
New York, Mamdani e la città come campo di possibilità
EuroNomade - Wednesday, November 5, 2025di UGO ROSSI.
L’ascesa di Zohran Mamdani a sindaco della città di New York ha rappresentato per molti una sorpresa perché si è abituati ad associare New York al dominio della finanza di Wall Street, alla gentrification senza limiti dei suoi quartieri più iconici, alle misure di tolleranza zero verso poveri e homeless e alle iniziative di rigenerazione urbana a beneficio delle classi alte sponsorizzate nei decenni scorsi da una sequela di sindaci senza scrupoli: in particolare, il sindaco conservatore Rudolph Giuliani negli anni Novanta, il magnate delle telecomunicazioni Michael Bloomberg negli anni Duemila e ancor prima il sindaco democratico Ed Koch negli anni Ottanta. Per circa mezzo secolo, dalla metà degli anni Settanta a oggi, New York è stata un avamposto della controrivoluzione neoliberale che ha investito le città di tutto l’Occidente e di larga parte del pianeta.
L’ascesa politica di Mamdani non giunge però inattesa se si guarda agli avvenimenti degli ultimi anni. Anzi, tale ascesa non nasce dal nulla, ma può essere considerata l’esito di tre significativi momenti di protesta e insorgenza collettiva che hanno segnato la storia recente della città. La prima mobilitazione prende forma in risposta all’annuncio nel novembre 2018 da parte dei vertici di Amazon, il gigante del commercio online, di aver scelto un’area del distretto del Queens a New York come una delle due sedi dei suoi second headquarters. Amazon promette di portare con sé 25mila posti di lavoro nel settore tecnologico. Il sindaco di New York Bill De Blasio offre in cambio 3 milioni di dollari di incentivi ad Amazon. Sarà la fine della sua popolarità di sindaco vagamente progressista. In breve tempo, De Blasio deve tornare sui suoi passi, ritirando la proposta di incentivi, perché la società civile di New York reagisce senza esitazioni per fermare il progetto che avrebbe avuto un effetto devastante sulla vivibilità urbana, in particolare sul mercato delle abitazioni, già con prezzi alle stelle. Nel febbraio del 2019, Amazon annuncia il ritiro del progetto. La mobilitazione vincente contro Amazon del 2018-19 sancisce la priorità della housing crisis, ossia della crisi abitativa nella politica cittadina, un tema oggi ripreso con forza da Mamdani che nel suo programma ha proposto misure drastiche di regolamentazione degli affitti e del mercato immobiliare, insieme ad altre misure di contenimento dell’aumento del costo della vita.
La seconda mobilitazione che prepara il terreno all’ascesa politica di Mamdani avviene a fine maggio del 2020, nel mezzo della pandemia Covid che a New York si era fatta sentire con particolare intensità, generando un parziale spopolamento della città. Come in molte altre città degli Stati Uniti, a New York si insorge per protestare contro l’uccisione in strada da parte della polizia dell’afroamericano George Floyd avvenuta a Minneapolis, nello stato del Minnesota. All’indignazione per la brutale uccisione di un uomo inoffensivo si accompagna la proposta di un vero e proprio programma politico incentrato sulla demilitarizzazione delle città e sul definanziamento delle forze di polizia. Queste richieste assumono particolare valore in una città come New York dove la gestione securitaria dell’ordine pubblico è stata un tratto distintivo della sua controrivoluzione neoliberale.
Infine, a partire dall’ottobre del 2023 New York diventa uno dei punti nevralgici negli Stati Uniti delle proteste contro il genocidio della popolazione palestinese e la distruzione di Gaza da parte del governo israeliano, in particolare con gli accampamenti studenteschi nel campus della Columbia University situato nel cuore della città, tra Manhattan e Harlem. Nel marzo di quest’anno, l’arresto immotivato e la successiva detenzione con minaccia di espulsione all’estero di Mahmoud Khalil, studente di origini straniere della Columbia protagonista delle mobilitazioni dei mesi precedenti, sono diventate il simbolo della repressione che si è abbattuta sul movimento per la Palestina ad opera dell’amministrazione Trump. Le proteste contro la politica israeliana di aggressione coloniale assumono particolare significato in una città come New York dove le elite politiche cittadine sono tradizionalmente schierate in sostegno di Israele, al punto che tutti i sindaci che si sono succeduti nella città dal secondo dopoguerra a oggi si sono recati periodicamente in visita in Israele per esprimere il proprio sostegno al governo in carica. Di qui si spiega il livore dell’establishment newyorchese nei confronti di Mamdani, da sempre solidale con la causa palestinese.
La successione di queste lotte mostra come sia stata possibile l’elezione di un sindaco socialista e multietnico come Zohran Mamdani, in una città segnata da decenni di inarrestabile gentrification e politica securitaria di “sanificazione” dello spazio pubblico urbano dalle sue componenti più irregolari e resistenti. L’esperienza di New York ci consegna un messaggio che è importante raccogliere: nella sua complessità di organismo vivente, la città resta un campo sempre indeterminato di possibilità per una politica di rottura con l’ordine capitalistico e neoliberale.
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Tre libri per capire la storia recente di New York.
Miriam Greenberg, Branding New York: How a City in Crisis Was Sold to the World. Routledge, Londra e New York, 2009.
Ricostruisce la politica di marketing urbano che rese attraente l’immagine di New York agli occhi degli investitori immobiliari negli anni Ottanta, preparando il terreno ai processi di gentrification e ristrutturazione urbanistica degli anni successivi.
Neil Smith, The New Urban Frontier Gentrification and the Revanchist City. Routledge, Londra e New York, 1996.
Offre un’analisi critica dei processi di gentrification a New York e dei movimenti di protesta che si svilupparono per fermarne l’avanzata tra la fine degli anni Ottanta e la prima metà degli anni Novanta.
Samuel Stein, Capital City. Gentrification and the Real Estate State. Verso, Londra, 2019.
Esplora la penetrazione del potere immobiliare e finanziario nel funzionamento ordinario dell’amministrazione locale e in particolare nel settore della pianificazione urbana, avanzando la definizione di “stato immobiliarista”. Un’analisi che riecheggia le vicende di città italiane, come Milano travolta nei mesi scorsi dagli scandali sulla collusione dell’amministrazione comunale con gli investitori immobiliari.
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