Un lago che chiede aiuto
Chi osserva il Sebino dalla riva, potrebbe restare incantato dalla sua bellezza.
Ma sotto il velo d’acqua, il lago racconta un’altra verità: quella di un
ecosistema fragile, minacciato e ormai in disequilibrio.
A lanciare l’allarme, da anni, è un gruppo di subacquei tecnici volontari: i
North Central Divers (NCD). Ventidue membri, uniti da una passione per le
immersioni ma guidati da una missione molto più ampia: proteggere e monitorare
scientificamente le acque interne, a partire proprio dal Lago d’Iseo.
I rilievi trimestrali sulla salute dell’acqua si svolgono alle stazioni della
Galleria del Corno di Predore, in provincia di Bergamo, e da lì parte ogni
immersione sul Nautilus, la barca laboratorio. Caricano bombole, scooter
subacquei, sensori ambientali e datalogger. Ma più che un’avventura sportiva, il
loro è un lavoro scientifico sistematico, con una struttura metodica che ricorda
quella dei ricercatori universitari.
Project Baseline: scienza nei fondali
I North Central Divers sono affiliati a Project Baseline, un programma
internazionale di Global Underwater Explorers (GUE) che mira a documentare nel
tempo lo stato di salute degli ambienti acquatici. Ogni immersione è una
raccolta di dati: temperatura, visibilità, presenza di ossigeno disciolto, che
rappresenta il vero indicatore vitale del lago.
Un esempio? A 34 metri di profondità, i sub hanno registrato 6,94 mg/l di
ossigeno disciolto, contro i 9 mg/l di appena 18 metri più in alto. Un dato
inquietante: il lago, in profondità, fatica a respirare. Da quasi vent’anni,
inoltre, il Sebino non registra più una completa inversione termica stagionale,
un processo naturale che permetteva l’ossigenazione anche degli strati profondi.
«È come se il lago si fosse fermato», raccontano i NCD. «L’acqua stagnante resta
intrappolata sul fondo, con tutto il suo carico di sedimenti e inquinanti. E
così la vita fatica a sopravvivere».
Oltre il monitoraggio: reti fantasma e rifiuti sommersi
Ma il lavoro dei North Central Divers non si ferma alla ricerca scientifica.
L’altra loro grande missione è la rimozione dei cosiddetti “ghost gear”, le reti
da pesca abbandonate che continuano a imprigionare pesci e rilasciare
microplastiche per anni. Con il progetto Ghost Diving, i sub hanno recuperato 28
reti killer nei fondali del Sebino e del Garda. Nel 2025, l’impegno si è
ampliato con la nascita di Ghost Diving Lombardy Lakes, un’iniziativa che
estende ufficialmente le operazioni a tutti i laghi lombardi.
«Le reti fantasma non sono solo trappole invisibili per la fauna», spiega il
team. «Si degradano lentamente e rilasciano micro e nanoplastiche, che entrano
nella catena alimentare anche delle acque dolci. È un problema che non possiamo
più ignorare».
A questa attività si affianca il progetto Fondali Puliti, che si occupa del
recupero di rifiuti sommersi: copertoni, bottiglie, oggetti metallici. E anche
in questo caso, l’impegno è totale: dalla bonifica dei fondali alla
sensibilizzazione nelle scuole, fino alle “Giornate del Lago”, veri e propri
laboratori educativi per i più giovani.
Dietro ogni immersione, una missione
Cosa spinge un gruppo di subacquei a operare in condizioni spesso difficili, in
acque torbide, con visibilità ridotta e carichi di lavoro pesanti? La risposta
non è l’adrenalina, ma la responsabilità scientifica e ambientale.
Dietro ogni immersione c’è un metodo rigoroso: un sub gestisce i sensori e le
riprese video, un altro raccoglie campioni, un terzo garantisce la sicurezza.
Tutto è documentato, tutto è misurato. Ogni dato raccolto racconta una verità
scomoda sullo stato di salute del lago.
Ora i NCD guardano avanti: vogliono mappare l’ossigeno disciolto fino a 100
metri di profondità, una sfida tecnica complessa ma indispensabile per avere un
quadro realistico delle condizioni del Sebino.
Un modello per l’Italia (e non solo)
In un’epoca in cui il cambiamento climatico e l’inquinamento mettono sotto
pressione gli ecosistemi, il lavoro dei North Central Divers rappresenta un
modello replicabile. Non solo come esempio di citizen science – scienza
partecipata – ma come integrazione virtuosa tra passione sportiva, impegno
civile e rigore scientifico.
Non sono eroi solitari, né ambientalisti improvvisati. Sono tecnici formati,
subacquei esperti, operatori ambientali, che scelgono di spendere tempo e
risorse per proteggere un bene comune. E, soprattutto, per dare voce a un lago
che non può parlare, ma che ha urgente bisogno di essere ascoltato.
L’urgenza dell’invisibile
Il Lago d’Iseo è un ecosistema delicato, come tanti altri bacini alpini e
prealpini italiani. La sua salute non è solo una questione ambientale: è una
questione culturale, sociale ed economica. E i North Central Divers lo sanno
bene.
Ogni immersione è una testimonianza. Ogni dato, un segnale d’allarme. E ogni
rete recuperata o rifiuto rimosso è un passo in più verso una nuova
consapevolezza collettiva: quella che ciò che non si vede, non è meno
importante. Anzi, è proprio lì che spesso si gioca il destino di un intero
territorio.
Per maggiori informazioni sulle attività di North Central Divers:
https://www.ncdivers.it/
https://projectbaseline.org/currently-active-teams/
https://www.ncdivers.it/fondali-puliti/
Simona Duci