
La tragica situazione dei lavoratori e dei sindacalisti in Sudan!
S.I. Cobas – Sindacato intercategoriale - Friday, August 15, 2025PUBBLICHIAMO L’APPELLO-DENUNCIA DEI LAVORATORI E SINDACALISTI IN SUDAN ANCHE NON CONDIVIDENDO TUTTO QUELLO CHE ESPRIMONO MA E’ IMPORTANTE FAR CONOSCERE AI NS LETTORI CHE LO SFRUTTAMENTO E’ UGUALE IN TUTTO IL MONDO E CHE COME LAVORATORI DOBBIAMO ORGANIZZARCI SUL PIANO INTERNAZIONALE COSI’ COME E’ ORGANIZZATO L’IMPERIALISMO CHE PRODUCE LE SUE GUERRE. LA SESTA CONFERENZA INTERNAZIONALE DEI SINDACATI DOVRA’ PORSI LA NECESSITA’ DI ORGANIZZARSI STABILMENTE DANDOSI DELLE STRUTTURE REALI E CONCRETE PER LOTTARE CONTRO L’IMPERIALISMO.
SI COBAS NAZIONALE
La tragica situazione dei lavoratori e dei sindacalisti in Sudan e le violazioni sistematiche commesse durante la guerra
13 agosto 2025Coord. dei professionisti e dei sindacati sudanesi.
I nostri compagni sudanesi lanciano l’allarme sulla tragica situazione nel loro Paese e la Rete sindacale internazionale di solidarietà e lotta invita a diffondere informazioni su questa situazione, sulla resistenza sindacale e popolare e a sviluppare legami!
Il documento originale (in inglese)
Introduzione
Dall’inizio della guerra in Sudan nell’aprile 2023, i lavoratori e i sindacalisti si trovano ad affrontare condizioni umanitarie e professionali catastrofiche a causa delle violazioni sistematiche commesse da entrambe le parti in conflitto, ovvero le Forze armate sudanesi e le Forze di sostegno rapido.
Il movimento sindacale sudanese, che è sempre stato un pilastro nella difesa dei diritti dei lavoratori e nella promozione delle libertà democratiche, sta oggi affrontando un’ondata di repressione senza precedenti che minaccia la sua stessa esistenza. Milioni di lavoratori hanno perso i propri mezzi di sussistenza e le condizioni di lavoro sono crollate nella maggior parte delle regioni del Paese.
Sommario
Questo rapporto della Coordinazione dei professionisti e dei sindacati sudanesi (SPSC) mette in luce la drammatica crisi umanitaria e professionale che i lavoratori e i sindacalisti sudanesi stanno affrontando dallo scoppio della guerra nell’aprile 2023.
Sono state documentate oltre 290 violazioni gravi, tra cui arresti arbitrari, sparizioni forzate, atti di tortura, esecuzioni extragiudiziali, lavoro forzato, violenze di genere, licenziamenti di massa e mancato pagamento degli stipendi. Le Forze armate sudanesi (SAF) e le Forze di sostegno rapido (FSR) hanno sistematicamente preso di mira i leader e i membri dei sindacati, violando il loro diritto di organizzarsi, lavorare e difendere i propri diritti.
La repressione ha portato alla paralisi quasi totale dei sindacati indipendenti, a difficoltà economiche generalizzate, a sfollamenti di popolazione e all’esclusione dei lavoratori dai processi decisionali politici ed economici. Queste azioni costituiscono violazioni flagranti degli obblighi internazionali del Sudan ai sensi delle principali convenzioni dell’OIL e dei trattati sui diritti umani.
L’SPSC esorta l’Organizzazione Internazionale del Lavoro, le Nazioni Unite, i sindacati internazionali, i governi donatori e le organizzazioni per i diritti umani a:
- Chiedere il rilascio immediato e incondizionato di tutti i sindacalisti detenuti.
- Inviare missioni di inchiesta per indagare sulle violazioni e sulle violenze di genere.
- Condannare tutte le forme di repressione e persecuzione.
- Abrogare i decreti amministrativi che sciolgono i sindacati e garantire la libertà di associazione.
- Fornire protezione e sostegno internazionale ai lavoratori colpiti, in particolare alle donne.
- Sostenere il ripristino e il rafforzamento di un movimento sindacale indipendente, pilastro essenziale per il consolidamento della pace e la ricostruzione dopo la guerra in Sudan.
La difesa dei sindacati indipendenti è fondamentale non solo per i diritti umani, ma anche come base per una pace giusta e duratura in Sudan.
I. Contesto generale
Dal colpo di Stato del 25 ottobre 2021, l’attività sindacale è stata sospesa con decreti emanati dalle autorità militari.
Nel maggio 2025, le autorità hanno ordinato lo scioglimento di tutti gli uffici esecutivi sindacali a tutti i livelli, sostituendoli con comitati preparatori non eletti nominati dal Registro generale delle organizzazioni del lavoro, in virtù della decisione n. 9.
La Coordinazione dei professionisti e dei sindacati sudanesi ha presentato ricorso alla Corte Suprema contro questa decisione, invocando una flagrante violazione della Convenzione n. 87 dell’OIL sulla libertà sindacale, che il Sudan ha ratificato nel marzo 2021.
La guerra in corso ha ulteriormente aggravato la crisi: i settori produttivi sono stati paralizzati, i luoghi di lavoro distrutti e migliaia di lavoratori e sindacalisti sfollati.
I sindacati indipendenti sono diventati bersagli diretti delle due parti belligeranti, che li percepiscono come forze sociali organizzate e indipendenti.
II.Casi di violazioni documentati
Nel luglio 2025, il Coordinamento dei professionisti e dei sindacati sudanesi aveva registrato oltre 290 gravi violazioni commesse nei confronti di sindacalisti e lavoratori, tra cui:
1.Arresti arbitrari e sparizioni forzate
Detenzione di leader sindacali e lavoratori senza mandato giudiziario.
Detenzione di persone in luoghi segreti, violazione del diritto a un processo equo e alla libertà di circolazione.
2. Tortura e maltrattamenti
Violenza fisica e psicologica durante la detenzione, compresi pestaggi, privazione di cibo e rifiuto di cure mediche, in violazione degli obblighi del Sudan ai sensi della Convenzione contro la tortura (CAT).
3. Omicidi e attacchi mirati
Omicidi e attacchi mirati contro lavoratori dei settori sanitario, dei trasporti e dell’assistenza umanitaria, in violazione del diritto internazionale umanitario, che protegge i civili e i lavoratori dei servizi essenziali.
4. Molestie sessuali basate sulla violenza
Le lavoratrici e le sindacaliste sono state vittime di molestie sessuali, intimidazioni e violenze di genere sul posto di lavoro, nei centri di detenzione e ai posti di blocco. Questi atti sono stati utilizzati come mezzo di umiliazione, punizione e dissuasione delle donne dal partecipare alle attività sindacali.
5. Minacce e molestie da parte delle forze di sicurezza
Minacce di morte, convocazioni arbitrarie e molestie costanti hanno costretto migliaia di persone a spostarsi all’interno del Paese o ad andare in esilio, privandole del diritto al lavoro e di organizzarsi.
6. Sequestro e distruzione dei locali sindacali
Le incursioni armate contro gli uffici sindacali, la distruzione o il saccheggio di beni e la conversione dei locali sindacali in basi militari hanno violato il diritto alla libertà di associazione.
7. Misure repressive a Khartoum e nel Sudan occidentale
Licenziamento di centinaia di lavoratori senza un regolare procedimento, con l’accusa di collaborazione con le Forze di sostegno rapido, in violazione dei diritti al lavoro e alla non discriminazione.
8.Ritenuta dei salari
Le autorità di fatto a Port Sudan hanno trattenuto i salari di migliaia di funzionari pubblici per oltre due anni, causando gravi difficoltà socioeconomiche e violando i diritti economici dei lavoratori.
9.Lavoro forzato – Violazione della Convenzione n. 29 dell’OIL
Sono stati documentati casi in cui i lavoratori sono stati costretti a svolgere lavori in zone di conflitto sotto la minaccia delle armi o di misure di sicurezza, il che costituisce lavoro forzato o obbligatorio.
10. Divieto di attività sindacali
Decreti amministrativi hanno sciolto i sindacati, congelato i loro beni e vietato le loro riunioni, erodendo ulteriormente la libertà di associazione.
III. Impatto sul movimento sindacale e sui lavoratori
Paralisi quasi totale dell’attività sindacale indipendente e assenza di una rappresentanza legittima dei lavoratori.
Crollo delle strutture organizzative a causa di arresti, trasferimenti e ingerenze dello Stato attraverso comitati nominati fedeli alle autorità.
Maggiore vulnerabilità dei lavoratori allo sfruttamento e alle violazioni dei loro diritti a causa dell’assenza di protezione sindacale.
Esclusione dei lavoratori dai processi decisionali politici ed economici che determinano il futuro del Sudan.
IV. Violazione delle norme e delle convenzioni internazionali
Queste violazioni costituiscono flagranti violazioni degli obblighi del Sudan ai sensi:
della Convenzione n. 87 dell’OIL sulla libertà sindacale e la protezione del diritto sindacale.
della Convenzione n. 98 dell’OIL sul diritto di organizzazione e di contrattazione collettiva.
della Convenzione n. 29 dell’OIL relativa al divieto del lavoro forzato.
Il Patto internazionale sui diritti civili e politici (PIDCP) e il Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali (PIDESC).
V. Raccomandazioni urgenti alle organizzazioni internazionali
Esigere il rilascio immediato e incondizionato di tutti i sindacalisti e i lavoratori detenuti.
L’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) deve inviare una missione di inchiesta in Sudan per indagare sulle violazioni delle convenzioni 87, 98 e 29.
Le Nazioni Unite e le organizzazioni sindacali internazionali condannano la repressione, devono fornire aiuti di emergenza ai lavoratori colpiti e fare pressione su entrambe le parti affinché pongano fine a ogni forma di persecuzione nei confronti dei sindacalisti.
Abrogare i decreti amministrativi che sciolgono i sindacati e li sostituiscono con comitati nominati.
Istituire meccanismi di protezione internazionale per i sindacalisti nelle zone di conflitto e in esilio.
Sostenere il ripristino e il rafforzamento di un movimento sindacale indipendente come pilastro centrale del consolidamento della pace e della ricostruzione dopo la guerra.
Conclusione
La difesa dei sindacati indipendenti e la salvaguardia della libertà di associazione non sono solo imperativi in materia di diritti umani, ma sono anche condizioni essenziali per raggiungere una pace giusta e duratura che affronti le cause profonde della crisi in Sudan.
Il Coordinamento dei professionisti e dei sindacati sudanesi invita tutte le organizzazioni internazionali e sindacali ad adottare misure urgenti per porre fine a queste violazioni e garantire che il movimento sindacale sudanese rimanga una forza libera, indipendente ed efficace nella difesa dei diritti dei lavoratori, nel contributo al consolidamento della pace, nella fine della guerra e nella costruzione del futuro del Paese.
Narmeen Nasur
Ufficio esecutivo
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