
34 morti di cessate il fuoco
The Submarine - Thursday, November 20, 2025
In una delle più plateali infrazioni degli accordi di Sharm da un mese a questa parte, mercoledì le IDF hanno condotto una serie di attacchi nella Striscia di Gaza, uccidendo almeno 30 persone e ferendone 77. Si tratta di numeri che sono destinati a crescere: solo nelle ultime ore, in ulteriori attacchi, sono state uccise altre 4 persone. Secondo i militari israeliani gli attacchi sarebbero stati lanciati come risposta all’apertura del fuoco da parte di Hamas in un’area in cui stavano lavorando soldati israeliani. Come sempre, le autorità israeliane non hanno sostanziato le proprie accuse, e il gruppo palestinese nega di essere stato coinvolto in un incidente. Hamas ha rilasciato due dichiarazioni, ricordando che Stati Uniti e Egitto, Qatar e Turchia dovrebbero essere garanti dell’accordo di cessate il fuoco, e dovrebbero fare pressione su Tel Aviv perché interrompa le violazioni che, in modo meno eclatante, in realtà sono quotidiane. (Al Jazeera / the New Arab)
D’altronde le autorità israeliane non hanno mai rispettato nei dettagli il piano di Trump: mercoledì la Knesset ha approvato in prima lettura un disegno di legge governativo per impedire ai fornitori di erogare acqua ed elettricità agli immobili registrati all’UNRWA. Inoltre, le autorità statali potranno prendere il controllo del terreno che ospita gli stabilimenti dell’agenzia ONU, con particolare interesse ai terreni di Gerusalemme Est. La giustificazione formale per la stretta si poggia su due leggi del 2024, che vietavano all’agenzia di operare su territorio israeliano. In realtà, la risoluzione statunitense approvata all’ONU era stata rivista proprio per rimuovere il testo che avrebbe impedito all’UNRWA di continuare a fornire i propri servizi nella Striscia di Gaza. (the Times of Israel)
La risoluzione, subito condannata dai movimenti partigiani palestinesi, è guardata con sempre più scetticismo dalla popolazione palestinese. Middle East Eye ha parlato con alcuni residenti di Gaza, che sottolineano come l’accordo “ignora tutte le esigenze umanitarie,” perché “le ha subordinate a considerazioni politiche, collegando la ricostruzione al disarmo” di Hamas e degli altri gruppi armati. Nermin Basel, una residente di Gaza che è stata costretta a lasciare la città durante gli attacchi dell’anno scorso, sintetizza: “Non è un piano pensato per fare giustizia e portare alla pace.” (Middle East Eye)