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Manifestazione 20 luglio ad Idro, Gianluca Bordiga: “Il Lago d’Idro non è un serbatoio d’acqua per l’agrobusiness!”
Domenica 20 luglio 2025 alle ore 18:00 a Idro, sul Lago d’Idro, nel piazzale principale della Pieve Vecchia (Chiesa di Santa Maria ad Undas), via Trento, strada principale verso il Trentino – indetta dall’Associazione Amici della Terra Lago d’Idro Valle Sabbia, con la partecipazione di tutta la Federazione del Fiume Chiese ed il Comune di Idro – avrà luogo la grande Manifestazione a Difesa della Naturalità del Lago d’Idro, nonché dell’ambiente dell’intero corpo idrico del Fiume Chiese, di cui il lago ne è un meraviglioso rilassamento morfologico. Con un importante coinvolgimento degli operatori turistici, si attende una grandissima partecipazione da parte di attivisti provenienti dal Trentino, dalla Val di Edro, dalla Val Trompia, da Desenzano, dalla pianura bresciana alle aree mantovane, da Bagolino a Calvisano passando per Montichiari, Acquanegra e Remedello. Per capire i temi che le associazioni ambientaliste porteranno alla manifestazione, abbiamo intervistato Gianluca Bordiga, membro dell’Associazione Amici della Terra e portavoce della Federazione del Fiume Chiese, coordinamento di associazioni e comitati ambientalisti in difesa dell’omonimo fiume.   Come nasce la vostra lotta in difesa del Lago d’Idro? Il Lago d’Idro è un bacino lacustre di origine glaciale situato tra la Lombardia e il Trentino-Alto Adige, è un ecosistema fragile e un importante nodo ecologico all’interno della Rete Natura 2000. Il Lago d’Idro è un rilassamento morfologico del fiume Chiese, è parte di un bacino idrografico complesso e transregionale, cinque macroaree diverse tra esse, 31 Comuni su due Regioni e tre Province. Dal 2007, dopo brutti decenni di gestione predatoria dei livelli – originata da un Regio Decreto del 25.10.1917 per scopi meramente produttivi – è stata introdotta mediante un accordo prefettizio una regola di gestione più equilibrata, simile al naturale, limitando l’escursione del lago a 1,3 metri verticali, determinando una evidente rigenerazione ecologica che ha fermato l’erosione delle rive e favorito la ripresa della vitalità della fauna ittica, quindi anche del fenomeno turistico. Però, il 5 agosto 2008 Regione Lombardia ingannò i sindaci di Idro, Anfo e Bagolino dicendo che sarebbe stato necessario intervenire con l’avvio di un progetto infrastrutturale volto a reintrodurre escursioni verticali innaturali fino a 3,5 metri per prevenire la paleofrana. Il fenomeno, denominato paleofrana, in corrispondenza della diga di ritenuta a paratoie mobili, era noto da molto tempo ma è stato trascurato fino all’epoca in cui è scaduta la concessione della gestione delle acque (durata 70 anni) da parte della SLI – ovvero dal 1987 – e sono cominciate le trattative sulle possibili quantità d’acqua prelevabili dal lago. Subito, noi del coordinamento “Salviamo il Lago d’Idro” invitammo i sindaci a non firmare per quel progetto, ma loro firmarono. Quella firma diede inizio a 21 anni di battaglie in difesa del nostro lago da progetti invadenti ed esclusivamente finalizzati a scopi speculativi da parte dell’agrobusiness. Cosa sta succedendo ora? E’ successo che dopo anni nell’ombra, questo progetto non è finito nel dimenticatoio ma è stato modificato e in senso peggiorativo. A settembre 2025, il Commissario Nazionale per l’Emergenza Idrica – a cui hanno affidato il progetto con l’obiettivo “risparmia-acque” – ha voluto far partire il bando per nuove opere infrastrutturali. Il progetto ora prevede la costruzione di nuove opere di regolazione del Lago d’Idro per permettere una gestione più aggressiva delle acque, ossequiando le richieste irrigue intensive e a scorrimento della pianura medio alta orientale lombarda. Questo porterebbe ad un abbassamento del lago fino a 3,3 metri. Si tratta di progetti che favorirebbero l’irrigazione selvaggia su modello delle opere per la captazione artificiale delle acque del lago d’Idro formulata nel 1855, ovvero lo “scorrimento”. Quest’opera inciderebbe sul lago ed il fiume Chiese, prevedendo anche una Savanella all’incile del lago e infrastrutture invasive finalizzate a eludere la normativa sul deflusso ecologico, per sfruttare in maniera abnorme queste acque. Il progetto, modificato rispetto alla versione VIA 2013, è privo di nuova valutazione di impatto ambientale, come invece richiesto per variazioni progettuali rilevanti. Tutto ciò è assurdo se pensiamo che dal 2007 – con la fine delle folli gestioni – è andato incontro ad un’autorigenerazione ecologica importante dal punto di vista della flora e della fauna ittica. Quale impatto avrebbe questo progetto su zone particolarmente tutelate? Sulla sponda nord c’è la Zona Speciale di Conservazione (ZSC/ZPS) IT3120155 “Biotopo di Baitoni – Lago d’Idro”, interamente trentina. Si tratta di un habitat di interesse comunitario che funge da corridoio ecologico per specie di avifauna, anfibi e pesci. Il “Biotopo di Baitoni” è soggetto a tutela provinciale ed è classificato come “zona umida di pregio”. Le escursioni forzate dei livelli, previste dal progetto, impatterebbero in modo permanente sull’habitat, sui popolamenti bentonici e sulla vegetazione riparia. Il rischio è la perdita della qualifica di ZSC/ZPS a causa dell’interruzione delle funzioni ecologiche dell’area. Sono state riscontrate violazioni procedurali e partecipative su questo progetto? Il progetto era stato sottoposto a Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA) nel 2013 e successivamente prorogato due volte (2019 e 2023), nonostante cambiamenti significativi nel contesto ambientale e progettuale, con un costo raddoppiato da 48 a 97 milioni di euro. Le proroghe, come evidenziato in diverse interrogazioni parlamentari e petizioni ai Consigli della Regione Lombardia (INP/4/XII) e della Provincia autonoma di Trento (4/XVII), sono avvenute in assenza di adeguata informazione e consultazione dei cittadini e degli enti locali, in violazione della Convenzione di Aarhus e delle direttive europee 2011/92/UE (VIA) e 2000/60/CE (acque). Le proroghe della VIA a questo progetto sono avvenute con la mancata attivazione dell’accordo operativo della convenzione tra Agenzia Interregionale Del Fiume Po (AIPo), Regione Lombardia e Comunità Montana. Sarebbe dovuta essere proprio Comunità Montana a coordinare il coinvolgimento dei soggetti locali. Queste proroghe sono avvenute senza informazione ambientale adeguata né ai cittadini né agli enti locali territorialmente coinvolti; e senza una nuova consultazione pubblica, nonostante modifiche sostanziali al progetto e mutamenti ambientali. Inoltre, l’erogazione di fondi europei FESR ai Comuni (programmazione 2007-2013) è stata subordinata a un Accordo di Programma che, come condizione, imponeva la rinuncia preventiva degli enti beneficiari ad avviare qualsiasi azione amministrativa o giudiziaria per la tutela dello stesso lago d’Idro, nel contesto del progetto delle nuove opere di gestione del lago. Tale clausola condiziona il libero esercizio delle funzioni pubbliche di controllo e tutela ambientale, viola il principio di leale cooperazione istituzionale e pone seri dubbi di compatibilità con il diritto dell’Unione, con i principi di partecipazione effettiva e indipendenza amministrativa sanciti dalla Convenzione di Aarhus, dalla direttiva 2011/92/UE e dal Regolamento FESR 2021/1058. Tutto ciò rischia di introdurre distorsione nell’accesso ai fondi europei, subordinando l’ottenimento con la rinuncia ad agire nell’interesse pubblico e ambientale, configurando un conflitto con i principi generali del diritto ambientale europeo e con i criteri di ammissibilità e condizionalità ex ante previsti dai regolamenti UE. Chi spinge per questo progetto altamente invasivo? La politica regionale della Lombardia è soggiogata e condizionata da un comparto agricolo che irriga 45mila ettari di 40 comuni della pianura medio-alta orientale lombarda con le acque del corpo idrico del fiume Chiese tramite un sistema obsoleto. Con queste opere il comparto agricolo vuole arrivare a poter derivare, cioè togliere quando vuole d’estate tutta l’acqua che gli serve. Noi lo diciamo da molto tempo che tra i nemici giurati degli ecosistemi del Lago d’Idro e del Fiume Chiese c’è Ettore Prandini, Presidente di Coldiretti, che nel 2018 ha dichiarato: “Il Lago d’Idro è stato concepito per l’agricoltura”. Dichiarazioni assurde se pensiamo che il Lago d’Idro è un bacino di origine glaciale. Questi si credono onnipotenti a tal punto da poter modificare un ambiente naturale per i loro profitti, fatti su un disastro ecologico ed un modello di sviluppo assurdo. La crisi climatica ha reso ancor più evidente quanto sia irresponsabile considerare il lago d’Idro come una semplice riserva idrica da sfruttare in modo innaturale e megalomane, mentre è un ecosistema fragile da proteggere. Secondo l’ultimo rapporto OCSE, luglio 2025, il 40% delle terre emerse è già esposto a rischio siccità e l’agricoltura – che consuma circa il 70% dell’acqua dolce disponibile – è chiamata a trasformarsi radicalmente per garantire resilienza climatica e sostenibilità. Quali sarebbero gli obiettivi da perseguire per il Lago d’Idro? Tra le priorità urgenti figurerebbero la riconversione dei sistemi irrigui verso l’irrigazione a goccia con un potenziale risparmio fino al 76%; la riforma della tariffazione dell’acqua per promuoverne un uso efficiente e responsabile; investimenti in pratiche agricole e piani territoriali basati sulla Natura e i suoi cicli naturali. Invece di seguire queste indicazioni, sembra che le istituzioni vogliano mettere fondi pubblici per aumentare i prelievi dal lago, senza affrontare le reali inefficienze del sistema irriguo della pianura, noto per dispersioni e sprechi. Questa scelta istituzionale non solo è miope, rischia di aggravare la condizione ecologica del lago e del fiume Chiese, in contrasto con gli obiettivi europei. La vera “messa in sicurezza” è quella che protegge il lago, le comunità locali e il clima; e non quella che impone prelievi coatti per alimentare un sistema irrigatorio inefficiente ed insostenibile già nel medio termine. Cosa si sente di dire in vista della vostra manifestazione? Riproporre progetti del genere significa andare incontro ad un rischio di deterioramento degli ecosistemi che è stato riconosciuto anche da due risposte della Commissione Europea (E-003863/2022 e E-002855/2024) a interrogazioni parlamentari che richiamano il principio di prevenire il deterioramento degli ecosistemi acquatici e degli ecosistemi terrestri dipendenti e l’obbligo di informazione ambientale e di partecipazione del pubblico. Chi ama la Natura, l’ambiente, la giustizia sociale e crede che l’interesse industriale non debba assolutamente andare a discapito degli ecosistemi, venga alla manifestazione. Dobbiamo impedire questo progetto nel solco della civiltà. Fate forza a questa manifestazione con la vostro solidarietà.   Per ulteriori info: https://youtube.com/live/7bPFQ39onJo?feature=share https://www.youtube.com/live/sAgX8phi1_g?si=jrNuQfwtuaH6G79i https://www.rainews.it/tgr/lombardia/video/2025/07/lago-didro-la-protesta-contro-il-nuovo-sbarramento-delle-acque-2aec9cb8-49ab-4efb-8d7c-bbab1412b51c.html?wt_mc=2.www.wzp.rainews http://www.salviamoillagodidro.it/ https://www.radiondadurto.org/2025/04/09/lago-didro-non-diventi-serbatoio-al-servizio-di-unagricoltura-che-spreca-lacqua/ Redazione Sebino Franciacorta
IDRO (BS): CORTEO CONTRO IL PRELIEVO DELL’ACQUA DEL LAGO A FAVORE DELL’AGRICOLTURA INTENSIVA
Indetta una manifestazione domenica 20 luglio, in opposizione allo sfruttamento delle acque del lago d’Idro che vorrebbe Regione Lombardia. Organizzano gli Amici della Terra lago d’Idro e Valle Sabbia, con la partecipazione della Federazione del Chiese e del Comune di Idro (provincia di Brescia). L’appuntamento è ad Idro, alle ore 18, in via Trento, via principale che costeggia il lago. I gruppi ambientalisti, sostenuti anche dagli operatori turistici del territorio, si dicono contrari al progetto regionale che vedrebbe, tramite opere di regolazione, prelevare 3,5 metri verticali di acque ogni estate per cederli agli agricoltori delle basse lombarde. Si tratterebbe di un prelievo che irrigherebbe oltre 45 mila ettari di aree agricole, di cui molte coltivate a mais da trinciare per alimentare le mucche negli allevamenti intensivi. Dal lago d’Idro se ne andrebbero quindi 40 milioni di metri cubi di acqua ogni estate, per essere utilizzati dall’agricoltura tramite la tecnica irrigua a scorrimento, cioè inondando i campi, comportando un consistente spreco di acqua. Ci spiega le ragioni della manifestazione Gianluca Bordiga, presidente dell’associazione Amici della Terra lago d’Idro e Valle Sabbia e della Federazione del Chiese. Ascolta o scarica