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Segnali da un futuro possibile: sognare, vivere e costruire la pace
Pubblichiamo integralmente il comunicato stampa della due giorni che si svolgerà a Iglesias  il 14 e 15 novembre 2025. SEGNALI DA UN FUTURO POSSIBILE – SOGNARE, VIVERE E COSTRUIRE LA PACE ATTRAVERSO L’ARTE, IL GIORNALISMO, L’ECONOMIA E LA CITTADINANZA ATTIVA – IGLESIAS / CENTRO CULTURALE DI VIA CATTANEO / 14 -15 NOVEMBRE 2025 Due giorni di aggiornamento, riflessione e dibattito, a Iglesias, per approfondire le ragioni della resistenza alla cultura della guerra e dare spazio ad una forte alleanza nella società come fondamento di una politica industriale di pace Si parte il 14 novembre 2025 dalle 16:30 alle 20, dibattito aperto al pubblico, con valore di formazione e aggiornamento, riconosciuto dall’Ordine dei Giornalisti della Sardegna (3 crediti). Il seminario intende affrontare il nodo delle conseguenze sui territori dell’annunciata necessaria trasformazione dell’economia in assetto di guerra così come esplicitamente dichiarato dai vertici della Commissione europea con la redazione del piano di riarmo Re Arm Eu, definito in un secondo momento con il nome Readiness 2030. Una decisione strategica connessa con gli impegni presi dai Paesi Nato, tra cui l’Italia, di raggiungere progressivamente l’obiettivo di spesa militare pari al 5% del Pil. In questo scenario la Sardegna rappresenta un caso esemplare per la presenza nell’area del Sulcis Iglesiente di una società specializzata nella produzione bellica controllata dalla multinazionale Rheinmetall, cioè dal gruppo industriale al centro del notevole piano di riarmo della Germania che mira a ridiventare leader nel settore bellico in Europa. Che tipo di ascolto riesce a ad avere nei media quella parte della società civile che è riuscita dal 2019 al 2023 a fermare l’invio dalla Sardegna di missili e bombe dirette ad essere utilizzate in conflitti dimenticati come quello dello Yemen che coinvolge l’Arabia Saudita e i suoi alleati? È davvero non notiziabile l’esigenza di un’economia libera dalla logica della guerra e che quindi oltre a dire dei NO propone l’uso delle risorse pubbliche per una politica economica e industriale orientata alla conversione ecologica con effetti moltiplicatori dell’occupazione? Il seminario si propone di andare oltre ogni riduzione localistica del caso del Sulcis Iglesiente per renderne evidente il valore paradigmatico di carattere planetario, per analizzare la possibilità di un’informazione in grado di affrontare questo momento storico segnato dalla trasformazione progressiva dell’economia in assetto di guerra, esplorando e dando voce alle reali alternative possibili. Il 15 novembre, dalle 10 alle 13, il dibattito si allargherà alle possibilità concrete di riconversione industriale e territoriale, dopo i danni provocati sul piano sociale e su quello ambientale dagli insediamenti chimico-metallurgici e dalla fabbrica di bombe. Tra i vari esperti e testimoni della riconversione, sarà presente anche Vito Alfieri Fontana che, da produttore bellico, è diventato sminatore. Sono invitate a partecipare tutte le forze sociali e le istituzioni del territorio, nel tentativo di avviare un confronto fecondo per la costruzione collettiva di un futuro più umano e sostenibile. Durante entrambe le giornate sarà visitabile la mostra di arte contemporanea 20 di pace a cura di ColLAB – Collettivo laboratorio curatela e comunicazione – Scuola Civica Arte Contemporanea – Giuseppefraugallery. Presentazione dei curatori il 14 alle 15:30 e il 15 alle 9:30. Contatti: presidenza@warfree.net, 346 1275482 – 327 819 4752 Redazione Sardigna
Per la Palestina chiudiamo la fabbrica della morte di Domusnovas
Per la Palestina chiudiamo la fabbrica della morte di Domusnovas Venerdì 7 novembre ore 18.00 – Cagliari, via Roma sotto la Regione In Palestina continua il genocidio. Nonostante la tregua Israele bombarda Gaza, il Libano e minaccia di annettere la Cisgiordania. Centinaia di persone continuano a morire perché il mondo, non solo non punisce i criminali, ma supporta apertamente il terrorismo di Israele. La settimana scorsa il TAR ha accolto il ricorso dell’RWM contro la Regione Sardegna, stabilendo un ultimatum: 60 giorni di tempo per pronunciarsi sull’ampliamento abusivo della fabbrica della morte. Una sentenza vergognosa, l’ennesimo schiaffo alla Sardegna da parte di uno Stato italiano che vuole la nostra terra sacrificata sull’altare della guerra e dello sfruttamento. L’RWM, azienda tedesca con stabilimento a Domusnovas, produce ordigni e bombe esportate anche verso Paesi coinvolti in conflitti sanguinosi, come l’Arabia Saudita. Come se non bastasse L’8 ottobre l’azienda tedesca ha annunciato l’ampliamento della produzione di droni killer realizzati in collaborazione con l’Israeliana UVision Air Ltd., partner diretto dell’esercito israeliano nei bombardamenti sulla popolazione palestinese. La connessione è chiara: ciò che viene costruito nella nostra terra contribuisce alla distruzione di altre terre, di altre vite. La Sardegna non può e non deve essere complice del massacro del popolo palestinese. Non possiamo stare fermi, non possiamo più stare in silenzio. Con la Palestina nel cuore, con tutta la sofferenza dei popoli oppressi dobbiamo dire basta, dobbiamo urlare la nostra rabbia e pretendere che la Regione faccia la scelta giusta. Due mesi di mobilitazione ci hanno mostrato quanta forza può avere un popolo unito, che ha spinto la nostra classe dirigente a pronunciarsi sul genocidio in corso e a sventolare sui palazzi del potere la bandiera palestinese. Todde, fai la scelta giusta sull’RWM! Su instagram la Todde si era espressa così rispetto alla Global Sumud Flotilla: «Come Presidente della Regione Sardegna voglio fare a tutti i naviganti un augurio di buon vento e far sentire la vicinanza di una terra che vuole essere, con sempre più determinazione, una terra di pace e solidarietà». E ancora, presentando il progetto “Sardinia Peace Island – building peace, growing futures” ha ribadito che “La pace non è un sogno, è una scelta. E noi, come Regione, scegliamo di essere parte attiva di questa scelta”. Presidente, Giunta e tutta la maggioranza, questo è un appello rivolto a voi, ora è il momento di agire. Dimostrate che le vostre non erano soltanto parole vuote, che siete veramente determinati e determinate a fare della Sardegna una terra di pace e solidarietà. Noi saremo ancora una volta in piazza il 7 novembre, appuntamento ore 18:00 sotto la sede del Consiglio Regionale in via Roma. Siete invitate e invitati a marciare con noi, in modo che possiate dimostrare la concretezza delle parole. Noi saremo lì a pretendere una vostra risposta, quella giusta, che blocchi definitivamente l’espansione della fabbrica della morte. Comitato sardo di solidarietà con la Palestina Associazione amicizia Sardegna Palestina Redazione Sardigna
Sardegna: manifestazione contro l’RWM
In un clima internazionale in cui le guerre in atto paventano l’allargamento delle parti in causa e perfino il rischio di una guerra nucleare, l’industria delle armi va a gonfie e insanguinate vele. E’ stata investita dall’Unione Europea come l’economia portante, assieme a quella di una dissennata occupazione del suolo per nuove costruzioni e per indegne speculazioni legate alla corsa per le energie rinnovabili. Il tutto a discapito soprattutto dell’ambiente, della salute e della cultura. Come si fa allora a resistere alla tentazione di essere onnipotenti? Probabilmente hanno pensato così i vertici della RWM Italia, costola della multinazionale tedesca Rheinmetall, insediatesi nell’ex regione mineraria del Sulcis-Iglesiente nel 2010. Già nota dal 2014 per gli invii di bombe all’Arabia Saudita, usate in Yemen contro civili huthi, con tanto di denunce internazionali. Solo nel 2021 il governo Conte revoca le licenze di esportazione della RWM all’Arabia Saudita, applicando per la prima volta la legge 185 del 1990, che vieta il commercio e il transito di armamenti verso paesi in guerra, o che violino i diritti umani. Proprio come se fosse onnipotente, la imperturbabile RWM, in barba alla legislazione urbanistica e ambientale, a partire dal 2018 e fino al 2021 procede ad ingenti lavori di ampliamento. Ma le nuove costruzioni non hanno avuto la valutazione di impatto ambientale (VIA). Così la società civile si mobilita. Ci sono denunce e ricorsi al TAR e l Consiglio di Stato, che dà ragione ai comitati ambientalisti e disarmisti. Una multinazionale non si ferma e la RWM chiede alla Regione Sardegna una sanatoria sugli abusi edilizi e ambientali perpetrati, tra cui l’interramento di un torrente, in una zona denominata a rischio idrogeologico. La Regione, pressata dalla protesta popolare, decide di prendere tempo e studiare le carte presentate dai tecnici della società civile sarda. La RWM ricorre al TAR, di cui non è ancora nota la sentenza. E’ noto che il governo regionale è però pesantemente condizionato dalle pressioni del governo nazionale, che preme per una sanatoria sugli abusi e un via libera all’aumento della produzione di artefatti mortiferi. Il governo Meloni, militarista e autoritario per vocazione, cercherà di avvallare le tesi dei fabbricanti d’armi. Riparte e continua così la mobilitazione popolare in Sardegna contro la fabbrica d’armamenti del sud ovest sardo, che ora produce droni killer “Hero” con le tecnologie dell’azienda israeliana Uvision, collusa col genocidio a Gaza. Oggi 19 ottobre, un corteo di alcune centinaia di persone ha marciato verso la fabbrica della morte, allo scopo di ricordare la gravità di una situazione che, attraverso il ricatto occupazionale, impone alla Sardegna il ruolo di avamposto nella preparazione delle guerre. Attualmente la fabbrica, in attesa di una sanatoria sul suo ampliamento abusivo, lavora a ritmi sostenuti, con turni estesi agli orari notturni e ai giorni festivi, per stare dietro alle sempre maggiori richieste di proiettili, bombe e droni killer dai teatri di guerra. Il corteo ha di fatto intralciato, in modo creativo e nonviolento, il cambio turno nello stabilimento, costringendo la polizia a scortare le maestranze in un percorso a piedi lungo una stradina secondaria. Non si è verificato alcun incidente, anche perché davanti allo schieramento in tenuta antisommossa, i manifestanti hanno mantenuto i nervi saldi, preferendo sempre il dialogo alla contrapposizione, persino inscenando “su ballu tundu”, frutto della tradizione popolare sarda, davanti ai poliziotti con scudi, caschi e manganelli. Una nuova importante tappa di una lotta per il disarmo, che qui in Sardegna perdura da decenni e non intende fermarsi.   Carlo Bellisai – Redazione Sardigna Carlo Bellisai
Ambiente, salute, sicurezza della popolazione in cambio di bombe e profitti? No grazie
La guerra, con le sue pretese oscene, bussa anche alla porta degli uffici regionali responsabili della protezione del territorio, dell’ambiente, della salute e della sicurezza della popolazione di una Sardegna sempre più coinvolta nel conflitto in corso. L’isola è diventata l’epicentro nel Mediterraneo della preparazione alla guerra degli eserciti NATO, con una crescita impressionante di uomini, mezzi, e ordigni impiegati e delle distruzioni provocate dalle esercitazioni. Anche la RWM, società controllata da Rheinmetall, multinazionale con sede in Germania leader nella produzione di armamenti, bussa agli uffici per la Salvaguardia Ambientale della Regione. Da più di tre anni chiede con insistenza una Valutazione di Impatto Ambientale a cose fatte (una VIA ex-post) per gli impianti che ha realizzato abusivamente a Domusnovas-Iglesias, in aree tutelate e a forte rischio idrogeologico… Tornare allo stato precedente agli abusi è impossibile, eppure l’azienda insiste per avere una Valutazione di Impatto Ambientale positiva, benché postuma, per poter aprire i reparti abusivi e produrre ordigni. È un assurdo giuridico, ma RWM non è nuova a questi atteggiamenti arroganti. Per i dirigenti RWM gli abusi, i falsi, i gravi danni all’ambiente e al territorio, la mancanza di sicurezza dello stabilimento, sono semplici problemi burocratici, da superare al più presto. Sino al 2019 gli ordigni RWM finivano in Arabia Saudita e negli Emirati Arabi, per alimentare l’infame guerra in Yemen (poi il governo Conte ha bloccato i contratti, blocco, revocato a maggio 2023 dal governo Meloni). Oggi l’azienda ritiene di essere più presentabile, infatti produce i micidiali droni killer della serie “Hero”, in accordo con l’azienda israeliana Uvision, oltre che decine di migliaia, di colpi di artiglieria, pagati a peso d’oro dall’UE e destinati ad alimentare i campi di battaglia dell’Ukraina, per “difendere la democrazia”, nel conflitto che oppone il governo di Kiev alla federazione Russa. Bombe RWM – Foto Facebook In realtà sono le esigenze e la logica stessa della guerra che consumano e a corrompono tutto: vite, risorse, ambiente, territorio, salute e sicurezza delle popolazioni, anche di quelle apparentemente lontane dal conflitto, con buona pace della “democrazia”, che si dice di voler difendere. Formalmente non siamo in guerra, non siamo ancora sottoposti alla legge marziale o a legislazioni “speciali”, vale ancora il diritto ordinario, comprese le norme che tutelano il territorio, l’ambiente, la salute e la sicurezza della popolazione, alle quali non intendiamo rinunciare. NON PIEGHIAMOCI ALLE ESIGENZE DELLA GUERRA E DEL PROFITTO DI CHI FABBRICA ARMI NESSUNA AUTORIZZAZIONE A CHI LUCRA SULLA GUERRA E LA PREPARA, DEVASTANDO L’AMBIENTE PRESIDIO DI PROTESTA Venerdì 14 Luglio 2025 ore 10:00 fronte all’Assessorato all’Ambiente – Regione Sardegna, in via Roma 80 – Cagliari Cagliari, 10 luglio 2025 Cagliari Social Forum e Stop RWM Redazione Sardigna