Un altro giornalista palestinese ucciso in un attacco israeliano a Gaza: il bilancio delle vittime sale a 229

InfoPal - Saturday, July 12, 2025

Gaza. L’Ufficio media governativo della Striscia di Gaza (GMO) ha annunciato che un altro giornalista palestinese è stato ucciso in un attacco israeliano contro il territorio assediato, portando il bilancio complessivo delle vittime a 229 dall’inizio di ottobre 2023, quando il regime occupante di Tel Aviv ha lanciato la sua offensiva su vasta scala.

Secondo quanto riferito giovedì, Ahmad Abu Aisha, corrispondente per la televisione Palestine Today, ha perso la vita dopo essere stato colpito direttamente da un drone israeliano davanti alla sua abitazione nella zona di Sawarha, a ovest del campo profughi di al-Nuseirat, nel centro della Striscia di Gaza.

L’ufficio ha condannato “l’assassinio sistematico dei giornalisti palestinesi da parte di Israele a Gaza” e ha invitato le organizzazioni per i diritti umani e le istituzioni mediatiche a “condannare questi crimini sistematici contro i giornalisti di Gaza”.

Il Sindacato dei giornalisti palestinesi ha condannato l’omicidio come un atto deliberato e criminale volto a mettere a tacere la verità. L’organizzazione ha affermato che il giornalista palestinese è stato preso di mira direttamente mentre si trovava di fronte alla sua abitazione a ovest del campo profughi di al-Nuseirat, nella Striscia di Gaza centrale.

È stato ucciso sul colpo in un “atto chiaro e deliberato contro un giornalista disarmato che stava svolgendo il proprio dovere professionale e nazionale”.
Il sindacato ha accusato Israele di attuare una politica pianificata di attacchi contro giornalisti e strutture mediatiche, in palese violazione del diritto internazionale umanitario, che garantisce protezione ai professionisti dei media nelle zone di conflitto.

Ha chiesto un’azione internazionale urgente e ha sollecitato la Corte Penale Internazionale a ritenere i leader israeliani responsabili dei crimini commessi contro i giornalisti.

“I giornalisti palestinesi sono diventati bersagli semplicemente per aver svolto il proprio lavoro: raccontare la verità al mondo”, si legge nella dichiarazione.