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Francesca Albanese non si ferma: ecco il report che accusa l’Occidente
Nonostante una intensa campagna di disinformazione e di odio nei suoi confronti Francesca Albanese continua nel suo lavoro di Relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati e pubblica un nuovo report. Il genocidio di Gaza: un crimine … Leggi tutto L'articolo Francesca Albanese non si ferma: ecco il report che accusa l’Occidente sembra essere il primo su La Città invisibile | perUnaltracittà | Firenze.
CAMERUN: RIELETTO PER L’OTTAVA VOLTA IL 92ENNE PAUL BIYA. PROTESTE IN TUTTO IL PAESE, ALMENO 22 MORTI
Il 92enne Paul Biya, al potere dal 1982, è stato rieletto per l’ottavo mandato consecutivo con il 53,66% dei voti. Potrà governare altri 7 anni e tecnicamente presentarsi nuovamente alle elezioni all’età di 99 anni. I risultati sono stati resi noti dalla Commissione elettorale del Camerun nella giornata di lunedì 27 ottobre. Il leader dell’opposizione Issa Tchiroma Bakary, arrivato secondo con il 35,19% dei voti, ha messo in dubbio i numeri e ha rivendicato la vittoria: durante le manifestazioni in suo sostegno ci sono stati scontri con la polizia, arresti e diversi i morti: 10 nella capitale Duala, altri 4 a Garoua, dove Bakary ha denunciato la presenza di cecchini sui tetti non lontano dalla sua abitazione. 4 morti anche a Bertoua, 2 morti a Befang e 2 a Bafoussam. 8 milioni gli aventi diritto che erano stati convocati alle urne per le elezioni presidenziali lo scorso 12 ottobre. Per l’occasione, soltanto 11 candidati erano stati dichiarati eleggibili dalle autorità elettorali, si erano presentati in 83. Il presidente Paul Biya succedette nel 1982 ad Ahmadou Ahidjo e dopo essere stato per sette anni il primo ministro del Camerun. Da allora ha consolidato il potere, tentando anche il colpo di stato nel 1984. Nel 2008 fece approvare una riforma della Costituzione che rimosse i limiti ai mandati presidenziali. Ha rivinto le elezioni nel 2011 e nel 2018, ricevendo già allora accuse di brogli. L’analisi del ricercatore camerunese, specializzato in sicurezza internazionale, Achille Sommo Pende. Ascolta o scarica
«Il genocidio a Gaza è un crimine collettivo» – il nuovo report di Albanese accusa l’Occidente
Non solo armi e profitti. Il 20 ottobre è stato pubblicato il nuovo rapporto di Francesca Albanese, con accuse senza precedenti: il genocidio è «un crimine collettivo», il risultato di una catena transnazionale di complicità militari ed economiche – come già denunciato a giugno –, ma anche diplomatiche e di gestione umanitaria. Più incisivo del report del 30 giugno, il nuovo studio è stato presentato a Pretoria, dove Albanese ha tenuto la “Nelson Mandela Lecture”, in concomitanza con l’anniversario della causa per genocidio intentata dal Sudafrica. Dal marzo 2025, si scrive, in quattro mesi sono stati distrutti 23 siti UNRWA e nel corso dell’assedio totale, e la carestia che ne è conseguita, sono stati uccisi 2.100 civili disarmati e ferite centinaia di migliaia di persone ai punti distribuzione della Gaza Humanitarian Foundation (GHF), epicentro logistico controllato da militari e mercenari statunitensi. Solo dopo il cosiddetto “piano di pace” di Trump, la GHF è stata dismessa. Ad essere documentato ora, il sostegno ai crimini israeliani attraverso inadempienze diplomatiche, armi, finanziamenti, e gestioni umanitarie manipolate – quattro livelli di corresponsabilità di cui il documento offre un’analisi capillare, sostenuta da un ampio apparato di fonti (tra cui figura anche una recente inchiesta del Manifesto sui porti di Ravenna). > Un quadro di complicità che, secondo la Relatrice, non rappresenta > un’eccezione, ma la logica conseguenza del double standard di una politica > internazionale selettiva e «colonialista». A partire dalla totale inazione internazionale di fronte al blocco della Global Sumud Flotilla, il rapporto documenta un uso strategico e «perverso» dell’assistenza umanitaria. La Gaza Humanitarian Foundation, fondata nel dicembre 2023 con fondi statunitensi, avrebbe trasformato la distribuzione degli aiuti in uno strumento di sfollamento forzato verso l’Egitto, anticipando il progetto di pulizia etnica Gaza Riviera, mentre Belgio, Canada, Danimarca, Giordania e Regno Unito hanno continuato a paracadutare aiuti costosi, «insufficienti e pericolosi», col solo effetto di alimentare illusioni sulla capacità di fornire assistenza reale. Sul piano militare e logistico, il rapporto sottolinea come Israele importi armi più del doppio della media OCSE e oltre quattro volte gli Stati Uniti. > Porti e aeroporti in Belgio, Francia, Italia (citati i casi di Genova e di > Ravenna), Olanda, Grecia, Irlanda e Stati Uniti, ma anche in Marocco, Emirati > Arabi Uniti e Turchia, hanno facilitato il transito di F-35, carburante, olio, > armi e materiali essenziali. La condotta del gas EMG nel Mediterraneo orientale, inoltre, viola i diritti sovrani palestinesi, mentre l’Egitto ha recentemente firmato un accordo da 35 miliardi di dollari per forniture di gas israeliano, nel pieno della carestia a Gaza. L’ultimo paragrafo è dedicato alla complicità economica globale. Israele sopravvive e prospera grazie a un sistema di interdipendenza finanziaria internazionale: nel 2024 il commercio in beni e servizi ha rappresentato il 54% del PIL, con l’Unione Europea a coprire da sola quasi un terzo del totale. Gran parte delle importazioni è di uso strategico, spesso a dual use: nel 2024 rappresentavano il 31% degli acquisti dall’UE, destinati a impieghi sia civili che militare. Le esportazioni israeliane, pari a 474 miliardi di dollari tra il 2022 e il 2024, hanno alimentato le casse dello Stato e l’industria militare, con i circuiti integrati come prima voce di export, destinati a droni, munizioni guidate, sistemi antimissile e altre tecnologie militari. Israele beneficia inoltre di almeno 45 accordi di cooperazione economica, inclusi UE, USA e Emirati Arabi Uniti, che eludono le normali barriere tariffarie e non tariffarie per beni a dual use e militari, legittimando implicitamente le attività dei coloni illegali e l’annessione di terre palestinesi. > Dal lato europeo, la Commissione Europea ha stanziato 2,1 miliardi di euro dal > 2014 a entità israeliane in ricerca, tecnologia e innovazione, mentre lo > European Innovation Council (EIC, programma Horizon) ha finanziato 34 aziende > israeliane con 550 milioni di euro in equity e blended finance dal 2021. La Banca Europea per gli Investimenti ha concesso prestiti per 2,7 miliardi di euro, incluso un finanziamento di 760 milioni alla Bank Leumi, nota per il suo coinvolgimento nell’occupazione dei territori palestinesi. «Incorniciata da narrazioni coloniali che disumanizzano i palestinesi, questa atrocità trasmessa in diretta streaming è stata facilitata […] dal sostegno degli Stati terzi», scrive Albanese, denunciando come la retorica mediatica degli “scudi umani” e il più ampio assedio di Gaza «come una battaglia di civiltà contro la barbarie ha riprodotto le distorsioni israeliane del diritto internazionale e i tropi coloniali». Questo tipo di narrazioni giustificative, aggiunge, si sono estese alla sfera culturale e sportiva: la partecipazione israeliana alle Olimpiadi, alle qualificazioni FIFA e FIBA, alla Coppa Davis, all’Eurovision e alla Biennale di Venezia è proseguita senza condizionamenti, nonostante le gravi violazioni documentate del diritto internazionale. Il rapporto si chiude auspicando misure concrete: sospensione di tutte le relazioni militari, commerciali e diplomatiche con Israele, indagini contro responsabili di genocidio e di crimini contro l’umanità, cooperazione con la Corte Penale Internazionale e la Corte Internazionale di Giustizia. «Sindacati, società civile e cittadini sono invitati a monitorare e fare pressione fino alla fine dell’occupazione e dei crimini correlati». La foto di copertina è presa dall’account Instagram di Francesca Albanese SOSTIENI, DIFENDI, DIFFONDI DINAMOPRESS Per sostenere Dinamopress si può donare sul nostro conto bancario, Dinamo Aps Banca Etica IT60Y0501803200000016790388 tutti i fondi verranno utilizzati per sostenere direttamente il progetto: pagare il sito, supportare i e le redattrici, comprare il materiale di cui abbiamo bisogno L'articolo «Il genocidio a Gaza è un crimine collettivo» – il nuovo report di Albanese accusa l’Occidente proviene da DINAMOpress.
USA: TRUMP ALL’ONU TAGLIA CORTO SULLA PALESTINA, “RICONOSCERLA È UNA RICOMPENSA PER I TERRORISTI”
Discorso fiume del presidente USA Donald Trump all’80esima sessione dell’ONU a New York, che si è aperta oggi. Un’ora di discorso, quando il protocollo prevede interventi della durata di 15 minuti. Trump contro tutti, in primis contro le stesse Nazioni Unite e particolarmente concentrato sulle questioni di politica interna statunitense, glorificando il lavoro della sua amministrazione. Il Presidente ha dedicato poco tempo alle guerre in Ucraina e in Palestina. Nel primo caso ha ricordato che se fosse per lui la guerra non sarebbe mai iniziata. Nel secondo caso Trump ha ribadito nuovamente il pieno sostegno ad Israele sostenendo che “la creazione di uno Stato di Palestina sarebbe una ricompensa per i terroristi”, ricordando anche le sue richieste specifiche: “la liberazione di tutti gli ostaggi contemporaneamente”, cadaveri compresi, prima di intraprendere qualsiasi iniziativa per fermare il genocidio. Il tutto mentre, sempre all’Onu, altri 11 Stati – con la Francia capofila – hanno annunciato formalmente il riconoscimento dello Stato di Palestina, come già fatto da più di tre quarti degli Stati del mondo. Un uso strumentale dell’assemblea delle Nazioni Unite quello di Trump, che ha sparato a zero, tra l’altro, contro le energie rinnovabili, i migranti, Biden, i gruppi Antifa, la NATO. L’80esima sessione dell’assemblea delle Nazioni Unite verdrà alternarsi tutti i capi di stato e le varie delegazioni: domani sarà il turno di Meloni e Zelensky, venerdì quello di Netanyahu. Al termine del discorso di Trump, abbiamo contattato a New York la giornalista Marina Catucci che sta seguendo per conto di diverse testate la Settimana ad Alto Livello dell’80esima sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Ascolta o scarica
ROMA: SANITARI PER GAZA IN PIAZZA MONTECITORIO PER FRANCESCA ALBANESE E IN SOLIDARIETÀ CON LA POPOLAZIONE PALESTINESE
Presidio in corso dalle ore 16 a Roma, davanti alla Camera dei deputati, in solidarietà alla popolazione palestinese e a Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite per i territori palestinesi occupati, già colpita da sanzioni statunitensi. La piazza è stata chiamata dall’associazione Sanitari per Gaza. Il presidio continuerà almeno fino alle ore 20, ma potrebbe proseguire anche oltre. Dalle ore 14 infatti erano già presenti in piazza attivisti e attiviste dell’organizzazione Liberti cittadini per la Palestina, che intende restare a oltranza. L’azione di emergenza è stata convocata anche per chiedere lo sblocco immediato degli aiuti umanitari e la fine dell’assedio di Gaza. In collegamento con noi dalla piazza romana Stefano Bertoldi, nostro collaboratore dalla capitale, che ci aggiorna anche sulla Global Sumud Flotilla. Ascolta o scarica L’intervista di Stefano Bertoldi a Paola Prestigiacomo di Sanitari per Gaza. Ascolta o scarica
PALESTINA: GI USA SANZIONANO FRANCESCA ABANESE PER AVER DENUNCIATO LE AZIENDE COMPLICI DEL GENOCIDIO A GAZA
Usa e Israele definiscono a Washington la loro idea di “tregua” tra campi di concentramento – come quello con il quale vogliono confinare 600mila palestinesi a Rafah – e riconoscimento di fatto dell’occupazione totale della Palestina, dalla Striscia di Gaza a gran parte della Cisgiordania. Hamas vuole che nel documento vi siano un impegno esplicito per la fine permanente dei combattimenti, il ritiro totale delle truppe di Tel Aviv dalla Striscia e l’esclusione della finta ong israelo-statunitense GHF dalla lista delle organizzazioni che gestiranno gli aiuti umanitari. Le trattative non sembrano quindi vicine alla firma di un accordo come vorrebbe, almeno nelle dichiarazioni, Trump. Nel frattempo, l’esercito israeliano prosegue il genocidio: almeno altri 13 palestinesi sono stati uccisi in un raid che ha colpito Deir el Balah. Altre 4 persone sono state uccise in un attacco sul campo profughi di Al Bureij. In totale sono almeno 24 i palestinesi massacrati dai bombardamenti israeliani soltanto nelle prime ore di stamattina. L’Ufficio Onu per il coordinamento degli affari umanitari fa sapere che dal 7 ottobre 2023 sono stati uccisi più di 15.000 studenti a Gaza. Secondo un conteggio effettuato dalle autorità educative della Striscia il 1° luglio, “almeno 15.811 studenti e 703 membri del personale educativo sono stati uccisi, mentre 23.612 studenti e 315 membri del personale educativo sono stati feriti, molti dei quali con conseguenze fisiche o psicologiche permanenti”. Raid, aggressioni e demolizioni da parte delle forze di occupazione israeliane continuano anche in Cisgiordania, dov’è ogni giorno più esplicita la volontà di espandere gli insediamenti dei coloni, cacciare la popolazione locale e annettere i territori allo stato di Israele. Stamattina i coloni hanno aggredito una donna a Masafer Yatta, nell’area di Hebron. Demolite poi dai bulldozer israeliani due case a Salfit. A Betlemme invece gli israeliani hanno sottratto altra terra ai palestinesi per costruire una strada tra diversi insediamenti coloniali. L’esercito occupante, infine, ha assaltato il quartiere di Al-Hadaf di Jenin facendo irruzione in alcune abitazioni. I militari hanno perquisito e danneggiato alcune case ed effettuato arresti, tra intimidazioni e spari. Gli Usa, infine, imporranno sanzioni a Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite per i Territori Palestinesi occupati. Lo ha annunciato il segretario di stato Usa Rubio, che farnetica di “illegittimi e vergognosi sforzi di Albanese per fare pressione sulla Corte Penale Internazionale affinché agisca contro funzionari, aziende e leader statunitensi e israeliani”. La “colpa” di Albanese – per statunitensi e israeliani – è quella di aver presentato un dettagliato rapporto sulle aziende coinvolte nel business del genocidio in Palestina, molte delle quali sono statunitensi, da Amazon ad Alphabet, da Microsoft a Palantir e Lockheed Martin. Il collegamento con Meri Calvelli cooperante in Palestina per ACS Associazione di Cooperazione e Solidarietà e direttrice del Centro Vik. Ascolta o scarica