
Eren Keskin: il videomessaggio di Abdullah Öcalan riflette le fasi della questione curda
Retekurdistan.it - Friday, July 11, 2025Eren Keskin ha affermato che il video messaggio di Abdullah Öcalan dopo anni di isolamento riflette la fase attuale della questione curda.
Eren Keskin, co-presidente dell’Associazione per i diritti umani (IHD) e uno dei primi avvocati di Abdullah Öcalan 26 anni fa, ha commentato la diffusione del suo videomessaggio affermando: “Il fatto che il signor Öcalan e il movimento di liberazione curdo siano riconosciuti come parte in causa e che i colloqui si svolgano in questo contesto è chiaramente riflesso in questo video”.
La pubblicazione del video messaggio di Abdullah Öcalan dopo 26 anni ha scatenato un ampio dibattito pubblico. L’avvocatessa e difensore dei diritti umani Eren Keskin, riflettendo sul messaggio, ha affermato che a Imrali è stato imposto da tempo uno stato di isolamento.
Eren ha affermato che il video messaggio segna una svolta significativa nella questione curda e ha proseguito: “Sono stata uno dei primi dodici avvocati assegnati a Öcalan dopo il suo trasferimento in Turchia e, per molti anni da allora, a parte il suo limitato team legale, nessuno ha avuto contatti diretti con lui, se non durante il cosiddetto ‘processo di risoluzione’. Esisteva un grave stato di isolamento.
Sebbene negli ultimi anni l’isolamento si sia intensificato, la realtà è che fin dall’inizio il carcere di Imrali ha sempre operato in condizioni di isolamento. È un carcere così isolato che la sua struttura amministrativa è rimasta sconosciuta per anni. Operava al di fuori dei confini dell’ordinamento giuridico turco e le norme giuridiche non venivano mai applicate correttamente. Questa situazione si è protratta per decenni.
Conferma che Öcalan è riconosciuto come parte legittima
Eren Keskin ha sottolineato che la trasmissione a tutto il pubblico delle immagini di una persona tenuta in isolamento così rigido è di per sé indicativa di quanto sia progredita la questione curda. Ha dichiarato: “Per me,tutto questo dimostra che il signor Öcalan e il movimento di liberazione curdo sono ora ufficialmente riconosciuti come parte in causa, e che i colloqui si stanno svolgendo in questo contesto. A parte questo, naturalmente, le persone sono rimaste profondamente commosse perché non lo vedevano in alcuna forma da così tanti anni”.
Una soluzione pacifica è profondamente significativa
In qualità di difensore dei diritti umani, ha ricordato la grave violenza della guerra e le gravi violazioni dei diritti umani da parte dello Stato, sottolineando che parte del dolore è stato purtroppo visto come unilaterale, mentre l’immensa sofferenza in Kurdistan è stata ampiamente ignorata. Ha affermato: “Assassini, uccisioni da parte dello JITEM, omicidi da parte delle forze di contro guerriglia, sparizioni forzate durante la detenzione, incendi di villaggi… Noi, come Associazione per i diritti umani (IHD), siamo stati l’unica organizzazione della società civile a documentare tutto questo negli anni ’90. Abbiamo anche subito molte perdite come organizzazione. È proprio per questo che una risoluzione pacifica ha sempre avuto un profondo significato per noi. E per questo motivo, il fatto che le armi ora tacciano e che la pace sia di nuovo sul tavolo è estremamente importante”.
Anche lo Stato deve assumere provvedimenti
Eren Keskin ha sottolineato che il processo deve anche portare a una più ampia democratizzazione e ha dichiarato quanto segue: “Finora, il movimento curdo ha compiuto tutti i passi visibili. Ma anche lo Stato è giuridicamente obbligato ad agire. Ad esempio, il rilascio dei prigionieri politici, il rilascio dei prigionieri gravemente malati e la garanzia della libertà di espressione e di associazione non sono ancora stati completati. Le immagini più recenti dimostrano quanto questo passo sia chiaro e determinato, e la cerimonia simbolica che si terrà questo fine settimana mostrerà ancora una volta quanto seriamente una parte stia prendendo questo processo. Spero che d’ora in poi anche lo Stato inizi ad assumersi le proprie responsabilità”.
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