SIRIA: ANCORA VIOLENZE SULLA COMUNITÀ DRUSA A SUWAYDA. DIVISIONI E SCONTRI FAVORISCONO LE INTERFERENZE DI ISRAELE E LE ALTRE POTENZE INTERNAZIONALI
La provincia meridionale di Suwayda, in Siria, è nuovamente un campo di
battaglia. A scatenare gli ultimi scontri sono stati gli attacchi di alcuni
gruppi tribali beduini contro una fazione armata drusa, accusata di abusi e
violenze contro la popolazione civile dopo il ritiro delle truppe governative
siriane all’inizio della settimana. Il Ministero dell’Interno siriano ha
dichiarato che le forze di sicurezza si preparano a rientrare nell’area per
“ristabilire l’ordine”. Intanto, in rete circolano nuovi video in cui si vedono
miliziani jihadisti tagliare i baffi (importante simbolo religioso) agli uomini
drusi per umiliarli e uccidere persone a sangue freddo.
Nei giorni scorsi, col pretesto di “proteggere la minoranza drusa”, Israele ha
bombardato la stessa Suwayda, la città di Dara’a e il cuore della capitale
Damasco, lanciando missili a due passi da diversi edifici governativi. Tel Aviv
ha ribadito di non tollerare la presenza dell’esercito siriano nella Siria
meridionale.
L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, Volker Türk, ha
chiesto “indagini indipendenti, tempestive e trasparenti” sulle uccisioni e
sulle gravi violazioni dei diritti umani avvenute negli ultimi giorni nella
zona, dove il bilancio delle vittime è già drammaticamente alto.
L’autoproclamato presidente siriano Ahmad al-Sharaa – salito al potere con il
putsch anti-Assad di dicembre 2024 e con l’appoggio di Stati Uniti, Turchia e
paesi arabi del Golfo – sta tentando di ristabilire l’autorità dello Stato sul
territorio attraverso logiche autoritarie e militari. Gli scontri settari nel
sud fanno eco ai massacri di civili alawiti sulla costa a dicembre 2024 e a
marzo 2025.
L’intervista di Radio Onda d’Urto a Lorenzo Trombetta, analista di Limes e Ansa,
che per 25 anni ha lavorato come corrispondente dal Medio Oriente con base a
Beirut. Ascolta o scarica.
L’Amministrazione autonoma democratica della Siria del nord e dell’est, cioè
l’autogoverno di un terzo del territorio siriano – da 13 anni – secondo il
modello del confederalismo democratico, ha condannato le violenze ai danni della
comunità drusa, alla quale si è detta pronta a offrire il proprio aiuto
umanitario, ma ha condannato anche i bombardamenti israeliani.
“La soluzione non è la guerra, ma una Siria decentralizzata, costruita a partire
dall’autodeterminazione delle comunità locali”, dicono le istituzioni
confederali.
Ai microfoni di Radio Onda d’Urto è intervenuto anche Jacopo Bindi,
dell’Accademia della Modernità Democratica e tra gli internazionalisti italiani
che sono stati a lungo nei territori della Siria del nord-est. Ascolta o
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