
Robin Hood ai giorni nostri : rubare ai poveri per dare ai ricchi!
S.I. Cobas – Sindacato intercategoriale - Monday, November 10, 2025COME SEMPRE RICEVIAMO E VOLENTIERI PUBBLICHIAMO UNA NOTA DEL CIP TAGARELLI CHE METTE IN LUCE L’ASPETTO PIU’ IMPORTANTE DELLA LEGGE FINANZIARIA QUELLA DELLE ALIQUOTE IRPEF CHE VA A PRIVILEGIARE I RICCHI. I DATI OGGETTIVI DELL’ISTAT CI DICONO CHE 10 MILIONI DI LAVORATORI NON PRENDERANNO 1 EURO E NEL CONTEMPO AUMENTA LA POVERTA’ ASSOLUTA (UNO SU DIECI) CORRISPONDENTE A 5,7 MILIONI DI PERSONE.
NON POSSIAMO CHE CONDIVIDERE LA PAROLA D’ORDINE CHE SOLO LA LOTTA E L’ORGANIZZAZIONE SINDACALE E POLITICA I PROLETARI POSSONO ASPIRARE A MIGLIORI CONDIZIONI ECONOMICHE E DI DIRITTI.
SI COBAS NAZIONALE.
Solo così si può definire il taglio delle aliquote Irpef previste dalla legge di bilancio per il 2026.
Le cifre (annuali): 38 euro per i lavoratori che denunciano 28.000 euro all’anno e 408 euro all’anno per i dirigenti da 48.000 euro all’anno. Lo certificano la Corte dei Conti, l’Istat, la Banca d’Italia e l’Ufficio Parlamentare di Bilancio, che hanno fatto i conti.
L’Ufficio Parlamentare di Bilancio è ancora più preciso: su una platea di 13 milioni di lavoratori la riduzione di 2 punti dell’Irpef premierà solo l’8% di essi. Ai dirigenti andrà uno sgravio di 408 euro all’anno (34 euro al mese); agli impiegati 123 euro (19 euro al mese); agli operai 23 euro (1,91 euro al mese). L’Istat constata che oltre l’85% delle risorse destinate “al sostegno del ceto medio” vanno “alle famiglie dei quinti più ricchi della distribuzione dei redditi”.
Sono valutazioni e numeri di enti (quelli citati sopra) statali, non di uno che passa per strada.
E’ l’ennesima beffa per i proletari che da trent’anni patiscono il blocco dei salari (grazie anche ai vari patti per la “moderazione” salariale concordata dai governi che si sono succeduti fino a quello Meloni con i sindacati di regime), la continua erosione di questi, la cancellazione del welfare che costringe i proletari – quelli a cui le tasse vengono tolte in busta paga – a pagarsi le cure se si ammalano o a rinunciare a farlo (e sono già più di 6 milioni..), ecc. ecc. Sempre l’Istat scriveva all’inizio di ottobre che “Le retribuzioni contrattuali in termini reali a settembre 2025 restano al di sotto dell’8,8% rispetto ai livelli di gennaio 2021”; quindi in 4 anni i nostri salari hanno perso quasi il 10% in valore reale.
In compenso anche quest’anno le “tasse” imposte a banche (che hanno goduto in 3 anni di circa 100 miliardi di extra profitti) e società di assicurazioni in realtà rappresentano semplicemente, come lo scorso anno, un’anticipazione delle imposte future, creando così per gli anni venturi un bel buco di bilancio che, indovinate, chi sarà chiamato a tamponare?.E aggiungiamoci anche le folli spese militari: 3,5 miliardi in più nel 2026; 7 miliardi in più nel 2027 e 12 miliardi in più nel 2028 (totale 23 miliardi in 3 anni).
Una società, quella capitalistica in cui viviamo, nella quale da decenni il capitale ha esacerbato sempre di più la lotta di classe dei padroni contro i proletari.
Viviamo ormai schiacciati da un feroce super sfruttamento, con 1.500 morti di profitto, dove due stipendi (per i fortunati che ancora li hanno) non bastano più per una vita decente, dove il futuro dei giovani è stato azzerato perché la loro prospettiva – dopo una vita di impieghi precari e salari miserabili – è quella di dover lavorare fino a 70 anni (per poi magari cadere da un ponteggio o essere stritolati da qualche macchinario dove si lavora senza sicurezza per fare più in fretta e rendere più profitto al padrone).
Il capitalismo è miseria, fame, morte. E presto, perché non si comprano montagne di armi per metterle poi nel cassetto, sarà anche – come già lo è per alcuni paesi – guerra. I i proletari, come sempre è accaduto nella storia del genere umano, verranno trasformati da carne da macello in carne da cannone.
Il genocidio del popolo palestinese (che continua e di cui i media non parlano più) e il macello degli ucraini sono lì a dimostrarcelo.
Sarà banale e ripetitivo, ma abbiamo solo uno strumento per difenderci: l’unità, l’organizzazione e la lotta contro un sistema di morte. Pensiamoci prima che sia troppo tardi.
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