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Sovraindebitamento: mancano i fondi per i Servizi di Consulenza sul Debito
Il sovraindebitamento è la condizione di crisi o di insolvenza del debitore che non è più in grado di soddisfare regolarmente le proprie obbligazioni anche considerando le disponibilità economiche dei successivi dodici mesi. Questa situazione può riguardare privati, aziende, ma anche famiglie e singoli consumatori. La definizione normativa si trova nella legge n. 3 del 2012 “Disposizioni in materia di usura e di estorsione, nonché, di composizione delle crisi da sovraindebitamento”. Nel 2022, secondo l’ultimo rapporto della Banca d’Italia pubblicato nel 2024, il 26% delle famiglie italiane era indebitato. A fronte di una sostanziale stabilità della percentuale di famiglie con debiti per finalità di consumo (circa il 10%), è cresciuta quella dei nuclei indebitati per immobili (al 13,9% dal 12,1% del 2020) o per ragioni professionali (al 2,5% dal 2,1%). Al contrario, si è ridotta l’incidenza delle famiglie con debiti per scoperto di conto corrente o su carta credito (al 4,6% dal 5,7%) e con debiti verso parenti e amici (all’1,4% dal 2,3%). Il debito è concentrato nelle famiglie con maggiore capacità di sopportarne gli oneri: nel 2022 la metà delle famiglie con redditi più elevati deteneva l’85% dei prestiti complessivi erogati da intermediari finanziari (https://www.bancaditalia.it/media/notizia/indagine-sui-bilanci-delle-famiglie-italiane-nell-anno-2022/). Secondo le proiezioni del modello di microsimulazione della Banca d’Italia diffuse ad aprile 2025, la vulnerabilità finanziaria delle famiglie peggiorerebbe di circa un decimo di punto (al 7,7%, dal 7,6% del debito delle famiglie) nel corso del 2025. Gli Organismi di Composizione della Crisi (OCC) sono enti che aiutano le persone a gestire il sovraindebitamento. Il Ministero della Giustizia gestisce il Registro degli Organismi di composizione della crisi da sovraindebitamento consultabile al https://crisisovraindebitamento.giustizia.it/registro.aspx. Nel 2023, ci sono state 7.748 richieste di aiuto agli OCC in Italia e le procedure più usate sono state: liquidazione controllata nel 55% delle richieste; ristrutturazione dei debiti del consumatore nel 34% delle richieste; concordato minore per l’ 11% delle richieste. Nel 2024, i dati di Milano e provincia mostrano un aumento delle richieste: 298 nuove domande, con un +7,7% rispetto al 2023. La Liquidazione Controllata è diventata ancora più dominante, rappresentando il 72% dei casi. Questo indica che sempre più persone cercano una soluzione definitiva ai loro problemi di debito. Un aspetto critico è che molte pratiche non vanno a buon fine: circa la metà viene abbandonata prima ancora di iniziare, e 3 su 4 di quelle che arrivano in tribunale vengono rifiutate. Il sovraindebitamento però non è un problema solo italiano, ma riguarda tutta l’Europa, anzi contrariamente a quanto si potrebbe pensare, le famiglie italiane sono tra le meno indebitate in Europa. Il nostro patrimonio netto è infatti solido, e ci posizioniamo al terzo posto in Europa per ricchezza netta delle famiglie. Paesi come Svizzera, Paesi Bassi, Lussemburgo e Danimarca hanno un indebitamento familiare molto più alto rispetto all’Italia. E’ quanto si legge nel Report “Oltre il Debito, Osservatorio Semestrale sul Sovraindebitamento. Primo Semestre 2025”, messo a punto da Clinica del Debito, un’iniziativa nata per offrire un punto di riferimento concreto a tutte le persone e famiglie in difficoltà finanziaria, che si pone l’obiettivo di aiutare chi si trova in una condizione di sovraindebitamento a ritrovare equilibrio, serenità e soluzioni, grazie a strumenti legali accessibili e a un approccio umano e personalizzato (https://clinicadeldebito.it/).  Ma perché ci si indebita troppo? Le cause del sovraindebitamento sono diverse e spesso si combinano tra loro. Queste le tipologie più frequenti: 1. Perdita di lavoro o riduzione del reddito: un evento inaspettato come la perdita del lavoro o una malattia può far crollare le entrate. 2. Spese impreviste: un guasto all’auto, una spesa medica urgente o un problema in casa possono mettere in crisi il bilancio familiare. 3. Troppi prestiti: a volte, si prendono troppi prestiti senza valutare bene la propria capacità di restituirli, magari per comprare beni non essenziali o per coprire altri debiti. 4. Aumento del costo della vita: l’inflazione e l’aumento dei prezzi di beni e servizi rendono più difficile arrivare a fine mese, spingendo le persone a indebitarsi. 5. Aumento dei tassi di interesse: se si hanno prestiti a tasso variabile, un aumento dei tassi può rendere le rate insostenibili. La “Clinica del Debito” avanza alcuni consigli pratici, come: puntare sulla prevenzione, offrendo corsi e materiali per migliorare l’educazione finanziaria, aiutando le persone a gestire il budget e a creare un fondo di emergenza; offrire un supporto su misura, ascoltando attentamente le storie delle persone e offrire soluzioni personalizzate, tenendo conto della loro situazione familiare, lavorativa e geografica; monitorare i l’andamento del sovraindebitamento in Italia e in Europa, prestando attenzione alle differenze regionali e all’impatto delle nuove leggi; collaborare con gli esperti, lavorando a stretto contatto con gli Organismi di Composizione della Crisi (OCC) e altri professionisti del settore per guidare al meglio i clienti verso le soluzioni più efficaci; informare e sensibilizzare, promuovendo la consapevolezza sui rischi del sovraindebitamento e sulle possibilità di aiuto, per rompere il silenzio e la vergogna che spesso accompagnano questa condizione. Il 15 giugno 2025, la Camera dei Deputati ha approvato la Legge Comunitaria che recepisce, tra le altre, la direttiva UE 2023/2225 sui contratti di credito ai consumatori e prevede servizi di consulenza sul debito gratuiti e indipendenti per i consumatori per prevenire il sovraindebitamento. Adiconsum, Movimento Consumatori e Acli hanno avanzato alcune perplessità e due richieste al Governo Meloni: un intervento immediato per individuare le risorse necessarie e garantire un servizio efficiente, capace di assicurare un dignitoso tenore di vita ai cittadini in difficoltà; l’apertura di un tavolo di confronto con il Governo per rappresentare le esigenze dei consumatori indebitati, auspicando soluzioni concrete per un problema che non può più essere rimandato. Qui per approfondire: https://adiconsum.it/sovraindebitamento-approvata-la-legge-comunitaria-ma-senza-fondi-per-i-servizi-di-consulenza-sul-debito-rischia-di-essere-unarma-spuntata/.  Giovanni Caprio
Debito pubblico e colesterolo
Anche la matematica è un’opinione. Si può giungere a questa conclusione dopo aver letto la notizia che il debito pubblico italiano a maggio 2025 è diminuito di 10 miliardi di euro rispetto al mese precedente. Lo comunica la Banca d’Italia nel periodico bollettino “Finanza pubblica: fabbisogno e debito”. Quindi si potrebbe tirare un sospiro di sollievo: almeno per questa volta il debito è sceso. Oltre a stappare una bottiglia per festeggiare, ci si potrebbe domandare che cosa può essere accaduto di così significativo per invertire la persistente tendenza all’aumento del debito nazionale. Dando un’occhiata ai dati forniti dalla Banca d’Italia si può verificare che il debito ad aprile ammontava a 3.063 miliardi di euro, mentre a maggio è sceso a 3.053 miliardi. Quindi 10 miliardi in meno. Ma se contemporaneamente si guarda il dato della liquidità del Tesoro, emerge che ad aprile la cassa consisteva in 69 miliardi di euro, mentre a maggio è scesa a 46 miliardi. Pertanto, nella colonna che riporta il dato del debito netto (cioè il debito lordo meno la liquidità disponibile) il risultato è che ad aprile il debito è stato di 2.994 miliardi e a maggio di 3.007 miliardi di euro. Insomma, il debito effettivo nell’ultimo mese non è diminuito di 10 miliardi di euro, ma è aumentato di 13 miliardi. E’ facile comprendere che se si utilizzano i fondi presenti in cassa non c’è bisogno di indebitarsi, ma in questo modo si è diventati più poveri di risorse a disposizione. Il risultato di bilancio è comunque negativo. A questo punto non ha senso stappare bottiglie. Invece ci si potrebbe chiedere come sia possibile che (quasi) tutti i media abbiano riportato una notizia formalmente vera (il debito pubblico lordo è diminuito), ma sostanzialmente falsa (perché il debito effettivo è aumentato). Anche facendo il confronto con il mese di maggio dell’anno precedente, si può verificare che sono notevolmente cresciuti sia il debito netto (+115 miliardi di euro) sia il debito lordo (+129 miliardi). In sostanza la media dell’aumento del debito è di una decina di miliardi ogni mese. Stando così le cose, sarebbe opportuno che gli organi di informazione evitassero di fornire notizie fuorvianti. Non si tratta di censurare il dato della diminuzione mensile del debito di 10 miliardi di euro, ma di accompagnarlo con qualche riga di analisi e di commento, che fornisca gli strumenti per comprendere la reale situazione del debito pubblico italiano. L’osservatorio sui conti pubblici italiani dell’Università cattolica di Milano in un recente report ha scritto: “gli economisti in generale suggeriscono di avere un debito non troppo alto per lo stesso motivo per cui i cardiologi suggeriscono ai loro pazienti di ridurre il colesterolo: è un fattore di rischio”. Purtroppo l’Italia è un paziente che non ascolta il cardiologo. Così ciclicamente succede che il malato viene messo a dieta o addirittura viene ricoverato per eccesso di debito. Anche in questo settore manca un’adeguata prevenzione. E talvolta anche un’adeguata informazione. Rocco Artifoni