Il miracolo di Santa Rosalia, Palermo a fianco della Palestina

Pressenza - Friday, September 5, 2025

Finalmente la coda del corteo si accingeva ad uscire fuori da Piazza Bologni (lo spazio, a poco più di un  centinaio di metri dalla Cattedrale, dove sono confluite le migliaia di cittadini palermitani per partecipare alla manifestazione a sostegno della Flottilla) e già – guardando dall’alto, in piedi sopra i dissuasori di cemento posti lungo l’asse viario dell’antico Kassaro – la testa del serpentone era in prossimità di giungere al passaggio della regale Porta Felice, al di là della quale si apre sul mare il grande golfo panormita della “città tutto-porto” che con la sua straordinaria ampiezza naturale mostra la sua millenaria vocazione all’accoglienza.

Un immagine simbolica più degna di questa – come sopra descritta – non poteva esserci per unire Palermo all’abbraccio caloroso dell’operazione umanitaria internazionale, denominata Global Sumud Flotilla, per correre in aiuto del popolo palestinese che sta subendo l’atroce genocidio, di cui nessuno osa più negarne il compimento da parte del più reazionario dei governi sionisti conosciuti nella storia di Israele.

Prima della partenza della marea di gente raccoltasi a piazza Bologni (intrattenuta da un gruppo di “danza e tamburi” che ha poi accompagnato – suonando e ballando ininterrottamente, per tutta la durata della manifestazione – il fiume in piena che sfilava sull’asse principale del centro storico) è intervenuto l’Arcivescovo Corrado Lorefice che ha sostanzialmente ribadito – come aveva fatto nei giorni prima – il suo sostegno alla missione umanitaria posta in essere dalla missione  Global Sumud Flotilla, nel tentativo  di portare a Gaza aiuti e farmaci alla popolazione: un “segno di disperata speranza” per dire no alla “spietata violenza”, a chi “semina fame e morte”.

Altra caratteristica della giornata di ieri è stata la vibrante ed esplosiva rumorosità fatta con tante pentole e coperchi che risuonavano sotto il colpi di robusti battitori, resisi necessari (dopo l’esperimento del flashmob improvvisato innanzi al Teatro Massimo, nella giornata nazionale per la rottura del silenzio su Gaza di fine agosto scorso, dove qualche cucchiaio di legno fu incolpevolmente spezzato).

Insomma, tra tamburi e arnesi culinari, la gran cassa della risonanza sulla solidarietà palermitana espressa alla missione della flotta umanitaria per la Palestina si è fatta sentire alta e forte.

Purtroppo non tutta stampa locale ha drizzato le antenne, facendo finta non sentire l’eco di una piazza (forse diecimila persone) straordinariamente partecipata come poche altre negli ultimi anni viste nella  nostra città.

Così come sorde sono state da tempo – senza alcuna speranza di risveglio dell’udito – le orecchie delle nostre istituzioni, dal governo nazionale a quello siciliano agli enti intermedi dello stato che, de facto complici d’Israele del genocidio consumato giorno per giorno dalla mano assassina sionista, non  vedono e non sentono le grida che promanano da tutte le piazze del paese, nascondendo il dato significativo, secondo cui la stessa maggioranza silenziosa è,  fin dall’inizio della sciagurata “guerra ucraina”, contraria ad ogni conflitto bellico e contro la politica del riarmo ed – a maggior ragione – avversa alle politiche coloniale sioniste e all’occupazione dei territori di Palestina e alla pulizia etniche perpetrata sulle popolazioni che la abitano da sempre .

La manifestazione si è conclusa come previsto alla Cala, sulla banchina del vecchio porto cittadino: oltre ad alcuni interventi si sono alternate diverse performance musicali e artistiche.

In ultimo vogliamo fare una nostra breve considerazione e lo diciamo con nettezza senza infingimenti: l’iniziativa di massa di ieri non è attribuibile a nessuna delle più o meno strutturate presenze politiche, che pure in questi anni bellicosi han mantenuto aperto un canale di opposizione al ceto politico che si è ritrovato unito nella logica guerrafondai (con l’eccezione di quelle forze parlamentare che sappiamo). Basta considerare che lo straordinario corteo di ieri non era intruppato nei soliti spezzoni.

La stragran parte della gente sfilava liberamente, non aveva bisogno di identificarsi con qualche realtà specifica: giovani, vecchi famiglie con prole a seguito che sciamavano in lungo e in largo senza sbarramenti identitari. Abbiamo scritto – nella sostanze – le stesse cose per le grandi manifestazioni che si sono tenute sul piano nazionale che hanno richiamato anche in quelle occasionni grandi numeri.

Tutto ciò testimonia che una massa critica sta sempre più crescendo: essa si colloca al di là di ogni pretesa egemonia politica di chicchessia. È bene prenderne atto e prepararsi a seguire modelli di partecipazione orizzontale più consoni a queste moltitudine contemporanee.

 

Toni Casano