
Cosa c’è nel piano di Trump per mettere fine alla guerra in Ucraina
The Submarine - Friday, November 21, 2025
Associated Press ha pubblicato in modo integrale il piano — finora rimasto segreto — a cui la diplomazia di Washington ha lavorato, più o meno in concerto con Mosca, per mettere fine alla guerra in Ucraina. I contenuti della bozza sono simili a quanto avevano riferito i retroscena nei giorni scorsi. A livello militare l’Ucraina deve rinunciare all’adesione alla NATO e deve limitare le proprie forze armate a 600 mila effettivi. Sul piano territoriale, le conquiste dell’esercito russo verrebbero confermate come territori de facto russi, con tanto di riconoscimento da parte degli Stati Uniti. Washington, d’altro canto, si porrebbe come garante della pace, pronto a fare scattare di nuovo forti sanzioni in caso la Russia invada di nuovo il paese. Da parte sua, Mosca dovrebbe rinunciare a 100 miliardi di beni congelati, che verrebbero impiegati nella ricostruzione dell’Ucraina, ma in cambio avrebbe un percorso di reintegrazione graduale nell’economia globale, compreso il rientro nel G8. Il piano contiene punti specifici — come la necessità di dividere fifty fifty la produzione energetica della centrale nucleare di Zaporižžja — e altri punti che sono evidenti richieste della politica russa, tra cui la proibizione di “tutte le attività e le ideologie naziste.” (Associated Press)
Le autorità europee e ucraine hanno inizialmente reagito in modo nervoso alla proposta — che richiede ingentissimi sacrifici per Kyiv: le autorità europee e ucraine in questi anni hanno sempre parlato di “pace” in Ucraina come funzionale sinonimo della sconfitta dell’esercito russo. Infatti, il ministro degli Affari esteri ucraino Andrij Sybiha ha dichiarato che “alla fine qualsiasi piano di pace non è realizzabile se si basa sull'appeasement dell'aggressore.” Kaja Kallas ha detto più o meno la stessa cosa, adombrando ulteriori scontri: “La pressione deve essere rivolta all'aggressore, non alla vittima. Premiare l'aggressività non farà altro che invitarne ancora di più.” Dopo aver parlato con un funzionario dell’esercito statunitense, però, nel proprio discorso quotidiano ai cittadini ucraini Zelenskyj ha dichiarato di essere pronto a lavorare in modo “onesto” e “costruttivo” al piano statunitense. Riferendosi ai propri alleati europei, Zelenskyj ha dichiarato che “siamo pienamente consapevoli che la forza e il sostegno dell'America possono davvero avvicinare la pace, e non vogliamo perderli.” Nell’immediato Zelenskyj ha preso un impegno che rivela abbastanza chiaramente le dinamiche del rapporto con Trump: “Non faremo dichiarazioni taglienti.” (POLITICO / Telegram)
La proposta di pace arriva in un momento particolarmente delicato per Zelenskyj: POLITICO ha pubblicato un editoriale di Adrian Karatnycky, ricercatore senior dell’Atlantic Council, che evidenzia come la sua leadership sia compromessa, in patria e all’estero, dall’ultimo grande scandalo di corruzione, il Mіndіčgate, che prende il nome proprio dal suo ex socio Timur Mіndіč. Secondo Karatnycky la fiducia interna verso Zelenskyj, eletto per “ripulire” la politica, è crollata: secondo i dati citati dall’opposizione, attualmente una ricandidatura di Zelenskyj sarebbe sostenuta solo dal 25% dei cittadini ucraini, effettivamente compromettendone l’autorità — e anche la forza con cui può trattare con Stati Uniti e Russia. Secondo Karatnycky l’unica soluzione per Zelenskyj in questo momento sarebbe approvare una serie di riforme per ridurre in modo sensibile i poteri della presidenza. (POLITICO)