dopo questi crimini si potrà nuovamente percorrere il cammino della pace? Di fronte a un tale fallimento, politico e culturale, non stupisce che le classi dirigenti, europee e statunitensi, complici e silenti abbiano paura del confronto e della discussione, sino ad affermare che la scuola non può, non deve, occuparsi di tali problematiche. Lo fanno attraverso il linguaggio burocratico degli uffici scolastici regionali, ma anche, come nel caso del ministro Valditara, tentando di distribuire genericamente fra tutti le responsabilità. Un modo per evitare il giudizio su ciò che sta effettivamente accadendo. Se sono tutti colpevoli, nessuno è colpevole. Se la scuola non vuole voltarsi dall’altra parte, deve impegnarsi a fianco di chi, dal basso, pratica la solidarietà (per ultima la Global Sumud Flotilla) e, soprattutto, non rinunciare alle analisi, alle riflessioni e al confronto. Bisogna essere coscienti che non basta la pace, ma occorre una pace giusta. Nino De Cristofaro, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università Mozione approvata dagli istituti di Catania: *La Scuola ripudia la guerra* La barbarie bellica sembra essersi impadronita della nostra esistenza. In questo momento, nel nostro pianeta sono in atto oltre 50 conflitti, fra stati e/o fazioni civili: la guerra russo-ucraina, o quelle in Myanmar, Sudan, Siria sono solo alcune di un elenco purtroppo molto lungo. Bombardamenti, droni killer, massacro di civili (soprattutto donne e bambini) ci vengono riproposti quotidianamente, quasi a certificarne la normalità, come se dovessimo abituarci all’indifferenza. In Palestina, nella Striscia di Gaza e non solo, l’orrore è ancora maggiore. La popolazione è affamata, le strutture abitative distrutte per oltre il 70%, ospedali e scuole rasi al suolo, sfollamento continuo di oltre due milioni di persone. Israele parla apertamente di allontanamento di tutti i palestinesi dalla Striscia. Un progetto di pulizia etnica. Non a caso la Corte Penale Internazionale ha emesso mandati di arresto per la leadership israeliana (inclusi Netanyahu e Gallant) per presunti crimini e violazioni del diritto umanitario nel conflitto a Gaza e più voci autorevoli hanno definito quello in corso nella Striscia un genocidio. Ebbene, di fronte a tutto questo la scuola non può più tacere. Se lo facesse, abdicherebbe al proprio compito educativo, al dovere di lavorare per la pace, per l’inclusione e contro ogni forma di discriminazione e di pregiudizio. La scuola non può rinunciare a far vivere la nostra Costituzione che, come recita l’art.11, “ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.” Per questi motivi il Collegio dei Docenti del ………… si impegna 1) Ad esporre la bandiera della Pace per ribadire la condanna di tutte le guerre; 2) Ad effettuare in tutte le classi, giorno …. settembre alle ore 9,15, un minuto di silenzio per chiedere l’immediato cessate il fuoco in Palestina e lo sblocco degli aiuti umanitari; 3) Ad affrontare, all’interno dei programmi di studio, il tema della pace e della guerra, affinché tutti gli studenti e tutte le studentesse possano maturare conoscenze adeguate ed esprimere autonomamente le loro riflessioni. Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
Regione Lombardia e Rondine Cittadella della Pace insieme per educare alla pace e combattere la dispersione scolastica
Regione Lombardia e l’Associazione Rondine Cittadella della Pace hanno firmato il Protocollo d’Intesa per la promozione del Metodo Rondine per la trasformazione creativa delle tensioni all’interno del sistema di istruzione e formazione lombardo. L’accordo nasce con l’obiettivo di contrastare la dispersione scolastica, rafforzare l’inclusione e il successo formativo degli studenti e prevenire tutte quelle le situazioni che spingono i giovani a diventare inattivi, promuovere il dialogo, la cittadinanza attiva e digitale, e prevenire fenomeni di bullismo e violenza nelle scuole. Sottoscritto dall’Assessore all’Istruzione, Formazione e Lavoro di Regione Lombardia, Simona Tironi, e dal fondatore e presidente dell’Associazione Rondine, Franco Vaccari, il Protocollo prevede una collaborazione pluriennale per integrare nei percorsi educativi regionali un approccio innovativo alla gestione del disagio, basato su relazioni trasformative e non violente. “Credo profondamente nella scuola come luogo in cui si costruisce il futuro, non solo in termini di conoscenze, ma soprattutto di relazioni umane, rispetto e crescita personale – ha dichiarato l’assessore Simona Tironi –. Questo protocollo rappresenta un passo concreto per offrire ai nostri giovani strumenti nuovi e profondi per affrontare e trasformare i conflitti, sviluppare empatia, senso civico e consapevolezza ed evitare il fenomeno dei Neet. È un impegno forte verso un’educazione che non lascia indietro nessuno e che formale nuoce generazioni che saranno chiamate a guidare lo sviluppo sociale economico e produttivo del nostro paese responsabili e pronti a contribuire a una società più equa, inclusiva e pacifica.” Il Metodo Rondine apprezzato anche dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della sua visita a Rondine lo scorso 6 giugno, validato da importanti università italiane e riconosciuto a livello nazionale e internazionale è stato promosso dal Ministero dell’Istruzione e del Merito tramite protocollo d’intesa per favorire, crescita personale, l’educazione alla pace, alla legalità, alla convivenza e allo sviluppo sostenibile tramite il suo approccio relazionale al conflitto unico. L’obiettivo è rigenerare i legami sociali negli ambienti in cui si vive, si studia e si lavora, promuovendo una cultura collaborativa tra pubblico, privato e Terzo Settore, capace di prevenire nuove forme di disagio e povertà educativa. “In un mondo segnato da nuove fragilità e crescenti tensioni sociali, è urgente dotare i giovani di strumenti concreti per gestire i conflitti in modo costruttivo – ha affermato Franco Vaccari –. Siamo davvero grati alla Regione Lombardia per questo accordo che apre un percorso lungimirante e ci vede uniti nell’impegno condiviso di portare nel territorio un’innovazione educativa sperimentata da oltre vent’anni a Rondine. L’obiettivo: formare giovani cittadini consapevoli, capaci di abitare in conflitto e diventare protagonisti del cambiamento.” Tra le iniziative previste dal Protocollo: l’introduzione delle “Sezioni Rondine” nelle scuole lombarde; l’estensione del progetto “Quarto Anno Rondine” – che permette di frequentare la classe quarta nel borgo di Rondine in Toscana all’interno di un percorso educativo e formativo internazionale e interculturale che sviluppa una consapevolezza critica, lavora sulla trasformazione del conflitto e rafforza la tua crescita emotiva e relazionale – e la promozione di eventi come YouTopic Fest, il festival internazionale sul tema del conflitto che si svolge ogni a giugno nella Cittadella della Pace di Arezzo e che quest’anno ha visto la presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Inoltre, particolare attenzione sarà riservata al sostegno dell’attivismo civico giovanile e allo sviluppo delle idee progettuali dei ragazzi, accompagnandoli verso una partecipazione consapevole alla vita delle comunità locali. Attraverso azioni di formazione professionalizzante, incubazione sociale e sostegno al protagonismo giovanile, il progetto mira a rafforzare coesione e sviluppo sostenibile, trasformando il potenziale dei giovani in motore di cambiamento sociale. Un ulteriore elemento innovativo è l’applicazione del Metodo Rondine anche nei contesti organizzativi e aziendali, pubblici e privati. Le imprese saranno coinvolte in percorsi volti a rigenerare le relazioni interne, affrontare i conflitti latenti e sviluppare modelli di welfare generativo. In tal modo, il conflitto non sarà più visto come un ostacolo, ma come una leva per generare benessere e opportunità di crescita, anche economica. La collaborazione promuove infine la diffusione delle migliori pratiche di sostenibilità sociale, ambientale ed economica, in coerenza con gli Obiettivi dell’Agenda ONU 2030, costruendo alleanze trasversali per il bene comune e valorizzando le esperienze positive già in atto sul territorio lombardo. Regione Lombardia e Rondine condividono l’impegno a costruire una società più giusta, inclusiva e pacifica, dove il conflitto non venga evitato o represso, ma trasformato in una risorsa per la crescita della persona e della comunità. Olivier Turquet
Adesione alla proposta educativa “Insieme per la pace disarmata”
PUBBLICHIAMO UN INTERESSANTE DOCUMENTO PER ATTIVITÀ DIDATTICHE SULL’EDUCAZIONE ALLA PACE E SU PERCORSI ALTERNATIVI A QUELLE CON LE FORZE ARMATE ALL’INTERNO DELLE NOSTRE SCUOLE. Gentilissimi/e, ci sono momenti della Storia che appaiono più gravi, in cui non possiamo restare indifferenti lasciando che tutto accada senza far agire il nostro potere di scelta, in cui occorre “Richiamare tutti gli adulti alla responsabilità per le generazioni che vengono al mondo” (Gianni Rodari). La guerra è in se stessa un crimine contro l’umanità (Papa Francesco); è il peggior tradimento verso le nuove generazioni. Occorre scongiurarla con tutte le nostre forze primariamente a partire dall’Educazione e da una Pedagogia della pace. Le guerre colpiscono prevalentemente le popolazioni civili, distruggono, creano odio, rancore, desiderio di vendetta, impotenza. Con i bambini, le donne subiscono le maggiori violenze su corpo, mente e cuore. Abbiamo il dovere di immaginare e costruire con le nuove generazioni del mondo un futuro di pace, giustizia e speranza. Per questo invitiamo insegnanti, genitori, studenti e studentesse, mondo della scuola e della società civile a contribuire ad una fase di sviluppo concreto di una cultura della nonviolenza, della pace, della smilitarizzazione e del rispetto a partire dal “disarmo” nel linguaggio, nei gesti, nelle coscienze. Ci rifacciamo ai valori proposti dai grandi educatori di pace: Maria Montessori, Aldo Capitini, don Lorenzo Milani, Danilo Dolci, Alex Langer, Gianni Rodari, Chiara Lubich, Gino Strada, solo per citarne alcuni. Invitiamo i Collegi dei Docenti ad aderire alla proposta educativa “Insieme per la pace disarmata”, per approfondire con urgenza nelle scuole la Pedagogia della Pace, utilizzando il seguente link: https://forms.gle/he3z3Tn4k15yWutp7 Ci rendiamo disponibili a supportare azioni di progettazione di percorsi con le scuole e le/i docenti interessate/i a partire da un’assemblea all’inizio dell’a.s. 25/26 (per adesioni: insiemeperlapacedisarmata@gmail.com ) Si allegano: 1. Pedagogia della pace: sguardi, pensieri, azioni, relazioni fuori dalla guerra e dalla violenza 2. Pedagogia della pace: riferimenti, buone pratiche e proposte operative Gruppo docenti ed educatori “Insieme per la pace disarmata” ALLEGATO 1 PEDAGOGIA DELLA PACE: SGUARDI, PENSIERI, AZIONI, RELAZIONI FUORI DALLA GUERRA E DALLA VIOLENZA L’ARTE E LA SCIENZA SONO LIBERE E LIBERO NE È L’INSEGNAMENTO (ART. 33 COSTITUZIONE) La scuola è il luogo della formazione delle persone, dei cittadini e delle cittadine per dare le ali a personalità libere, non indottrinate e manipolate, ma capaci di scelta, critica, creatività, razionalità, benessere. Una scuola della Costituzione dovrebbe essere il luogo della ricerca e del confronto, del dialogo e dell’ascolto. Dovrebbe recuperare le Storie che testimoniano alternative alla violenza e alla guerra, che nascono da una nonviolenza attiva come approccio metodologico che unisce una coerenza interiore alla coerenza sociale. È la regola d’oro, principio etico fondamentale tra i più antichi e universali “Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te” oppure in forma negativa: “Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te”, presente in molte religioni, culture e tradizioni filosofiche. Una regola d’oro, appunto, perché si basa sul concetto di empatia reciproca, invitando ciascuno a mettersi nei panni dell’altro prima di agire. Per questo invitiamo ad un’azione educativa riconoscendosi in alcuni elementi comuni: 1) l’educazione può favorire la costruzione di relazioni interpersonali, sociali e internazionali fondate non solo sulla rinuncia all’uso della violenza nella gestione dei conflitti, ma anche sull’empatia e sulla creatività; relazioni capaci di generare le competenze necessarie allo stare al mondo nel tempo della complessità, dell’interconnessione e di una violenza crescente; 2) la pace permette di mantenere la relazione anche nelle divergenze. L’alfabetizzazione alla gestione del conflitto è alla base dell’educazione alla pace, al riconoscimento dell’altro come persona, alla relazione empatica; 3) la sfida di “fare pace tra noi umani e fare pace con il pianeta Terra” comporta scelte radicali e testimonianze capaci di nutrire l’immaginario dei più giovani e di tutti noi; 4) occorre far conoscere ai giovani proposte alternative come l’obiezione di coscienza e i Corpi civili di pace europei di Alexander Langer che auspicavano lo sviluppo nei giovani di qualità come la tolleranza, la resistenza alla provocazione, l’educazione alla nonviolenza, una marcata personalità, l’esperienza nel dialogo, la propensione alla democrazia e alla giustizia, la conoscenza delle lingue, la cultura, l’apertura mentale, la capacità all’ascolto, la capacità di sopravvivere in situazioni precarie e la pazienza; 5) occorre nutrire la comprensione e la compassione per vivere in pace con persone, animali, piante e minerali (maestro Zen Thich Nhat Hanh) ; favorire il rispetto per la vita in tutti i suoi aspetti e la prevenzione dell’aggressività, dell’intolleranza e della violenza, a partire da quella strutturale e culturale; 6) è necessario costruire comunità educanti che si confrontino, nel rispetto delle differenze di qualunque tipo (di genere, di cultura, generazionali), per l’inclusione di soggettività diverse, l’intercultura e la cooperazione; 7) proponiamo di costruire insieme progetti curricolari ed extracurricolari interconnessi e pluridisciplinari, anche territoriali, che condividano e diffondano buone pratiche, linguaggi nuovi, creativi, solidali che accolgano il punto di vista dell’”altro” (delle vittime, delle minoranze, …); linguaggi innovativi della poesia, delle emozioni, dei sentimenti, del teatro, della narrazione, della musica, dell’arte, della multimedialità che facciano superare muri e confini, e rendano progetto l’utopia di una società globale fraterna e in pace con la natura e tutti gli esseri viventi. 8) disarmiamo il linguaggio e rivalutiamo la parola rispetto, parola dell’anno 2024 per l’enciclopedia italiana Treccani, proprio perché la mancanza di rispetto è uno dei fattori principali alla base della violenza. RITROVARE LA VIA DELLA PACE Durante il secondo conflitto bellico e alla sua conclusione, in un periodo in cui l’animo umano è stato profondamento scosso da sofferenze inenarrabili, da ingiustizie e persecuzioni, l’Umanità ha espresso sentimenti di alto valore, contro l’indifferenza e la violenza, sia a parole che in documenti, ancora oggi punti di riferimento universali. LA GUERRA NON È INELUTTABILE “L’Educazione che preparerà un’umanità nuova ha una finalità sola: quella che conduce insieme all’elevazione dell’individuo e della società […] L’uomo così preparato, conscio della sua missione cosmica, sarà capace di costruire il nuovo mondo della pace.” “Occorre organizzare la pace, preparandola scientificamente attraverso l’educazione.” (Maria Montessori, Educazione e Pace – testo che raccoglie una serie di conferenze che Montessori tenne sul tema della pace, a partire da quella presentata al Bureau international d’éducation a Ginevra nel 1932). SALVARE LE FUTURE GENERAZIONI DAL FLAGELLO DELLA GUERRA “Noi, popoli delle Nazioni Unite, decisi a salvare le future generazioni dal flagello della guerra, che per due volte nel corso di questa generazione ha portato indicibili afflizioni all’umanità, a riaffermare la fede nei diritti fondamentali dell’uomo, nella dignità e nel valore della persona umana, nella eguaglianza dei diritti degli uomini e delle donne e delle nazioni grande e piccole, a creare le condizioni in cui la giustizia ed il rispetto degli obblighi derivanti dai trattati e dalle altri fonti del diritto internazionale possano essere mantenuti …” (Statuto delle Nazioni Unite approvato il 26 ottobre 1945). L’ITALIA RIPUDIA LA GUERRA “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni” (Articolo 11 della Costituzione Italiana del 1948). NONOSTANTE L’ATTUALE “SMARRIMENTO” DELL’UNIONE EUROPEA, ESSA È STATA FONDATA SULLA PROMOZIONE DELLA PACE “L’Unione si prefigge di promuovere la pace, i suoi valori e il benessere dei suoi popoli.” (Art. 3 comma 1 del Trattato sull’Unione Europea del 1992). Questi valori sono ancora il punto di riferimento per tutti noi, per le Istituzioni, gli Individui, gli Stati. E quindi anche per la Scuola. INTERESSI E INFLUENZA DELL’APPARATO INDUSTRIALE BELLICO GENERANO CULTURA E PRATICHE DI GUERRA Dal Secondo dopoguerra in molte occasioni lo Statuto dell’Onu è diventato carta straccia, e abbiamo assistito impotenti alla frattura tra i principi enunciati e la realtà. Sono state numerose le invasioni neocoloniali, le guerre territoriali, anche in Europa, ma mai quanto ora si è arrivati così vicini ad un conflitto che papa Francesco aveva definito “terza guerra mondiale a pezzi”. La violenza bellica è tornata a essere linguaggio ufficiale delle relazioni internazionali, strumento di potere, e la produzione di armi fondamento dell’economia globale. Parole come “riarmo, nemico, vittoria” sono riemerse, come nelle precedenti grandi guerre. Il mito della guerra ha preso il sopravvento sulla cultura della pace, quella che vogliamo e dobbiamo preparare. E’ necessario che l’Onu riprenda la sua missione originaria di luogo di confronto e di soluzione pacifica delle controversie, senza che nessun Paese possa prevalere sull’altro. LA SPERANZA DELL’AGENDA ONU 2030 L’obiettivo 16 “Pace, Giustizia ed Istituzioni solide” dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, approvata nel settembre 2015, ci invita ad impegnarci per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile con un’attenzione alla promozione di società pacifiche e inclusive. L’obiettivo 16 è la lente attraverso la quale tutti gli altri obiettivi acquistano valore, significato e attuazione. Senza pace non ci può essere un reale sviluppo sostenibile. E viceversa. La stretta connessione tra il drammatico acuirsi dei conflitti geo-politici e le problematiche ambientali appare oramai evidente. L’antropocentrismo esasperato e aggressivo nei confronti della natura e il capitalismo finanziario sempre più militarista, rendono necessaria una presa di posizione in grado di favorire comportamenti resilienti e azioni efficaci in difesa della vita, come indica l’Agenda ONU. LE CONTRADDIZIONI DI OGGI Si auspica che all’interno della Costituzione Europea (Trattato dell’UE) si inserisca un esplicito riferimento al ripudio alla guerra. Ma nei documenti più recenti la “mentalità” pacifista dei popoli europei viene messa in discussione. Nella Risoluzione del 2 aprile 2025 il Parlamento Europeo esprime la sua posizione riguardo la sicurezza e la possibilità di entrare in guerra. Precisamente l’art. 164 invita l’Unione a mettere a punto programmi educativi e di sensibilizzazione, in particolare per i giovani, volti a migliorare le conoscenze e a facilitare i dibattiti sulla sicurezza, la difesa e l’importanza delle forze armate. E nelle linee guida ministeriali italiane del 2024 per l’insegnamento dell’Educazione Civica la parola Pace non compare neppure una volta! Le opinioni pubbliche vanno svegliate dal letargo preparando i giovani all’ipotesi di “guerra” considerata come qualcosa di inevitabile! Noi rifiutiamo questa logica e la propaganda bellica di ogni tipo, attuata anche attraverso una sempre più frequente presenza delle forze armate nelle scuole e mediante una pericolosa commistione tra iniziative sanitarie, sportive, culturali, artistiche, militari perché ci ispiriamo alla tradizione di educatori di pace: Maria Montessori, Aldo Capitini, don Lorenzo Milani, Danilo Dolci, Alex Langer, Gianni Rodari, Chiara Lubich, Gino Strada, solo per citarne alcuni. EDUCARE ALLA PACE Educare alla pace non è una disciplina in più, ma è fare di ogni ambito formativo uno strumento di pace, un percorso, in cui si punti a sviluppare la creatività e l’autonomia di bambine/i e ragazze/i nell’affrontare le problematiche, imparando a dialogare e a sperimentarsi, così da acquisire consapevolezza delle proprie risorse nel sentirsi, come diceva don Milani, ognuno responsabile di tutto. Educare per la pace, significa dunque promuovere un’azione pratica nell’ambito di un contesto specifico, partendo dai rapporti interpersonali, senza perdere di vista le questioni più generali, come i modelli di sviluppo, la distribuzione delle risorse e la gestione del potere; compiendo atti concreti per trasformare dal basso una società globalizzata, in cui la mancanza dei diritti e le stridenti disuguaglianze rendono spesso privo di senso il solo pronunciamento della parola “pace”. (http://livingpeaceinternational.org). In tal senso l’educazione può contribuire a sviluppare una coscienza sociale che rifiuti l’economia fondata sullo sfruttamento del lavoro ed il perseguimento del profitto, un agire a scapito dell’umanità e della natura. L’avanzamento dei diritti del lavoro è il prodotto dell’avanzamento di una cultura della pace ed entrambi sono il fondamento di un nuovo modello economico. ALLEGATO N. 2 PEDAGOGIA DELLA PACE: RIFERIMENTI, BUONE PRATICHE E PROPOSTE OPERATIVE Dagli elementi e principi citati nell’allegato 1 vogliamo attingere per costruire percorsi collegandoci ad un grande patrimonio presente in Italia e nel mondo:  Scuole di Pace e Marcia Perugia Assisi (vedi link delle attività per la preparazione della marcia del 12 ottobre 2025 con l’Onu dei popoli – info@scuoledipace.it – www.lamiascuolaperlapace.it)  L’organizzazione Emergency che oltre a garantire la cura nelle zone di guerra presenta progetti come “Ripudia” di educazione alla pace nei vari ordini di scuola – https://www.ripudia.it/campagna/  Le proposte del movimento nonviolento e del filosofo Pasquale Pugliese https://www.nonviolenti.org/cms/ – https://www.azionenonviolenta.it/author/pasquale/  Le esperienze pedagogiche della Rete italiana Pace e Disarmo https://retepacedisarmo.org/educazione-pace/proposte-di-educazione-alla-pace/  L’attività di Daniele Novara e del suo Centro Psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti – https://www.metododanielenovara.it/ – https://www.metododanielenovara.it/centro psicopedagogico/  Le proposte dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università https://osservatorionomilscuola.com/  L’esperienza di Living Peace http://livingpeaceinternational.org/it/ International promossa da Carlos Palma  Le iniziative del Tavolo Tuttopace https://trentogiovani.it/Attivita/Iniziative/Progetto-Tuttopace  Le proposte del movimento Non Una Di Meno – https://nonunadimeno.wordpress.com/ –  Una esperienza significativa è quella di Rondine Cittadella della Pace, fondata da Franco Vaccari, https://rondine.org  Scuole per un’educazione non violenza – https://edunonviolenza.altervista.org/ – cui aderiscono la rete Educazione Umanista alla non violenza attiva https://www.edumana.it/ e la Rete Polo Europeo della Conoscenza – https://www.europole.org/  La Rete delle Università Italiane per la Pace che riunisce atenei impegnati nella promozione della cultura della pace, della nonviolenza e del dialogo, attraverso ricerca, didattica e formazione – https://www.runipace.org/wp-content/uploads/2023/12/proposte-gruppo-educazione-alla pace.pdf – https://www.runipace.org/ Programma 29 giugno 2025_ver1.1Download Insieme per la pace disarmataDownload Manifesto politico “Insieme per la Pace disarmata” (1)Download