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Solidarietà ai lavoratori di Montemurlo e al Sudd cobas!
Solidarietà ai lavoratori di Montemurlo e al Sudd cobas! Il Si cobas nazionale dopo le scene  di violenza ad opera dei padroni (filmate )contro i lavoratori  nel distretto della moda di Prato(scene non nuove purtroppo) siano l’ennesima dimostrazione della connivenza  di tutte le istituzioni li presenti(dal comune alla questura, ai sindacati confederali ) che pur conoscendo queste situazioni di sfruttamento  accettano, senza far niente, questa violenza ai danni dei lavoratori e lavoratrici da parte dei datori di lavoro.  Quest’ultima  viaggia in concomitanza con la legislazione repressiva che il sistema di sfruttamento e le istituzioni borghesi hanno messo in atto e sta facendo viaggiare nell’ottica dell’attacco di classe ormai concordato e iscritto all’interno di un disegno di economia e disciplinamento di guerra. Questo è l’ennesimo atto che tende a colpire le lotte dei lavoratori e delle lavoratrici che osano ribellarsi  attraverso il conflitto contro la situazione di reale schiavismo che riguarda una miriade di situazioni lavorative che viaggiano senza tutele e controlli di sicurezza e in cui la contrattualistica ormai risulta essere carta straccia e  le retribuzioni sono da fame. A tutto questo contesto il Si Cobas risponde tutti i giorni con la lotta, senza situazioni di compromesso e non può esimersi ad esprimere solidarietà ai lavoratori e lavoratrici della ditta “Alba” di Montemurlo che sono stati vittime non solo un episodio, ma che sono immersi in una catena in cui il valore della vita di un lavoratore (qui come in ogni angolo del pianeta) vale meno di un bullone o di un capo di abbigliamento, proprio perché immersi in una società in cui il capitale agisce ogni giorno con la violenza e la condizione di miseria che lo contraddistingue e per cui conta il profitto e i numeri. Sviluppare le lotte e i processi dai luoghi di lavoro in un contesto storico e sociale come quello che stiamo vivendo è necessario più che mai! Come per i proletari Palestinesi, anche per i proletari/ie è necessario sviluppare processi e progettualità di lotta di classe! Dai luoghi di lavoro, alla Palestina.. Tocca uno, tocca tutti Si cobas nazionale L'articolo Solidarietà ai lavoratori di Montemurlo e al Sudd cobas! proviene da S.I. Cobas - Sindacato intercategoriale.
SULLO SCIOPERO GENERALE E SULLA SUMUD FLOTILLA!
A partire dai primi giorni di agosto su sollecitazione di noi e della CUB i responsabili di tutti i sindacati di base si sono incontrati per discutere la posizione da prendere sulla Palestina e se vi erano le condizioni per indire uno sciopero generale. Nel confronto emerse la necessità di rincontrarsi alla fine di agosto e alla luce degli ultimi avvenimenti definire i contenuti per l’iniziativa di sciopero ed il giorno che volevamo indirlo, la data però fu procrastinata agli inizi di settembre con una autoesclusione della Usb che aveva deciso di correre da sola. Nei giorni precedenti la presa di posizione del portuale della Calp che spiegava l’iniziativa presa dalla flotilla e la decisione di fermare l’Italia che lavora qualora gli aiuti alla popolazione di Gaza venissero bloccati. Una lodevole intenzione del compagno che però travisava quello che sono le condizioni attuali dei livelli di coscienza dei lavoratori ( ne sappiamo qualcosa, visto che il SI Cobas è stato l’unico sindacato che ha risposto alla richiesta dei sindacati palestinesi facendo ben quattro scioperi). Di fronte alla presa di posizione della Usb, che di fronte ad un blocco della flotilla da parte dello stato israeliano avrebbe indetto da sola lo sciopero di tutte le categorie dei lavoratori, la discussione che abbiamo avuto all’interno degli altri sindacati di base si è fondamentalmente focalizzata intorno a chi, come il coordinatore nazionale del SI Cobas, sosteneva che l’iniziativa via mare amplificava il sentimento popolare contro le barbarie del sistema imperialistico tramite il braccio armato israeliano esercitato contro i palestinesi e le masse nell ‘area Medio Orientale, ma che l’azione, soprattutto umanitaria, poteva servire ad amplificare e mettere al centro l’azione politica dello sciopero in sostegno alla causa portata avanti della resistenza palestinese. La posizione sostenuta dagli altri sindacati di base ( a parte la Cub che ci è sembrata attesista) era invece di muoversi secondo gli avvenimenti legate a quello che poteva avvenire contro l’azione della flotilla. Non riuscendo a trovare una sintesi unitaria tra le due posizioni si era deciso di incontrarsi di nuovo il 16 settembre e per il momento scrivere un comunicato di sostegno all’azione dei compagni in azione via mare. Cosa quest’ultima che abbiamo fatto: bozza proposta dalla Cub e corretta dal SI Cobas. Il testo finale però è quello che gira adesso come adesione allo sciopero indetto per il 22 settembre dalla Usb( ” difendere la Flotilla, fermare il genocidio a Gaza, stop all’economia di guerra) senza la nostra firma, perché non siamo abituati a proclamare gli scioperi senza poi non farli il più forti possibili. Detto questo, però, l’indicazione che diamo ai nostri iscritti è quella, la dov’è possibile, di supportare e partecipare allo sciopero del 22 settembre per la globale Sumud flotilla visto il muoversi di una sempre più diffusa presa di coscienza dei lavoratori/trici riguardo la questione palestinese, leggendo in tutto ciò la possibilità e l’opportunità politica e sindacale in continuità col percorso di classe gia intrapreso con i quattro scioperi da noi indetti precedentemente e soprattutto in prospettiva della manifestazione del 4 ottobre a Roma indetta da tutti i rappresentanti palestinesi in Italia ( oggi si è svolta l’assemblea di indizione a Roma a cui abbiamo partecipato) e lo sciopero generale del 17 ottobre che proclameremo ( con gli altri o da soli) contro l’economia di guerra portata avanti dalla nostra borghesia ( terzo stato imperialista nella graduatoria della vendita di armi ad Israele). Intrecciamo la lotta di resistenza dei palestinesi con la lotta dei proletari nelle metropoli capitalistiche. Un passo significativo in questa direzione è emerso ed ha irradiato il movimento dei lavoratori a scala internazionale. La resistenza palestinese rafforza la strada alla resistenza del proletariato mondiale nella sua lotta contro il sistema capitalistico che oggettivamente percorre, nella crisi del suo modo di produzione, le strade che portano verso i confronti militari imperialisti a scala mondiale . BEN SCAVATO VECCHIA TALPA! Coordinatore Nazionale SI Cobas L'articolo SULLO SCIOPERO GENERALE E SULLA SUMUD FLOTILLA! proviene da S.I. Cobas - Sindacato intercategoriale.
RESTIAMO UMANI – BLOCCHIAMO TUTTO
Mai più significa MAI PIU’, con queste semplici parole una ragazza del Laboratorio Ebraico Antirazzista nato in Italia e che partecipa della rete europea European Jews for Palestine, ha iniziato il suo intervento al termine dell’enorme manifestazione che domenica scorsa ha attraversato le vie di Roma a sostegno della Global Sumud Flotilla e contro il genocidio in corso a Gaza. MAI PIU’ era lo slogan che in tutto il mondo si è affermato al termine della seconda guerra mondiale a fronte dei genocidi nazi-fascisti del popolo Ebreo e di quello Rom e Sinti. Invece oggi ci troviamo a vivere in diretta video lo sterminio di un popolo attraverso i bombardamenti, gli omicidi e addirittura usando l’arma della fame. Non possiamo rimanere inermi di fronte al genocidio che il governo sionista di Israele sta perpetrando a danno del popolo Palestinese. Non possiamo rimanere silenti di fronte alla complicità con tale genocidio degli stati occidentali dagli USA all’UE con la sola eccezione della Spagna. Non possiamo abituarci al bombardamento degli ospedali e all’assassinio deliberato di operatori sanitari, giornalisti e personale delle agenzie ONU di assistenza. Non possiamo abituarci a tutto questo perché significherebbe perdere l’umanità, significherebbe avallare la logica della sopraffazione e della legge del più forte nei rapporti sociali, umani, economici, affettivi. Questa cultura della morte che sta investendo questo nostro mondo si nutre del riarmo, della sopraffazione di genere, del razzismo e della brutalità contro le persone che emigrano, perfino del disprezzo contro la fauna selvatica e l’indifferenza alle sofferenze dell’ambiente. E’ questa complessiva cultura della morte che vogliamo sconfiggere! La Global Sumud Flotilla è un tentativo di persone normali, nato dal basso di rompere l’assedio, porre fine al genocidio e lanciare un segnale forte che, di fronte all’ignavia e alla complicità dei governi, ci sono milioni di donne e uomini che hanno deciso di lottare fino in fondo affinché la CULTURA DELLA VITA si affermi contro la MORTE prodotta da questo sistema. Per questo anche noi abbiamo deciso di far parte dell’equipaggio di terra della Global Sumud Flotilla e dichiariamo fin d’ora che quando sarà necessario ci uniremo allo SCIOPERO GENERALE e porteremo il nostro contributo a BLOCCARE TUTTO a Roma, in Italia e nel mondo. The post RESTIAMO UMANI – BLOCCHIAMO TUTTO first appeared on Lavoratrici e Lavoratori Aci Informatica.
Classifica di qualità – settembre 2025
Tre volte l’anno L’Indiscreto stila, grazie a un pool di “grandi lettori” composto da critici/e, librerie, riviste letterarie, editor, traduttori/trici, giornalisti/e culturali, fumettisti… L'articolo Classifica di qualità – settembre 2025 sembra essere il primo su L'INDISCRETO.
Solidarietà  con i Camalli di Genova !
Il Si Cobas esprime piena solidarietà con i contenuti di lotta espressi dai camalli di Genova e la loro volontà di procedere a   seguire  passo dopo passo la mobilitazione della Sumud Flottilia, in quanto naturale processo di un’azione da parte dei lavoratori e delle lavoratrici in sostegno alla resistenza dei proletari palestinesi! Il Si Cobas vede nella progettualità dell’azione la possibilità di sviluppare a carattere nazionale e internazionale pratiche e contenuti di lotta tali che portino le contraddizioni a scatenare una risposta conflittuale di classe nei vari contesti di economia di guerra e dare così una risposta chiara e decisa che parta dall’interno della struttura imperialista e colonialista occidentale. Il Si Cobas è così pronto a dare una risposta effettiva di mobilitazione in concomitanza e in collaborazione con quella dei Camalli di Genova dai luoghi di lavoro   mobilitando dove è possibile tutti i lavoratori in particolare quelli della logistica. In attesa dell’ulteriore  proclamazione  dello sciopero  generale dei sindacati di base  che hanno sempre  affiancato e costruito il percorso di classe a fianco del popolo palestinese, mobilitando i lavoratori  per un’azione concertata e unitaria! Il nemico di classe è unico, la risposta deve essere unica e unitaria e solo i lavoratori e lavoratrici che sanno bene quale sia la violenza del sistema capitalista perché la subiscono ogni giorno, possono fare la differenza!! L’intento dei camalli di fermare i porti Europei in caso di attacco alla Sumud Flottilla è l’arma giusta da usare contro l’imperialismo occidentale che sostiene i Sionisti. Solidarietà  con la lotta dei Camalli di Genova e del popolo palestinese! Costruiamo una reale risposta di classe e alimentiamo e sviluppiamo il conflitto anche in Italia! Tocca uno, tocca tutti! Lotta dura senza paura! Si Cobas   L'articolo Solidarietà  con i Camalli di Genova ! proviene da S.I. Cobas - Sindacato intercategoriale.
CONTRO LA CONDANNA A MORTE IN IRAN!
RICEVIAMO E VOLENTIERI, DI SEGUITO,PUBBLICHIAMO IL COMUNICATO DEL Sindacato dei Lavoratori della Compagnia di Autobus di Teheran e dei Sobborghi CHE INFORMA DELLA CONDANNA A MORTE DEL MILITANTE Sharifeh Mohammadi   CHE HA UN’UNICA COLPA QUELLA DI AVER DIFESO I DIRITTI DEI LAVORATORI. QUESTO ENNESIMO ATTO DEL REGIME TEOCRATICO IRANIANO CI DEVE IMPORRE, COME SI COBAS, DI LAVORARE VELOCEMENTE ALLA COSTRUZIONE DI UNA RETE INTERNAZIONALE  DEI SINDACATI SOPRATTUTTO A  LIVELLO ORGANIZZATIVO IN MODO CHE SIA IN GRADO DI DARE RISPOSTE AI GOVERNI COINVOLGENDO LA CLASSE LAVORATRICE. I LAVORATORI COME CLASSE O SI ORGANIZZANO A LIVELLO INTERNAZIONALE O NON SARA’ IN GRADO DI ABBATTERE I GOVERNI IMPERIALISTI E GUERRAFONDAI. SI COBAS NAZIONALE. Confermata la condanna a morte di Sharifeh Mohammadi: un’altra macchia sulla magistratura repressiva. Il Sindacato dei Lavoratori della Compagnia di Autobus di Teheran e dei Sobborghi condanna fermamente sia l’emissione che la conferma della condanna a morte contro l’attivista sindacale Sharifeh Mohammadi. Sharifeh Mohammadi è stato arrestato ad Azar 1402 (dicembre 2023) e, a Tir 1403 (luglio 2024), è stato condannato a morte dal Tribunale rivoluzionario di Rasht, senza accesso a un processo equo, in uno scenario di sicurezza fabbricato dal Ministero dell’Intelligence. Questa crudele sentenza è stata emessa anche se nessuna delle sue attività costituisce un crimine e tutte sono state a sostegno della classe operaia, per non parlare del fatto che potrebbero eventualmente cadere sotto l’accusa penale di “Baghi” (ribellione armata). Sebbene la Corte Suprema abbia annullato la sentenza, nel Bahman 1403 (febbraio 2025) lo stesso Tribunale Rivoluzionario, questa volta presieduto dal figlio del giudice originale, ha emesso nuovamente la condanna a morte. Alla fine, la sezione 39 della Corte Suprema ha confermato la condanna a morte, nonostante tutti i restanti difetti legali. A Sharifeh Mohammadi è stato persino negato il diritto di essere fisicamente presente in tribunale e di difendersi di persona. Affermiamo inequivocabilmente: questa sentenza ingiusta non ha né base giuridica né alcuna traccia di giustizia. L’unico “crimine” di Sharifeh Mohammadi è stato quello di difendere i diritti dei lavoratori e degli oppressi. Il Sindacato dei Lavoratori di Teheran e della Compagnia di Autobus dei Sobborghi, pur esprimendo ferma solidarietà a Sharifeh Mohammadi e alla sua famiglia, sottolinea ancora una volta che le condanne a morte non sono altro che strumenti di repressione e di diffusione della paura nella società. Chiediamo la completa abolizione di questa punizione disumana, sotto qualsiasi accusa o pretesto, e l’immediata sospensione delle ingiuste condanne a morte contro Sharifeh Mohammadi, Verisheh Moradi, Pakhshan Azizi e altri attivisti sociali. I lavoratori e gli oppressi non rimarranno in silenzio di fronte a tali ingiustizie, oppressioni e crimini. No alla pena di morte – Libertà immediata per Sharifeh Mohammadi Nella speranza di stabilire la giustizia in Iran e in tutto il mondo. La soluzione per i lavoratori e gli oppressi è l’unità e l’organizzazione. Sindacato dei Lavoratori della Compagnia di Autobus di Teheran e dei Sobborghi 16 agosto 2025 (25 Mordad 1404) Link alla dichiarazione originale in farsi: https://www.instagram.com/p/DNcb0hMNl_K/?igsh=MTEybmEzMHFhbXhyaw== https://t.me/vahedsyndica/6327 L'articolo CONTRO LA CONDANNA A MORTE IN IRAN! proviene da S.I. Cobas - Sindacato intercategoriale.
La tragica situazione dei lavoratori e dei sindacalisti in Sudan!
PUBBLICHIAMO L’APPELLO-DENUNCIA DEI LAVORATORI E SINDACALISTI IN SUDAN ANCHE NON CONDIVIDENDO TUTTO QUELLO CHE ESPRIMONO MA E’ IMPORTANTE FAR CONOSCERE AI NS LETTORI CHE LO SFRUTTAMENTO E’ UGUALE IN TUTTO IL MONDO E CHE COME LAVORATORI DOBBIAMO ORGANIZZARCI SUL PIANO INTERNAZIONALE COSI’ COME E’ ORGANIZZATO L’IMPERIALISMO CHE PRODUCE LE SUE GUERRE. LA SESTA CONFERENZA INTERNAZIONALE DEI SINDACATI DOVRA’ PORSI LA NECESSITA’ DI ORGANIZZARSI STABILMENTE DANDOSI DELLE STRUTTURE REALI E CONCRETE  PER LOTTARE CONTRO L’IMPERIALISMO. SI COBAS NAZIONALE LA TRAGICA SITUAZIONE DEI LAVORATORI E DEI SINDACALISTI IN SUDAN E LE VIOLAZIONI SISTEMATICHE COMMESSE DURANTE LA GUERRA 13 agosto 2025 Coord. dei professionisti e dei sindacati sudanesi. I nostri compagni sudanesi lanciano l’allarme sulla tragica situazione nel loro Paese e la Rete sindacale internazionale di solidarietà e lotta invita a diffondere informazioni su questa situazione, sulla resistenza sindacale e popolare e a sviluppare legami! Il documento originale (in inglese) Introduzione Dall’inizio della guerra in Sudan nell’aprile 2023, i lavoratori e i sindacalisti si trovano ad affrontare condizioni umanitarie e professionali catastrofiche a causa delle violazioni sistematiche commesse da entrambe le parti in conflitto, ovvero le Forze armate sudanesi e le Forze di sostegno rapido. Il movimento sindacale sudanese, che è sempre stato un pilastro nella difesa dei diritti dei lavoratori e nella promozione delle libertà democratiche, sta oggi affrontando un’ondata di repressione senza precedenti che minaccia la sua stessa esistenza. Milioni di lavoratori hanno perso i propri mezzi di sussistenza e le condizioni di lavoro sono crollate nella maggior parte delle regioni del Paese. Sommario Questo rapporto della Coordinazione dei professionisti e dei sindacati sudanesi (SPSC) mette in luce la drammatica crisi umanitaria e professionale che i lavoratori e i sindacalisti sudanesi stanno affrontando dallo scoppio della guerra nell’aprile 2023. Sono state documentate oltre 290 violazioni gravi, tra cui arresti arbitrari, sparizioni forzate, atti di tortura, esecuzioni extragiudiziali, lavoro forzato, violenze di genere, licenziamenti di massa e mancato pagamento degli stipendi. Le Forze armate sudanesi (SAF) e le Forze di sostegno rapido (FSR) hanno sistematicamente preso di mira i leader e i membri dei sindacati, violando il loro diritto di organizzarsi, lavorare e difendere i propri diritti. La repressione ha portato alla paralisi quasi totale dei sindacati indipendenti, a difficoltà economiche generalizzate, a sfollamenti di popolazione e all’esclusione dei lavoratori dai processi decisionali politici ed economici. Queste azioni costituiscono violazioni flagranti degli obblighi internazionali del Sudan ai sensi delle principali convenzioni dell’OIL e dei trattati sui diritti umani. L’SPSC esorta l’Organizzazione Internazionale del Lavoro, le Nazioni Unite, i sindacati internazionali, i governi donatori e le organizzazioni per i diritti umani a: * Chiedere il rilascio immediato e incondizionato di tutti i sindacalisti detenuti. * Inviare missioni di inchiesta per indagare sulle violazioni e sulle violenze di genere. * Condannare tutte le forme di repressione e persecuzione. * Abrogare i decreti amministrativi che sciolgono i sindacati e garantire la libertà di associazione. * Fornire protezione e sostegno internazionale ai lavoratori colpiti, in particolare alle donne. * Sostenere il ripristino e il rafforzamento di un movimento sindacale indipendente, pilastro essenziale per il consolidamento della pace e la ricostruzione dopo la guerra in Sudan. La difesa dei sindacati indipendenti è fondamentale non solo per i diritti umani, ma anche come base per una pace giusta e duratura in Sudan.   I. Contesto generale Dal colpo di Stato del 25 ottobre 2021, l’attività sindacale è stata sospesa con decreti emanati dalle autorità militari. Nel maggio 2025, le autorità hanno ordinato lo scioglimento di tutti gli uffici esecutivi sindacali a tutti i livelli, sostituendoli con comitati preparatori non eletti nominati dal Registro generale delle organizzazioni del lavoro, in virtù della decisione n. 9. La Coordinazione dei professionisti e dei sindacati sudanesi ha presentato ricorso alla Corte Suprema contro questa decisione, invocando una flagrante violazione della Convenzione n. 87 dell’OIL sulla libertà sindacale, che il Sudan ha ratificato nel marzo 2021. La guerra in corso ha ulteriormente aggravato la crisi: i settori produttivi sono stati paralizzati, i luoghi di lavoro distrutti e migliaia di lavoratori e sindacalisti sfollati. I sindacati indipendenti sono diventati bersagli diretti delle due parti belligeranti, che li percepiscono come forze sociali organizzate e indipendenti.   II.Casi di violazioni documentati Nel luglio 2025, il Coordinamento dei professionisti e dei sindacati sudanesi aveva registrato oltre 290 gravi violazioni commesse nei confronti di sindacalisti e lavoratori, tra cui: 1.Arresti arbitrari e sparizioni forzate Detenzione di leader sindacali e lavoratori senza mandato giudiziario. Detenzione di persone in luoghi segreti, violazione del diritto a un processo equo e alla libertà di circolazione. 2. Tortura e maltrattamenti Violenza fisica e psicologica durante la detenzione, compresi pestaggi, privazione di cibo e rifiuto di cure mediche, in violazione degli obblighi del Sudan ai sensi della Convenzione contro la tortura (CAT). 3. Omicidi e attacchi mirati Omicidi e attacchi mirati contro lavoratori dei settori sanitario, dei trasporti e dell’assistenza umanitaria, in violazione del diritto internazionale umanitario, che protegge i civili e i lavoratori dei servizi essenziali. 4. Molestie sessuali basate sulla violenza Le lavoratrici e le sindacaliste sono state vittime di molestie sessuali, intimidazioni e violenze di genere sul posto di lavoro, nei centri di detenzione e ai posti di blocco. Questi atti sono stati utilizzati come mezzo di umiliazione, punizione e dissuasione delle donne dal partecipare alle attività sindacali. 5. Minacce e molestie da parte delle forze di sicurezza Minacce di morte, convocazioni arbitrarie e molestie costanti hanno costretto migliaia di persone a spostarsi all’interno del Paese o ad andare in esilio, privandole del diritto al lavoro e di organizzarsi. 6. Sequestro e distruzione dei locali sindacali Le incursioni armate contro gli uffici sindacali, la distruzione o il saccheggio di beni e la conversione dei locali sindacali in basi militari hanno violato il diritto alla libertà di associazione. 7. Misure repressive a Khartoum e nel Sudan occidentale Licenziamento di centinaia di lavoratori senza un regolare procedimento, con l’accusa di collaborazione con le Forze di sostegno rapido, in violazione dei diritti al lavoro e alla non discriminazione. 8.Ritenuta dei salari Le autorità di fatto a Port Sudan hanno trattenuto i salari di migliaia di funzionari pubblici per oltre due anni, causando gravi difficoltà socioeconomiche e violando i diritti economici dei lavoratori. 9.Lavoro forzato – Violazione della Convenzione n. 29 dell’OIL Sono stati documentati casi in cui i lavoratori sono stati costretti a svolgere lavori in zone di conflitto sotto la minaccia delle armi o di misure di sicurezza, il che costituisce lavoro forzato o obbligatorio. 10. Divieto di attività sindacali Decreti amministrativi hanno sciolto i sindacati, congelato i loro beni e vietato le loro riunioni, erodendo ulteriormente la libertà di associazione.   III. Impatto sul movimento sindacale e sui lavoratori Paralisi quasi totale dell’attività sindacale indipendente e assenza di una rappresentanza legittima dei lavoratori. Crollo delle strutture organizzative a causa di arresti, trasferimenti e ingerenze dello Stato attraverso comitati nominati fedeli alle autorità. Maggiore vulnerabilità dei lavoratori allo sfruttamento e alle violazioni dei loro diritti a causa dell’assenza di protezione sindacale. Esclusione dei lavoratori dai processi decisionali politici ed economici che determinano il futuro del Sudan.   IV. Violazione delle norme e delle convenzioni internazionali Queste violazioni costituiscono flagranti violazioni degli obblighi del Sudan ai sensi: della Convenzione n. 87 dell’OIL sulla libertà sindacale e la protezione del diritto sindacale. della Convenzione n. 98 dell’OIL sul diritto di organizzazione e di contrattazione collettiva. della Convenzione n. 29 dell’OIL relativa al divieto del lavoro forzato. Il Patto internazionale sui diritti civili e politici (PIDCP) e il Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali (PIDESC).   V. Raccomandazioni urgenti alle organizzazioni internazionali Esigere il rilascio immediato e incondizionato di tutti i sindacalisti e i lavoratori detenuti. L’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) deve inviare una missione di inchiesta in Sudan per indagare sulle violazioni delle convenzioni 87, 98 e 29. Le Nazioni Unite e le organizzazioni sindacali internazionali condannano la repressione, devono fornire aiuti di emergenza ai lavoratori colpiti e fare pressione su entrambe le parti affinché pongano fine a ogni forma di persecuzione nei confronti dei sindacalisti. Abrogare i decreti amministrativi che sciolgono i sindacati e li sostituiscono con comitati nominati. Istituire meccanismi di protezione internazionale per i sindacalisti nelle zone di conflitto e in esilio. Sostenere il ripristino e il rafforzamento di un movimento sindacale indipendente come pilastro centrale del consolidamento della pace e della ricostruzione dopo la guerra.   Conclusione La difesa dei sindacati indipendenti e la salvaguardia della libertà di associazione non sono solo imperativi in materia di diritti umani, ma sono anche condizioni essenziali per raggiungere una pace giusta e duratura che affronti le cause profonde della crisi in Sudan. Il Coordinamento dei professionisti e dei sindacati sudanesi invita tutte le organizzazioni internazionali e sindacali ad adottare misure urgenti per porre fine a queste violazioni e garantire che il movimento sindacale sudanese rimanga una forza libera, indipendente ed efficace nella difesa dei diritti dei lavoratori, nel contributo al consolidamento della pace, nella fine della guerra e nella costruzione del futuro del Paese.   Narmeen Nasur Ufficio esecutivo L'articolo La tragica situazione dei lavoratori e dei sindacalisti in Sudan! proviene da S.I. Cobas - Sindacato intercategoriale.
SOLO PERCHÉ ROM!
COME SEMPRE RICEVIAMO E VOLENTIERI PUBBLICHIAMO UNA RIFLESSIONE DEL CENTRO TAGARELLI SULLE AFFERMAZIONI DEL MINISTRO SALVINI A FINI RAZZISTICI. IN UN PAESE COME L’ITALIA CHE CON UNA ECONOMIA DI GUERRA E CHE SI RIARMA VERSO LA GUERRA QUESTA RIFLESSIONE E’ IMPORTANTE E CORAGGIOSA PERCHE’ VA CONTROCORRENTE E AFFRONTA IL PROBLEMA VERO CIOE’ QUELLO CHE TUTTI I GOVERNANTI HANNO LA NECESSITA’ DI PREPARARE LE MASSE (QUINDI ANCHE I LAVORATORI) NEL  FARLE  ACCETTARE LA GUERRA E I SACRIFICI  CONSEGUENTI.  QUINDI QUANDO CAPITA UN’OCCASIONE COME QUESTA, IL”CAPRONE IGNORANTE” ,SALVINI CHE FA IL  MINISTRO NON SE LA LASCIA SCAPPARE. BASTEREBBE  RIFLETTERE, APPUNTO, CHE QUANDO UNA NAZIONE E’ GOVERNATA DA IGNORANTI VUOL DIRE CHE LA CLASSE BORGHESE E’ ALLA FRUTTA DELLA SUA DECADENZA STORICA, PERCHE’ NON RIESCE AD ESPRIMERE  UOMINI VALIDI CON UN MINIMO D’IDEA LIBERALE CON CUI DEVONO GOVERNARE. COMPITO DELLA CLASSE LAVORATRICE, E’ SPAZZARE VIA QUESTA MARMAGLIA  BORGHESE -FASCISTA, COMPITO FACILITATO DA QUESTE CONDIZIONI DI DECADENZA DI PADRONI E GOVERNO. SI COBAS NAZIONALE. Chiediamo scusa a Pierpaolo Loi, maestro di scuola elementare in pensione che scrive sul sito di “pressenza”, perché gli rubiamo, oltre al titolo di questo post, anche parti del suo scritto. “Alcune riflessioni sono necessarie riguardo al linguaggio, e al metalinguaggio che veicola, usato dal leader della Lega, attuale Vicepresidente del Consiglio e Ministro delle Infrastrutture. Mi riferisco al suo commento in un post su X alla notizia dell’identificazione dei minori coinvolti nell’incidente stradale a Milano che ha causato la morte della signora Cecilia De Astis (per la quale ci sentiamo addolorati). I quattro minori sono tre bambini e una bambina rom (tra gli 11 e i 13 anni di età), cittadini italiani, che si son dati alla fuga dopo l’investimento. Il Ministro ha utilizzato un linguaggio a lui caro: «Campo rom da sgomberare subito, e poi radere al suolo dopo tanti anni di furti e violenze…». Linguaggio simile, utilizzato spesso in passato da leader della Lega (usare la ruspa); da Ministro dell’Interno…… In aggiunta, anche l’espressione «pseudo “genitori” da arrestare e patria potestà da annullare». Quante bravate di minori italiani finite in tragedia abbiamo letto sui giornali o ascoltato al giornale radio? Immaginiamo un simile linguaggio applicato alle famiglie sventurate di tali giovani: si dovrebbero radere al suolo case, forse interi condomini…”. (fine citazione). Fidando nell’intelligenza dei nostri lettori, aggiungiamo soltanto poche righe, per non dimenticare….. 14 giugno 2023: uno youtuber, Matteo Di Pietro (anni 20… mica un bambino), sfreccia con una Lamborghini a 150 km.all’ora in una via di Casalpalocco (tre volte tanto del limite di 50 km. orari). Come scrive il giudice per le indagini preliminari “”con l’unico ed evidente scopo di catturare l’attenzione” (tante visualizzazioni … tanti soldi). Investe in pieno un’auto e uccide un bambino di 5 anni, Manuel Proietti, oltre a causare lesioni alla mamma e alla sorellina del bimbo. Patteggerà e verrà condannato a 4 anni e 4 mesi, ma non farà neanche un giorno di carcere. E nessuno si sognerà di proporre di spianare o bruciare il condominio dove abita. 8 settembre 2024: a Viareggio “l’imprenditrice” Cinzia Dal Pino (65 anni) investe con il suo suv e uccide, passando più volte sul suo corpo, un 52 di origini marocchine, Nourdine Mezgoui, che le aveva rubato una borsa e si stava allontanando voltandole la schiena. Verrà processata il prossimo settembre per “omicidio volontario pluriaggravato da crudeltà” perché, grazie ad una telecamera di sorveglianza, la si vede chiaramente travolgere il pedone con il Suv e passare più volte sopra il suo corpo, per poi fermarsi: la donna scende, recupera la borsa, risale in auto e riparte tranquillamente. Il corpo di Mezgoui verrà ritrovato in fin di vita poco dopo; nonostante i tentativi di soccorso, morirà a causa delle gravissime ferite. Se sei povero, peggio ancora rom o “extracomunitario” (che di solito significa venire da paesi anch’essi poveri; diverso se vieni dagli USA o dalla Svizzera, nessuno osa chiamarti così..) allora si scatena la peggiore canea razzista. Se sei un ricco sfaccendato o una “imprenditrice” (sempre per restare agli esempi di cui sopra) è solo un fatto di cronaca. Maestro in questo, è la cosa che meglio sa fare, il “nostro” ministro del NON TRASPORTO Salvini (che, tra chiodi e zeppe di legno sui binari, ha reso gli spostamenti degli italiani un calvario). Si ricorda forse dell’assessore di Voghera, il leghista Massimo Adriatici, che nell’ottobre 2022 sparò a sangue freddo e uccise Youns El Boussettaoui perché “dava fastidio” (chiedeva qualche soldo fuori da un bar), da Salvini immediatamente difeso in nome della “sicurezza” (di chi?)? Solo due esempi (tra le centinaia che potremmo fare) per dire cosa? Che la vita e la responsabilità – e il linguaggio che i nostri pennivendoli usano) – sono anch’esse questione di classe. Dovremmo essere abituati: da sempre se sei un operaio hai “l’amante”, se sei un imprenditore o un politico hai “la compagna”; se rubi una mela perché hai fame vai in galera, se rubi milioni ti fanno cavaliere del lavoro. Se muori sul lavoro è una morte “bianca”, se ti schianti con il tuo costoso velivolo è un incidente e racconteranno di te vita, morte e miracoli …. Usiamo la testa e non la pancia, per capire chi sono davvero i nostri nemici. CIP TAGARELLI   L'articolo SOLO PERCHÉ ROM! proviene da S.I. Cobas - Sindacato intercategoriale.
Le frontiere del turismo e lo sfruttamento delle lavoratrici a Milano!
METTIAMO IN EVIDENZA QUANTO AVVIENE IN QUESTO SETTORE(CHE RIPORTIAMO NEL COMUNICATO) CHE PUR NON ESSENDO QUASI MAI  SOTTO I RIFLETTORI MEDIATICI PER QUANTO RIGUARDA LO SFRUTTAMENTO, IN PARTICOLARE DELLE LAVORATRICI, DA’ PERO’  UNA VISIONE MOLTO CHIARA E REALE DELLE CONDIZIONI IN CUI LAVORANO  INVITANDO  IL LETTORE AD UNA ATTENTA ANALISI DI QUANTO SCRIVIAMO. Milano, hotel di lusso. Di recente, in una struttura alberghiera a 5 stelle di Milano, una lavoratrice del S.I. Cobas del settore turistico ha ricevuto una lettera di trasferimento, per motivi di mancato gradimento da parte della committente , cioè il proprietario dell’Hotel Gallia. A seguito di un incontro sindacale con la società in appalto, è emersa la volontà dirigenziale di voler liquidare qualche lavoratrice con motivi pretestuosi e infondati. Per la nostra iscritta sarà improbabile accettare un trasferimento che le garantisca la possibilità di non aumentare le ore di viaggio visto che abita in un altra regione. Da pochi mesi, Milano è stata incoronata la capitale degli hotel di lusso. Dal 2024 la città è stata attraversata da quasi 10 milioni di persone, turisti e donne e uomini d’affare, che hanno soggiornato in alberghi lussuosi per almeno 2 notti, in camere che prevedono un valore stimato dalle 400 alle 1300 euro per notte: insomma, il costo di una camera per soggiornare al Bulgari hotel di Milano ammonta al salario complessivo di una lavoratrice che abbia un contratto di 40 ore di lavoro settimanali. L’atteggiamento padronale e antisindacale della proprietà non ci stupisce affatto. Prima dell’emergenza da covid-19 numerose lavoratrici iscritte al S.I. Cobas erano assunte con il contratto Multiservizi e pulizie, in cima ai CCNL che prevedono un salario sotto le soglie di povertà. Grazie alle lotte del S.I. Cobas è all’unità delle lavoratrici, adesso in alcuni appalti vige il CCNL Turismo, con livelli d’inquadramento corretti, e la sicurezza delle lavoratrici è diventata una pratica quotidiana. Ma la lotta non è finita. Anche questo in questo settore è forte lo sfruttamento delle lavoratrici che sono costrette ad accettare salari da fame per poter sopravvivere. Negli hotel di lusso vengono impedite le assemblee sindacali, e la frattura tra lavoratori e lavoratrici internalizzati in appalto è sintomatico della discriminazione sindacale in atto ovunque. Spogliatoi separati, telecamere agli angoli di ogni corridoio, spesso anche l’obbligo per le nostre iscritte di pranzare alle a ore improbabili per non incrociare i dipendenti diretti . Insomma, il tentativo di trasferire lavoratrici non gradite si inserisce in un piano aziendale preciso che tende ad eliminare quelle più combattive, quelle che hanno la testa dritta per far rispettare la propria dignità.. Faremo di tutto per rovinare questo piano e respingere al mittente Questo trasferimento assurdo con le iniziative di lotta delle addette alle camere che non si fermerà solo a loro  ma troverà ampio sostegno, degli altri lavoratori del si cobas . di tutti i settori! SI Cobas NAZIONALE. L'articolo Le frontiere del turismo e lo sfruttamento delle lavoratrici a Milano! proviene da S.I. Cobas - Sindacato intercategoriale.