Robin Hood ai giorni nostri : rubare ai poveri per dare ai ricchi!
COME SEMPRE RICEVIAMO E VOLENTIERI PUBBLICHIAMO UNA NOTA DEL CIP TAGARELLI CHE
METTE IN LUCE L’ASPETTO PIU’ IMPORTANTE DELLA LEGGE FINANZIARIA QUELLA DELLE
ALIQUOTE IRPEF CHE VA A PRIVILEGIARE I RICCHI. I DATI OGGETTIVI DELL’ISTAT CI
DICONO CHE 10 MILIONI DI LAVORATORI NON PRENDERANNO 1 EURO E NEL CONTEMPO
AUMENTA LA POVERTA’ ASSOLUTA (UNO SU DIECI) CORRISPONDENTE A 5,7 MILIONI DI
PERSONE.
NON POSSIAMO CHE CONDIVIDERE LA PAROLA D’ORDINE CHE SOLO LA LOTTA E
L’ORGANIZZAZIONE SINDACALE E POLITICA I PROLETARI POSSONO ASPIRARE A MIGLIORI
CONDIZIONI ECONOMICHE E DI DIRITTI.
SI COBAS NAZIONALE.
Solo così si può definire il taglio delle aliquote Irpef previste dalla legge di
bilancio per il 2026.
Le cifre (annuali): 38 euro per i lavoratori che denunciano 28.000 euro all’anno
e 408 euro all’anno per i dirigenti da 48.000 euro all’anno. Lo certificano la
Corte dei Conti, l’Istat, la Banca d’Italia e l’Ufficio Parlamentare di
Bilancio, che hanno fatto i conti.
L’Ufficio Parlamentare di Bilancio è ancora più preciso: su una platea di 13
milioni di lavoratori la riduzione di 2 punti dell’Irpef premierà solo l’8% di
essi. Ai dirigenti andrà uno sgravio di 408 euro all’anno (34 euro al mese);
agli impiegati 123 euro (19 euro al mese); agli operai 23 euro (1,91 euro al
mese). L’Istat constata che oltre l’85% delle risorse destinate “al sostegno del
ceto medio” vanno “alle famiglie dei quinti più ricchi della distribuzione dei
redditi”.
Sono valutazioni e numeri di enti (quelli citati sopra) statali, non di uno che
passa per strada.
E’ l’ennesima beffa per i proletari che da trent’anni patiscono il blocco dei
salari (grazie anche ai vari patti per la “moderazione” salariale concordata dai
governi che si sono succeduti fino a quello Meloni con i sindacati di regime),
la continua erosione di questi, la cancellazione del welfare che costringe i
proletari – quelli a cui le tasse vengono tolte in busta paga – a pagarsi le
cure se si ammalano o a rinunciare a farlo (e sono già più di 6 milioni..), ecc.
ecc. Sempre l’Istat scriveva all’inizio di ottobre che “Le retribuzioni
contrattuali in termini reali a settembre 2025 restano al di sotto dell’8,8%
rispetto ai livelli di gennaio 2021”; quindi in 4 anni i nostri salari hanno
perso quasi il 10% in valore reale.
In compenso anche quest’anno le “tasse” imposte a banche (che hanno goduto in 3
anni di circa 100 miliardi di extra profitti) e società di assicurazioni in
realtà rappresentano semplicemente, come lo scorso anno, un’anticipazione delle
imposte future, creando così per gli anni venturi un bel buco di bilancio che,
indovinate, chi sarà chiamato a tamponare?.E aggiungiamoci anche le folli spese
militari: 3,5 miliardi in più nel 2026; 7 miliardi in più nel 2027 e 12 miliardi
in più nel 2028 (totale 23 miliardi in 3 anni).
Una società, quella capitalistica in cui viviamo, nella quale da decenni il
capitale ha esacerbato sempre di più la lotta di classe dei padroni contro i
proletari.
Viviamo ormai schiacciati da un feroce super sfruttamento, con 1.500 morti di
profitto, dove due stipendi (per i fortunati che ancora li hanno) non bastano
più per una vita decente, dove il futuro dei giovani è stato azzerato perché la
loro prospettiva – dopo una vita di impieghi precari e salari miserabili – è
quella di dover lavorare fino a 70 anni (per poi magari cadere da un ponteggio o
essere stritolati da qualche macchinario dove si lavora senza sicurezza per fare
più in fretta e rendere più profitto al padrone).
Il capitalismo è miseria, fame, morte. E presto, perché non si comprano montagne
di armi per metterle poi nel cassetto, sarà anche – come già lo è per alcuni
paesi – guerra. I i proletari, come sempre è accaduto nella storia del genere
umano, verranno trasformati da carne da macello in carne da cannone.
Il genocidio del popolo palestinese (che continua e di cui i media non parlano
più) e il macello degli ucraini sono lì a dimostrarcelo.
Sarà banale e ripetitivo, ma abbiamo solo uno strumento per difenderci: l’unità,
l’organizzazione e la lotta contro un sistema di morte. Pensiamoci prima che sia
troppo tardi.
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