Testimonianze di sterminio per fame a Gaza

Osservatorio contro militarizzazione di scuole e università - Wednesday, July 23, 2025

Mentre da Gaza arrivano le conferme di uno sterminio per fame da parte di operatori, fuori da ogni sospetto, come quella di un reporter, Bashr, dell’agenzia France Presse (AFP) che dichiara, su Facebook, «non ho più la forza di lavorare per i media. Il mio corpo è magro e non posso più lavorare. Spero che Macron possa aiutarmi a uscire da questo inferno», riceviamo e pubblichiamo un’altra lettera, questa volta tanto lucida quanto disperata di Nancy Hamad, laureanda in economia (vedi le precedenti corrispondenze pubblicate su Pressenza.com:  09/07/2530/06/25 )

«Da almeno cinque giorni le forze militari di occupazione stanno attuando una strategia contro la popolazione della Striscia di Gaza che punta alla morte per fame. Non c’è cibo nella Striscia, i mercati sono vuoti. Noi della mia famiglia e i parenti tutti, avremmo anche i soldi ma al mercato non c’è nulla da comprare: non ci sono né farina, né riso, pasta o zucchero, niente di niente. Sono cinque giorni che abbiamo lo stomaco vuoto. Io e la mia famiglia non mangiamo da cinque giorni e in questa situazione di emergenza assumiamo acqua e sale per evitare gravi conseguenze per la nostra vita (basse concentrazioni di sodio nel sangue, iponatriemia, può avere conseguenze neurologiche e cardiache gravi e inoltre tampona l’acidità dei chetoni, sostanza che si forma quando il corpo inizia a dare fondo a tutte le riserve di grasso in corpo n.d.r.). Voglio che pubblichiate le mie parole affinché il mondo possa rendersi conto di quali metodi usa Israele contro di noi, popolazione civile di  Palestina».

Solo nella giornata di domenica 20 luglio si contano almeno 21 bambini vittime della carestia tra i quali un neonato di appena 40 giorni. Sempre nello stesso giorno, sono stati 43 i civili uccisi, a seguito di attacchi all’accampamento di sfollati di  Al-Shati, di cui 7 mentre attendevano gli aiuti da parte della  Humanitarian Foundation, la cosiddetta ONG israelo-statunitense. Il comitato di redazione dell’Agence France Presse, a proposito delle parole di Bashr, ha dichiarato di «aver dovuto assistere, nel corso della propria lunga storia, all’uccisione di propri collaboratori in zone di conflitto armato, a ferimenti o incarcerazioni ma mai alla loro morte per fame» (fonte ANSA).

Stefano Bertoldi, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università