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La neutralità della scienza
La scienza come tale è un prodotto umano e quindi il suo sviluppo non avviene nel vuoto ma in fasi determinate dello sviluppo sociale, evidentemente in collegamento stretto con esse. Marx per esempio mostra efficacemente come il modo di produzione capitalistico faccia dello sviluppo scientifico uno degli elementi fondamentali della […] L'articolo La neutralità della scienza su Contropiano.
Parlare di “neutralità della scienza” significa ignorare la società che viviamo
Il recente caso Serravalle-Bellavite e la sua strumentalizzazione con gogna mediatica annessa, ci potrebbe far riflettere su molte cose, ma soprattutto su una cosa in particolare: la non-neutralità della scienza. La narrazione dominante propone la “scienza” come un’entità superpartes dogmatica portatrice di una verità imparziale e incontrovertibile che trascende le ideologie e i conflitti. Secondo tale visione, la scienza seguirebbe un cammino lineare e sarebbe il risultato di un processo unico, immutabile, deterministico, unidimensionale, astorico, vincolato sull’asse nuovo-vecchio/tradizionale-moderno e totalmente avulso dalla realtà sociale nella quale viene partorita. La scienza sarebbe capace di rimanere incontaminata dal contesto sociale in cui viene concepita, come se fosse mossa da una propria dinamica interna. Questa tesi fa emergere la profonda ignoranza epistemologica di chi la sostiene. Ogni accademico serio ed ogni epistemologo degno di nota smentirebbe questa concezione, a partire dal fatto che la scienza è un sapere pensato, discusso e come tale non può essere incontaminato. Oltre alla dinamiche epistemologiche, se dobbiamo ragionare su come procede la scienza in campo medico oggi, non si può negare che la ricerca biomedica proceda per dinamiche economiche, ovvero si sviluppa laddove c’è uno sviluppo di mercato. In questi trent’anni di globalizzazione neoliberista, di deregulation di mercato e di politiche di privatizzazione a discapito dei beni comuni, si è evidenziato che la ricerca biomedica è diventata sempre più uno strumento il cui fine ultimo non è il diritto alla salute, ma il mercato. La ricerca biomedica è diventata uno strumento del mercato, mentre la salute – da diritto umano – diventa sempre più una merce. Nel mio libro “La guerra all’idrossiclorochina al tempo della Covid-19” cerco di spiegare come un tempo l’investigazione scientifica consistesse principalmente nella ricerca disinteressata in tutte le direzioni, facendo della scienza l’oggetto principale della propria opera. I finanziamenti, per lo più pubblici e statali, non costringevano a investigare in una determinata direzione e necessariamente con un obiettivo. Quando si intraprendevano direzioni di ricerca che non erano realmente utili o non avevano alcun reale beneficio a servizio della collettività, tali rami venivano abbandonati per concentrarsi su altro. La scienza era ancora patrimonio di tutti e proprietà comune in quanto finanziata per la gran parte dallo Stato. Oggi il contesto in cui la “scienza” si sviluppa è radicalmente cambiato. Si è passati dal concetto di ricerca – finalizzato alla scienza e al suo insieme di scoperte – al concetto industriale di produzione di ricerca e sviluppo, ovvero contestualmente alla ricerca si deve per forza produrre qualcosa che abbia poi un ritorno economico. La scienza oggi non deve produrre per forza qualcosa di utile alla collettività, ma qualcosa di utile al profitto economico, soprattutto se privato. Coloro che oggi finanziano la ricerca sono per lo più privati, ovvero banche, fondi d’investimento, multinazionali, grandi aziende e grandi corporations di aziende e tutto ciò che viene finanziato nell’ambito della ricerca deve portare alla produzione di un prodotto vendibile e con un ritorno economico. Non sono più previsti i “rami morti” della ricerca e nemmeno è previsto fare marcia indietro qualora una certa direzione non porti a niente di utile o addirittura possa potenzialmente arrecare un danno. Fa impressione oggi l’ingenuità con cui gli scientisti dogmatici che parlano in difesa della scienza come “bene comune”, quando oggi la scienza è il deus ex machina del capitale finanziario, uno strumento tecnico – si parla sempre più di tecnoscienza – dipendente dall’accumulo capitalistico e, in quanto tale, finanziato per la gran parte da privati che vogliono un ritorno produttivo e proficuo. Poco importa se viene sviluppato un prodotto che poi, in definitiva, realizza più danno che beneficio – il famoso e ignorato principio di precauzione –, importa invece che il finanziamento in termini di ricerca porti comunque allo sviluppo di un prodotto vendibile e che in un modo o nell’altro sia accettato e abbia successo sul mercato. Ciò che sconvolge è che non importa se i mezzi per ottenere tale successo si incentrino su una rigorosità metodologica o su una obiettività dei dati disponibili. Oggi, queste ultime due componenti sono del tutto secondarie, poiché primario è lo sviluppo produttivo-industriale, mentre la ricerca scientifica si deve adeguare di conseguenza. Una volta finanziata una ricerca, questa deve per forza concretizzarsi in produzione e una volta avviata una determinata produzione, questa deve essere per forza “buona” a prescindere che lo sia veramente. Il sistema industriale è riuscito a sdoganare il più basso livello di rigorosità e di obiettività nella ricerca scientifica, soprattutto quella biomedica. La ricerca scientifica, dipendente dall’industria, ormai ha acquisito moltissime delle semplificazioni proprie del modo di operare industriale: viene meno il rigore, l’obiettività e la neutralità e lascia spazio alla grande produzione industriale e al marketing, dando poca importanza alla qualità del prodotto. Ciò che realmente importa è la percezione del prodotto che si riesce a ingenerare sul mercato e a livello mediatico. Su questo l’industria è imbattibile: può tranquillamente vendere qualsiasi cosa facendola passare per il suo contrario. Un documento ufficiale del Comitato Nazionale di Bioetica approvato in seduta plenaria l’8 giugno 2006, dal titolo Conflitto d’interessi nella ricerca biomedica e nella pratica clinica (1), ha definito la medicina come «una scienza polimorfa e complessa, che intrattiene rapporti di vario tipo, con la Società e con le istituzioni che questa produce», sottolineando come la ricerca biomedica moderna può essere effettuata, nel suo complesso, «soltanto con l’impiego dei capitali di enormi dimensioni». Nel documento addirittura si afferma come «la storia della scienza testimonia ampiamente come nell’ultimo secolo siano stati compiuti numerosi e cospicui falsi descrittivi». I falsi scientifici e le distorsioni metodologiche in medicina possono dipendere dal fatto che «gli orientamenti di un ricercatore possano essere diretti e motivati non solo dai problemi conoscitivi […], ma anche da interessi personali o da quelli connessi con le istituzioni di cui quel ricercatore fa parte». In sostanza viene descritto come le case farmaceutiche decidano il brutto e il cattivo tempo, essendo in grado di manipolare e falsificare studi al fine di un profitto privato e a discapito dell’interesse pubblico e del diritto alla salute. Il campo della salute, sia nei suoi aspetti reattivi sia nella prevenzione e promozione, così come nella ricerca, costituisce oggi un mercato gigantesco, che dà molto peso agli interessi finanziari (Stamatakis, 2013; Ioannidis, 2016) a discapito della medicina intesa come campo del sapere. Ce ne sarebbero tanti di esempi plateali, ma uno su tutti sicuramente è lo scandalo che coinvolse l’allora Ministro De Lorenzo che all’epoca ricevette una tangente di 600 milioni di lire – insieme a Poggiolini – dalla casa farmaceutica SmithKline per far diventare obbligatorio, con la legge 165 del 1991, il vaccino anti-epatite B già in uso dal 1981 in forma facoltativa. Nessuna prova scientifica – inesistente tuttora – che provasse la necessità dell’obbligatorietà del vaccino anti-epatite B, ma esistevano invece cause economiche che ancora oggi plasmano le scelte di medici che invece, in nome della “scienza” e di un ambiguo concetto di “prevenzione”, consigliano normalmente un vaccino reso obbligatorio tramite tangente. Ci viene da chiedere se di questo e di molto altro ne siano a conoscenza i membri del Patto Trasversale per la Scienza, o se ne siano a conoscenza tutti coloro che credono che la scienza sia un discorso puro sempre indipendente. Riflettere su questo ci potrebbe aiutare forse ad abbandonare qualunque tipo di fideismo scientifico fine a se stesso per capire che non è troppo diverso da qualunque altro fideismo religioso.   (1) Comitato Nazionale per la Bioetica, Conflitto d’interessi nella ricerca biomedica e nella pratica clinica: https://bioetica.governo.it/media/3118/p76_2006_conflitti_interessi-clinica_it.pdf   Ulteriori info: > Il mito della neutralità scientifica > Il velo della scienza neutrale https://ilmanifesto.it/la-scienza-non-e-neutrale-e-non-prova-la-verita > Gerardo Ienna (Università Ca’ Foscari di Venezia): “La scienza non è neutrale. > Il contributo dei fisici italiani all’idea della responsabilità sociale dello > scienziato” https://www.gssi.it/communication/news-events/item/21981-la-scienza-e-l-illusione-della-neutralita https://www.ilpost.it/2021/10/17/scienza-politica/ https://ilmanifesto.it/il-secolo-di-marcello-cini > Le “collaborazioni” delle Università: ma la scienza è neutrale?   Lorenzo Poli
[L'orda d'oro] La prima migrazione
Ci distraiamo dal caldo di oggi parlando di ere glaciali, migrazioni, e nascita del linguaggio. Una puntata che esplora il ruolo che ha avuto l'Asia Centrale nello sviluppo della storia umana.  Scaletta musicale: * Dos Mukasan - Barinende Sen Sulu * Melodia - Ja ne mogu tebja vernut' * Orchestra della radiotelevisione dell'Azerbaijan - Letnyi den' Per approfondire: * Un video della BBC dedicato alla ricerca archeologica in Kazakistan [in russo e inglese]
Libera Scienza in Libero Stato
Puntata 29 di EM, ottava del ciclo Libera Scienza in Libero Stato, facciamo un "best of" delle puntate della stagione che si conclude con questa puntata. Un saluto a tutti, tutte e tuttu!
Della scienza forse non ci fidiamo più
  Pensiamo che la fiducia nella scienza sia molto bassa, ma guardando i dati le cose forse vanno meno male di quanto non… L'articolo Della scienza forse non ci fidiamo più sembra essere il primo su L'INDISCRETO.
Scienza e tecnologia per un’altra politica.
Fine dell’antropocentrismo e futuro della Terra di V. Pellegrino «L’animismo è l’unica versione sensata del materialismo.» Vìveiros de Castro Proseguendo nel lavoro di analisi dello stato di fatto presente e di elaborazione di conseguenti, concrete proposte di azione politica intrapreso … Continua a leggere→
Riscoprendo la falce d’oro tra campi stellati. Il libro della Luna, di Fatoumata Kébé
RISCOPRENDO LA FALCE D’ORO TRA CAMPI STELLATI Il libro della Luna ✏ Fatoumata Kébé 26 Settembre 2021/di Adele Akinyi Manassero CATEGORIE: Libreria  / Saggistica Tempo di lettura: 5 minuti * Il libro della Luna. Storia, miti e leggende, Fatoumata Kébé, Blackie Edizioni, 2021, traduzione dal francese di Chiara Manfrinato. Non parliamo molto spesso di saggistica su Afrologist, ma questa settimana mi piacerebbe parlarvi di un’opera che mi ha risvegliato i sensi, assopiti in questo settembre ormai finito: Il libro della Luna. Storia, miti e leggende (Blackie Edizioni, 2021) dell’astrofisica e astronoma francese Fatoumata Kébé. Non si dovrebbero mai giudicare i libri dal titolo e dalla copertina, ma ammetto che sono stati proprio questi due elementi a colpire la mia attenzione. Il primo per la sua semplicità evocativa che mi ha riportato per associazione alla cosmicomica La distanza della Luna di Calvino. La copertina invece, per il foro circolare che lascia intravedere la Luna calante come da un’oblò. Ancor prima di sapere che genere di libro fosse, mi sono ritrovata con la fantasia su una nave in mezzo all’oceano a contemplare il cielo. «LA LUNA È ALL’ORIGINE DI TUTTI I MITI E DI TUTTE LE RELIGIONI, PERCHÉ ESISTE DA SEMPRE, PERCHÉ L’UOMO LA OSSERVA DA SEMPRE. E DA QUANDO ESISTE L’UOMO, LA LUNA È SEMPRE LA STESSA: PERENNE, RASSICURANTE, MA ANCHE INQUIETANTE. CAMBIA FORMA, COLORE, FA SOLLEVARE GLI OCEANI, CRESCERE LE PIANTE, DANZARE I FOLLETTI. HA UNA FACCIA NASCOSTA.» Il libro della Luna è un saggio scientifico divulgativo che ripercorre in brevi e semplici capitoli tutti gli aspetti astronomici legati al nostro satellite, dalle ipotesi della sua nascita ai moti, le sue fasi e le eclissi, il calcolo del tempo e così via. Tratteggia l’influsso della Luna sulla Terra, gli animali e gli esseri umani. Ed accompagna spiegazioni scientifiche al racconto di leggende, credenze e miti che diverse popolazioni del mondo dal Paleolitico ad oggi hanno associato a questo corpo celeste nelle loro cosmologie, religioni e scienze. Come nella miglior tradizione divulgativa astronomica, l’autrice ha incorniciato ogni capitolo con titoli poetici che parlano da soli come: Conoscere la Luna per conoscere noi stessi, Una falce d’oro tra i campi stellati (citazione a Victor Hugo in La leggenda dei secoli), La leggenda del corpo senza testa e il mio preferito Nell’Oceano delle Tempeste. «LA LUNA ROSSA È ATTESA DAI GIARDINIERI FRANCESI PER LA SEMINA DELLE PATATE, MENTRE PROVOCA IL PANICO IN EUROPA DEL NORD, DOVE VIENE CHIAMATA LUNA DI SANGUE. LA MITOLOGIA SCANDINAVA EVOCA I LUPI DELLA LUNA, I FEROCI MÁNAGARMR, NATI DALL’UNIONE IMPROBABILE TRA IL LUPO FENRIR E LA GIGANTESSA JÁRNVIÐR. BESTIE SANGUINARIE E DIVORATRICI DI UOMINI CHE SI DIVERTONO A INGOIARE LA LUNA E POI A LORDARE DI SANGUE IL TRONO DEGLI DÈI.» Racconta infine la Storia delle spedizioni di cosmonauti russi e astronauti americani nella frenetica corsa allo Spazio durante la Guerra Fredda. In questo breve excursus, cita anche la matematica afroamericana Katherine Coleman, tra le poche donne reclutate all’inizio degli anni ’50 al NASA Langley Research Center per supervisionare i primi voli con passeggeri. Proprio i suoi calcoli, nel febbraio del 1962, salveranno la vita dell’astronauta John Glenn nel primo volo orbitale sulla capsula Friendship 7. «È LEI A STABILIRE L’ESATTO TRAGITTO DELLA CAPSULA INTORNO ALLA TERRA, E SOPRATTUTTO LA TRAIETTORIA DI RIENTRO NELL’ATMOSFERA, IL MOMENTO ESATTO IN CUI SARANNO ACCESI I RETRORAZZI, L’ALTERNATIVA IN CASO DI GUASTO, L’AMMARAGGIO NELLA ZONA DI RECUPERO, ECCETERA.» Unica mancanza: non aver incluso maggiori informazioni sulle cosmogonie africane (non limitate all’antico Egitto o al mondo arabo) e la storia di Edward Mukuka Nkoloso, insegnante e “afronauta” zambiano che nel 1964 lanciò lo Zambian Space Program e addestrò aspiranti astronauti per unirsi alla corsa allo Spazio. Bellissimo a questo proposito il pezzo sul New Yorker della scrittrice zambiana Namwali Serpell. Fatoumata Kébé ha racchiuso in un solo volume tutta la poesia e la passione di scienziata che la lega alla Luna: il “romanzo della sua vita”. Di famiglia originaria del Mali, questa promessa dell’astronomia francese, oltre a promuovere una maggiore partecipazione all’astronomia da parte delle donne, è impegnata come educatrice e divulgatrice in Francia e nel continente africano. Ha fondato Ephémérides: un programma di lezioni d’astronomia per ragazzi e ragazze provenienti da background svantaggiati, lanciandolo anche a Bamako. In quest’opera ci rivela il suo sogno: «andare nello spazio ed essere la prima donna a mettere piede sulla Luna». Nel frattempo, restiamo insieme a lei con il naso all’insù verso cieli stellati rischiarati dalla Luna.✎ INCIPIT «Nell’ultima sala di Lascaux, in fondo alla grotta, a circa due metri e mezzo di altezza, sulla parete di destra, è raffigurato un cavallo al galoppo. Non lo si nota subito. Eppure sembra che gli artisti del Paleolitico, nel tentativo di rappresentare il mondo, diciottomila anni fa, abbiano voluto conferirgli una particolare importanza. Il cavallo, infatti, domina tutti gli altri affreschi, anche se è quasi nascosto, e potrebbe avere una valenza sacra. Il suo profilo, dalle narici alla ganascia, lungo i fianchi e fino alla coda, è punteggiato da una lunga scia di stelle. Secondo gli studiosi, si tratterebbe di una rappresentazione delle diverse fasi lunari, un modo per misurare il tempo, un calendario.» Tags: astronomia, Blackie Edizioni, evidenza, Fatoumata Kébé, francese, Francia, luna, Mali, scienza CORRELATI IN CONGO TRA SOCIALISMO SCIENTIFICO E ALIENI. JAZZ E VINO DI PALMA, DI EMMANUEL DONGALA 26 Settembre 2020 / 0 Commenti Continua a leggere https://www.afrologist.org/wp-content/uploads/2020/07/Emmanuel-Dongala-Jazz-e-vino-di-palma-slider.jpg 844 1500 Adele Akinyi Manassero https://afrologist.org/wp-content/uploads/2019/02/Logo-bozza-Letture-afropolitane-con-libro-tutta-scritta-con-A-bis-1030x202.png Adele Akinyi Manassero2020-09-26 13:10:242021-07-19 11:17:10In Congo tra socialismo scientifico e alieni. Jazz e vino di palma, di Emmanuel Dongala L'articolo Riscoprendo la falce d’oro tra campi stellati. Il libro della Luna, di Fatoumata Kébé proviene da Afrologist.