
Nazione Mapuche: Il Werken del CAM Héctor Llaitul dice che “se il prossimo presidente del Cile sarà un germanico, imporrà un sistema di dominazione molto cruento contro la nostra nazione originaria”
Comitato Carlos Fonseca - Wednesday, November 26, 2025In una intervista inviata dal carcere di Concepción (Penale Biobío), Héctor Llaitul, dirigente del Coordinamento Arauco Malleco (CAM), condannato a 23 anni di prigione mediante la legge di Sicurezza dello Stato, ha affrontato diversi temi nel contesto della recente elezione presidenziale. L’offensiva dell’ultradestra con i suoi tre candidati presidenziali, la possibilità di un indulto, le riconvertite politiche di sicurezza del governo di Boric, oltre ad analizzare come sta il movimento di resistenza mapuche e la sua opinione sul nuovo intervento statunitense in America Latina, sono le problematiche approfondite dallo storico werken mapuche.
– Come giudichi l’offensiva dell’ultradestra e la presenza germanica nel Wallmapu, considerando che si sono presentati tre candidati di destra di origine germanica al primo turno dell’elezione presidenziale?
– L’offensiva dell’ultradestra oggi ha volti conosciuti, che in una certa misura compongono distinte dimensione di una posizione nel suo insieme, che è la riaffermazione di uno stato capitalista di natura profondamente razzista e coloniale. Questo è quello che rappresentano tanto Kast, Kaiser come Matthei, che sono esattamente discendenti di tedeschi. Su quanto sopra, è necessario fare un breve ripasso storico di quello che è stata la presenza di germanici in questo paese, che oggi sono praticamente i padroni del sud del Cile, così come della loro rappresentanza nel sistema di dominio sul Wallmapu storico.
I tre candidati germanici e oggi Kast, non esprimono solo gli interessi dell’imprenditoria con le garanzie che già hanno per continuare a sfruttare il nostro Wallmapu storico, ma oggi vogliono perpetuare il loro potere con un sistema assoluto che ci sottoponga ad un maggior colonialismo attraverso l’imposizione di insediamenti e sterminio di comunità.
– Come fu quella occupazione coloniale nel Wallmapu?
– I germanici, così come altri gruppi di coloni (italiani, neozelandesi, svizzeri) si stabilirono nel nostro Wallmapu ancestrale attraverso le politiche dello stato, una volta che gli eserciti del Cile e dell’Argentina consolidarono a sangue e fuoco l’occupazione dell’Araucanía verso l’anno 1881, fatto che fino ad oggi significa invasione, genocidio, occupazione politica e militare del nostro territorio ancestrale dal Puelmapu fino al Gulumapu.
I germanici si insediarono in modo graduale e molto violento (razzista). Con l’aiuto dello stato si impadronirono di molte terre e risorse che storicamente erano appartenute al nostro popolo, all’identità territoriale mapuche e huilliche.
Furono Valdivia, Osorno e Llanquihue le principali zone di colonizzazione germanica. La loro attività economica all’inizio era centrata sulla vendita del legname prodotto dal disboscamento e sull’aratura, semina e raccolta di prodotti agricoli, e su allevamenti ovini e bovini, controllando le terre ancestrali.
Attualmente, i discendenti di germanici possiedono non solo quasi tutti i territori ancestrali huilliche con l’attività forestale, ma hanno diversi investimenti capitalisti che attentano al nostro Itrofilmogen (tutte le forme di vita) – con latterie, birrerie, frutteti-. Investimenti che sostengono il loro dominio ideologico, culturale, politico e dottrinale, che ha come obiettivo di fondo lo sterminio delle nostre comunità.
Bisogna ricordare ciò che hanno significato le enclave germaniche come quella di Colonia Dignidad, una ridotta dei fascisti e nazisti ai tempi della dittatura civile militare di Pinochet, che fu un centro di addestramento, di tortura e abiezione umana senza limiti.
Gli investimenti germanici in Cile sono di USD 1.019 milioni, secondo InvestChile. E nel Wallmapu (principalmente nelle regioni di La Araucanía, Los Ríos e Los Lagos) ha un carattere particolare privato, eredità della colonizzazione, dove i progetti attuali si dividono in distinte voci che attentano e intervengono sul territorio, e che si mascherano con le cosiddette energie rinnovabili. Un esempio sono le imprese germaniche WPD Chile (con sede a Brema, Germania) che sono progetti di parchi eolici nel sud, nelle regioni di Los Lagos e Los Ríos, così come il Parco Eolico Malleco, con un investimento di US$ 500 milioni e l’alterazione della topografia, e che sono stati imposti senza una consultazione delle comunità mapuche.
Un altro esempio è quello dell’idrogeno Verde (H2V), dove il Cile sarebbe un socio privilegiato della Germania nella Strategia Nazionale dell’H2V. Sebbene, i progetti più grandi siano nell’estremo sud (Magallanes), il nostro territorio ancestrale è considerato chiave per lo sviluppo della catena di valore e del know-how. È il caso della COMASA H2V Lautaro, Malleco, con un investimento di US $30 milioni. Per la sua produzione si deve utilizzare una grande quantità di risorse idriche (fiumi e laghi), generando residui derivati dal processo di purificazione dell’acqua e dalla operatività degli impianti, contaminando suoli e falde acquifere del nostro territorio.
Di fronte a questa realtà e alle nuove aspirazioni colonialiste, senza ombra di dubbio, se il prossimo presidente del Cile sarà un germanico, questi imporrà un sistema di dominio molto cruento contro la nostra nazione originaria e contro gli altri oppressi del Cile.
– Durante questa campagna presidenziale è stata proposta dall’ex candidato Eduardo Artés, la possibilità di graziarti, idea che è stata fatto durante le discussioni su un indulto ai violatori dei diritti umani. Che pensi di queste proposte così dissimili, soprattutto ora che già si sa chi andrà al ballottaggio a dicembre?
– Resta da salvare solo ciò che è stato proposto dal professor Artés, che come ex candidato alla presidenza ha pubblicamente proposto la possibilità di un indulto alla mia persona. Credo che il professore Artés abbia la più alta convinzione della giustezza della Causa Mapuche. Ringrazio pubblicamente la sua proposta, perché intendo che la sua posizione di graziarmi si estende anche a tutti i prigionieri politici mapuche che sono in diverse carceri (la maggioranza in concessione) e che dobbiamo soffrire alte e ingiuste condanne da parte dello stato cileno.
La proposta di un indulto per un mapuche, anche se viene dalle stesse istituzioni oppressore, rappresenta un modo di dare legittimità alla protesta delle nostre comunità e del nostro Popolo-Nazione perché non è giusta la prigione per i mapuche che lottano per le proprie terre e la propria cultura. Così come è anche un modo di legittimare la libertà dei prigionieri politici mapuche, richiesta trasversale di tutto il movimento di resistenza e di diversi settori della società cosciente non mapuche.
Si è potuto osservare come ad Artés è toccato scontrarsi politicamente con dei rappresentanti dell’imprenditoria (nella loro maggioranza germanici), che hanno apertamente offerto maggiore repressione, “far correre il proiettile” alle espressioni di resistenza mapuche. Ed è in questo quadro che l’ultradestra ha approfittato e ha proposto di concedere indulti e altri privilegi ai criminali e violatori dei diritti umani di Punta Peuco. Non è superfluo ricordare che questi criminali sono stati condannati per aver commesso crimini contro l’umanità (come omicidi, sparizioni, torture), secondo il diritto internazionale, fatto che è apertamente contrario alla giusta lotta del nostro popolo per il recupero delle nostre terre usurpate. Al riguardo bisogna essere chiari. Una cosa è commettere crimini orrendi per favorire i ricchi e mantenere le ingiustizie contro gli oppressi, e un’altra cosa è la lotta degli oppressi per fare giustizia. La lotta del popolo mapuche è storica, centenaria e di resistenza.
– Il tema della sicurezza è stato permanente nell’attuale governo e nella campagna presidenziale. Come giudichi le politiche di sicurezza implementate nel Wallmapu durante questo governo?
– Il governo di Boric è stato quello che ha più trattato male la causa mapuche mediante le sue politiche di sicurezza, fatto che si riflette non solo nell’aumento della repressione sulle comunità, ma nell’incondizionato sostegno ai gruppi economici che con maggior forza ci affrontano con le loro politiche estrattiviste; nella repressione indiscriminata, la maggior quantità di prigionieri politici mapuche, con torture e persecuzione nelle carceri, e con la militarizzazione di tutto il Wallmapu. L’attuale amministrazione ha creato le condizioni affinché questo nuovo governo dell’ultradestra dichiari guerra al Popolo Nazione Mapuche. Così, da parte dello stato si torna ad imporre una strategia che ripropone un discorso e una posizione anti mapuche carica di sfumature colonialiste e di razzismo puro e duro.
Nonostante ciò, il nostro popolo ha dato dimostrazione di coraggio e dignità, affrontando questa nuova offensiva neofascista che incombe nel cono sud, e continuerà a resistere con integrità e coraggio, come hanno fatto i nostri antenati.
– A partire da questa analisi, come queste politiche di sicurezza possono essere una riconversione di quella che fu la politica di sicurezza nazionale stabilita durante la tirannia civile militare di Pinochet?
– Le autorità dicono di condannare la violenza, ma nei fatti, è lo stato che la utilizza indiscriminatamente contro le comunità mobilitate, per cui fa uso del potere delle Forze Armate. L’attuale amministrazione crea una piattaforma per imporre nuove politiche di sicurezza che, secondo noi, è la riconversione della dottrina della sicurezza nazionale, portata dall’imperialismo statunitense alle dittature militari che hanno devastato l’America Latina.
Pertanto, si impone una strategia ampia che poco a poco è andata riunendo diversi settori politici del sistema, incluso il Partito Comunista. Una cosa è condannare e perseguire il crimine organizzato e la delinquenza comune, e un’altra è reprimere e cercare di sterminare le comunità che nel Wallmapu resistono con dignità all’assalto del grande capitale.
– Come la riconvertita politica di sicurezza nazionale, invece di perseguire il crimine organizzato o le delinquenza comune, consolida la criminalizzazione della causa mapuche?
– Le politiche di sicurezza che sta implementando il governo di Boric si basano su una dottrina di ordine pubblico di tipo fascista. Si tratta di un’altra eredità della dittatura che viene trasmessa affinché i settori ultraconservatori la utilizzino nel tentativo di garantire, a prescindere, gli interessi dei potenti. Si supponeva che con l’attuale amministrazione, lo stato dovesse sviluppare una sistematica politica di sicurezza, sostituendo quella dottrina dei tempi della dittatura. Ma si è trasformata in una politica di criminalizzazione delle manifestazioni sociali e di protesta, principalmente verso i conflitti ambientali e la causa autonomista mapuche.
Da parte di tutti è risaputo che la dottrina della sicurezza ha come caratteristica la sistematica violazione dei diritti umani da parte delle Forze Armate nell’ambito dei regimi autoritari. Al riguardo, la carta fondamentale della dittatura ha avuto e ha ancora come fulcro centrale quello di mantenere la partecipazione delle Forze Armate come custodi di una istituzione oppressora.
La presente politica di sicurezza pubblica comporta il rafforzamento dello stato di polizia, un sistema processuale punitivo, carceri in concessione, un’Agenzia Nazionale di Intelligence (ANI), più prerogative a procuratori e giudici sulla base di informazioni dirette dall’intelligence politica, il cui proposito è la disarticolazione delle espressioni di resistenza e ricostruzione che nel Wallmapu storico ancora manteniamo. La sua manifestazione più evidente è nella militarizzazione del territorio ancestrale, mediante lo stato di emergenza, le leggi draconiane, i procuratori razzisti, la demonizzazione dei mapuche e dei weichafe (guerrieri, lottatori, ndt), i droni, le autoblindate, i blindati e l’esorbitante quantità di effettivi militari e di poliziotti. Per la stessa ragione, risulta quasi incomprensibile come il Partito Comunista e una certa sinistra del Fronte Ampio possano essere a favore dell’estensione dello Stato di Emergenza.
– Che pensi di quello che succede nelle acque internazionali di fronte al Venezuela e dell’intervento degli Stati Uniti in America Latina?
– Gli interessi strategici statunitensi sono assolutamente incompatibili con la continuità di un governo patriottico e chavista come quello del Venezuela, per cui in ogni caso si deve impedire il suo consolidamento. Con una politica di ingerenza non poteva essere rovesciato un governo legalmente costituito. Hanno utilizzato tutte le forze interne che hanno avuto a loro disposizione, le quali sono risultate insufficienti. Per questo, si passa dall’ingerenza a una vera dichiarazione di guerra che ha come obiettivo centrale l’invasione militare del Venezuela per prendersi il petrolio e le riserve di greggio. Di fatto, nell’ultimo periodo questa politica di guerra degli Stati Uniti si è ampliata per raggiungere il totale controllo del continente. L’egemonia nordamericana è dettata dal FMI e dalla Banca Mondiale, dal Consenso di Washington e dal modello di accumulazione capitalista che si basa principalmente nella denazionalizzazione o nel trasferimento di ricchezza attraverso la forza verso le grandi compagnie nordamericane.
In questo contesto, estendiamo la nostra più grande solidarietà al popolo venezuelano, alle sue organizzazioni sociali e politiche che sono pronte e a disposizione della difesa del proprio popolo contro un nuovo tentativo di aggressione da parte degli Stati Uniti.
Dal momento in cui Hugo Chávez e il movimento bolivariano strapparono il potere all’oligarchia venezuelana e gli interessi delle transnazionali yankee si videro colpiti, gli Stati Uniti aumentarono le misure contro quel governo e la società venezuelana in genere, fatto che implicò il blocco economico e la sedizione dell’ultradestra.
Un’eventuale incursione militare contro il Venezuela costituisce non solo un oltraggio verso il popolo venezuelano, ma una dichiarazione di guerra contro tutti noi, popoli indipendenti e nazioni originarie, che abitiamo nell’Abya Yala e che resistiamo ancora al capitalismo.
Qualsiasi intervento guerrafondaio contro questo esemplare popolo deve unire tutte le forze coscienti e rivoluzionarie del continente, soprattutto quelle che con maggior convinzione abbracciano la lotta anticapitalista e antimperialista.
Dal Wallmapu va il nostro saluto combattivo al popolo fratello Wayu, al popolo Pemon, così come agli altri discendenti del Weichafe e leader Waikapuru.
– Alla fine, in cosa consiste il movimento e la resistenza mapuche in mezzo all’offensiva fascista?
– Come sempre abbiamo sostenuto come CAM, la lotta è per la ricostruzione del Popolo Nazione Mapuche e nell’attuale fase i principali sforzi sono posti nel portare avanti un processo di resistenza ad ogni livello.
Dobbiamo osservare che al di là delle grida di vittoria che sollevano l’ultradestra e gli anti-mapuche delle forze di governo, riguardo a mettere fine alle azioni di resistenza, la causa mapuche non si ferma. Di più, torna a galla con nuove forze e sulla base di mantenere e progettare legami in materia territoriale e politica.
La resistenza risorgerà data la coscienza e l’impegno di lotta delle nuove generazioni di weichafe e del Newen del Mapu che perdurerà per sempre.
Resistenza che hanno ripreso le comunità che hanno abbracciato la politica del controllo territoriale, lof che non abbandoneranno il cammino assunto di lottare senza quartiere contro i diversi progetti estrattivisti, principalmente contro le imprese forestali e le centrali idroelettriche, ogni volta che queste persistono con il saccheggio e la depredazione dei nostri territori, considerati sacri.
Rivendichiamo la continuità della lotta mapuche autonomista e rivoluzionaria perché ci sono investimenti che attentano contro le comunità e contro le loro richieste, perché attentano contro la natura e contro le nostre forme di vita, perché vogliono lo sterminio del nostro Itrofilmogen. La lotta continuerà e sarà più forte perché c’è ancora un movimento che è per l’autonomia e per le vere trasformazioni che facciano tornare il nostro mondo mapuche nel concetto più ampio. Il rafforzamento del nostro Mapuche Kimun ka Mapuche Rekiduam, ha reso possibile che rinascano con molto Newen Pu Kona ka Pu Weichafe, disposti a dare la propria vita se è necessario per la ricostruzione nazionale mapuche.
Non agiamo con una logica winka né occidentale, né come difensori ambientali, come ci chiamano i “progressisti”. Nemmeno come lottatori sociali o come politici pragmatici, come si sono definiti i costituenti, ma si lotta come Mapuche, perché siamo Mapuche e ogni volta che si attenta contro la nostra Ñuque Mapu, contro i nostri Lof, contro i nostri prigionieri politici, ci sarà una risposta con tutto il Feyentun e il Newen del Mapu.
29 novembre 2025
Resumen Latinoamericano
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: Andrés Figueroa Cornejo, “Nación Mapuche. Werken de la CAM Héctor Llaitul PPM: Si el próximo presidente de Chile es alemán, impondrá un sistema de dominación muy cruento contra nuestra nación originaria”, pubblicato il 29-11-2025 in Resumen Latinoamericano, su [https://www.resumenlatinoamericano.org/2025/11/19/nacion-mapuche-werken-de-la-cam-hector-llaitul-ppm-si-el-proximo-presidente-de-chile-es-aleman-impondra-un-sistema-de-dominacion-muy-cruento-contra-nuestra-nacion-originaria/] ultimo accesso 26-11-2025.