
SACE bocciata sull’addio ai sussidi fossili
ReCommon - Tuesday, September 30, 2025L’Italia continua a “dimenticare” di aver firmato la cosiddetta “Dichiarazione di Glasgow” (Clean Energy Transition Partnership), cui ha aderito a margine della COP26, tenutasi nella città scozzese nel novembre del 2021, per porre fine ai sussidi pubblici internazionali al comparto dei combustibili fossili.
La nostra agenzia di credito all’export, SACE, che è al centro della partita dei sussidi pubblici al settore oil&gas, si sarebbe “macchiata” di vari peccati: non solo la sua politica sul tema sarebbe la peggiore tra i suoi pari, ma nel biennio 2023-2024 sarebbe stata l’agenzia di credito all’export ad aver violato di più la Dichiarazione di Glasgow, in quanto finanziatrice di progetti fossili (in questa “attività” avrebbe superato anche la statunitense Exim Bank). Sempre nel biennio 2023-2024, l’Italia tramite SACE e, soprattutto, Cassa Depositi e Prestiti, è tra i paesi che ha visto un maggior incremento nel sostegno finanziario a progetti che vanno nella direzione della transizione energetica fuori dalle fonti fossili, operazioni che sono però per lo più su vasta scala e che hanno spesso forti impatti socio-ambientali.
Questi dati si evincono dal rapporto pubblicato oggi da International Institute for Sustainable Development (IISD), Oil Change International (OCI) e Friends of the Earth U.S., che sottolinea però come la maggioranza del gruppo dei 40 firmatari, 35 paesi tra cui il nostro, e cinque grandi istituzioni finanziarie internazionali stia compiendo il suo dovere. Nel 2024, infatti, i sussidi pubblici internazionali alle fonti fossili sono diminuiti del 78 per cento rispetto al periodo 2019-2021. Parliamo di una cifra stimata dagli autori dello studio che oscilla tra gli 11,3 e i 16,3 miliardi di dollari. Bisogna ricordare che dal gruppo, lo scorso febbraio, si sono ritirati gli Stati Uniti della seconda amministrazione Trump, di fatto negazionista sui cambiamenti climatici.
Foto di Johannes Heel su UnsplashSebbene la partnership abbia portato a una riduzione storica dei finanziamenti ai combustibili fossili, i progressi nel campo del sostegno alle fonti di energia pulita sono molto più lenti. Nel 2024 i paesi che hanno siglato la Dichiarazione di Glasgow hanno aumentato il sostegno alle energie rinnovabili di soli 3,2 miliardi di dollari rispetto al periodo 2019-2021, il che significa che meno di un quinto dei fondi trasferiti dai combustibili fossili è stato reindirizzato.
“La prossima sfida è garantire che i finanziamenti per l’energia pulita tengano il passo”, ha affermato Kate DeAngelis, vicedirettrice per la finanza internazionale di Friends of the Earth U.S. “Senza un rapido aumento del sostegno ai progetti rinnovabili, soprattutto nelle economie emergenti e in via di sviluppo, il pieno potenziale della Dichiarazione di Glasgow rimarrà inutilizzato”.
Per garantire progressi su tutta la linea, il rapporto invita i membri della Dichiarazione di Glasgow a rafforzare l’attuazione e la supervisione delle restrizioni al finanziamento dei combustibili fossili; impegnarsi a raggiungere un obiettivo collettivo di finanziamento dell’energia pulita di almeno 42 miliardi di dollari all’anno entro il 2026; sviluppare strategie governative globali per fornire finanziamenti pubblici all’energia pulita a condizioni eque che sostengano una transizione giusta e allineare la politica interna agli impegni internazionali ponendo fine ai sussidi e alle approvazioni per nuovi progetti petroliferi e gasieri sul territorio nazionale. Un invito che SACE e il governo italiano continuano a rifiutare da più di tre anni.