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Le piazze mobilitate da CGIL: sabato 6 settembre prossimo manifestazioni in tutta Italia
L’iniziativa annunciata da CGIL lo scorso 27 agosto ha raccolto adesioni in numerose città e da tante associazioni locali, in particolare molte sedi e sezioni di ACLI, AMNESTY INTERNATIONAL, ANPI, ARCI, EMERGENCY, LEGAMBIENTE, LIBERA, PAX CHRISTI,… Viene anche promossa da FIOM, che nel comunicato diffuso ieri esorta i propri iscritti a coordinarsi con i rappresentanti delle Camere del Lavoro territoriali e partecipare alle manifestazioni.      Sulle pagine di COLLETTIVA, l’organo di stampa della confederazione sindacale, è riferito: > La Cgil chiama alla mobilitazione nazionale per sabato 6 settembre in tutte le > città italiane per chiedere “che si fermi la barbarie in corso” e che il > governo italiano “si schieri dalla parte della pace, della giustizia e del > diritto internazionale”. > > Per questo “invitiamo lavoratori e lavoratrici, pensionati e pensionate, > studenti e studentesse, il mondo associativo, artisti, intellettuali e > giornalisti a unirsi – si legge in una nota – per chiedere che si fermi la > barbarie in corso”. > > Non solo denuncia e appelli. La Cgil rilancia il proprio impegno > umanitario, sostenendo la Global Sumud Flotilla, iniziativa nonviolenta nata > dal basso per rompere l’embargo e l’isolamento della popolazione palestinese. > > Cgil per Gaza: “Fermiamo la barbarie”. Manifestazione il 6 settembre / > COLLETTIVA – 27 AGOSTO 2025 Nel proprio comunicato, FIOM dichiara: > L’ignobile massacro nei confronti della popolazione civile palestinese, il > blocco degli aiuti umanitari, i bombardamenti, la pulizia etnica perpetrata > dal governo Israeliano sta continuando a mietere vittime innocenti: donne, > uomini e bambini di Gaza, che hanno la sola colpa di essere nati e vivere in > quel luogo. Siamo in presenza di un vero e proprio genocidio nei confronti dei > Palestinesi che occorre fermare, anche allargando la mobilitazione. > > FIOM in piazza al fianco del popolo palestinese / FIOM – 2 SETTEMBRE 2025 Le manifestazioni e iniziative coordinate dalle sedi territoriali della CGIL verranno svolte tutte all’insegna dello stesso slogan: FERMIAMO LA BARBARIE Attualmente, sono disponibili informazioni di presidi, cortei e flash-mob a * ROMA – piazza del Campidoglio, alle 18 * ABRUZZO : Pescara – flash mob con raduno alle 17:30 presso la Madonnina del Porto / Ciascunə dovrà indossare una t-shirt bianca e portare una bandiera della pace o della Palestina, formeremo due catene umane a rappresentare un corridoio umanitario sul ponte del mare e alle 18 al suono della sirena il corridoio umanitario sul ponte del mare verrà attraversato da 10 bambini e bambine che sventolano le bandiere della pace. * BASILICATA : Potenza (piazza Mario Pagano alle 17) * EMILIA ROMAGNA : Bologna, Cervia, Ferrara, Forlì-Cesena, Imola, Modena, Parma, Piacenza, Ravenna, Reggio Emilia, Rimini,… Monte Sole * CALABRIA : Catanzaro (piazza Prefettura, alle 10:30), Cosenza (Camere del Lavoro di Cosenza e Pollino Sibaritide Tirreno / piazza XI Settembre, h 17:30), Crotone (piazzale Berlinguer – lungomare, alle 17), Reggio Calabria (scalinata Teatro Cilea / corso Garibaldi, alle 18) e Vibo (corso Vittorio Emanuele, alle 10:30) * CAMPANIA : Napoli (largo Berlinguer alle 17) * LIGURIA: Genova (davanti alla Prefettura, alle 17:30), La Spezia (piazza Mentana, alle 18), Savona (concentramento in piazza Mameli alle 19 e corteo verso Piazza Sisto IV) e Imperia (porto Turistico / Maurizio alle 16.30 – partenza simbolica di una barca come gesto di solidarietà per testimoniare il sostegno alle centinaia di volontari di oltre 80 paesi diversi impegnati nella missione della Global Sumud Flotilla) * LOMBARDIA : Brescia (Campo Marte, alle 12), Lecco (piazza XX Settembre, alle 17), Mantova (piazza Martiri di Belfiore, alle 18), Legnano (piazza San Magno, alle 17), Milano (piazza Santo Stefano, alle 10) … e altre che si stanno organizzando * MARCHE : San Benedetto del Tronto (Giardino Nuttate de Lune / viale delle Tamerici, alle 17:30) * PIEMONTE : Asti * PUGLIA : Taranto (davanti alla Prefettura, dalle 9:30 alle 12:30) * SARDEGNA : Cagliari (piazza Ravot, alle 17:30) * SICILIA : Palermo (concentramento in lungomare Yasser Arafat / Foro Italiaco alle 17 e corteo fino a lungomare dei Migranti / Albeggiani – Cala), Trapani (concentramento in piazza Municipio alle 19 e corteo per le vie Garibaldi e Torrearsa fino a via Ammiraglio Staiti, davanti al molo dove è ormeggiata la nave Mediterranea Saving Humans – ai partecipanti è chiesto di portare con sé una barchetta di carta, anche dipinta con i colori della bandiera palestinese, simbolo di libertà, di resistenza e di pace) * TOSCANA : Firenze (flash-mob / ponte Santa Trinita alle 11), Pisa (Logge dei Banchi, dalle 17 alle 19), Pontedera (piazza Curtatone, dalle 17 alle 19), Siena (Lizza nel piazzale adiacente la sede CGIL, alle 17), Volterra (piazza dei Priori, dalle 17 alle 19) * UMBRIA: Perugia (presidio – piazza Italia, dalle 11) e Terni (concentramento alle 9 in piazzale Briccialdi e marcia fino a piazza Europa / arrivo previsto alle 11:30) * VALLE D’AOSTA : Aosta (presidio – piazza Roncas, dalle 17) Maddalena Brunasti
Don Nandino Capovilla: obiettore di coscienza, in Israele e in Italia
Dopo l’arresto all’aeroporto di Tel Aviv e l’espulsione da Israele, subito dopo il ritorno in Italia il sacerdote ha convocato una conferenza stampa. Nel messaggio divulgato appena era stato rilasciato, aveva chiesto ai giornalisti di non parlare di lui e della vicenda che lo ha reso un protagonista delle cronache omettendo di riferire corrette informazioni sul genocidio dei palestinesi. «Non puntate riflettori e microfoni su di me, guardate il motivo per il quale stavo andando in Palestina – ha sollecitato don Nandino Capovilla – Poniamo l’attenzione su ciò che sta accadendo lì». L’incontro con lui nella sua comunità, la parrocchia della Resurrezione a Maghera, e insieme a Betta Tusset, coordinatrice della campagna “Ponti e non muri” e con don Nandino Capovilla autrice di Sotto il cielo di Gaza pubblicato il marzo scorso e una serie di libri editi dal 2005, inoltre al consigliere nazionale di Pax Christi, don Renato Sacco, e a monsignor Giovanni Ricchiuti, presidente del movimento dei cristiani pacifisti che è intervenuto in collegamento dalla Cisgiordania, si è svolto in modalità telematica coinvolgendo molte persone, non solo giornalisti. «Ovviamente tutti mi stanno chiedendo di raccontare i fatti accaduti – ha esordito don Nandino Capovilla – Ebbene, è successo che mentre io venivo fermato e arrestato, trattenuto in detenzione amministrativa, intanto a Gaza morivano tante persone e molti bambini…». Don Nandino Capovilla ha spiegato che, come cita l’atto di espulsione, è stato allontanato dal paese perché ritenuto “un pericolo per lo Stato di Israele” e commentato: «Eppure invece Benjamin Netanyahu, per cui il 21 novembre 2024 la Corte penale internazionale ha emesso un mandato d’arresto, può risiedere e muoversi in Israele e persino viaggiare all’estero senza impedimenti…». Delle 7 ore trascorse all’aeroporto di Tel Aviv don Nandino Capovilla ha riferito: «Con me c’erano altre due persone, di altri paesi, e insieme eravamo controllate dagli agenti israeliani. Non ci veniva data risposta alle nostre richieste di informazioni su cosa ci stesse accadendo e perché. Quando chiedevamo il permesso di andare in bagno ci veniva detto: “Non adesso, dopo”. Infine mi è stato perentoriamente ordinato di firmare un documento…». Il sacerdote italiano ha soffermato l’attenzione sulla reazione dell’agente della polizia israeliana al suo rifiuto di firmare un documento: «Ha veementente protestato asserendo che io fossi obbligato a firmare quell’atto, così mostrando che in un sistema autoritario la libertà di scelta non è ammessa e, oltre a venire ostacolata o impedita, non è nemmeno pensata possibile dalle persone sottomesse ai potenti». E ha concluso proclamando: «Dichiaro la mia obiezione di coscienza qualora al Parlamento italiano sia varato il disegno di legge in base al quale verranno proibite le riunioni e manifestazioni di solidarietà con i palestinesi». Betta Tusset ha ricordato che il titolo della campagna Ponti non muri avviata il 9 ottobre 2004 è ispirato alla frase di papa Giovanni XXIII, “Non di muri, ma di ponti ha bisogno la Terra Santa” e che i pellegrinaggi organizzati da Pax Christi in Palestina sono realizzati per incontrare il popolo perseguitato e dare voce alle persone oppresse nel rispetto del loro dolore, della loro storia e della loro cultura. Don Renato Sacco ha focalizzato l’attenzione sull’ipocrisia dei governanti italiani: «L’Italia è il terzo maggiore fornitore di armi a Israele, e il ministro Crosetto lo sa bene… A giugno scorso avevamo chiesto che l’accordo commerciale per i trasferimenti d’armi e tecnologie militari con Israele fosse annullato, invece è stato rinnovato… L’UE, con 72 miliardi di euro investiti, molti più degli USA, è il maggiore partner di Israele…». E, ricordando gli attacchi che hanno colpito Taybeh, don Sacco ha rammentato che questa comunità palestinese è cristiana, “non un covo di estremisti fondamentalisti terroristi musulmani” e affermato: «La guerra si nutre di bugie e la verità è l’arma più forte con cui debellare la guerra». Citando Hannah Arendt, il coordinatore nazionale di Pax Christi, Antonio De Lellis, ha osservato che i regimi oppressivi si reggono su cecità, complicità e obbedienza e affermato che per non esser ciechi e complici delle atrocità commesse dal governo israeliano in Palestina si devono applicare le sanzioni e si possono fare azioni pacifiche, come boicottare il commercio di prodotti ‘made in Israele’ che viene promosso dalla campagna di BDS e sostenere le lotte dei lavoratori che, come i portuali di Genova, denunciano e impediscono il trasporto di armi in Israele. Riprendendo gli accenni di don Nandino Capovilla e Antonio De Lellis, il presidente della Fondazione Lelio e Lisli Basso, Filippo Landi, ha messo in evidenza il parallelismo tra l’espulsione da Israele ingiunta al sacerdote italiano e a dei funzionari del presidio a Gerusalemme dell’OCHA. Nandino Capovilla e Betta Tusset: “Continuiamo a dare voce al popolo palestinese oppresso” / FAMIGLIA CRISTIANA – 13 AGOSTO 2025 Maddalena Brunasti
Aggressioni israeliane a macchia d’olio
Siria Israele domina i cieli della Siria e controlla praticamente tutto il sud. Un reparto di soldati israeliani drusi si trova nella zona rurale di Damasco, con il pretesto di garantire la sicurezza dei villaggi drusi siriani. Il sud è sotto gli attacchi di caccia e droni israeliani, oltre alla presenza di  alcune milizie minoritarie druse vendute al nemico. Il governo islamista di Damasco affiliato alla Turchia aspira ad ottenere la benevolenza statunitense, come ai primi tempi dei talibani afghani negli anni ottanta e novanta. Ahmad Sharaa ha obbedito a tutte i diktat di Washington, a partire dal ritiro dell’esercito da Suweidaa. Gli scontri però tra milizie islamiste e milizie druse filo-israeliane non sono cessati e le due parti si accusano delle più indicibili atrocità. Situazione umanitaria a Gaza La fame e la sete sono attualmente la principale causa di morte dei palestinesi di Gaza. Molto  più delle bombe. Secondo i dati forniti dal ministero della sanità, sono 370 i ricoverati nella giornata di ieri con gravi sindromi di malnutrizione. Da una settimana non mangiavano nulla e hanno bevuto solo alcune gocce di acqua sporca. I bambini morti per carestia registrati negli ospedali sono finora 67, ma il numero sicuramente è più alto, per le difficoltà di raggiungere le strutture mediche. Sono cadute nel rifiuto dei generali israeliani le richieste di introdurre una parte dei 6 mila camion fermi nel Sinai egiziano a due passi del valico di Rafah. Il criminale di guerra ricercato, Netanyahu, in una telefonata al papa Leone XIV ha detto che si raggiungerà presto un accordo per il cessate il fuoco, quando è stato lui in verità finora l’ostacolo all’accordo. Ptosegue intanto l’uso della fame come arma da guerra. Trattative La stampa israeliana sostiene che Netanyahu adesso, visto che non ha più la maggioranza in parlamento, ha fretta di giungere ad un accordo con Hamas. Si accinge a spedire a Doha una delegazione più autorevole di negoziatori ed è disponibile ad abbandonare il corridoio tra i ruderi di Rafah e Khan Younis. Il suo ufficio si copre il fianco sostenendo che l’ipotetica svolta è il risultato delle pressioni dell’amministrazione Trump. Il motivo reale invece è tutto elettorale. Il criminale di guerra ricercato vuole intestarsi l’atto di riportare a casa gli ostaggi, da spendere nella campagna politica che si annuncia per ottobre. Fonti egiziane vicine al negoziato rivelano in anonimato che si è passati alla discussione sul numero dei detenuti palestinesi da liberare in cambio dei 10 ostaggi vivi e 18 morti. Cisgiordania Gli abitanti di Yaabad, a sud-ovest di Jenin, sono rimasti sconvolti dall’assassinio di un ragazzo di 14 anni per mano delle nuove SS israeliane. Una massa di popolo ha accompagnato il feretro di Amr Qabha all’ultima dimora. Il ragazzo era stato colpito alla testa da una pallottola sparata dai soldati di occupazione che stavano avanzando nella cittadina protetti dai loro mezzi corazzati. È stato lasciato a terra ferito e sanguinante, impedendo l’arrivo dei soccorsi fino al decesso. Un’esecuzione di piazza extragiudiziale da criminali incalliti. Non è un avvenimento eccezionale, ma una pratica consuetudinaria che applica anche in Cisgiordania il genocidio. Libano Israele sta dominando il sud Libano militarmente, con attacchi giornalieri, uccidendo civili e coprendo i propri crimini con falsità su obiettivi di Hezbollah da colpire. Una pressione militare accompagnata dalla diplomazia statunitense che spinge per il riconoscimento reciproco tra Libano e Israele. Ieri sono stati uccisi due contadini in un attacco con droni a Nabatyie. Le dichiarazioni dell’inviato speciale statunitense per la Siria e il Libano, Thomas Barrack, sono una minaccia alla stessa esistenza indipendente del paese. Barrack ha avvertito che il Libano potrebbe cadere nella morsa delle potenze regionali e dover affrontare una minaccia esistenziale se non verrà risolta la questione delle armi di Hezbollah. Ha avvertito che se il Libano non agirà e non si unirà al treno del cambiamento, potrebbe tornare sotto la tutela della Grande Siria (il Levante; ha usato il termine Bilad Sham in arabo). Libia/CPI La Germania non è l’Italia del governo delle destre. Il governo Merz ha arrestato un miliziano libico ricercato dalla CPI. La vergogna di Meloni, Piantedosi e Nordio è così doppia. Khaled Mohamed Ali El Hishri, alias Al Buti, è stato fermato all’aeroporto di Berlino-Brandeburgo in procinto di imbarcarsi per un volo per Tunisi. Era ricercato, con un mandato di cattura della CPI, per crimini contro l’umanità e crimini di guerra commessi nella prigione di Mitiga a Tripoli, dove sono state detenute migliaia di persone. Non è un militare libico, come scrive certa stampa, ma un miliziano come il suo capo Al-Masri, lasciato fuggire (anzi accompagnato a Tripoli su un volo di Stato italiano) dal governo di Roma. ANBAMED